domenica 29 dicembre 2019

I 7 giochi per 7 giocatori del mio capodanno

Ed eccoci qui, più che consumatori di giochi: consumati dai giochi, erosi nelle ore del sonno e nel portafogli, in quel limbo fra natale e fine anno, con ancora la foto della babba natale sexy nella gallery di Whatsapp e piani futuri di cotechini.

Secondo capodanno di tre coppie collaudate, nella vita e nell'amicizia: la mia famiglia, quella del DottorX e quella di Jabbaleno.
In tutto 11 persone [7 adulti e 4 ragazzine].

Per quanto riguarda il cenone, con l'obiettivo di mangiare un po' meno e giocare un po' di più, ci siamo spartiti pochi piatti ad alta efficienza calorica:
- lasagne
- zampone e lenticchie

Questa la lista dei 7 giochi per 7 giocatori che porterò con me questo capodanno, con l'obiettivo di giocarli tutti e 7 #senonoraquando.
Ho pensato fosse utile postarla perchè 7 è un numero un po' balordo: mentre ci sono molti titoli che scalano fino a 6, ce ne sono drasticamente meno che scalano a 7 e il dispari non aiuta di certo, senza contare quelli che scalano fino a 7-8 falsi come Giuda, finti, solo per aggiungere appetibilità alla scatola, ma che di fatto sono come giocare a calciobalilla in 8 tenendo una stecca a testa [e rullando con beata ignoranza].

martedì 24 dicembre 2019

Cryptid faccia due passi avanti


Dunque.
Leggo qui sul tuo curriculum alla voce: "Percorso di crescita professionale" che vorresti diventare una pietra miliare.
Eh, è un bel sogno ambizioso, il tuo, punti in alto.
Non fraintendermi: è importante avere dei sogni e rincorrerli, soprattutto quando si è giovani.
Dico solo che non è così facile, che là fuori c'è una fila lunga così di giochi da tavolo belli e pieni di energie, e che a volte a tenere l'asticella delle aspettative così in alto, beh, si rischia di rimanere delusi.
Non sarebbe meglio, dico io, accontentarsi di essere chiamati "Gran bel gioco!" o "Giocone!" con possibilità di ricevere anche qualche occasionale "Capolavoro!" su qualche blog del settore?

martedì 17 dicembre 2019

E vi assicuro che non casca il mondo


Sabato mattina. L'ipermercato è un parallelepipedo di cemento armato alto 20 metri, perfetto in caso di apocalisse zombie.
All'ingresso: una pallina rossa di natale delle dimensioni di un'automobile, un Babbo Natale gonfiabile attaccato a un compressore, e a lasciare volantini nei carrelli della spesa dei clienti: due elfe parecchio attempate alle quali si staccano di continuo le orecchie a punta.

La piramide di panettoni è imponente quanto quella di Giza: la base è un quadrato di 16 panettoni per lato, alta 12 panettoni.
Immagino di percorrerla trasportando sulla testa un macigno di mandorlato Balocco, e di morire schiacciato mentre Kenshiro mi corre incontro.

domenica 15 dicembre 2019

Dado Critico, Sgananzium e Luca Sulfureo al Dado Incantato

Io, Sgananzium e Luca Sulfureo ospiti al Dado Incantato per chiacchierare del Premio Efesto [con annuncio del secondo gioco candidato in diretta].
Per ascoltare il podcast della puntata:




https://www.spreaker.com/user/drpbrock/il-dado-incantato-il-premio-efesto_1

domenica 8 dicembre 2019

Meno male che Cthulhu c'è

C'è un grande sogno
che vive in noi
siamo i cultisti
dell'indicibilità
Presidente siamo con te

meno male che Cthulhu c'è.

Certe volte nella vita bisogna aggrapparsi a qualcosa, anche solo un tentacolo, per poter affrontare un momento difficile. Lo so. Il grip non è dei migliori, essendo il tentacolo viscido per sua stessa natura, come l'entità dalla quale protende. Ma vivere è giocare al meglio con le carte che ti sono capitate in mano.
Così alla soglia dei 46 anni mi aggrappo al tentacolo del Grande Antico, per affrontare la mia eredità genetica [tre persone della mia famiglia operate di tumore], il mio sesso [uomo], e i controlli prevenzionali.
Sto parlando della visita medica più temuta da tutti i maschi. Il controllo della prostata.
Il pacchetto prevenzione prevede esame del sangue [PSA], ecografia dell'addome, esame delle feci e visita urologica.
Il DottorX, mio contatto nel mondo della sanità, mi chiede se preferisco un dottore uomo o donna, snocciolandomi pro e contro.
"Certo che con una donna è più imbarazzante, però le donne hanno le dita più piccole, dettaglio non proprio trascurabile".
La piovra ha tre cuori,
penso, e Cthulhu ha ali membranose, concentrati su questo.

domenica 1 dicembre 2019

Non avrai altro dado [3 di 3]

"Actarus" dissi "Indossa il costume di Actarus".
Panzarasa si voltò per lanciarmi un'occhiataccia.
"Il tizio che guidava Goldrake" gli spiegai.
Il costume era perfetto: rosso e nero, con stivali e polsini, le spalle a punta e l'aquila contornata di blu sul petto.
Aveva appena attaccato un foglietto a un bidone dell'immondizia e ora ne stava attaccando un secondo a un palo.
"Non è un uomo" disse la collega di Panzarasa ricaricando il video dall'inizio e picchiettando col dito sul monitor "Ha il seno".
Indossava anche il casco.
Una cosplayer.

Alcuni negozianti della zona testimoniarono di averla vista.
"Pensavo fosse un uomo sandwich che attaccava i volantini di una nuova attività" dichiarò un barista.
Gli agenti recuperarono i volantini appiccicati a decine su muri, cestini, ringhiere e insegne.
Erano i foglietti di QWIXX, un altro roll & write.
Erano compilati. E recavano tutti lo stesso punteggio.
31.

domenica 24 novembre 2019

Non avrai altro dado [2 di 3]

Secondo il mio commercialista, mi stava costando più la salsa che l'arrosto.
Con le ore di consulenza che l'Arma dei Carabinieri mi riconosceva, una volta pagate le tasse, potevo andare a mangiarmi una pizza e a guardare un film al cinema. Ma senza popcorn.
Non rientravano nel conteggio delle ore i miei spostamenti, i pranzi fuori, le telefonate a qualunque ora del giorno e della notte, e i pomeriggi al Comando, nell'ufficio con Panzarasa, a guardare il computer, leggere vecchi dossier e campare in aria ipotesi.
Quel che rimaneva erano le briciole.
Panzarasa, che aveva fatto un paio di telefonate senza cavarne un centesimo di più, mi aveva proposto sottobanco un extra in biglietti d'ingresso per i concerti e per le partite di calcio.
"A noi li regalano. Se li rivendi qualche soldo lo fai".
Non era perfettamente legale. Ma per Panzarasa neanche lavorare a prezzo di costo lo era.

A Torino risultavano cinque Antonio Ciriello. Panzarasa riuscì a contattarne quattro.
Secondo l'operatore telefonico, lo smartphone dell'ultimo, Antonio Ciriello, 38 anni, agente immobiliare, residente in via Genova 140, era spento da due giorni.

martedì 19 novembre 2019

Non avrai altro dado [1 di 3]

Panzarasa si era messo le manette da solo, risolvendo il caso del serial killer di Dixit [vedi IoGioco n°3 e n°4].
Con i quotidiani che parlavano della sua indagine e una sua foto in divisa mentre riceveva la stretta di mano del sindaco, dall'Arma avevano fatto orecchie da mercante alla sua richiesta di rientro a Pescara.
Lella, la sua fidanzata storica, l'aveva raggiunto a Torino. Per qualche mese avevano vissuto insieme, e lui non aveva più dovuto mangiare spaghetti conditi col tonno in scatola. Poi a lei era venuta la malinconia e se n'era tornata, con la promessa: "Ti aspetto giù, intanto metto a posto casa".
I genitori di lei avevano una cascina con qualche ettaro di terreno, che sarebbe finita a loro dopo il matrimonio.
Panzarasa contava di ristrutturarla e ricavarci una casetta per vivere e un negozietto in cui Lella avrebbe venduto uova e frutta: nulla da farci soldi veri, ma un modo per occuparla.
Intanto lui se ne stava a Torino, a risolvere gli accoltellamenti da macchinette videopoker di giorno e a guardare serie Netflix e a giocare a carte con me di notte.
Ci eravamo conosciuti col caso del tizio che mandava pacchi bomba alle case editrici.
Panzarasa aveva cercato un consulente di giochi da tavolo.

martedì 12 novembre 2019

Anche a un elefante basta un solo giorno per morire

Perdition's Mouth: Abyssal Rift, dungeon crawler con rotella delle azioni alla Gerds, arrivò nella mia vita con straordinario tempismo, come un piede di porco in un film di zombie.
Ero uscito da lavoro mezzora prima per arrivare dal dottore in tempo per l'orario di visita.
Entrai nella sala d'aspetto e presi il numero. Ne avevo undici davanti. C'era la solita signora-totem, che oramai consideravo parte del mobilio della sala d'aspetto, alla stregua del tavolino e del portariviste, e l'immancabile rumeno che giocava a Clash of Clans sul cellulare col volume alto.
Il Vikingo, che si era occupato di studiare il regolamento di PM,  scrisse nella nostra chat che saremmo morti parecchio, di prepararci mentalmente, che in quel gioco morire era fisiologico come mangiare pop corn e incastrarsene uno fra i denti.
Red commentò sotto che probabilmente avrebbe tardato perchè era ancora da Norauto per la batteria della macchina della moglie, e che avrebbe cenato tardi.
Undici persone dopo, il dottore mi disse: "Abbiamo una bella bronchite, eh sì".
Quella settimana, dopo la partita vinta al 5° set contro i magnaciliegie di pecetto, ero andato con la squadra a festeggiare in birreria, sudato marcio e senza doccia, e il mio corpo mi stava presentando il conto.
Tornando a casa mi fermai a prendere 3 cannoli siciliani e l'antibiotico.

sabato 2 novembre 2019

La volta che provammo a fermare la lava coi pugni

Nell'estate del 2019, io e il DottorX cercavamo di fermare il caldo come da adolescenti avevamo cercato di tenere la mano ferma davanti al nostro primo reggiseno: con scarsissimi risultati. Jabbaleno aveva dato forfait alla serata a casa dell'uno o dell'altro, adducendo stanchezza per i molti esami di guida sostenuti con i ragazzi dell'autoscuola, e lasciando intendere, ma senza parole precise, che avrebbe affrontato l'umidità di quei giorni a Torino con un paio di boxer a righe e una Paulaner ghiacciata stretta nel pugno.
Torino era come Circe: stupenda e abbastanza calda da metterti prima in ginocchio e poi a quattro zampe.

sabato 26 ottobre 2019

I fiumi di spade laser

Ricorderò sempre quando Antonietta mi disse: "Non verrò mai a letto con te, neanche fossi l'ultimo uomo sulla Terra".
Fu di parola. Non ci venne mai. Eppure fui proprio l'ultimo uomo sulla Terra.

Fui l'ultimo a salire sull'ultima nave spaziale che lasciò la Terra, l'uomo di latta che spuntò il mio nome sul palmare disse: "Quasi quasi ti lasciavamo qui".
Poi lo sportello si chiuse.

Vidi la Terra allontanarsi, diventare un disco, un'arancia, un puntino.
Alcune settimane più tardi arrivarono le foto dei satelliti. L'alga infestante, creata nei laboratori della giapponese MMongai Corp per concimare il pianeta e renderlo di nuovo fertile, stava ricoprendo tutto.
Bisognava solo aver pazienza e aspettare.
Un centinaio d'anni.

venerdì 18 ottobre 2019

Questo è l'ombelico dell'odio

Il cellulare mi avverte quando qualcuno cambia il suo stato su Whatsapp.
Ed così che lo scopro.
Il New York Times che fa a pezzi il tuo gioco: fatto!
Sul profilo di Remo Conzadori.
Gli scrivo un messaggio.
Che succede?
E' agosto e io sono seduto su una porcellana Pozzi Ginori. Di fronte a me l'oblò della lavatrice che ribalta il sopra col sotto.

Remo mi risponde subito, linkandomi il sito del New York Times. Purtroppo non ho l'account, quindi riesco a leggere solo la preview dell'articolo. Parla della responsabilità sociale dei giochi da tavolo.
Nel frattempo Remo mi manda un secondo link.
Del forum di board game geek.
C'è una discussione chilometrica sul gioco MANITOBA di Remo e Marco Pranzo.
Apro a caso.
[...]I will not even consider buying this game because of their disregard and disrespect for the cultures they are stealing from[...]
[...]The cover box and game themes just show an abundant lack of respect[...]
Aspetta, aspetta, che diavolo è successo?

venerdì 11 ottobre 2019

Riflessioni sulla pizza da asporto [e sul caffè delle rattoscimmie]

Ho ricominciato a giocare a pallavolo. Dopo 8 anni. Colpa degli europei di questa estate.
Sul retro della mia maglietta ho fatto scrivere DADO 20, perchè il 20 rimanda al critico.
Gioco da libero. Sono quello che si lancia a terra a recuperare la palla un secondo prima che tocchi il suolo, che ha sempre le ginocchia grattugiate a sangue, e che quando sta in panchina lo vedi massaggiarsi i polsi.
Non schiaccio mai. Non faccio punti, io.
Non sono lì per quello.
Io sono quello che salva la palla, e anche la cheereleader che poi dona le sue labbra allo schiacciatore.
Quello che siamo si riflette nelle cose che facciamo, nel nostro modo di vivere, nelle nostre passioni.
Colleziono Vicktorinox, coltellini svizzeri, perchè sono affidabili, praticamente indistruttibili e non ti lasciano mai col culo per terra.
Colleziono libri gialli di John Dickson Carr, il maestro dei delitti della camera chiusa. Perchè alla fine il dottor Gideon Fell, nonostante l'età e tutti i suoi acciacchi, col solo aiuto della logica risolve misteri impossibili.
Ho un brutto rapporto col mare, perchè è più grosso di me e perchè non puoi mai sapere cosa sta pensando.
E gioco german. Perchè ho bisogno di controllare quello che succede.
Nonostante mi chiami Dado. Mi chiamo come ciò che più odio: l'incontrollabilità.
Il modo migliore per ricordarsi la propria nemesi è stamparsela in fronte.

venerdì 4 ottobre 2019

[Il podcast degli unboxing] Arkam Horror

CLICCA SULL'IMMAGINE PER ASCOLTARE LA PUNTATA 0

Un nuovo format ludico, al quale non aveva mai pensato nessuno in Italia, e probabilmente nel mondo.
Unboxing in formato podcast.
Tutta la bellezza visiva degli unboxing, sempre più richiesti dai gamers che vogliono curiosare e mettere in naso dentro le scatole, ma in formato portable: mp3 da ascoltare comodamente in macchina, sull'autobus, con gli auricolari in pausa pranzo in ufficio, ovunque.

In questa primissima puntata pilota de Il podcast degli unboxing, unboxeremo la scatola di Arkham Horror terza edizione di Asmodee Italia.
Venite a vedere con i vostri occhi!
E fateci sapere quale Grande Antico preferite!


Trovate Arkham Horror su Magic Merchant
che sostiene questo podcast


mercoledì 2 ottobre 2019

Nel caffelatte il giorno dopo


Ne ferisce più la lingua, come un puledro che morda il freno, la briglia, il giogo da tavolo, per questo mangio piccante: in assenza di autocontrollo mi disciplino arrampicandomi sulla scala Scoville, mi impongo il silenzio tramite cauterizzazione, come fosse il piede amputato di Paul Sheldon. Sono stato folgorato dal naga morich sulla vita di tabasco. Naga, tenete bene a mente questa parola, significa: serpente. Poi sono passato alle sostanze pesanti, illegali, roba da discoteche calabresi, capsicum chinense dello Yucatan non registrato dalla banda dei ricercatori di Smetto quando voglio: l'overdose è la farcitura in mezzo al Ringo della dipendenza. Sbrisavo l'habanero nelle cartine, sniffavo lo spray urticante dei poliziotti americani che fermavano le macchine nei video su youtube, scaldavo il carolina reaper con l'accendino sulla punta di un coltello come un narcos.
Se faceva male? E' come quando mangi le caldarroste. Ti scotti con la prima. Dovresti imparare ma non impari. Così ti scotti con la seconda. E con la terza. E continui. Continui finchè a un certo punto smetti di scottarti. Non perchè hai capito. Ma perchè le caldarroste sono diventate fredde.

giovedì 26 settembre 2019

La cena dei babbani

Il Vikingo. E' sempre convinto di avere per le mani chissà quale cavallo di razza, e poi si presenta con dei brocchi che non superano neanche l'aperitivo.
"Ti ricordo, Vik, che il tuo ultimo campione del mondo, uno che non doveva aver giocato neanche a nascondino in cortile da bambino, poi a tavola se n'è uscito con Taboo e Trivial"
"Un errore di valutazione, Dado. Ma questa volta è diverso" insiste "Un babbano purosangue, te lo garantisco, uno che non ha mai giocato neanche alla tombola coi fagioli a capodanno. Questa volta a te e a Red vi bevo come due crodini sanpellegrino. A proposito, a che ora è la cena?"
"Alle 20.00. Porta un paio di bottiglie di vino per scaldare i cavalli"

mercoledì 18 settembre 2019

La mia gatta è metafisica

Agglomerante. Significa che la sabbia fa la pallina.
La mia gatta è strana per due ragioni. La prima è che infrange le leggi della fisica.
Mangia un bicchiere di crocchette al giorno, ma produce un bicchiere e mezzo di olive nere.
Il che non è possibile: si chiama legge della conservazione di massa.
Ho scritto una mail al Cicap.
Vi farò sapere.

Prendo il sacco di sabbia agglomerante da 10kg e lo ficco nel carrello, che spingo fino alla cassa.
Davanti a me, in coda, un uomo sulla cinquantina, intento a dare della cretina e altri epiteti al femminile a un cellulare samsung. Alla sua ombra: una bambina di 6-7 anni, con stretta al petto non una bambola ma una Moretti da 66.
Sembra gigantesca fra le sue mani piccole.
L'uomo gira il cellulare e se lo mette dritto di fronte alla bocca, come fosse un cracker e intendesse ficcarselo in bocca, e scandisce LO VUOI CA-PI-RE?!!?!
Sono appena stato al cinema con lo Strizzacervelli a vedere la seconda parte di IT.
Per un secondo ripenso a Beverly e a suo padre.

lunedì 9 settembre 2019

TO PLAY 2019 : è già tempo di crescere

Dopo il bel esordio dello scorso anno i ragazzi del FortunaDado ci riprovano: tirano fuori i gazebo dalle cantine per montarli nel Parco della Tesoriera di Torino, e dare vita alla seconda edizione del TO PLAY.
Il piano è quello della volta scorsa: far giocare le persone nella splendida cornice del parco, dragando le famiglie a passeggio e reclutando anziani lanciamolliche ai colombi nel tentativo di redimerli per sempre dal burraco.
Rispetto alla prima edizione dell'evento, servita per prendere le misure, in questo reload non si fanno prigionieri: si fanno giocare tutti ma proprio tutti, pure gli spazzini che vuotano i cestini, le coppiette infrattate nei cespugli, i drogati dello jogging, e quelli al parco per pisciare il il cane.
Fanno la loro parte per la riuscita dell'evento anche associazioni e realtà ludiche di Torino e zone limitrofe, come TreEmme, Una Mole di Dadi, la Gilda del Grifone, Terre Ludiche, Terre Selvagge, Dimensione Arcana, ArciGay Torino, i Revelsh Blind Beholders, solo per citarne alcune [trovate la lista completa sulla pagina FB del ToPlay]

venerdì 6 settembre 2019

E gli animali si alzarono in piedi

Il vecchio zoo è vicino all'ufficio dove lavoro. Pranzo con un panino avvolto nella stagnola, seduto su una panchina all'ombra degli alberi.

C'è un uomo nella gabbia, con le mani strette attorno alle sbarre. Sta gridando che gli animali sono usciti, e che hanno rinchiuso le persone nelle gabbie. Strappo un pezzo di panino e glielo lancio.
Centro in pieno la sua camicia ralph lauren macchiata, poi il tozzo rimbalza sul pavimento della gabbia. Lui si china a raccoglierlo, e mangia, ciucciandosi le dita sporche.
Il facocero al mio fianco sghignazza e commenta: "Che porcheria". E' antropomorfo, effetto dell'evoluzione darwiniana o di non so che scioglimento dei ghiacciai, comunque controlla whatsapp sul cellulare e poi si gratta i coglioni.
La rivolta è scoppiata tre anni fa, un venerdì sotto le feste. Ha avuto inizio a Roma, a mezzanotte, e il mattino successivo si è allargata a macchia d'olio in tutte le grandi città, probabilmente c'era un piano.
Oggi gli animali danno la caccia agli uomini, li stanano nelle cantine con i lacrimogeni, e l'unica speranza per non finire nelle gabbie è nascondersi, mimetizzarsi, diventare invisibili.
Io indosso una pelle da coccodrillo e al bar racconto che ho avuto un incidente, che sono finito fra le pale di un motoscafo. Ma soprattutto catturo i miei simili, do loro la caccia, e quando li trovo li prendo a calci in testa e aiuto gli animali a sbatterli in gabbia. Così sopravvivo. Fottendo i miei simili.

venerdì 30 agosto 2019

Il tracciato dei punti sutura

Controllo le mie cicatrici. Sono ancora tutte al loro posto, molto meno pregiate di quelle di Harry Potter, vergate dai tondini del cemento armato e dai cocci delle bottiglie su muretti che non avrei dovuto scavalcare, invece che dall'avada kedavra.
Sono cresciuto con i racconti del Pronto Soccorso di mia madre e delle sue due sorelle, infermiere del turno di notte in ospedale.
Le Sorelle Trauma.
Rispetto agli altri adolescenti io a 14 anni avevo già due certezze nella mia vita: che qualsiasi oggetto, anche il più innocuo, poteva rivelarsi mortale; e che qualsiasi oggetto, anche il più innocente, poteva venire introdotto nell'ano "per errore".
I racconti delle Sorelle Trauma venivano snocciolati a poche ore dall'accaduto, durante il ritorno a casa dal turno di notte, e rivelavano tutti la stessa scomoda verità: che eravamo fragili, ci facevano male in modi impossibili, attiravano lame e contusioni come l'immondizia le mosche.
Il corpo era la carta, la cicatrice l'inchiostro, e quanto pareva eravamo tutti grandi scrittori.

martedì 13 agosto 2019

Perchè sarò breve sul GiocAosta

Non è nella mia natura ma questa volta sarò breve. Perchè il GiocAosta è un evento ludico che non ha più bisogno di niente, neanche delle briciole, della pubblicità o del "ci sono stato vi dico com'era", è un evento che sta su con le sue gambe e del quale è diventato superfluo tirar fuori i numeri: basta aprire un social network a caso per venire sommersi dalle foto e dai commenti.
In quanti vi hanno partecipato? Boh, prendete quelli dello scorso anno e raddoppiate, e il prossimo anno raddoppiate ancora, vi assicuro che non sbagliate di molto.
Quanti erano i giochi a disposizione per il noleggio gratuito? E chi ci riesce a contarli, aprite boardgamesgeek.com e fate un copiaincolla che fate prima, e state tranquilli: anche qui non sbagliate di molto.

giovedì 8 agosto 2019

Non superare la linea gialla

Il mojito stava lì da mezz'ora a imperlare il bicchiere, e io, perso nella rifrazione della luce nel vetro, sul mio tavolino malacaffè, concentrato come il Pensatore di Rodin, continuavo a domandarmi perchè non avessi ordinato altro, qualcosa di più complicato e in linea con la giornata, come un whisky torbato o un rum con pera affettata in un piattino a parte, e pezzetti di cioccolato fondente.
Il bar, sotto lo studio della psicologa, recava in vetrina il cartello: Bar Letterario - Cannoli siciliani preparati sul momento!
G. sarebbe scesa, più leggera forse [o forse no], si sarebbe seduta sul sedile del passeggero e io l'avrei riaccompagnata a casa.

mercoledì 31 luglio 2019

Mi ricordo di te

Entro, ed entrando inciampo. Se fossi una persona più spirituale, interpreterei l'evento come uno dei tanti modi che ha la vita per insegnarti che gli imprevisti capitano, come le t-shirt Shit Happens, e che l'importante non è cadere ma sapersi rialzare, e citerei pure Manzoni, in caso di femmina nei paraggi, e la camminata di Don Abbondio fra i ciottoli. E invece banale come il riso in bianco e la coscia di pollo in ospedale, impreco con la forza di un veneto durante la finale del torneo di Briscola Assassina al circolo di bocce "Man Sbùxe", e pianto il ginocchio destro sul pavimento come un piolo da tenda, per salvare faccia e incisivi.
"Occhio al tappeto" mi avverte col tempismo delle mestruazioni il giorno dell'anniversario l'uomo dietro il bancone, indicando lo zerbino di tappi di sughero che mi ha azzannato la scarpa "L'ha fatto mia moglie. Alcuni ci inciampano".
"Sua moglie confeziona trappole mortali" gli dico alzandomi "Potrebbe catturarci un orso bruno con quel tappeto di tappi. Comunque le hanno rotto l'insegna fuori. C'è scritto CARTOLERI-".

venerdì 26 luglio 2019

Ho scritto Dado sulla pecora


La pecora cerca di salvarsi la pelle. La capisco anche.
Per raggiungerla, in abruzzo, devo prendere un treno. Anzi due.
Il Torino-Milano e poi il Milano-Bari.
La via dell'ovino.

Il solitario IQ FIT Puzzler, tascabile, grande quanto uno smartphone ma parecchio più economico [10€ circa], 120 livelli di difficoltà, ha l'aria del rompicapo perfetto da sala d'aspetto del dottore, da tavolino del bar, e da treno a lunga percorrenza.

Per la verità ce ne sono una dozzina diversi della serie IQ FIT.
Scelgo questo perché i pezzi mi ricordano delle molecole, e anche un vecchio videogioco che giocavo da ragazzino sul computer [si chiamava Atomix]

martedì 16 luglio 2019

Sono già tutti seduti

Cosa diavolo significa che è successo? Che stavi camminando, sei inciampato e le sei finito addosso sbattendo con le labbra contro le sue? Probabilmente stavi andando parecchio veloce perchè la lingua ha sfondato le labbra ed è finita nella sua bocca.
Eh, maledetta inerzia!
Sghignazza.
Cazzone, mi dice.
Poi torna serio.
E che ti devo dire Andre?
Niente, mi devi dire, è la tua vita, per quel che mi riguarda puoi anche piegarla in quattro e farci una barchetta per le pozzanghere aspettando il clown. Goditi il momento, perchè fra qualche giorno mi scriverai che sei a pezzi, che come hai fatto ad essere così idiota, e ripeterai tante volte: come ho fatto, come ho fatto, come ho fatto...
Magari stavolta non va così.
No, hai ragione, magari stavolta è diverso. Dalle ultime centotrentasette volte. La matematica fa il tifo per te.

Troppo duro, penso in macchina, tornando a casa, e troppo diretto.
Vero. Ma anche i buoni amici ogni tanto si sfrangiano i coglioni.

giovedì 11 luglio 2019

Marmellata di chiodi

"Il baratto è la più antica ed elementare forma di commercio" mi spiega S. portando in esempio prima i Fenici, rottamatori dello scambio brevi manu, poi la fiaba La fortuna di Gianni dei Fratelli Grimm.
"Quindi proprio per tacer del cane e dei Fenici, Andre, per la tua disponibilità e la tua simpatia, posso rifornirti di barattoli di melanzane, carciofini e antipasto alla piemontese, in numero considerevole, pure 10 o 20 se ti piacciono, li mette via mia suocera. Oppure 4 vasetti misti di marmellata della Colletta del Banco Alimentare. Li ho presi per sostenere il Banco ma non facciamo andare molta marmellata in casa".
"Sia chiaro che me ne fotto dei Fenici"
gli rispondo "lo faccio soltanto per poterti rinfacciare il favore. Comunque la marmellata la prendo, nel caso tu dovessi schiattare domani e non facessi tempo a ricambiare".

Per la serata dal titolo vagamente testimone di geova: C'è qualcosa oltre il Risiko? organizzata da S. per i suoi colleghi d'ufficio, "Qualcuno un po' rompicoglioni, Andre, ma mediamente simpatici" [Occhio che in mezzo c'è un complottista delle scie chimiche e delle torri gemelle: ecco solo ti prego ti supplico ti scongiuro non tirare fuori l'argomento!], mi porto dietro Notre Dame e Forum Trajanum, praticamente un excursus dal vecchio al nuovo Feld.

mercoledì 3 luglio 2019

Ho giocato sul Sole

Quando si pensava che la peperonata mangiata alle 3.00 di notte dopo un Feld neanche dei più leggeri, fosse spartiacque adeguato per separare gamers nudi e crudi da una parte, e quaqquaraqquà pagliacci dall'altra, ecco scendere in campo i drughi di Pinco11, con una CONvention che sarà iscritta nel libro mastro degli eventi estremi, fra il paracadutista che saltò dall'aereo legato a un'incudine e il runner che attraversò il deserto con una bomba a mano nelle mutande.
Si gioca a Genova, in una giornata uscita direttamente dall'ano di Satana [cit Tuxx], con un caldo e un'umidità del 200% habitat ideale solo per le iguane del sud america e per alcune specie di scorpioni.
La terza edizione della Con di Giochi sul Nostro Tavolo, cambia non solo location ma soprattutto registro, diventando una gara di sopravvivenza per gamers.
Niente più guanti di velluto, buone maniere o Prego si accomodi e grazie per essere venuto: invece una maratona ludica da correre BLUE IN THE FACE, con flebo di soluzione salina ai tavoli per reintegrare i liquidi, e chi non ce la fa può stramazzare al suolo e almeno raccontare di averci provato.

venerdì 28 giugno 2019

Il mio grazie sospeso

Allora, che mi racconti? mi chiede mentre il cameriere porta via i piatti con i bordi delle pizze.
La birra gli si sta scaldando nel bicchiere, e io penso che deve aver messo su almeno 20 chili dall'ultima volta che ci siamo visti, quasi un chilo all'anno, non che io me ne sia stato a digiuno.
Gli racconto del lavoro, di Francy, di mia figlia, e lui commenta "Bene, bene", come se volesse liquidare in fretta per raccontarmi qualcosa di importante.
"A me le cose non vanno molto bene" mi dice quando è il suo turno.
Non ho bisogno della pinza per cavargli le parole di bocca.
Mi racconta del lavoro, quello dei suoi sogni, per il quale ha mollato un impiego sicuro che non lo avrebbero licenziato neanche se l'avessero trovato coi pantaloni calati seduto sulla kyocera a fotocopiarsi le chiappe.
"Mi ritrovo a 44 anni a dover ricominciare tutto da zero, Andre, mando curriculum, faccio colloqui, dicono che mi faranno sapere. Il mio inglese, che prima, quando raccontavo che avevo lavorato sei mesi a Londra mi srotolavano il tappeto rosso davanti ai piedi, adesso non impressiona più nessuno".
 Finisce la sua birra tiepida.
"Ma da te cercano?" mi chiede a un certo punto, e io capisco che è quello il vero motivo della nostra rimpatriata, e che probabilmente non sono neanche il primo dei vecchi amici, che ha ricontattato.
"Non lo so. Posso chiedere.."
"Posso lasciarti un curriculum?"

Ce l'ha già in mano. Piegato in una busta. Lo fa scorrere sul tavolo.
"Per dire: sai che figata dovessero prendermi a lavoro da te? Andremmo a prendere il caffè insieme, saremmo colleghi, sai che risate?"
I ricordi prendono i sopravvento. Insieme alla tristezza. So quello che prova.
"Ti ho preso una cosa" gli dico aprendo lo zaino.
"Eddai, Andre, io non ti ho preso un cazzo".
Apre il mio pacchetto.
Accipicchia, di Alex Randolph.

mercoledì 26 giugno 2019

Premio Efesto: quale sarà il primo gioco ad aggiudicarsi la statuetta?

La proposta di entrare in giuria mi arriva ai tavolini di un bar, davanti a una tazzina di caffè, durante PLAY Modena 2019.
Luca Bonora, giornalista e storico giurato del premio Gioco dell’Anno, neopresidente del nuovo Premio Efesto dell’Etna Comics, propone la cosa a me e a Sgananzium [Andrea Bianchin].
“Obiettivo del Premio Efesto” ci spiega Luca “ispirato al dio greco delle attività artigianali che forgia nelle viscere dell’Etna è quello di premiare, durante l’Etna Comics, evento ludico che oramai ha superato le 85.000 presenze nel 2019, il gioco da tavolo più vulcanico, originale, nuovo”.

Link al regolamento ufficiale del premio: https://www.etnacomics.com/wp-content/uploads/2019/05/Premio-Efesto-REGOLAMENTO

Una statuetta che pesa nel palmo, dello scultore di miniature da collezione Daniele Trovato www.foundminiatures.com raffigurante il dio Efesto intento a forgiare su un’incudine un dado d6, statuetta che sarà assegnata per la prima volta alla X Edizione dell’Etna Comics, nel giugno 2020.

Qualche domanda a Luca Bonora, presidente della Giuria del Premio.

mercoledì 19 giugno 2019

[Fuji] Fuga dal vulcano in attività con i Giullari

Il divano è pronto. Questo mi scrive Alberto. E che la Giullaressa sta togliendo dal frigo la cheesecake, e non quella normale, la "bloody", che sarebbe la Magnum di tutte le cheesecake.
Il viaggio verso Saluzzo è lungo. Poi noi torinesi non siamo abituati a tutto 'sto verde, ci viene la nausea, tocca aprire un arbre magic al catrame, immaginare l'asfalto e un gruppo di operai intenti a rimestare una betoniera in tangenziale.
Arrivato da loro ordiniamo le pizze. Poi saliamo in mansarda e mi spiegano Fuji.
In 3 minuti.
"Tanto è facile".
E registriamo.
Vi linko il video della partita completa. E se non siete iscritti al canale dei Giullari: lo sarete fra poco.
https://www.youtube.com/watch?v=IyeprFhUG7Q&t=134s


Trovate Fuji e arbre magic al profumo di asfalto su Magic Merchant
che sostiene questo blog

venerdì 14 giugno 2019

[3/3] Trilogia delle maschere: MEXICA

Salve, sono Andrea Dado.
Forse vi ricorderete di me per post come: Corri Tikal corri! , Tikal 2 il principe tutto matto e Il giovane Cuzco colpisce ancora.
Oggi sono qui per raccontarvi di MEXICA, l'ultimo capitolo della trilogia delle maschere di Michael Kiesling e Wolfgang Kramer, e credetemi che non scherzo quando dico che alla fine della partita avevo bisogno di un carro attrezzi.

Questa storia comincia un giovedì umido come un paio di calzini a fine giornata, la settimana successiva il 40esimo compleanno del Vikingo, festeggiato con tutti i crismi con una grigliata alla Stella Polare di Villanova d'Asti e una copia di BlackOut Hong Kong avvolta nella carta del pane.
La serata Mexica con il neo 40enne viene cucita con l'ago e filo del whatsapp.
Il giovedì bersaglio per il capitolo finale delle maschere, comincia di prima mattina con l'sms di mio padre, uomo refrattario al traffico dati, un tempo gran giocatore di scacchi, e politico mancato per un soffio, che da ragazzo raccontavo di lui a scuola: "Minchia raga mio padre sulla libreria ha un cofanetto con 12 libri su Winston Churchill, e li ha pure letti!".

venerdì 7 giugno 2019

Anbocsing Elena

Stone Age. L'edizione Anniversary per i 10 anni del gioco pietra miliare per ogni giocatore si professi tale, con tabellone fronte retro, grafica invernale, meeple sagomati, contiene le mini espansioni igloo e animali selvatici, 59€ di limited edition, l'ultima scatola al centro giochi di corso palestro a Torino.
Mi presento a casa di Marco e Elena con la limited in una mano e una birra artigianale con note d'arancia e cannella nell'altra.
Marco e Elena, lui caddista per una nota marca automobilistica, lei impiegata in un centro revisioni auto, sposati da dieci anni, miei amici da venti.
Stringo la mano a lui e bacio lei, chinandomi un po' in modo da toccarle il seno. Un paio d'anni fa abbiamo avuto una veloce relazione, una dozzina di scopate in macchina nel parcheggio dell'Ipercoop, poi ognuno è tornato al suo posto.
Caffè in tazzina. Monto il cellulare sul treppiede cinese e registro mentre tolgo il nylon alla pietra miliare di Bernd Brunnhofer.
"Come va il canale youtube, Andre?" mi chiede lei
"Come vuoi che vada" sfotte lui "Andre è il Chiara Ferragni dei giochi da tavolo.
Apparecchio il gioco per tre.
Una ripassata veloce alle regole a beneficio di tutti.  Si piazzano gli omini sulle risorse cibo, legno, argilla, pietra e oro. Poi si tirano tanti dadi quanti sono gli omini piazzati in ogni area risorse. Le risorse hanno un valore differente così che ad esempio per l'argilla si divide il risultato dei dadi per 4, mentre per l'oro per 6.
Raccogli risorse da una parte e le spendi dall'altra, per comprare tessere e carte che danno punti vittoria immediati e per collezione di set.
Ad ogni turno devi sfamare il tuo villaggio altrimenti perdi punti. L'azione agricoltura permette di risparmiare sul cibo. Poi c'è l'area attrezzi per manipolare il tiro del dado, e la capanna dell'amore per aumentare il numero dei propri lavoratori.

lunedì 27 maggio 2019

Il suo sorriso sotto l'acciaio

La mia scuola media esiste ancora. Negli anni '90 è stata "rinominata", come quando metti in vendita un catorcio di automobile con 300.000 chilometri e gli ammortizzatori spompati, e le dai una bella mano di vernice, cambi i tappetini e metti l'alberello profumato alla vaniglia.
Oggi ha un altro nome.
Ma l'edificio sotto, i muri, son sempre quelli.

Ho messo il primo apparecchio per i denti a 10 anni. Facevo le scuole elementari.
Avevo due gancetti fissati ai molari e di notte mettevo una cuffia con le molle in testa e una dietro la nuca. Le molle mi tiravano indietro tutta l'arcata superiore, la mattina mi faceva un male cane tutta la faccia. Ma almeno non dovevo mettere l'apparecchio di giorno, in mezzo agli altri ragazzi, e dei gancetti non ti accorgevi se non stavi proprio attento, e io avevo imparato a sorridere solo con le labbra, senza aprirle.
Dopo un anno, il dentista mi disse che andavamo a gonfie vele, che il grosso oramai l'avevamo fatto, e che dovevamo solo rifinire quel capolavoro. Era convincente. Gli credetti. Anche mia madre gli credette, e mio padre gli firmò quattro assegni post datati. Lui mi tolse dai molari i gancetti dell'apparecchio della notte, e poi mi montò in bocca quello fisso.
Era enorme. Era come tenere in bocca una macchinina bburago con gli sportellini aperti.
Avevo anellini metallici attorno a ogni dente, con occhielli nei quali correvano due fili d'acciaio. Dovevo tenerlo sempre, giorno e notte.
I compagni delle medie erano diversi da quelli delle elementari.
Ricordo ancora i commenti, gli sfottò. Niente di espressamente dedicato a me, per la verità, erano sempre gli stessi per tutti quelli che portavano l'apparecchio, li avevo già sentiti.
Togliti quel flipper dalla bocca! (risate)
Faccia d'acciaio!
(risate)
Ti do un cazzotto che ti faccio ingoiare l'apparecchio! (risate).
Poi spuntava sempre qualcuno che raccontava la storiella dei due fidanzatini, entrambi con l'apparecchio, che erano rimasti incastrati mentre limonavano, e avevano dovuto caricarli sull'ambulanza attaccati così [li avevano poi separati all'ospedale con una tenaglia di quelle per tagliare i lucchetti].

venerdì 24 maggio 2019

BerGame 2019 dentro la scatola

Foto del Giullare Barbuto
Classifica Permanente ASL Italia   
18 marzo 2019 10:54
"Bellissimo, Dado, grazie di essere tornato. I post sulle convention sono di servizio, non fanno DadoCritico".

Lo so. Sarò breve.

La settimana scorsa con i Giullari abbiamo fatto una macchina sola e siamo partiti per Bergamo, 180 chilometri di autostrada con caffè in autogrill.
BerGame, 2019.
Si tratta di un evento organizzato da Ludiverso, la Tana dei Goblin di Bergamo, un appuntamento ludico verso il quale convergono, abbiamo scoperto, autori noti come Spartaco Albertarelli e Luca Borsa, e molti autori esordienti con i loro prototipi nella valigia di cartone. Gli organizzatori ci avevano contattato con ampio anticipo, qualcosa come novembre 2018, per un proporci un tavolo aperto sul tema "La  parola nei giochi da tavolo".
Nonostante gli organizzatori, probabilmente per tener basse le nostre aspettative, ci avessero preparato per un evento amatoriale da sagra della porchetta, che ci aspettavamo di arrivare a Bergamo e trovare solo un garage con dentro Danilo Sabia seduto su una cassetta della frutta a giocare a mahjong indiano, BerGame si è rivelato invece un bel evento con tutti i numeri del caso.
Lo vedrete nella galleria delle foto: tanti tavoli a cui sedersi, un'area prototipi all'altezza di una piccola IdeaG, un bar area ristoro molto ben fornito, una libreria presta-giochi di discrete dimensioni, l'immancabile angolo dell'usato, e tanti giocatori determinati a tirar tardi.

venerdì 17 maggio 2019

Dove c'era il ponte e ora invece c'è solo una voragine

Torino, 25 febbraio 2007.
Domenica mattina, temperatura prossima allo zero, piedi freddi negli anfibi, cielo di bel grigio rassicurante PM10.
Caffè e cornetto in zona Balon, mercatino delle pulci rinomato per le bici rubate e per l'armeria che vende cimeli e vecchie maschere antigas della II guerra mondiale.
Con gli amici ci allunghiamo fino al Cortile del Maglio, ed entriamo a Torino Ludica. Fa un freddo cane. E noi entreremmo pure alla sagra del riccio di mare in val d'aosta, per scaldarci un po'.
Provo per la prima volta CARCASSONNE, spiegato dal campione italiano del gioco.
Il piazzamento tessere non mi fa una gran impressione mentre i miei amici ne rimangono galvanizzati e ne comprano due copie.
"'Sto gioco non arriva a Natale, ascoltate a me" profetizzo, io che nei primi mesi del 2000 avevo anche detto "Comunque 'sto Google non starà mai davanti a Altavista, ascoltate a me".
Qualche mese dopo Andrea Chiarvesio e Luca Iennaco pubblicano KINGSBURG, piazzamento dadi che fa il tutto esaurito in mezzo mondo. Ma io non me ne accorgo, perchè oltre ad esser famoso per le mie previsioni svizzere, sono uno che storicamente guarda sempre dalla parte sbagliata, che quando col dito gli indichi la luna guarda la ragazza con la coda di cavallo che porta i cappuccini al tavolo.

domenica 12 maggio 2019

Galleria di quelli che giocavano ai giochi da tavolo al Salone del libro di Torino 2019

Anticonformisti che pensano che la cultura non stia soltanto fra le pagine di un libro ma anche in un calice di vino o in un gioco da tavolo, prevedibili topi di biblioteca stanchi di camminare fra i padiglioni e bisognosi di una cadrega, semplici curiosi, famiglie con panini nella stagnola nello zaino [perchè una famiglia di quattro persone, fra biglietti d'ingresso e parcheggio se ne fa per 40 euro] cinquantenni separati attratti dalle dimostratrici [probabilità di strappare un numero di telefono: 0,019%], ragazzini con l'apparecchio ai denti, giocatori navigati a cui piace guardare le nuove generazioni di giocatori solo per potersene lamentare e dire che 20 anni fa era tutto diverso...
C'era di tutto al Salone del libro di Torino 2019, fra i tavoli resilienti dedicati al gioco.
Ecco una veloce gallery.

giovedì 9 maggio 2019

Cercano gli sconosciuti

C'è bisogno di sconosciuti come il copia ha bisogno dell'incolla. Lo capisco dal barista col parruccone, che mi porta l'acqua tonica. Dico parruccone perchè non ci credo che è tutto suo quel cespuglio, nonostante plausibili sopracciglia da Elio ipertricotico.
Non mi conosce. La prima volta che entro nel suo bar, e solo perchè credevo che il jap di fronte al Jolly Joker alzasse la serranda alle 12.00 e invece la alza 12.30, e non mi piace aspettare in macchina che fa maniaco.
Mi attacca bottone tipo sarta.
E mi fa il discorso che la vita di ognuno è un quadro. Che gli amici con i quali scambi le foto del negro di whatsapp sul cellulare, e le donne che spogli sui sedili posteriori della macchina, sono pennellate e schizzi di colore sulla grande tela. E che alla fine, quando quel quadro è terminato, ti accorgi che alcune persone sono state soltanto goccioline di colore insignificanti sulla cornice, macchie da grattar via con l'unghia. Mentre altri - pochi - hanno dato profondità al tuo quadro.

domenica 5 maggio 2019

[Pillola del giorno dopo] "Basta che non esca un Jack"

Alba di Cthulhu.
Dove eravamo rimasti.

In seguito all'indagine "L'archivista", Cassidy aveva riportato una brutta ferita di coltello alla spalla destra.
La ferita ha richiesto una serie di medicazioni, e all'ospedale la ragazza ha avuto modo di diventare amica di Blinky, un'infermiera goul molto socievole [per essere un goul]. Ogni tanto Cassidy e Blinky si incontrano in un bar pasticceria goul per chiacchierare davanti a un frappè [quello di Blinky è di carne tritata mescolato a ghiaccio].
Nell'ultima settimana, intanto, Bombolo, dagoniano obeso, semianalfabeta e alcolista, è stato invitato a casa di Samu, suo fratello, per festeggiare l'assunzione come operaio in una nota fabbrica di automobili della Città Cadavere.
Bombolo si è presentato con una dozzina di lattine di birra, ha fatto ubriacare il fratello, e poi gli ha sottratto i soldi, per comprare altri alcolici. I due sono rimasti ubriachi fradici per 5 giorni, durante i quali Bombolo ha continuato a derubarlo per comprare nuovi alcolici. Quando Samu si è ripreso, ha scoperto di non essersi presentato a lavoro il primo giorno, e di esser quindi già stato sospeso.
Samu ha cacciato Bombolo di casa, gridando: "Non presentarti mai più alla mia porta, maledetto bastardo!".

giovedì 2 maggio 2019

Quella carneficina non era più sostenibile

Frankie disse che la carneficina dei ragazzi che si erano rifugiati nel capanno della casa nel bosco, non era più sostenibile.
Jason spense la motosega solo per puntualizzare che:
1- la sua motosega era a batterie ricaricabili
2- lui la caricava con l'elettricità dell'impianto fotovoltaico che aveva installato attorno al lago, quindi: ciccia [nel senso letterale della parola].
Poi la riaccese e riprese a tagliare la porta, nebulizzando segatura nell'aria.
Frankie aggiunse qualche altra parola che non capii, coperta dal ronzio della motosega e dalle grida dei ragazzi terrorizzati all'interno del capanno.

martedì 23 aprile 2019

Dovremo intubarla

Mi chiede se mi ballano i denti e se ho protesi mobili in bocca. Le rispondo di no.
L'anestesista è molto carina, una ragazza sui 30, minuta, capelli neri lisci, il tipo di donna che inviterei fuori a cena. Mi spiega che durante l'intervento mi dovranno intubare, e  mi racconta dalla a alla zeta tutto ciò che potrebbe andar male, dalla lesione delle corde vocali alla morte.
"Naturalmente io le faccio tutti gli scenari possibili, solo perchè abbia tutte le informazioni"
"Lei è molto gentile" le rispondo.

L'otorino è più pratico.
"Entreremo dal naso e faremo tutto da lì, non avrà cicatrici sulla faccia, non si preoccupi".
Mi immagino con tre ferri ficcati in una narice e quattro nell'altra.
"Non mi preoccupo"

venerdì 12 aprile 2019

PLAY 2019 : Dado fece, esausto, una pausa

Comincia male. La sera prima della partenza per PLAY, Redbairon porta il gelo nella nostra chat whatsapp scrivendo che si è preso una brutta congiuntivite.
Seguono rosari di una certa importanza.

La notte dormo male. Sogno una ventina di galline nel balcone della mia camera da letto, che mi scagazzano dappertutto, con la merda che si mescola alle piume.

Il mattino seguente Vik passa a prendermi all'alba, e alle 4.30 siamo sotto casa di Red, che ancora non si sa se viene oppure no.
Red scende con lo zaino. E un paio d'occhiali da sole sul naso.
"Fai vedere" gli chiedo.
Se li toglie.
L'occhio sinistro è gonfio che fa impressione, sembra un pomodoro cotto nel microonde e sul punto di scoppiare.
"Come vi sembra?"
"Non è male" - "Naaaaaa pensavo molto peggio" mentiamo.
Partiamo.
L'autostrada è nostra.

venerdì 29 marzo 2019

La donna che mi accarezza la barba

Ha la tiroide che le scombussola il giorno con la notte. Così la sera è stanca. Lotta contro le palpebre che vorrebbero chiudersi, me la immagino, nei suoi 50 chili, mentre cerca di tenere aperte le valve di un'ostrica gigante. Spesso vince. E' magrolina ma tosta. Ma ha volte il mitile ha la meglio. A volte, dopo cena, si addormenta sul divano.
Così poi si sveglia di notte. Nel cuore della notte. E si ricorda di un sms che le ho mandato quello stesso giorno da lavoro. Il genere di sms che ogni uomo manda alla propria compagna.
In verità non vorrebbe svegliarmi a quell'ora, che manca poco all'alba, ma si ricorda di tutte le volte che mi sono raccomandato: "Oh, per certe attività io ci sono sempre, eh, non scherziamo, in qualunque momento: giorno, notte, alba, tramonto, halloween, festa dei lavoratori, mi raccomando, svegliami senza pietà!".
Così lo fa. Mi sveglia.
Alle 04.40.
"Andre?"
"Sì-sì, sono sveglio" le rispondo [in realtà non sono io a risponderle ma un bot].
Facciamo l'amore. Nel buio. Non so per quanto, i ricordi sono confusi, poi mi addormento come se qualcuno mi avesse sparato un dardo tranquillante per rinoceronti dritto sulla carotide.
Mi sveglia.
Alle 6.00
"Andre?"
"
Sì-sì, sono sveglio, vieni qui mandrillona mia..."
"Macchè mandrillona, Andre, è ora di andare a lavorare"
"Ah".
 Il pavimento gira sotto sopra.

lunedì 25 marzo 2019

Uomini normali che fanno cose straordinarie

Mi trovavo quindi, un giorno come gli altri sul calendario, faccia a faccia con Shelob, o con una sua immonda emanazione, che nel mio bagno, nel siberiano inverno di Torino, ero certo non avrebbe portato guadagno. Impavido, non ero armato da eroe, non brandivo spada nè scudo, e neanche un pugnale corto, che sarebbe stato il minimo sindacale, ma stringevo nel pugno destro un vecchio numero di Speak-Up arrotolato, e nel sinistro il coperchio di un barattolo di crema mani idratante da supermercato.
Moglie e figlia riparavano alle mie spalle, mentre il ragno cercava la fuga vigliacca dietro il bidet, con una zoppia da quasimodo, dovuta alle 7 zampe invece che 8, che avrebbe fatto accapponare la pelle al più coraggioso dei leoni.
"State indietro" dissi alle femmine del mio branco "cercherò di prenderlo vivo. Ma se le cose dovessero mettersi male, date fuoco all'intero appartamento, e scappate in strada".

mercoledì 20 marzo 2019

30 giorni al naso rotto

Arriva prima l'sms, poi la telefonata. L'sms è la notifica del corriere con SCARABYA. La telefonata invece dell'ospedale.
"Chiamo dall'Ospedale Maggiore di Novara, per l'intervento al setto nasale. Le andrebbe bene venerdì?".
Mi ci va qualche secondo per mettere a fuoco, perchè sì, ho effettivamente prenotato, ma DUE anni fa, e manco mi ricordavo più.
Chiedo qualche settimana di tempo per organizzarmi.

Uscito da lavoro passo dai miei per informarli. Mia madre trattiene le lacrime, almeno finchè non le dico che mi opererò a Novara: "Perchè a Torino non ce ne abbiamo, vero, di ospedali? Vengono a operarsi pure i calciatori a Torino!" [nota: per mia madre in cima alla classifica di quelli che prendono soldi per non fare un beneamato cazzo ci sono primi i politici e subito dopo i calciatori]. Tiro fuori il curriculum del dottore che mi metterà sotto i ferri, che dovrebbe fungere da counter naturale alle lacrime di un ex infermiera.
Inforco gli occhiali e lo leggo ad alta voce. Mio padre: "E se non lo opera bene questo, con 3000 interventi nelle mani, chi dovrebbe operarlo, il dottor Kildare?". Sempre pragmatico.
Tornando a casa mi fermo al supermercato. Faccio arrivare i pacchi lì, con indabox, perchè non ho portineria. Ritiro Scarabya.

domenica 17 marzo 2019

Imbattibile

Pirata della strada ruba camion del latte, sbanda e sfonda la vetrina di un negozio. Muoiono nell'impatto Aldo Gabelli, 34 anni, titolare del negozio, e Marco Amelia, 39 anni, che stava comprando un giocattolo per il figlio.
L'uomo alla guida del furgone è fuggito prima dell'arrivo della polizia.
5 febbraio 2019 - Torino011News



Sta guardando le scatole dei giochi sullo scaffale. Sembra assorto, con la mente da qualche altra parte, sordo al vociare dei ragazzi alle sue spalle, che discutono del torneo. Mi affianco.
"Belle, vero?" gli chiedo.
"Come? Ah, sì"
Ne sfilo una, con la punta delle dita.
"Kingsburg prima edizione. Ancora incellofanato. Introvabile". Rimetto la scatola in mezzo alle altre. 
"La prima volta che vieni al Jolly Joker?" gli chiedo  "Non mi sembra di averti mai visto"
"Sì, prima volta. Sono venuto per il torneo di Android NetRunner. Di solito vado all'Alfiere Blu, ma un paio di settimane fa ha preso fuoco la rastrelliera dei manga, sono bruciati pure alcuni Zerocalcare e Ortolani. Hanno attaccato un cartello alla serranda con scritto Chiuso per ristrutturazione".
Mi volto verso il tabellone con i turni della svizzera, appeso vicino alla cassa del Jolly Joker.
"Il torneo di Android NetRunner. Hai vinto tu, mi pare" osservo 
"Un po' di fortuna. L'altro ragazzo in finale aveva un bel mazzo"
"Vinci spesso? Ai giochi da tavolo, intendo"
"Aspetta io, ti conosco, tu sei Dado. Sei quello che studia i giochi da tavolo"
"Studio i giochi per capire le persone. Mi interessa di più la mano che muove i pezzi sul tabellone"
"Sono Massimiliano. Sulla Tana e sui forum sono RedBairon"
"Ti va un caffè da qualche parte, Redbairon?"

domenica 10 marzo 2019

Granda Games 2019 - non solo salsiccia a Bra

Il messaggio mi arriva con 3 mesi di anticipo: stanno organizzando la prima edizione dei Granda Games a Bra, e vogliono far le cose per bene.
A caricarsi sulle spalle tavoli e sedie in plastica in una giornata calda per essere Marzo, i volontari delle associazioni ludiche Ordine della Rocca di Bra, Accademia dei Giocatori di Cuneo, Dimensione Arcana di Moretta, Espansione Ludica di Savigliano, e Guardiani del Warp di Fossano, eroi invisibili di realtà piccoline che però mozzicano come formiche rosse.
E infatti non mi mollano, i loro "Scusa Dado, solo per ricordarti i Granda Games manca poco" mi arrivano puntuali su facebook ogni 15 giorni, guarniti di smile che moralmente mi impediscono di bloccarli per stalkeraggio.
Io di Bra conosco solo la specialità locale, la salsiccia che si mangia cruda, e della quale conservo soprattutto il ricordo del copyrigh [mi trovavo in zona Bra ma-non-proprio-a-Bra per altre faccende, quella sera avevo gente a cena, sono entrato in una macelleria e puntando il dito contro il vetro ho chiesto "Quella è salsiccia di Bra, vero"?.
Il macellaio mi si è avvicinato e come ci fossero telecamere e microfoni all'interno del suo negozio mi ha scandito: "Signore, qui siamo 2km fuori Bra, quindi non possiamo chiamarla salsiccia di Bra, ci è vietato. La preparazione della nostra salsiccia, buonissima, è molto simile questo sì, ma sono costretto per legge a dirle che questa non è la vera salsiccia di Bra, ma solo un prodotto che la ricorda molto"].

lunedì 4 marzo 2019

Nascosto bene la nostra auto c'asse vedesse che non c'era

"Noi portiamo la birra e le bugie" spiega Francy. E lascia cadere un: "E i giochi, naturalmente".
Mi avvicino a lei. E' nell'ingresso, china di fronte allo specchio, che si sta piastrando i capelli. Ha 45 anni e il fisico di una 30enne. Io a 45 sembro suo padre. Dopo una rissa. A bottigliate.
"In che senso Naturalmente?" le chiedo.
"Che sei tu l'addetto ai giochi"
"Non banalizzerei questo aspetto, nè lo darei per scontato. La mia è una grossa responsabilità, cara ragazza che ti lisci i capelli e che di oggi non mi hai ancora baciato - e intendo baciato come si deve, non quello schiocco mezza guancia e mezza barba di stamattina mentre stavo uscendo di casa col sacchetto dell'immondizia in mano. A parte il ruolo di UNICO fornitore di giochi da tavolo del gruppo, un monopolio da dittatore cubano che mi darebbe il diritto di pretendere per il sabato sera almeno festini eleganti con Apicella e statua di Priapo, ma a me si chiede soprattutto di scegliere cosa giocherà il gruppo, che tradotto significa: se passeremo una bella serata oppure no. Probabilmente non ti rendi neanche conto di tutte le implicazioni, cara ragazza dalle labbra stitiche.

lunedì 25 febbraio 2019

Play on Board e l'acqua al mio mulino

Non sono uno che dimentica, men che mai uno che lascia correre, e mi riferisco allo storico evento del GiocaTorino all' 8 Gallery del Lingotto, annullato fino a data da stabilirsi, e all'altrettanto importante IdeaG migrata a quanto pare in maniera definitiva da Torino a Parma nel 2018.
A dispetto di quelli rancorosi ma per finta, che alla fine perdonano e col tempo dimenticano, io ho un quadernetto nero sul quale segno tutti i torti, i delitti e i peccati mortali, e i due sopracitati sfregi ludici a Torino sono scritti in prima pagina su quel quaderno, e con pennabiro indelebile.
In attesa che i colpevoli facciano ammenda e riportino a casa quanto portato via con l'infamia, faccio quanto in mio potere: tiro l'acqua al mulino di Torino, e cerco di promuovere gli eventi ludici nei dintorni.

lunedì 18 febbraio 2019

Chi prende il nero

Il delinquente, lo sconsiderato, il lazzarone senza dio che si accinga ad aprire una qualunque nuova scatola guidato dall'impazienza, senza i dovuti accorgimenti, senza la studiata lentezza di certi gesti, magari lacerando il nailon con l'unghia, usando a mo'di tavolino il sedile del passeggero e approfittando di un semaforo rosso, mentre ritorna a casa da lavoro un mercoledì qualunque, sappia quanto segue:
1- che secondo uno studio del 2012 dell'Università del Minnesota, ben 36 dei 49 gesti necessari per aprire e defustellare un gioco da tavolo, sono i medesimi che i sacerdoti ortodossi di tutto il mondo compiono tutte le domeniche per celebrare la santa messa
2- che nel romanzo Il Codice DaVinci di Dan Brown, Robert Langdon, il protagonista, ipotizza che l'antico gesto del congiungere le mani a coppa, per prendere il calice del sangue, sia in realtà il gesto col quale i soldati romani di Cesare Augusto raccoglievano i dadi per giocare durante il turno di notte di guardia alle mura.
3-che quella degli editori è una massoneria di ebrei templari sciachimisti e illuminati circoncisi, e che ogni scatola viene benedetta con l'antico rituale del pane azzimo intinto nella cervogia tiepida, e che quindi ogni scatola va aperta con un acciaio inox che non abbia mai tagliato carne animale nè cartone amazon.