sabato 29 agosto 2020

What gamers want

Non posso aiutarti. La medicina non ha dato un nome alla tua malattia, neanche lo psicologo privato, al quale lasci 70 euro ogni settimana per una seduta da 40 minuti [almeno questo, dici, ti ascolta, quello di prima ne prendeva 90 e quando arrivavi metteva su un vinile di musica classica, e se ne camminava su e giù per la stanza versandosi il tè col bollitore, secondo te pensava beatamente agli affaracci suoi] neanche il terapista ha saputo battezzarla, e senza nome è come se non esistesse, e non esiste una cura. E comunque tu non credi nelle pillole, ripeti: "Non è che c'è una pastiglia per ogni cosa, non è febbre che l'abbassi con la tachipirina. Devo imparare a conviverci". Brava. Anche se fra il dire e il fare. Vorrei essere un buon orecchio, per te. Ma essere un orecchio è difficilissimo, una delle cose più complicate del mondo, intendo ascoltare senza cercare di risolvere. Vorrei sempre dirti qualcosa per alleviare, un consiglio che tu potresti seguire oppure no [oppure non seguire ma dirmi: "Ho fatto come mi hai detto, Andre, ma accidenti non ha funzionato"].

mercoledì 19 agosto 2020

L'estate dei buoni propositi e dei fichi secchi

Il covid-19 se n'era tornato a casa sua con le pive nel sacco, o almeno così sembrava, da quel nostro calare le mascherine più veloci delle braghe dinnanzi non solo ai potenti ma a chiunque potesse anche solo darci un calcetto nel culo ma di quelli buoni [perchè anche se facevamo i leoni da tastiera sui social, condannando l'Italia piccola, eravamo tutti segretamente, nascostamente, furbetti del quartierino].
L'estate 2020 era infine arrivata, e nessuno aveva montato pannelli di plexiglass in spiaggia fra un ombrellone e l'altro, nè aveva fatto il bagno in mare con la mascherina ffp2 o ffp3. Le mascherine, prima portate al gomito, erano finite sprofondate nelle tasche, e riportate alla luce del sole soltanto all'ingresso dei negozi, e solo per evitare multe e chiusure. Nessuno, per strada, tirava più fuori il gel disinfettante all'amuchina, nessuno strofinava più le mani come un procione, il gesto sembrava oramai anni '80 come il gimme five di Jovanotti.
Avevamo svoltato e già dimenticato. Prima o poi sarebbe arrivato il conto al tavolo.