giovedì 23 marzo 2023

Chi non muove si ricrede

Entro nell’androne. Nel vaso del ficus un cartello scritto a penna: NON È UN PORTACENERE MAIALI!!!.
Caseggiato vecchio, senza ascensore. Prendo fiato e affronto le rampe due gradini per volta, aiutandomi col corrimano.
Ho perso un sacco di tempo dietro una Citroen nel controviale, con quella donna che si truccava nello specchietto ad ogni semaforo rosso. Sono sceso e sono andato a batterle contro il finestrino con il piede di porco. Per poco non ha ingoiato il rossetto. Ha sterzato sul marciapiede travolgendo un bidone dell’organico e mi ha fatto passare.
Arrivo al quinto piano con una grattugia nei polmoni ma non posso fermarmi. Scorro tutte le porte finché leggo MARINI sul campanello. Pianto il piede di porco nello stipite. Due strattoni con i miei cento chili e la serratura salta fuori fra schegge di legno grosse come bastoncini di pesce.

mercoledì 15 marzo 2023

La solitudine ti protegge finchè non trovi le persone giuste

Nel mio ufficio c'era un collega calabrese che si lamentava perchè sentiva nostalgia di casa.
"Di dove sei?"
"Calopezzati. Calabria".

Mi mostrava su Maps il comune di 1300 abitanti in provincia di Cosenza.
"Molto lontano" sospirava, e ricordando le melanzane che preparava sua mamma, gli scappava la lacrima.
A me Calopezzati non sembrava così distante, soprattutto rispetto a Esiguy, il mio pianeta.
Si trova nella Galassia Nana del Boote: sempre dritto per un centinaio di anni luce, svolti a destra dopo la seconda fascia di asteroidi e praticamente non puoi sbagliare (al limite chiedi al benzinaio spaziale, ma non fermarti a fare il pieno che: 1-ha sempre il pos rotto 2-se vede che non sei attento non resetta il display e ti fa pagare il carburante che ha fatto quello prima di te).

domenica 5 marzo 2023

Noi, i ragazzi dello zoo di Torino

36 anni fa la giraffa, l'ultimo animale rimasto, chiudeva il cancello dello zoo al Parco Michelotti di Torino, in Corso Casale, e se ne andava portandosi via la chiave.
Noi, i bambini torinesi, ai quali avevano spiegato che gli animali soffrivano in quelle gabbie ristrette, che la chiusura era per il loro bene (e noi che amavamo lo zoo eravamo delle piccole merde egoiste), ma che presto sarebbero cominciati i lavori di ammodernamento, e che lo zoo avrebbe riaperto i battenti più grande e più bello di prima, restavamo fuori, con le lacrime a rigarci le guance e le mani strette alle ringhiere.
«Hanno firmato in 2000 per farlo chiudere» sospirava mia mamma, che da Mirafiori Sud mi portava allo zoo prendendo due pullman, casalinga senza patente ma molto pragmatica, che aveva già intuito che non l'avrebbero mai più riaperto.