Il primo paio d'occhiali da vista mi era atterrato sul naso a 40 anni, evidente segno che il tempo delle vacche grasse e di Berta che filava la lana e l'amianto, era bello che finito.
Avevo aperto da poco questo blog, e uno dei primi eventi ludici che avevo raccontato era stato il GiocaTorino 2014 al Lingotto, durante il quale avevo provato per la prima volta Lewis & Clark, e conosciuto dal vivo Alberto e Valentina: i futuri GiocaGiullari.
Il gioco mi era sembrato mal calibrato: avevo impiegato pochi turni per risalire il fiume, 3/4 del percorso, e poi mi ero impantanato sulle montagne, sulle quali, con un martirologio aggiornato, avevo tirato giù tutti i santi possibili compreso San Eusebio di Vercelli.
Avevo trovato il gioco frustrante, come separare le spiralette di zampirone senza romperle.
Lewis & Clark - The expedition
"Il 30 Aprile 1803 gli Stati Uniti d'America acquisirono il territorio della Louisiana da Napoleone per 15 milioni di dollari. Thomas Jefferson decide di inviare due avventurieri, Merriweber Lewis e William Clark, a esplorare questa vasta terra sconosciuta. La spedizione di Lewis & Clark (durata dal 1804 al 1806) fu la prima spedizione americana ad attraversare ciò che adesso rappresenta la porzione occidentale degli Stati Uniti".
Il secondo paio d'occhiali era arrivato qualche anno dopo senza grosse fanfare, e non aveva richiesto upgrade visivi: semplicemente avevo sviluppato una dipendenza dalle lenti, quindi quando per sbaglio dimenticavo a casa le "baricole", ad esempio sul comodino accanto al letto, poi la giornata seguente in ufficio era tutta in salita. Così li avevo duplicati, in modo da averne sempre un paio dietro nello zaino.
Lewis & Clark era tornato sul mio tavolo una sera un po' a sorpresa, come quando incontri una tua ex in centro [e rifletti che a 40 anni è ancora più bella di quando ne aveva 20], e anche nella seconda partita era successa la medesima cosa: una volta giunto alle montagne avevo piantato le tende e aspettato pazientemente che Viking o Redbairon, uno dei due, giungesse alla fine del percorso per chiudere baracca e burattini.
Però-però il gioco mi aveva fatto tutta un'altra impressione. Lewis & Clark richiedeva una pianificazione sulle lunghe distanze, una gestione attenta della mano e una raccolta parsimoniosa e p-r-e-c-i-s-a delle risorse. Lewis & Clark puniva l'accumulo di carte e token rallentando i giocatori e ingolfandoli, e castigava con l'immobilità chi non arrivava alle montagne già preparato per affrontarle.
Insomma non era Lewis & Clark.
Ero io.
Intanto il gioco aveva cambiato editore. Lo avevo conosciuto con Asterion \ Asmodee e non ero stato abbastanza furbo da metterlo al sicuro sulla mia mensola. Non avrei ripetuto lo stesso errore con la ristampa.
L&C tornò disponibile con GateOnGames, e io lo comprai al volo.
Prenotai la visita oculistica. Dal primo paio d'occhiali erano passati 8 anni.
Il dottore mi fece appoggiare il mento alla macchina e mi chiese di guardare nelle lenti la piccola casetta sulla collina, al fondo del vialetto. Man mano che cliccava, la casetta diventava più nitida, poi perdeva di nuovo il fuoco.
Al mio lieve difetto visivo, mezzo grado da lontano, si era aggiunta la presbiopia dell'età.
"Usa molto il computer?"
"Sì. Sono un informatico. E leggo molto, praticamente sempre. Romanzi e regolamenti di giochi da tavolo. Anche le carte dei giochi: hanno certe scritte piccole...".
Sperai che mi chiedesse dei giochi, invece disse solo: "Capisco".
Tornai su Lewis & Clark, tenace come lo sporco sotto le unghie.
Mi imposi di non raccogliere tutte le risorse che capitavano a tiro [rispettivamente legno - pellicce - cibo - utensili - canoe - cavalli - che avevano la forma di deliziosi esagoni].
L'ho già detto: non sono un gran amante della meccanica del deck building, sono fra i pochi non-estimatori di Dominion, ma il piazzamento lavoratori e l'accumulo e la conversione delle risorse, hanno un ascendente su di me come le donne che guardano gli horror e mangiano la pizza col salame piccante.
"Ho cambiato gli occhiali" dissi a Red
"A me sembrano gli stessi di sempre" osservò lui. Non aveva tutti i torti: avevo solo cambiato le lenti e tenuto la montatura. Ma le lenti erano tutto. E con queste vedevo sia da vicino che da lontano.
Partii con un piano in tasca e con tutte le intenzioni di rispettarlo. Giocai carte e giocai sul tabellone. Giocai cercando di mettere a fuoco TUTTA la partita, senza badare all'uovo oggi.
Costruii il mio motore e Red il suo. Risalimmo il fiume, ci accampammo.
E infine giungemmo alle montagne.
Ancora una volta Red mi fu davanti.
Era bravo, troppo bravo perchè potessi sperare. Ma riuscii a disincagliarmi e fui fuori dalle cime e dai picchi.
Red chiuse la partita, ma quasi non gli diedi peso: avevo messo a fuoco il gioco. Potevo domarlo. Era solo una questione di tempo.
C'erano voluti solo tre paia d'occhiali.
Ritengo queste poche righe doverose, anche a costo di sembrare fuori tempo massimo. Perchè Lewis & Clark è un gioiello e io l'ho per troppo tempo ignorato. Perchè mentre questo (ripeto) gioiello , mancava dalla mia mensola, sono transitati mille altri giochi molto meno degni, molto meno profondi, complessi, appaganti, e io non sopporto i torti, e adesso vorrei telefonare a Cedrick Chaboussit, l'autore, e dirgli che il suo gioco è una bomba.
Lewis & Clark non è l'ennesimo gioco del suo genere: è una corsa da avere, a costo di sacrificare altro.
E adesso mi sento meglio. Ho comprato il gioco, l'ho messo al sicuro sulla mia mensola, e vi ho avvertito tutti, e che ognuno faccia quello che gli pare.
E' come quando incontri la tua ex in centro, e ti accorgi che è ancora una gran bella donna, ma ti ricordi che è una rompipalle professionista e maniaca del controllo, e quando vedi il suo nuovo compagno di fianco vorresti avvertirlo e dirgli: SCAPPA AMICO, PER IL TUO BENE SCAPPA FINCHE' SEI IN TEM
Ma poi noti il bambino appeso alla sua mano. Ha la stessa faccia della tua ex: un rompipalle zippato, in miniatura, ma già efficace, un talento che ne nasce uno ogni cento anni, un mozart dell'orchite.
E allora pensi: boh, non posso salvare tutti.
Trovate Lewis & Clark
su MagicMerchant.it
che sostiene questo blog
Gioco DELLAMADONNA! Nonostante non ami le versioni online dei GDT (perché contravvengo la prima regola del fight club ... Essere da tavolo) durante il primo covid ho giocato centinaia di partire a L&C e seguito altrettante partite dei top player... Ho scoperto un universo di combo e una profondità di ragionamento spettacolari. Daje Dado non è mai troppo tardi per una vittoria e un altro paio di occhiali 😜 Albo
RispondiEliminaDavvero un gioco profondo. Dai, non molliamo, Albo.
Elimina^_^
Bellissimo racconto: se non avessi già la tua copia sulla mensola, l'editore dovrebbe subito omaggiartela. Mi hai fatto venire una voglia enorme di comprarla!!! 😉
RispondiElimina...accetto anche bottiglie di grappa, eh....
EliminaProvato all'epoca dell'uscita ; diciamo che... non mi ha entusiasmato. Anch'io ebbi l'onore di conoscere I Giullari in tempi non sospetti; una delle solite seratone post PLAY a Cesena con Mac Gerdts & co; loro in camper nel giardino di casa di un caro amico (Pietro Cremona), rifiutando l'ospitalità, per paura di disturbare...
RispondiEliminaConcedigli un'altra possibilità, Kukri. E' un gioco che merita.
Eliminaciao.
Modo simpatico di parlare dei giochi da tavolo. Comincerò a seguirti.
RispondiEliminaGrazie. Ciao.
EliminaAndrea
È sempre il solito ,annoso problema .. compriamo giochi nuovi , senza approfondire quelli che abbiamo .ci fermiamo alla prima partita , a volte seconda e l unica cosa che ci interessa è dare un giudizio .. siamo diventati tutti esperti in giochi da tavolo, senza volerlo.
RispondiEliminaHai ragione. Continuiamo a comprare, provare e passare al prossimo gioco, e se un titolo non convince alla prima partita, difficilmente torna sul tavolo [tanto ci sono già altri 435847 nuovi titoli che aspettano il loro turno].
EliminaLewis & Clark l'ho giocato tantissimo in solitario, davvero sfidante e di pianificazione millimetrica. Hai fatto bene a recuperarlo, ormai credo che si possa definire "classico" degli euro-game.
RispondiEliminaElena Infinite Jest
Davvero un bel gioco che merita.
EliminaVero, già un classico.
Ciao Elena.
Andrea
Ci ricordiamo di quel comics e di quella partita. ❤️
RispondiElimina