lunedì 19 settembre 2022

Il dissalatore di Underwater Cities lo facciamo girare di notte

Sono stato di recente testimone, un sabato sera in pizzeria, di alcuni ragazzini che varcando l'area bimbi, con castello gonfiabile e vasca di palline colorate, indossati i calzini antiscivolo obbligatori, si liberavano delle scarpe da tennis maleodoranti lanciandole su tavoli e margherite altrui, quasi innescando una rissa fra i vari adulti del giropizza.
Ho privato Tripadvisor di una recensione sbellicante che sarebbe diventata memorabile e virale, perchè sono tutti Montessori con i figli degli altri, e perchè con la mia "piccola" che in settimana aveva varcato per la prima volta il cancello del liceo linguistico, sono tornato indietro della memoria, e ho ricordato alcune mie bravate all'istituto tecnico.
Meglio restare concentrati e non disperdere neuroni in giochini molli, ho detto a Viking e Redbairon.

Red si è studiato UNDERWATER CITIES, che sostava sulla mia mensola a macerare e frollare da un annetto, appena sotto PULSAR 2849, che sta sempre ad accapigliarsi e a prendersi per il bavero della tuta spaziale con KEPLER-3042, nonostante i miei stanchi "Smettetela di litigare voi due, non ho preferiti, vi voglio bene a entrambi, e non mi fate venir lì che vi metto in castigo con Otto il Maialotto che fa il botto".

UNDERWATER CITIES
Gioco di piazzamento carte e costruzione città per 1-4 giocatori, di Vladimìr Suchy, per giocatori esperti, della durata di 150-180 minuti circa, edito in Italia da MS Edizioni .
Scopo del gioco: realizzare più punti vittoria degli avversari costruendo e sviluppando costruzioni e tecnologie nella propria città sottomarina.

L'autore, di certo non un novellino nè un babbazzo, reinterpreta il classico piazzamento lavoratori con le carte di 3 "ere", premiando chi fa combaciare il colore delle carte con quello degli spazi azione raddoppiando le attivazioni.
L'interazione è indiretta, ognuno lavora alla costruzione della propria rete sulla plancia, e ci si pesta i piedi solo sulle azioni del tabellone [cosa comunque non da poco: spesso si deve sacrificare qualcosa per essere primi di turno e garantirsi un determinato spazio azione]. Nota: il tracciato ordine di turno è anche remunerativo, in termini di risorse e punti, e permette combo e attivazioni con le carte.
La pesca delle carte introduce un elemento di imprevedibilità, e far combaciare i colori per non sprecare attivazioni doppie spinge a pescare con più generosità.
A scandire le 3 ere altrettante fasi di produzione e mantenimento, che costringono i giocatori a pianificare, programmare sulle brevi-medie-lunghe distanze, arricciare e caricare a molla tutto il comparto carte e risorse in maniera esplosiva.
Alcune risorse, particolarmente rare, fanno l'effetto Biglietto d'Oro di Willy Wonka, quando finalmente arrivano in mano.

Come altri giochi simili - Agricola tanto per sparare il nome grosso - la sensazione di costruire e insieme far punti, e godersi tutti tronfi a fine partita la propria plancia strutturata, gratifica molto il giocatore.

Il comparto regole è meno impegnativo di quanto si possa pensare guardando qualche foto sul web, e la simbologia abbastanza chiara, la rigiocabilità elevata così come i diversi modi per andare a punti.

Downtime e un po' di casualità nella pesca mi sono sembrati i soli punti deboli di Underwater Cities, che al netto di questo si conferma un gran bel giocone tattico e strategico, denso, appagante, maturo, coinvolgente e un piacere da giocare.
Un german di qualità che affonda nel mio cuore come una spada.

Ho costruito la mia città fra alghe e pesci luminosi antichi e trasparenti che vivono nelle profondità, dove la pressione schiaccia ogni cosa. Ho realizzato tunnel per collegare gli edifici, e dissalatori per trasformare l'acqua salata in dolce, e turbine che catturano le correnti per produrre elettricità pulita.
E mentre coralli e molluschi si arrampicavano sui plexiglass e sulle lamiere della mia metropoli, mentre colonie di pesci si affaccendavano lungo gli scarichi dei rifiuti organici della colonia, ho compreso che delle città dei miei avversari poco o quasi niente mi importava. Quanto si estendevano, quanto producevano, quanta più tecnologia accumulavano. Nulla mi interessava.
Io pensavo solo alla MIA amata e pulsante città.

La settimana seguente abbiamo replicato, e ricordo di aver detto ai miei compagni gasteropodi e cefalopodi che con la crisi energetica alle porte, se proprio dovevamo consumare preziosa corrente elettrica per i nostri giochi da tavolo, la sera, nel cucinino, era meglio farlo con grandi giochi e grandi autori.
Come Underwater Cities e Valdimìr Suchy.
E loro hanno annuito, Vik e Red, e anzi proposto di rinunciare al caffè serale, a qualche grado di termosifone, e avanzato l'ipotesi di giocare con giaccone e berretto di lana, ma di non rinunciare a certe perle preziose del mare.
"E il dissalatore di Underwater Cities lo facciamo girare di notte come la lavatrice".


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