venerdì 3 gennaio 2020

Ciarlatanate

Scalciando fra Lucca e Essen il feto ludico del 2019 era arrivato in pancia a 3000 titoli e mezzo. Un bel peso pasciuto. Il mercato dei giochi da tavolo, pur elastico di natura, si sarebbe slabbrato. Ma all'arrivo del pargolo, al primo vagito della fustella, il dolore sarebbe stato presto dimenticato.
Gli editori in contrazione stritolavano la mano ai distributori fin quasi a spezzargliela, mentre i giocatori, fra gambe divaricate su Facebook, incoraggiavano la spinta pelvica e la nuova vita.

Ogni anno l'infante era più grosso.
Secondo gli esperti di settore il ritmo era insostenibile e presto ci sarebbero stati più neonati che padri, più giochi che giocatori, e sugli scaffali si sarebbero ammucchiati orfani e bastardi diotallevi già scontati del 20% alla nascita.
Il negoziante mio amico che aveva provato a stare al passo con un negozio traboccante che i giochi spaccavano le mensole, e che aveva addirittura pensato di comprare il negozio accanto, buttar giù il muro e allargarsi, mi disse che gettava la spugna, che l'albero non dovrebbe arrivare a spezzarsi i rami per le troppe mele, e che nel negozio accanto s'era allargato il parrucchiere cinese, meglio così alla fine.
Oramai aveva incubi di orfanotrofi di scatole e adozioni con punti fragola.

Il capodanno di mezzo fra un'annata ludica obesa e quella che sarebbe arrivata, con passo altrettanto pesante, fu onestamente rapido. Lo zampone ancora vivace e forte al garrese, saltò dal tegame al piatto in un'esplosione di lenticchie e berlucchi.
Un panettone salato esordiente, sbucato fuori dal nulla, come Stallone in Over the top, fece le scarpe alle mie lasagne 5 volte campioni del mondo.
Giocammo in 6 invece che in 7 come da capitolato [vedi post precedente], grazie ad un permesso premio del figlio di Jabbaleno, che adolescente ottenne il primo capodanno fuori.

I giochi sapevano di tempo ben speso e fiabe da mille e una notte.
Cerberus fece la voce grossa con gli altri giochi da tavolo, ma anche uno scacciapensieri come Splash! della DvGiochi ottenne il suo momento di gloria.

Tornai a casa alle 4.00, in tempo per ascoltare il bilancio delle mutilazioni da botto al telegiornale.

Il mattino seguente la colazione del 1° gennaio col panettone irto di canditi mi sembrò l'ultimo rantolo del 2019.
I due computer del DottorX mi aspettavano in uno zaino accanto al letto, così feci che mettere sul tavolo anche il mio: su 2 avrei reinstallato Windows10 e sul terzo avrei scritto il nuovo post per il blog.
Sarebbe stato su Ciarlatani di Quedlinburgo, uno dei titoli più divertenti e piacevoli fra quelli giocati nel 2019.
Le aspettative di chi leggeva mi imponevano un minimo di requisiti tecnici del gioco quindi scrissi: "Bag-building e push your luck di Wolfgang Warsch per 2-4 giocatori, 45 minuti di durata, edito in Italia da Devir.
[dal manuale] Una volta all'anno la città di Quedlinburgo ospita un bazar di 9 giorni all'interno delle sue mura. Sedicenti dottori e chirurghi ciarlatani si incontrano qui per esibire i loro rimedi curativi [...] piedi doloranti, nostalgia di casa, singhiozzo e cuori infranti: hanno una cura per tutto [...].
Ogni giocatore assumeva quindi il ruolo di un ciarlatano, di un venditore di materassi e numeri del lotto su teleproboscite, con l'obiettivo di vendere all'allocco di turno la fontana di Trevi o il sale grosso da cucina contro il malocchio.
Ciarlatani di Quedlinburgo era bag buildings. Bisognava rimpolpare il proprio sacchetto degli ingredienti diluendo quelli esplosivi con quelli che portavano più avanti sul tracciato dei punti vittoria e delle monete. Ed era push your luck. In ognuno dei 9 turni il giocatore scommetteva contro l'esplosione della propria piro-sbobba.
Vincitore del Kennerspiel des Jahres 2018, Ciarlatani era stato accattivante e puttaniere sul mio tavolo: come un gatto saltava sulle gambe delle mogli dei miei amici per godersi grattini e coccole.
"Che carino, Andre" aveva detto Annalisa, prima di pregarmi di usare per pudore il nome Annalisa se avessi scritto di lei sul blog "Ne facciamo un'altra? Eddai".
Gli uomini fumanti sul balcone avevano abbozzato. I materiali erano ottimi, le illustrazioni e i libri degli incantesimi ammiccavano a Harry Nausea Potter, le carte veggente aggiungevano assortimento, il meccanismo delle code di ratto sul percorso punti teneva tutti in partita fino alla fine, ma soprattutto Ciarlatani non era così penalizzante per chi sballava la pozione: faceva restare in gioco, comprare gli ingredienti [o avanzare coi punti vittoria: una delle due]. Insomma Ciarlatani era un gioco marpione come il compagno delle superiori che se le faceva tutte".

Questo scrissi nel mio primo post del 2020.
Il 20-20 nella data mi fece pensare a un po' di cose. Che era un doppio critico, quindi forse era il mio anno. E che erano esattamente 20 anni che lavoravo come informatico, che pur con un contratto appeso da novembre 1999 avevo cominciato solo il mattino del nuovo anno, perchè tutto temevano il doppio zero del Millenium Bug, che poi si rivelò un gran flop.

Durante le vacanze fra natale e la befana feci provare Ciarlatani al Vikingo, che me lo chiese in prestito e lo propose poi ai suoi amici.
Il gatto continuava a farsi grattare.
Ci sapeva fare eccome.

Gatti acciambellati sulle gambe e Ciarlatani di Quedlinburgo
su Magic Merchant
che fra un incantesimo e l'altro sostiene questo blog


8 commenti:

  1. Coincidenza, lo stavo ripassando giusto stasera per giocarlo nel fine settimana in famiglia! Ne approfitto per farti gli auguri :-)

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  2. Andre'....2020 e' un anno critico confermo..ho un matrimonio il 4 aprile....mi sono già fottuto la play....

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    1. Quatro parole: controfigura per il matrimonio.
      Play non si molla.

      ciao
      Andrea

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  3. 4-4 20-20
    Direi che numerologicanente parlando il matrimonio sarà particolare..

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  4. Buon 20-20 a tutti, io per le feste ho giocato col parentado e gli amici a Tiny Towns, Mysterium, Avalon, Puerto Rico e all'inossidabile Ticket to Ride.
    Elena P

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  5. Lo voglio vedere esplodere questo BOLLONE DEL GIUOCO DA TAVOLO! E che si torni al pochi ma buoni

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