Coyote era un gioco del 2003. Quindi andava per i 20 anni. Se fosse stato una ragazza sarebbe stato al culmine del suo splendore. Spartaco Albertarelli, l'autore, mi aveva raccontato che l'anno della pubblicazione, Coyote era stato candidato allo Spiel, e infine aveva vinto un importante [quanto sconosciuto in Italia] premio ludico in Giappone. Nella terra di Miyazaki e dello Studio Ghibli, Coyote aveva venduto più di 100.000 copie. Spartaco ignorava il perchè di tale successo in quella particolare Regione, ma era stato persino intervistato da una troupe televisiva giapponese, e la giornalista gli aveva chiesto com'era cambiata la sua vita dopo quella vittoria. Spartaco aveva elegantemente glissato con un "Il riverbero della vittoria di questo premio non è ancora arrivato in Europa, non so ancora come gestirò la polarità". Alcuni amici stretti ancora lo sfottevano.
Spiegai al mio amico ai fornelli che in Coyote ogni giocatore doveva pescare una carta piuma, senza guardarla, e doveva tenerla rivolta verso gli altri. A turno ogni giocatore provava a indovinare la somma dei numeri riportati sulle piume, alzando via via la posta e cercando di non sballare. Ogni affermazione poteva essere "dubitata".
"Tipo sette e mezzo" osservò lui colpendo ripetutamente la carne con la punta del coltello.
Aveva scelto una carne troppo grassa per la battuta, osservai, la lama continuava a punzecchiare senza tagliare. In bocca sarebbe risultata come una grossa gomma da masticare.
"Era meglio se te la facevi tagliare dal macellaio" osservai "I macellai portano i coltelli ad affilare ogni settimana" [lo sapevo perchè Francy in un'altra vita aveva lavorato come impiegata al macello centrale di Torino].
"Preferisco scegliermi un taglio di qualità e prepararmelo io" rispose lui inclinando la lama orizzontalmente e tentando un taglio tipo soffritto. La carne continuava a rimbalzare sul tagliere. Pensai alla pelle di un Terminator. Un Terminator che veniva attaccato da un John Connor armato con un coltello senza filo. Le macchine avrebbero fatto cappotto."Comunque non proprio sette e mezzo" continuai "In Coyote ogni giocatore conosce i valori delle altre carte ma non della propria, quindi prova a intuire la somma basandosi su cosa dicono gli altri. In realtà giocando scopri alcune finezze, ad esempio dove si soffermano gli sguardi, da che numero inizia il conteggio, quanto impiegano le persone a calcolare, quanto esitano, le giocate precedenti.... Le carte vanno da 0 a 9, con alcuni pali, come una carta da 15 e una da 20, e alcuni modificatori che raddoppiano la somma, azzerano la carta più alta o addirittura la rendono negativa".
"Hai portato anche altri giochi?". La sua battuta al coltello era pietosa come quella dell'uomo che entrava in un caffè-splash.
"Sì, ma dipende come se la cavano con i giochi i tuoi amici"
"Elisa sarà felice come un pesce nel mare, lei vive in mezzo ai numeri. Lavora in banca. L'ha fatta entrare un suo zio politico. Marco invece è una pippa al sugo a qualunque cosa, comunque è uno che fa scassare dalle risate".
Riavvolgo.
Diego della Vega, mi ha invitato da lui per cena, e visto che si sta separando dalla moglie [lui usa l'espressione cauta Prendersi dei momenti per fermarsi a pensare non una ma dieci volte, e mettere tutto sulla bilancia, prima di prendere decisioni affrettate e magari sbagliate] io ho accettato per fargli compagnia, e soprattutto per vedere come stava. Lo chiamo Diego della Vega perchè crede che una minuscola mascherina basti per nascondere la sua vera identità: lui è un cane bastonato che finge di essere un cane da agility che zompa, salta e schiva le sberle che gli riserva la vita.
Sua moglie la conosco poco. Bella donna, corpo morbido, occhi grandi e cigliati. L'ho sempre trovata un po' sfuggente o concentrata su altro [una di quelle persone che mentre stai raccontando qualcosa esclamano: "Ah, già, che dovevo telefonare a mia mamma. Scusa la chiamo un secondo e continuiamo dopo così mi spieghi tutto per bene" e al ritorno non si ricordano che stavano parlando con te e si mettono a fare altro].
"Non ti nego che mi sto godendo un po' questa pausa che ci siamo presi" mi confessa lui "Spero che tutto si risolva, naturalmente, ma è figo ogni tanto fare gli scapoloni e darsi alla bella vita".
Non gli chiedo dettagli dei suoi bagordi. Per la verità non ha l'aspetto di uno che se la spassa molto.
Arrivano i suoi amici che ho già conosciuto in un'altra occasione, secoli prima. Mentre ceniamo riguardiamo una puntata de La Casa di Carta su Netflix, perchè Elisa continua a ripetere che Berlino è un "bono" e che è il suo Bonus Tradimento [Marco non tira fuori un nome specifico: "Ce ne sarebbero una sfilza, compresa Cristina D'Avena"].
Grazie a una votazione con 3 voti su 4, la battuta al coltello è finita in padella con un filo d'olio, è stata ribattezzata "Hamburger improvvisato" e si è fatta mangiare, insieme a della salsiccia sbudellata e a un'insalata di pomodori.
Dopo cena tiro fuori Coyote.
Il gioco, edito da Oliphante, scala 3-6 e noi siamo 4. La spiegazione dura 3 minuti: "Dovete fare la somma delle carte, sulla base di quello che vedete e intuite dagli avversari, e scegliere se: rilanciare con una somma maggiore della precedente, oppure dubitare della somma precedente. Se dubitate a ragione [la somma dichiarata è maggiore di quella reale] chi ha sballato prende un segnalino Coyote. Se dubitate a torto, il segnalino lo prendete voi".
Elisa è un po' troppo prudente, Marco spara numeri a caso e dubita a ogni giro, ma incredibilmente ogni tanto ci azzecca. Arrivo per ultimo due volte, una contro Elisa e una contro Diego della Vega. Vinco entrambe.
Il gioco prevede anche una modalità avanzata, con segnalini che attivano effetti extra, ma preferisco la versione liscia.
Poi alle 23.00 passate suonano di sotto. E' un amico di Diego della Vega, uno alto e smilzo e con un cappellino JERUSALEM di lana: erano rimasti che forse sarebbe passato a trovarlo o forse no. Provo a tirarlo dentro a giocare a Coyote ma dopo due turni ammette di non capirlo quel gioco e che lui con la matematica ci ha fatto a cazzotti da bambino. Invece propone a tutto il gruppo ["Se non ci sono moralisti, eh?"] di fumare, che ha dietro un po' di fumo [così capisco che aveva un gancio con Diego della Vega per il fine serata e che probabilmente è arrivato in anticipo - o noi abbiamo tirato lungo].
Gli rispondo che se per quasi sei mesi non ho potuto abbracciare nè baciare mia madre per via del covid, non mi metterò certo in bocca qualcosa che ha viaggiato in aereo nell'ano di un senegalese.
Jerusalem fa spallucce ma aggiunge che secondo alcuni l'hashish farebbe addirittura bene contro il covid, e a riprova ci racconta che lui ha una dozzina di amici che lo fumano regolarmente e che vanno spesso in giro senza mascherina, e che stanno tutti bene.
"Magari è solo una combinazione, eh, però fa pensare".
E quando racconta quella roba mi pento tantissimo di avergli fatto provare Coyote, mi sembra un insulto al gioco [mi ripropongo di sterilizzare le carte con l'amuchina, non tanto per il covid ma casomai l'idiozia fosse anche solo minimamente contagiosa] e un insulto anche a Spartaco Albertarelli [me lo immagino sfottermi: "Ma con chi diavolo ti metti al tavolo, Dado?!? Ehi, ho letto di un tizio che conservava i propri peti nei barattoli Bormioli. E' anche lui uno della tua cricca? Ahahah"].
Quando ce ne siamo andati, io e la coppia, e Diego della Vega mi ha salutato sulla porta, mentre l'immunologo dell'hashish faceva zapping sul televisore dal divano, Diego mi ha detto: "Con mia moglie avevamo dei problemi anche prima. La pandemia ha peggiorato le cose".
Sono tornato a casa.
Mi sembrava di aver aperto e chiuso una strana parentesi. Mi sono chiesto se Diego e Jerusalem fossero ancora sul divano a fumare.
"Il coyote appare spesso nel folklore dei nativi americani come un personaggio trickster [traducibile approssimativamente con "imbroglione" o "truffatore", è un personaggio vorace, abile nell'inganno e caratterizzato da una condotta amorale, al di fuori delle regole convenzionali]. Come quasi tutti i trickster, il coyote agisce come un eroe picaresco che si ribella contro la convenzione sociale attraverso gli stratagemmi e l'umorismo"
Coyote su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Canis_latrans
Spiegai al mio amico ai fornelli che in Coyote ogni giocatore doveva pescare una carta piuma, senza guardarla, e doveva tenerla rivolta verso gli altri. A turno ogni giocatore provava a indovinare la somma dei numeri riportati sulle piume, alzando via via la posta e cercando di non sballare. Ogni affermazione poteva essere "dubitata".
"Tipo sette e mezzo" osservò lui colpendo ripetutamente la carne con la punta del coltello.
Aveva scelto una carne troppo grassa per la battuta, osservai, la lama continuava a punzecchiare senza tagliare. In bocca sarebbe risultata come una grossa gomma da masticare.
"Era meglio se te la facevi tagliare dal macellaio" osservai "I macellai portano i coltelli ad affilare ogni settimana" [lo sapevo perchè Francy in un'altra vita aveva lavorato come impiegata al macello centrale di Torino].
"Preferisco scegliermi un taglio di qualità e prepararmelo io" rispose lui inclinando la lama orizzontalmente e tentando un taglio tipo soffritto. La carne continuava a rimbalzare sul tagliere. Pensai alla pelle di un Terminator. Un Terminator che veniva attaccato da un John Connor armato con un coltello senza filo. Le macchine avrebbero fatto cappotto."Comunque non proprio sette e mezzo" continuai "In Coyote ogni giocatore conosce i valori delle altre carte ma non della propria, quindi prova a intuire la somma basandosi su cosa dicono gli altri. In realtà giocando scopri alcune finezze, ad esempio dove si soffermano gli sguardi, da che numero inizia il conteggio, quanto impiegano le persone a calcolare, quanto esitano, le giocate precedenti.... Le carte vanno da 0 a 9, con alcuni pali, come una carta da 15 e una da 20, e alcuni modificatori che raddoppiano la somma, azzerano la carta più alta o addirittura la rendono negativa".
"Hai portato anche altri giochi?". La sua battuta al coltello era pietosa come quella dell'uomo che entrava in un caffè-splash.
"Sì, ma dipende come se la cavano con i giochi i tuoi amici"
"Elisa sarà felice come un pesce nel mare, lei vive in mezzo ai numeri. Lavora in banca. L'ha fatta entrare un suo zio politico. Marco invece è una pippa al sugo a qualunque cosa, comunque è uno che fa scassare dalle risate".
Riavvolgo.
Diego della Vega, mi ha invitato da lui per cena, e visto che si sta separando dalla moglie [lui usa l'espressione cauta Prendersi dei momenti per fermarsi a pensare non una ma dieci volte, e mettere tutto sulla bilancia, prima di prendere decisioni affrettate e magari sbagliate] io ho accettato per fargli compagnia, e soprattutto per vedere come stava. Lo chiamo Diego della Vega perchè crede che una minuscola mascherina basti per nascondere la sua vera identità: lui è un cane bastonato che finge di essere un cane da agility che zompa, salta e schiva le sberle che gli riserva la vita.
Sua moglie la conosco poco. Bella donna, corpo morbido, occhi grandi e cigliati. L'ho sempre trovata un po' sfuggente o concentrata su altro [una di quelle persone che mentre stai raccontando qualcosa esclamano: "Ah, già, che dovevo telefonare a mia mamma. Scusa la chiamo un secondo e continuiamo dopo così mi spieghi tutto per bene" e al ritorno non si ricordano che stavano parlando con te e si mettono a fare altro].
"Non ti nego che mi sto godendo un po' questa pausa che ci siamo presi" mi confessa lui "Spero che tutto si risolva, naturalmente, ma è figo ogni tanto fare gli scapoloni e darsi alla bella vita".
Non gli chiedo dettagli dei suoi bagordi. Per la verità non ha l'aspetto di uno che se la spassa molto.
Arrivano i suoi amici che ho già conosciuto in un'altra occasione, secoli prima. Mentre ceniamo riguardiamo una puntata de La Casa di Carta su Netflix, perchè Elisa continua a ripetere che Berlino è un "bono" e che è il suo Bonus Tradimento [Marco non tira fuori un nome specifico: "Ce ne sarebbero una sfilza, compresa Cristina D'Avena"].
Grazie a una votazione con 3 voti su 4, la battuta al coltello è finita in padella con un filo d'olio, è stata ribattezzata "Hamburger improvvisato" e si è fatta mangiare, insieme a della salsiccia sbudellata e a un'insalata di pomodori.
Dopo cena tiro fuori Coyote.
Il gioco, edito da Oliphante, scala 3-6 e noi siamo 4. La spiegazione dura 3 minuti: "Dovete fare la somma delle carte, sulla base di quello che vedete e intuite dagli avversari, e scegliere se: rilanciare con una somma maggiore della precedente, oppure dubitare della somma precedente. Se dubitate a ragione [la somma dichiarata è maggiore di quella reale] chi ha sballato prende un segnalino Coyote. Se dubitate a torto, il segnalino lo prendete voi".
Elisa è un po' troppo prudente, Marco spara numeri a caso e dubita a ogni giro, ma incredibilmente ogni tanto ci azzecca. Arrivo per ultimo due volte, una contro Elisa e una contro Diego della Vega. Vinco entrambe.
Il gioco prevede anche una modalità avanzata, con segnalini che attivano effetti extra, ma preferisco la versione liscia.
Poi alle 23.00 passate suonano di sotto. E' un amico di Diego della Vega, uno alto e smilzo e con un cappellino JERUSALEM di lana: erano rimasti che forse sarebbe passato a trovarlo o forse no. Provo a tirarlo dentro a giocare a Coyote ma dopo due turni ammette di non capirlo quel gioco e che lui con la matematica ci ha fatto a cazzotti da bambino. Invece propone a tutto il gruppo ["Se non ci sono moralisti, eh?"] di fumare, che ha dietro un po' di fumo [così capisco che aveva un gancio con Diego della Vega per il fine serata e che probabilmente è arrivato in anticipo - o noi abbiamo tirato lungo].
Gli rispondo che se per quasi sei mesi non ho potuto abbracciare nè baciare mia madre per via del covid, non mi metterò certo in bocca qualcosa che ha viaggiato in aereo nell'ano di un senegalese.
Jerusalem fa spallucce ma aggiunge che secondo alcuni l'hashish farebbe addirittura bene contro il covid, e a riprova ci racconta che lui ha una dozzina di amici che lo fumano regolarmente e che vanno spesso in giro senza mascherina, e che stanno tutti bene.
"Magari è solo una combinazione, eh, però fa pensare".
E quando racconta quella roba mi pento tantissimo di avergli fatto provare Coyote, mi sembra un insulto al gioco [mi ripropongo di sterilizzare le carte con l'amuchina, non tanto per il covid ma casomai l'idiozia fosse anche solo minimamente contagiosa] e un insulto anche a Spartaco Albertarelli [me lo immagino sfottermi: "Ma con chi diavolo ti metti al tavolo, Dado?!? Ehi, ho letto di un tizio che conservava i propri peti nei barattoli Bormioli. E' anche lui uno della tua cricca? Ahahah"].
Quando ce ne siamo andati, io e la coppia, e Diego della Vega mi ha salutato sulla porta, mentre l'immunologo dell'hashish faceva zapping sul televisore dal divano, Diego mi ha detto: "Con mia moglie avevamo dei problemi anche prima. La pandemia ha peggiorato le cose".
Sono tornato a casa.
Mi sembrava di aver aperto e chiuso una strana parentesi. Mi sono chiesto se Diego e Jerusalem fossero ancora sul divano a fumare.
"Il coyote appare spesso nel folklore dei nativi americani come un personaggio trickster [traducibile approssimativamente con "imbroglione" o "truffatore", è un personaggio vorace, abile nell'inganno e caratterizzato da una condotta amorale, al di fuori delle regole convenzionali]. Come quasi tutti i trickster, il coyote agisce come un eroe picaresco che si ribella contro la convenzione sociale attraverso gli stratagemmi e l'umorismo"
Coyote su Wikipedia - https://it.wikipedia.org/wiki/Canis_latrans
Il filo dei coltelli dice molto sui proprietari.
RispondiEliminaBel pezzo, ma triste, come il tuo umore degli ultimi mesi.
Forza che il 2022 porterá miglioramenti.
Trovo il termine "Trickster", più adatto agli umani che agli animali.
RispondiEliminaSotria triste, sui cuochi/macellai falliti e le strane compagnie; storia di inizio d'anno atipico, come d'altra parte, il periodo che stiamo vivendo...
Nei momenti dove più hai bisogno di qualcuno ti appigli alle persone cui dovresti evitare.
RispondiEliminaCircoli viziosi.