giovedì 7 gennaio 2021

Cadi sette volte, rialzati otto

Lui è vedovo e lei pure. Quand'erano vivi i rispettivi compagni uscivano spesso in doppia coppia, roba tranquilla, cenavano insieme il sabato sera a casa dell'uno o dell'altra, e finivano la serata giocando a un paio di giochi da tavolo. Poi è arrivato un incidente automobilistico in un giorno di pioggia, che si è portato via la moglie di lui, e un anno dopo una brutta malattia, che ha fatto altrettanto col marito di lei [il genere di malattia dopo la quale la famiglia scrive nel necrologio: "Non fiori ma una donazione all'ospedale..."].
Per un po' si sono telefonati la sera, tutte le sere, in ufficio tutto bene sì-ma-tu-come-stai?, e una domenica sono anche andati a fare un pic-nic nei prati, con le figlie, lui ha grigliato carne per un esercito mentre lei scodellava insalata di riso in piatti di plastica rossi di qualche natale prima.
Finchè una sera lui ha preso coraggio e le ha fatto il discorso che si era preparato. "Voglio voltare pagina" le ha detto "ricominciare a vivere".
L'ha invitata a cena, ma non da semplici amici [l'ha sottolineato bene], un vero appuntamento, con tutti i crismi. Lei ha tergiversato, cosa che fa sempre, perchè è una donna insicura, le decisioni non sono il suo forte, e il lutto non ha aiutato.
Ci sono cose che occorre sapere. Lui ha 46 anni, fa l'impiegato amministrativo, i suoi colleghi dicono che è cintura nera di Excel, è uno che lavora secco, che non ha mai preso neanche un giorno di mutua. Il suo film preferito è L'attimo fuggente, ascolta musica anni '80, si definisce simpaticamente anacronistico, di quelli che non buttano mai via la roba: la riparano. Possiede una cinquantina di giochi da tavolo, compresi quelli di quand'era ragazzino: Forza4, Scarabeo, Trabocchetto, tutti ben tenuti.
Lei è il tipo di donna che non noti subito quando entri in una stanza: timida, riservata, trucco al minimo sindacale, veste in maniera da non attirare l'attenzione, i commenti la mettono a disagio. Se la osservi bene intuisci che avrebbe anche un bel corpo, sotto quei vestiti troppo larghi, ma figurati, lei è una di quelle che anche in spiaggia, sul lettino, tengono la maglietta.
Per l'appuntamento lei fa quello che le riesce meglio: tergiversa, prende tempo, si barcamena fra ricordi e sensi di colpa. Ma lui non molla. E tira giù alcune potenti frasi a effetto, tipo: "Nessuno vuole dimenticare. Solo andare avanti, dopo quello che ci è successo. Abbiamo diritto, dopo tutto questo tempo, a un po' di felicità, ad un abbraccio, ad un po' di calore umano".
Alla fine lei cede. Perchè la solitudine fa paura.
La sera dell'appuntamento lui arriva sotto casa di lei quaranta minuti in anticipo. Si ferma con le quattro frecce ad ascoltare la radio. Passano Rimmel di De Gregori, e lui ricorda il concerto in piazza San Carlo del 1991, con Lillo, Andrea F. e il Ciuz. Mangia qualche tic tac alla menta.
Lei scende poco dopo. Se si è truccata non si vede. Ma ha messo una bella maglia nera traforata sulle spalle, una collana di perle, un paio di scarpe con un accenno di tacco.
Quando sale in macchina e si mette la cintura di sicurezza, lui nota che questa le finisce proprio in mezzo ai seni, evidenziandoglieli, e pensa che sono anni che non tocca una donna.

Arrivano in pizzeria, scelta da lei, lui aveva proposto un ristorante di pesce.
La serata scorre tranquilla, pizza e dolce, anche se a lui tocca deviare per tre volte il discorso dai ricordi.
Escono. Mentre raggiungono la macchina lui la prende sottobraccio. Lei non si sottrae.
"Andiamo a casa mia, ho un gioco da tavolo appena uscito da farti provare" le propone. Sa che con i giochi da tavolo sta camminando scalzo sui bicchieri, che possono evocare un sacco di ricordi, ma rappresentano anche qualcosa di familiare, per lei, qualcosa di rassicurante.
Arrivano a casa. E' in ordine, ha passato il pomeriggio a metter via roba, ha pure acceso due bastoncini aroma patchouli trovati in un cassetto.
La figlia è da una compagna a dormire.
Tira fuori dal frigo una bottiglia di spumante [che chiama bollicine per darsi un tono] ma lei alza le mani: "Per me solo acqua, davvero".
"Ecco qui, KITARA" le dice lui, aprendo la vetrinetta dei giochi e prendendo la nuova scatola.
L'illustrazione sul coperchio mostra due guerrieri tribali, a cavallo di un leone e di un bisonte.

Si mettono al tavolo. Lui apparecchia la mappa per 2 giocatori, nella scatola c'è anche quella da 3 e da 4.
Le racconta l'ambientazione del gioco.
"Molti secoli fa il vasto impero di Kitara prosperava in pace nelle terre attorno ai Grandi Laghi d'Africa. Finchè, dopo tre generazioni, tensioni interne causarono la frattura del regno in piccoli clan guerrieri, in lotta fra loro.
Noi siamo leader di clan rivali in lotta per riunificare il grande regno di Kitara".

La spiegazione delle regole è veloce.
Ogni giocatore dispone di fronte a sè la plancia riassuntiva dei turni e delle azioni. Ogni clan è formato da pedine Guerriero, Sciamano, Eroe. Vi sono inoltre i segnalini punteggio e movimento.
Si comincia con una carta regno, divisa in 4 righe, che riporta simboli carte, unità, movimento e punti prosperità [vittoria].
Il turno è così organizzato:
1- pesca una nuova carta dal mercato comune
2- schiera nuove unità sulla mappa
3- muovi le unità
4- fase punteggio
5- mantenimento

In ogni turno si aggiungono carte regno alla propria riserva. I simboli sulle nuove carte migliorano le prese dal mercato comune, il numero e la tipologia di unità da schierare, il movimento e i punti prosperità.

Gli sciamani schierati danno punti a fine turno, se si trovano in zone "sacre". Gli eroi, se presenti in battaglia, consentono di pescare segnalini punteggio dal sacchetto. I guerrieri servono per il mantenimento delle carte: devono controllare le lande e continuare a espandersi.
Il mazzo delle carte regno è suddiviso in 5 ere progressive. Quando viene rivelata la quinta era, si conclude il turno in corso, se ne gioca un altro, e poi finisce la partita.

Kitara è un gioco di forte interazione. Il mantenimento costringe i giocatori a continuare a espandersi e a far cozzare gli eserciti. Gli scontri non sono violenti, le unità sconfitte, in minoranza numerica, semplicemente si ritirano.
La gestione delle carte, piuttosto originale, è una coperta corta di rara goduria: al clan serve tutto, servono segnalini carte, nuove unità [TUTTE le unità], serve come il pane il movimento, e anche la possibilità di rosicchiare punti nei turni con segnalini extra. Trovare il giusto equilibrio, nei pochi e serratissimi turni, è un delicato rompicapo.

La partita scorre veloce, 40 minuti, quanto riportato sulla scatola.
Lui gioca concreto, cercando di controllare la mappa, espandendosi e scacciando le unità di lei, che continua ad arretrare commentando "Comunque sei un bel rompiballe, eh".
Ridono. E lui pensa che vorrebbe baciarla, in quel preciso momento, ma stanno camminando sui bicchieri ed è meglio fare piano.
Lei, leggermente indietro sul tracciato dei punti vittoria, cerca di rosicchiare la distanza dominando con i suoi sciamani sui territori sacri, inoltre è riuscita ad accumulare 2 segnalini prosperità sulle carte regno, che le danno punti a turno...
L'ultimo turno lui cerca di strafare e si spinge troppo oltre i suoi confini per scacciarla in un angolo.
Ne guadagna segnalini eroe, ma perde 2 carte per il mancato mantenimento [che a fine partita rendono 2 punti cadauna].
Riesce lo stesso a vincere. Di un punto.
"Davvero bello. Strategico e ben condensato" commenta lei mentre ripongono le pedine nella scatola "Non lo conoscevo proprio".
"L'autore è Eric B, Vogel" risponde lui  "L'illustratore quel gran figo di Miguel Coimbra. Il gioco è prodotto in Italia dalla Mancalamaro. Ma non comprarlo, eh, quando hai voglia di giocarci vieni a casa mia".

Ci va un po' per arrivare sul divano.
Un vecchio film di Bruce Willis alla televisione diventa un buon alibi.
Guardano i primi venti minuti in silenzio. Lui le fa notare che l'attore che fa il capo dei terroristi nel grattacielo è Alan Rickman, il Professor Piton di Harry Potter.

Poi le prende la mano. Le dita si intrecciano. Il braccio la scavalca, le vola oltre le spalle.
La bacia.
Stanno così qualche secondo e lui ripensa alla cintura di sicurezza in mezzo ai suoi seni. La cosa che vorrebbe più al mondo è toccare la pelle di lei, ma sente ancora i bicchieri scricchiolare sotto i piedi, teme di rovinare tutto.
"Non siamo più ragazzini" mormora lei, senza guardarlo negli occhi, e quest'unica frase gli arriva addosso come una secchiata di ghiaccio tritato giù per la schiena: cosa diavolo vuol dire che non siamo più ragazzini, è un incoraggiamento o mi sta dicendo di non fare lo stupido? Le chiedo che cosa vuol dire? No, magari è una cosa che dovrei capire al volo, e se glielo chiedo è pure peggio....
Lei gli si accoccola fra le braccia e lui per non sbagliare passa il resto della serata ad accarezzarle i capelli e il collo, a sfiorarla come se fosse una bambola di carta velina e potesse strapparsi.

La riaccompagna a casa. Aspetta mezz'ora prima di scriverle "Avrei voluto baciarti ancora".
Passano 18 minuti interminabili prima che lei gli risponda "Sono stata molto bene" e poi "Speravo lo facessi".
Lui si precipita a replicare: "Scusa non avevo capito quando hai detto Non siamoragazini"
Scrive siamoragazini tutto attaccato e senza una zeta, nella foga.
Lei risponde con una faccina che ride. E poi scrive: "Domani sera rivincita a Kitara?"

Trovate Kitara
su MagicMerchant.it

19 commenti:

  1. Toccante e romantico.
    Tullaris

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  2. Un raggio di sole dopo la tempesta.
    Bello.

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  3. delicato e va dritto al cuore.
    E pure Kitara ha un bel ruolo. Mi ha incuriosito:-)

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  4. Programmoni per domani sera... ;-)

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  5. Non puoi averlo scritto per me, ma sappi che mi ha toccato dentro.

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    1. Grazie Badger. Spero di incontrarti prima o poi.
      Andrea

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  6. Il Dado delicato e romantico che non ti aspetti... sempre un piacere leggerti! ;)

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  7. Kitara è stretto. Troppo.
    Dopo la recce di Teo l'ho preso al volo.
    Ci ho fatto una sola partita. In quella partita si è arrabbiato mio figlio (che ha vinto) e pure mia moglie (seconda di 2 punti). A me buon ultimo è piaciuto. Ogni tanto chiedo di intavolarlo sentendomi opporre netti rifiuti. E' la vita.

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    1. Sì, è molto stretto. La mappa nel giro di due turni diventa un cordiandolo.
      Andrea

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  8. Ora vogliamo sapere quale posizione del Kitara preferiscono ...

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  9. Non ho ancora provato Kitara, incuriosito? Si
    Ma la storia che hai raccontato è davvero stupenda, fa passare il gioco in un secondo piano, ma non è un male... anzi credo sia proprio il bello di tutto questo insieme romantico, dolce e scritto con passione.

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