Non è il rientro a traumatizzarmi, ma le vacanze, sono loro, a lasciarmi frastornato, stonato tipo bottiglia di vodka prima scolata e poi fracassata in testa, a incollarmi addosso una sensazione surreale tipo gli Umpa Lumpa di Willie Wonka.
Quando per 350 giorni all'anno ti svegli alle 6.00 e un'ora dopo sei già in tangenziale a spintonarti con le altre macchine per raggiungere l'ufficio, quando incastri le tue giornate fra lavoro\spesa\figlia\asilo come manco il tetris estremo da altura, quando ingoi rospi grossi come caimani e lavate di capo come una shampista, quei 15 giorni di mare in cui il mondo sembra essersi scordato di te e nessuno viene a chiederti niente, in cui il massimo sforzo richiesto è sciabattare con le infradito fino al bar per il caffè, e poi in spiaggia contare lo sballonzolio dei culi del risveglio muscolare, sulle note di "...e vai avanti, muovendo i fianchi...poi torna indietro, indietro indietro, ancora un po'...", beh, quei 15 giorni sono così diversi da te e dal tuo quotidiano che non li puoi vivere veramente: puoi soltanto osservarli.
Ci provi a unirti alla compa, a lasciarti trascinare dalla corrente, a ungerti cerimoniosamente il naso di crema come gli irlandesi facevano col blu di Bravehearth, ma tu e jack frusciante non siete semplicemente fuori dal gruppo: non siete proprio mai stati dentro, e non sei dentro neanche in quella realtà di cocco e bilboa.
Non puoi passare in sole 24 ore dal grigio topo della fabbrica al pastello anfetamina: sei e resti uno spettatore, anche quando sei protagonista. Perchè la nuotata delle 10.30 non ti appartiene davvero, non ti appartiene la frittura di pesce, i castelli di sabbia dei bambini e i castelli di rabbia di Baricco letto sull'asciugamano, le conchiglie spezzate che ti pungono i piedi, il burlesque estivo delle donne che si spalmano la protezione 50 sotto l'ombrello disinvolte come se non le guardasse nessuno.... no, niente di tutto ciò è veramente tuo.
E' solo in comodato d'uso.
Sei solo uno in vacanza, in permesso premio di 15 giorni dopo 350 di buona condotta, e tutto quello che vedrai non è vero.
Prendi le zanzare. Cosa credi che stiano a farci le zanzare nella tua vita? Spuntano solo d'estate, esattamente d'estate, compaiono dal nulla e per tutti i 15 (o 21) giorni che hai di ferie, ti massacrano le caviglie senza un attimo di tregua.
Al rientro in città, al rientro al lavoro, misteriosamente spariscono, puf! svaniscono, così come sono arrivate.
Beh, le zanzare stanno lì per una sola ragione: sbavare il quadro perfetto, ricordarti ogni santo giorno che è soltanto un quadro, una rappresentazione, non è la tua vera vita.
La vita quotidiana, per quanto molto più grigia e metallica, come l'Acciaio della Avallone, è almeno onesta, sincera, schietta. Niente coppe di champagne e chiappe ritoccate al photoshop ma sana cellulite a vergare le gambe delle nostre donne, buccia d'arance biologiche, zampe di gallina milf che fanno sempre buon brodo. E noi uomini: peli, panza, ascelle che pezzano le camicie a tempo zero, stempiatura, boxer che ci finiscono in mezzo al culo, unghie dei piedi troppo lunghe.
E non ci sono zanzare a sbavare il quadro. E' tutta roba vera.
Rieccomi. Di nuovo a casa mia, di nuovo col portatile sul tavolo della cucina, con la solita tazzina di caffè accanto. Moglie e figlia ronfano nelle camere.
I quindici giorni in Abruzzo sono una parentesi già chiusa e lontana, ed eccomi affidare allora al blog foto e ricordi.
Gli zombie di Torino
Così concentrati a salvare il mondo, la cheereleader e i boardgames, io, Redbairon e Viking non abbiamo mai indagato sulle rispettive mete marine. Così solo in zona cesarini, io e Red "Tritamanuali" scopriamo di andare al mare quasi nello stesso posto, a 20 minuti di macchina.
Sarà solo per qualche giorno, perchè abbiamo le settimane sfalsate, ma l'idea è comunque quella di ritrovarsi anche al mare, e giocare, mica perchè ci piaccia, no, solo per non perdere la mano.
Viking, destinazione orecchiette e cime di rapa, ci guarda festeggiare e incendiare scatole di Burgundy con gran perculamento. Lo sfottiamo e dileggiamo senza pietà fantasticando su tutti i titoli che giocheremo in spiaggia senza di lui, arrivando persino a ipotizzare l'acquisto di Twilight Imperium per giocarlo sul bagnasciuga.
Finchè nominando "Starcraft" scopriamo nervo e carne viva, e il Vikingo sentenzia: "Basta! Ho deciso! Mentre scendo in puglia mi fermo un giorno da voi! Stasera stessa mi cerco un hotel".
Ed eccoci tutti e tre in Abruzzo. Prenoto tre ombrelloni e un numero inusitato di lettini vicini per mogli e figli sulla spiaggia.
La giornata degli torinesi comincia con l'unboxing di Galaxy Trucker, regalato a sorpresa a RedBairon che con i suoi 40 entra di diritto nei filf. Al gioco segue la lettura pubblica di un'imbarazzante poesia scritta dalla penna critica con il solo scopo di mettere Red in imbarazzo.
Red ringrazia e mette via.
Andiamo a installarci al bar.
Il primo gioco è Zombie Badola (del quale vedete una polaroid fra i mojito), proto-prototipo di maggioranze, con zombie barcollanti che si allungano verso vittime indifese, gioco di sole carte, indipendente dalla lingua, partorito dal sottoscritto per scommessa dopo una cheesecake. Lo proviamo in anteprima assoluta bruciando sul tempo persino Pinco11, ed è meno peggio del previsto, anche se ancora argilla grezza.
Torniamo in spiaggia a tranquillizzare le mogli (e veniamo inseguiti dal cameriere perchè abbiamo dimenticato i mazzi di Zombie Badola sul tavolino).
Dopo pranzo è il turno de Il Padrone di Casa, del sempreverde Friese, di recente ristampa Giochi Uniti al prezzo tramezzino di 15 euro.
I giocatori sono padroni di casa con notevole pelo sullo stomaco e molti pochi scrupoli nelle budella, che cercano di spremere il più possibile i propri inquilini, con qualsiasi mezzo lecito e illecito (diciamo una rosa di azioni possibili che vanno dallo sfratto all'omicidio degli inquilini più morosi).
Il gioco è composto da carte doppia faccia (che possono essere giocate da un lato come piani del palazzo e dall'altro come inquilini) e da monete in plastica (non bellissime ma indistruttibili e comunque 100 volte meglio delle monete di cartone tanto in voga oggi).
Numerose le carte a disposizione che attivano tanti effetti diversi: 14 diversi tipi di inquilino, mezza dozzina di carte struttura\upgrade e 12 carte azione che frantumano i profitteroles agli avversari.
Attenzione a non farvi ingannare dalla confezione: a dispetto dell'ambientazione, delle illustrazioni fumettose pastello e dell'ottimo prezzo entry level, il gioco sembra gridare "Titolo per neofiti", ma non lo è per niente.
Le meccaniche sono semplici, ma le molte carte con effetti diversi, un certo ermetismo sul testo delle carte (mi viene in mente: "Fa la spia sul padrone di casa" sulla carta Famiglia) e la mole di informazioni da assimilare nella prima partita, sono uno scoglio piuttosto impegnativo per uno che non mastichi almeno un po' di board games. Un gioco quindi che presuppone almeno un carcassonne nel curricula.
La partita finisce in un'oretta e una dozzina di bottiglie d'acqua. Mi accorgo alla fine di aver fatto un po' di casino con le regole e i due soci mi infilano la testa nella sabbia.
Ritorno in spiaggia, momento con mogli e figli, bagno in mare.
Ultimo gioco della giornata, il print&play "Le due Piramidi", scoperto su La Tana dei Goblin qualche giorno prima di partire, e forgiato fra stucco e cartongesso dal decoratore Viking Da Vinci.
Due piramidi rappresentate sulla plancia.
Ad ogni turno vengono estratti a caso da un sacchetto 5 segnalini "mattoni" (42 mattoni in 6 colori differenti). Un giocatore spezza la fila da 5 e l'altro sceglie quale delle due prendere prendere. Le piramidi vengono (comprensibilmente) edificate dal basso verso l'alto, e al completamento si otterranno dei punti per 2 file di colori continue (più lunghe sono più guadagni).
Gioco semplice ma non banale, che vale sicuramente la pena stampare e provare (tanto più che è gratis). Consigliato.
Due grigliate di arrosticini e qualche giorno dopo, sono andato a trovare Fantavir.
Sono partito presto, imboccando l'autostrada per Pescara (l'autoradio in quel tratto prendeva solo RadioCiao) mi sono fermato in autogrill a far colazione con caffè e taralli, e chiacchierato con un camionista tedesco che mi ha raccontato che gli autogrill italiani sono centri di ritrovo per i gay, tutti i camionisti del mondo lo sanno (aveva una birra in mano ed erano le 9.30 del mattino, quindi prendete questa rivelazione con beneficio d'inventario).
Alle 10.00 sono arrivato sotto casa di Fantavir.
Premessa: con Fantavir era un po' che ci si annusava. A dir la verità ci eravamo anche pungolati reciprocamente, sia nei commenti del blog che via mail.
Fantavir è un autore di giochi piuttosto famoso nel nostro stivale e si occupa di giochi per la grande distribuzione. Io non ho mai nascosto una certa antipatia per i giochi "da supermercato", e così, non ci si guardava in cagnesco ma ci si studiava a una certa distanza.
Prima di partire per le ferie però ci siamo scritti.
"Considerato che saremo a una cinquantina di chilometri: e se ci incontrassimo per un caffè?"
Nei molti messaggi whatsapp il caffè si è trasformato in caffè con partitina al tavolo di un bar, poi filler tutta la mattina insieme, poi pranzo, finchè abbiamo concordato per: mattina, pranzo fuori, e spiaggia\mare nel pomeriggio.
Dovevamo pranzare in spiaggia ma il cielo ha cambiato colore, quindi siamo rimasti in casa e improvvisato una spaghettata, con affettati e formaggi.
Abbiamo pranzato insieme con moglie e figlia, e nel pomeriggio l'uomo Clementoni mi ha aperto le porte del suo studio e mostrato la sua ludoteca, con ripiano dedicato ai suoi giochi pubblicati.
Mi ha mostrato anche alcuni prototipi di giochi per bambini che usciranno a breve.
Insomma: il piano era giocare ma alla fine il grosso l'han fatto le chiacchiere (fondamentalmente perchè a me incuriosiva molto il suo lavoro e l'ho martellato di domande, domande alle quali lui non si è sottratto).
Alla fine ci siamo seduti al tavolo, e abbiamo tirato fuori i giocatori.
Abbiamo cominciato con un 8X di ignoranza, che è scivolato veloce e immediato come sempre.
Poi lui ha cavato il suo Tuareg.
Nota: durante il lungo carteggio via mail, avevo già notato, nel curricula di Fantavir, questo card game di ambientazione fra Targi e Jaipur.
Estremamente portatile, indipendente dalla lingua, a bassissimo costo (6.50€) e bollato come "discretamente strategico", sembrava il classico gioco destinato a piacermi.
Gioco da 2 a 4 giocatori, composto unicamente da un mazzetto di 66 carte e da un libretto di istruzioni.
Obiettivo del gioco: ottenere la maggioranza di merci (miglio, sale, oro e acqua) caricate sui propri cammelli, e più punti vittoria alla fine della partita.
E' possibile caricare fino a 4 merci su ognuno dei due cammelli a disposizione (tre cammelli, nella versione per due giocatori), con un paio di restrizioni per l'oro e per l'acqua (le merci più preziose).
Quattro le azioni a disposizione: pesca 3 carte dal mazzo (2 le tieni e 1 la scarti nel "mercato"), prendi fino a 4 carte da una fila del mercato, carica i cammelli con le merci che hai in mano, e vendi le merci per ottenere una carta speciale.
Le carte speciali sono: covo (permette di nascondere\proteggere 2 carte), ladro (ruba una carta all'avversario), asino (permette un terzo carico di merci), mappa (carta vanilla che dà due punti vittoria).
Tuareg si è rivelato un buon gioco, piccolo nelle dimensioni ma ingegnoso e ben oliato nelle meccaniche, e tra l'altro gira benissimo anche in due-
Approfittando del mazzetto donatomi da Fantavir, ne ho già giocate una dozzina di partite, e alla fine Tuareg è entrato nel portamazzo che porto sempre con me nel marsupio per giocate "d'emergenza" (cacciando fuori Love Letter e Coup).
Davvero una bella giornata, troppo corta come tutte le giornate di questo tipo.
Un grazie a Fantavir e alla moglie per l'ospitalità e per avermi aperto le porte di casa, spero che il prossimo agosto ci si possa ritrovare e mangiare una pizza insieme (io praticamente lo do per assodato, anzi posso dire di aver già prenotato il tavolo).
Epilogo
Rieccomi, quindi.
Vacanze finite, zanzare inchiodate sulla retina della zanzariera, ruota di nuovo in movimento.
Si riparte.