Come si chiama quel locale, Jolly Qualcosa...
Ancora la risacca delle onde sui piedi. Sembra. Liquido. Ma non è mare. E' acido. E' olio bollente. Una friggitrice per la sua carne.
Il piede destro. Come se fosse
(incastrato fra le lamiere contorte)
masticato da un pitbull.
"Il piede...mi fa..."
Il lenzuolo sudato sotto di lui, le coperte sopra, una tonnellata di coperte.
"Soffoco..."
"Shhhhhhhh...devi riposare"
La voce arriva dal fondo del letto. Sfocata. Come la stanza.
"I miei...occhiali..."
Prova ad allungare la mano verso il comodino (dove dovrebbe trovarsi un comodino) ma la mano stretta al polso si muove di pochi centimetri.
"Te l'ho bloccata per evitare che strappassi la flebo".
La voce. In piedi. Di fronte al letto. Enorme. Bianca. Una macchia nera all'altezza del mento.
Barba.
"Mi chiamo...Andrea Chiarvesio...credo di aver avuto un...incidente..." si torce nel letto.
"So benissimo chi sei, Andrea. Mi sto prendendo io cura di te. E non devi temere niente: sono la tua ammiratrice numero uno".
Buio.
Il Dado. L'ha organizzata lui la serata al JJ. Siamo sei, proviamo il tuo Richard, vieni? Dai che ne viene fuori un bel pezzo per il blog. C'era quella coppia della Tana, lui e lei che giocano, e poi quel Davide, e uno dei due soci del Dado.
Gli ho spiegato Richard. Gioco per 3-8 giocatori, tedesco light, con carte, gestione delle risorse, bluff, con la caratteristica di essere un gioco a squadre nel quale, però, alla fine vince soltanto un giocatore. Ambientato ai tempi della terza crociata di Riccardo Cuor di Leone contro il Saladino.
Si gioca su un tabellone diviso in 8 spicchi, con possibilità di scegliere fino a 16 azioni. Due le fazioni, e quattro i contatori tempo con i quali interagire per far vincere Riccardo oppure Giovanni.
Il Dado era seduto accanto a me.....
Occhiali sul naso. La lente destra si deve essere rotta durante l'incidente. Lei o lui l'ha aggiustata con dello scotch trasparente. Sembra di guardare la stanza attraverso l'albume di un uovo.
"Sei molto gentile, Dado, davvero, ma..."
"Mi chiamo Anna. Non Dado. Non che sia un brutto nome, Dado, solo che non è il mio, capisci? Che ne dici, Andrea, riesci a ricordarti Anna?"
"Certo, Anna"
"E' un nome palindromo. Sai cosa significa palindromo? Che puoi anche leggerlo al contrario"
"Mi piace molto, Anna. Davvero"
Anna sorride.
Si è spalmata del rossetto tutt'intorno alla bocca. Se l'è strofinato sulla barba, lasciandoci attaccati dei pezzettini rossi. Indossa una cuffietta e un camice da infermiera. Finto. Di quelli che si comprano a carnevale, con lo stetoscopio in plastica a tracolla e una grossa croce rossa cucita all'altezza del petto.
"Come va il braccio?"
"Bene davvero" sorride Andrea sollevando il sinistro fasciato, "Sono stato fortunato. Sembrava un brutto incidente e invece credo di essermi solo..."
"Tut-tu. Non è il braccio a preoccuparmi ma la gamba".
Gli si avvicina per controllare la flebo. O qualunque cosa gli abbia attaccato al braccio.
Potrei colpirlo ai testicoli. Potrei provarci. Col braccio libero. Devo girarmi su un fianco. Un pugno solo. Con tutta la mia forza. Ma se non lo colpisco in pieno? Se lo colpisco alla coscia o al fianco?
L'infermiera si volta e si china su di lui. Odora di rancido. Sudore. Cibo del fast food. E profumo da donna.
"Adesso ti do la tua medicina"
"No, Anna, davvero, sto bene. Non serve"
Lei sorride. "Su su su". Armeggia sul comodino. Di spalle.
Potrei saltarle addosso. Adesso. Metterle il braccio attorno al collo. Strangolarla. Provarci. Se non pesasse il doppio di me. E non avessi una frattura scomposta alla gamba. Prova a muovere il piede sotto la coperta, solo un centimetro, ma sufficiente a dargli una coltellata di dolore fin nell'inguine.
Lei si volta. Gli avvicina il cucchiaio alla bocca. Sul cucchiaio tre cubetti: due gialli e uno rosso.
"Manda giù"
"No"
"Manda giù tutto. Devi rimetterti in forze"
"Non posso mangiare cubetti, stupida puttana" grida lui. Ha già provato a gridare quella stessa mattina, alla prima cucchiaiata. Non è stata una buona idea.
"Ho molti modi per farteli mangiare, Andrea, credimi. Per come la vedo io la soluzione meno sgradevole per entrambi è che apri la tua bella boccuccia spontaneamente e mandi giù questo bel cucchiaio. E poi mi dici anche un bel grazie, per averti salvato da quelle lamiere. Oppure puoi fare i capricci. E scoprire quanto è determinata questa ragazzona. A te, Andrea"
Chiude gli occhi. Apre la bocca.
Anna ci immerge dentro il cucchiaio.
"Bravo, ragazzo. Manda giù tutto. Ti aspetta un bel lavoro"
La macchina non può aver sbandato da sola. Non pioveva e non stavo andando forte. Faccio quella strada quasi tutte le settimane. Ho le gomme invernali, prese neanche un anno fa. L'asfalto era asciutto. Dado. Mi deve aver seguito una volta usciti dal JJ. Mi è venuto dietro con un'altra macchina. E all'altezza della curva mi ha tamponato e spinto contro il guardrail.
Da quanti giorni sono qui? Cos'è questo posto?
"Mi piace casa tua" le sorride restituendole il bicchierino di plastica vuoto.
"Fammi vedere"
"Ancora non ti fidi?". Apre la bocca e gira la testa da una parte e dall'altra.
Sì, li ho ingoiati, maledetta troia!
Lei continua montare il tavolino pieghevole da colazione a letto.
"Hai buon gusto. E scommetto che di là hai anche una bella moka che fa un ottimo caffè"
E se hai una caffettiera probabilmente hai anche un fornello, una cucina e un cassetto dal quale possa rubare un coltello, se ti allontani qualche ora.
"Non siamo a casa mia" taglia corto lei, "Ci veniamo una volta la settimana. Per giocare"
"Resta un bel posticino. Davvero. Molto tranquillo"
"Non sforzarti di essere gentile, non attacca"
"Perchè non dovrei esserlo. Mi hai salvato la vita! Credi che me lo sia già dimenticato? Io ti devo la vita"
Gli appoggia il tavolino sulle gambe. Mentre si siede sul bordo del letto gli schiaccia la gamba. Il dolore gli esplode nelle viscere facendolo gemere.
Ho un'infezione in corso. Il piede gonfio come un cotechino. Se ci facessi un buco con uno spillo il sangue zampillerebbe fino al soffitto.
"Il tuo piede mi preoccupa. Dovrò occuparmene, prima o poi"
"Deve solo sgonfiarsi, davvero, niente di preoccupante... ma cos'è questo tavolino? Spiegami, sono davvero curioso"
Dal comodino tira fuori un block notes e una matita grande quanto un mignolo.
"Devi scrivere un nuovo regolamento"
"Va bene. Per quale gioco?"
"Richard"
"Ti sembra poco chiaro? Posso riscriverlo meglio, per te, molto più dettagliato, con tanti esempi di gioco, magari qualche disegno..."
"Voglio che rendi Richard perfetto per 3 giocatori"
"...c...come?"
"Sulla scatola c'è scritto 3-8 giocatori. Ma alla serata al JJ mi hai detto che il gioco rende al meglio in 5-8"
"E' un gioco a squadre... certo, lo puoi giocare anche in tre, funziona lo stesso, ma...."
"Ma 3 non è il suo numero perfetto"
"E' un gioco a fazioni, di bluff, tradimenti... che dà il suo meglio in 5-8. Sono pochi i giochi con una buona meccanica sotto che scalano un così gran numero di giocatori. Questo non vuol dire che non sia giocabile anche in 3, però..."
"Non ho così tante amiche. Non ne ho mai avute. Ne ho solo 2. E voglio che Richard giri in maniera perfetta, per le mie serate con loro"
"Dovrebbe bastare qualche home rules. Lo faccio volentieri, Anna, credimi, mi ci vorrà solo un po' di tempo, devi darmi solo...."
Anna si alza, facendo cigolare il letto.
Peserà 100kg. Ho davvero pensato di saltarle addosso?
"Hai tempo fino a stasera. Stasera arriveranno le mie amiche. La Vichinga e la Baronessa. Spero che avrai finito per allora, perchè loro due sono giocatrici molto molto esigenti, Andrea, e non sono comprensive come lo sono io"
Attraversa la stanza. Apre la porta.
"Dado ti prego, devi darmi..."
"Buon lavoro, Andrea".
Chiude.