lunedì 31 agosto 2015

7 Wonders con Taralli e Genoa con Cheesecake

Non un Mario: una biondina carina dietro il bancone a passare lo straccio.
Un baretto di Nichelino a una sola vetrina, un baretto quasi invisibile, tanto stretto al punto che.
Stretto come i suoi jeans, che le strizzano la vita e quel fondoschiena fatto a cuore che raddoppia i caffè.
Un fondoschiena che combatte la crisi, che sbarca il lunario, con le tasse oltre il 50%.
"Un caffè" le chiedo "Posso sedermi?"
"Prego"
Il ventilatore bascula e fa quello che può, non miracoli in questo strascico d'agosto da caldarrosta, e le finestre del cortile aperte per far corrente.
Mi porta il caffè e un bicchierino di seltz. Deve essere dura su quei tacchi tutto il giorno, rifletto.
Dimostra 30 anni, a parte le mani.
Le mani sono la carta d'identità delle donne, forse è per questo che si colorano stelline e incollano brillantini sullo smalto sulle unghie: per distrarre lo sguardo.
"Caldo, oggi, eh"
"Caldissimo" commenta pizzicandosi la canotta come per staccarsela di dosso.
"E' tuo il bar?"
"Sì. Mio e di mia madre" risponde
Ricordo di averla vista la volta scorsa, sua madre, seduta a un tavolino, a far cerchi con una penna attorno agli annunci de La Stampa: come sarà lei fra 30 anni e fra 30 chili: ancora bionda, non più solo burrosa ma grassa, viso più stanco e segnato, meno sorridente, meno gentile con i clienti, sfiancata dagli anni in piedi dietro il bancone, dalle mille diete iniziate, dagli inutili tentativi di resistere al tempo.
Quel momento in cui gli sguardi degli uomini cambiano, perdono di interesse, e non sei più la biondina del bar.
Torna a sciacquare due tazzine.
Bevo il mio caffè. Mi alzo e pago.
"Ciao e grazie" mi saluta
Vorrei dirle qualcosa, come di togliersi quei tacchi, di usare scarpe basse, che mi fermerò ancora per il caffè anche senza quei tacchi, io e tutti gli altri. Ma non le dico niente. La vita è fatta di belle frasi non dette.
Sull'uscio incontro un altro cliente. Riesco a sentire il suo "Un caffè, grazie".
Vedo lei che si gira verso la macchinetta e lo sguardo di lui che scende.

Esco. Ho un gioco nello zaino. Che a dirla così suona come Ho un coniglio nei pantaloni.
Invece è Aquasphere. Piano B della serata da Vik.

La mia amica bionda, invece, che non lava tazzine ma cura malattie infettive all'ospedale, mi whatsappa per rimproverarmi che non ho mai parlato di 7 Wonders sul mio blog: "Male-male-male, Andre".
Le rispondo che di 7 Wonders e Agricola è pieno il web e nessuno si aspetta di sentire la mia.
Ma neanche a farlo apposta due ore dopo Vik scrive che serve un antipasto per la serata prima di partire con Traders of Genoa.
"Ci vorrebbe qualcosina di light, sui 30-40 minuti, che conosciamo tutti"
"7 Wonders?" propongo
Il gioco ottiene il raro RedBairon Approved.
Riparto. E mi fermo poco più avanti con la macchina per comprare un secchiello di taralli al rosmarino.
7 Wonders
Gioco pluristellato e pluripremiato di Antoine Bauza, del 2011, per 2-7 giocatori, edito da Asterion, una 40ina gli euro di scontrino, indipendente dalla lingua, che conoscono pure i sassi.
La meccanica è quella del draft: si collezionano set di carte e si guadagnano punti grazie a speciali incastri, semplicemente draftando su 3 epoche.
Ogni giocatore gestisce, in maniera del tutto astratta e pretestuosa, una civiltà con annessa meraviglia, la cui costruzione (opzionale) porta a un bel grappolo di punti.
La forza del titolo è la sua estrema semplicità unita a una buona profondità.
Il solo meccanismo del draft è sufficiente per raccogliere risorse, comprare tecnologie, assoldare milizia, sviluppare un piccolo motore, costruire Meraviglie e guadagnare punti vittoria vanilla.
Un gioco adatto ai novizi (anzi: amato dai novizi) tanto quanto ai giocatori scafati in cerca della partita perfetta, un titolo che nel giro di pochi anni è già diventato un grande classico.

Arriviamo da Vik che ci sono già altri taralli sul tavolo. Taralli che marcano il territorio per scoraggiare altri taralli.

La partita aperitivo a 7 Wonders dura mezzora, 4 etti di taralli al peperoncino che sembrano impastati con habanero red savina, 3 caffè e un bottiglione di Pepsi.
Vince Red 58 a 57 sul sottoscritto, mentre Vik rimane indietro di una ventina di punti.

Pillow, in missione addormentamento Vichingo Junior, riemerge in punta di piedi dalla camera da letto e ci raggiunge al tavolo giusto in tempo per Traders of Genoa.
"Vuoi un paio di chili di taralli?" le chiedo porgendole un secchiello che sfamerebbe un sanbernando.
"La mangiate una fetta di cheesecake?" propone
"C'è sempre spazio per una cheesecake" rispondo

Elogio della Cheesecake
Dolce per 2-6 giocatori, di semplice realizzazione, composto da una base di digestive sbriciolate unite al burro fuso, Filadelfia montato con panna, zucchero e gelatina per dolci, con uno strato superiore di marmellata e guarnizioni di frutta. Dolce freddo, a basso costo, che non richiede cottura nè particolari abilità in cucina, risulta molto apprezzato d'estate (sia perchè non si accende il forno sia perchè fresco e non eccessivamente dolce).
Con parecchie Cheesecake nel mio curricula, e vagamente pioniere nell'uso dello spalmabile nella pasticceria, mi ritengo un intellettuale del dolce freddo e un filosofo delle torte cotte in frigo.
Il mio pensiero ultimo riguardo Cheesecake & 7 Wonders, è che condividono semplicità di ricetta e grande appagamento, che funzionano bene con ogni palato, che una volta in tavola vengono richiamate per una seconda fetta, e che a una mente illuminata non servono tanti ingredienti per fare un gran gioco.
Secondo tempo: partenza col freno a mano tirato
Vik sta decisamente virando verso il tedesco mothertongue: compra tutto nella lingua di Angela Merkel, tanto è completamente indipendente dalla lingua, salvo poi incartarsi malamente col regolamento in inglese maccheronico scaricato dal forum degli Amici della Lippa (perchè dalla Tana sarebbe troppo facile). 
Il gioco parte male, fra presunti bachi e incomprensioni dell'idioma, nonostante la bocca buona della cheesecake e una coccinella raminga che viene a planarci sul tavolo. Red polemizza sul corrente meccanismo delle aste, perchè secondo lui nell'asta perfetta si deve astare al banco, non al giocatore. Vik, che ha due punti saldi nella vita: Starcraft e i giochi d'asta, ribatte colpo su colpo senza concedere centimetri, succhiando veleno come una sanguisuga sulla testa di un cobra.
I primi due turni durano un'ora d'orologio di comizio fra i due, con Pillow e il sottoscritto che si mettono a parlare di scuola dei figli, compiti della vacanze ed insiemi equipotenti.
Poi verso l'una e mezza di notte la situazione si sblocca: Vik e Red fiutano il rischio di partita infinita, concordano una tregua e rinviano il dibattito in data da destinarsi (con l'occasione raccoglieranno comunque altro materiale a suffragio delle proprie tesi).

Traders of Genoa (Genoa)
Gioco d'aste per 2-5 giocatori, della durata di 60-120 minuti a patto di non far parte della mia cricca, prezzato fra i 40 e i 50 euro comprandolo in una lingua della comunità europea (Vik l'ha evidentemente pagato 20 euro).
I giocatori vestono i panni di commercianti ciarlieri, il cui scopo è, indovina un po', far più soldi degli altri.
Si gioca su un tabellone. A inizio turno si rollano due dadi che determinano la posizione sulla griglia delle caselle. Nel proprio turno ogni giocatore muove "la Torre", una pila di gettoni simile a quella di Istanbul. Si lascia un gettone su ogni casella percorsa, attivandone l'effetto che viene aggiudicato tramite asta a uno dei giocatori. Gli edifici permettono sia di svolgere delle azioni, che di comprare abilità (es. piazza la Torre senza usare i dadi) e raccogliere risorse per il completamento degli obiettivi.
Nel gioco si asta qualunque cosa: soldi, carte, materie, obiettivi, pugni di taralli e fette di cheesecake.
Non ci sono, almeno su carta, veri tempi morti, perchè con le aste i giocatori intervengono anche nei turni avversari, ma va sottolineato che aste ogni tre per due e contrattazione all'estremo sono il sale del gioco, e se non vi piace il genere è meglio lasciar perdere.
La partita finisce alle 03.00 con la vittoria del Tritamanuali (con monostrategia Privilegi).
Per amore della verità devo dire che sul finale si è innescata un'altra sanguinosa discussione sull'equilibrio delle aste fra Vik e Red, e che io ho avuto la tentazione di sniffarmi dal sacchetto le briciole rosse dei taralli al peperoncino, per sopravvivere all'eterno dibattito sul se sia nato prima l'uovo e la gallina.

Gioco interessante (a parte i soldi del Monopoli che io VIETEREI per legge nei giochi da tavolo) ma che probabilmente non fa per noi tre.
Abbiamo astato qualunque cosa, ben oltre il consentito e ben oltre il regolamento ("Se mi lasci il Privilegio ti do 4 materie e metto su un altro caffè" - "Sta bene ma solo se ci aggiungi anche la coccinella" - "Il cazzo! La coccinella rimane qui vicino a me" - "Due materie a TUA scelta per uccidere la coccinella, guarda la schiaccio col dito" - "Non schiacci un bel niente. E anzi faccio che passare!"), trasformando il gioco in qualcosa di diverso dall'originale.
Però è stato divertente.

Al termine della notte
Si rientra, con Aquasphere mai uscito dallo zaino, Luna di Feld sotto braccio per gentile concessione di Red (e la mia collezione di Stefan arriva a 7 titoli) e un pastone informe di taralli e cheesecake nello stomaco.
Red mi riaccompagna a casa.
"Grazie della serata, socio. Allora, abbiamo ricominciato?"
Guardo l'orologio.
03.15.
Tre ore di sonno all'alba.
"Sì, abbiamo ricominciato"

mercoledì 26 agosto 2015

Ma liberaci dal Burraco

Carolina Reaper.
Attualmente il peperoncino più piccante del mondo.
Gli sta sopra giusto lo spray in uso alla polizia americana.
L'assaggio a crudo, insieme all'amico vigile che non ce l'ha in dotazione alla cintola, e neanche un più friendly-civic spray alla cayenna e neppure uno al jalapeno per sedare manifestazioni studentesche delle medie, mi ha fatto diventare viola.
La pelle delle faccia: viola.
Un'esperienza mistica, come infilarsi una bistecca nelle mutande e poi scavalcare il muro di cinta di un canile.

Rieccomi. Di ritorno dai castelli di sabbia e dall'autostrada, in attesa di rientrare nell' ingranaggio.
Estate piuttosto fruttuosa dal punto di vista delle partite giocate, con qualche titolo ben spremuto e qualche altro rimasto fisiologicamente a intasare le arterie, insieme al colesterolo del fritto abruzzese.

The best of show nell'estate 2015 indubbiamente Summoner Wars, al quale sono finalmente riuscito a dare un po' di ossigeno anche in cartaceo, dopo millemila partite su Ipad.
Nelle prossime settimane dovrei riuscire a scriverci qualche parola: il titolo merita davvero.

Per un fortuito gioco di coincidenze, mi sono ritrovato a passare un paio di pomeriggi abruzzesi con TeOoh e Nceski, con i Costruttori del Medioevo (che avevamo provato addirittura ad apparecchiare sugli scogli ma siamo stati sorpresi da una pioggerellina che poi si è trasformata in uragano, tanto che TeOoh mi ha prestato un umbrella per tornare a casa), e soprattutto il blasonato Marco Polo del duo mica-pizza-e-fichi Tascini-Luciani, titolo che si riconferma davvero di altissimo livello.
Giornata pescarese anche con il buon Fantavir, che come sempre mi ha accolto in casa nonostante la mia maglietta col teschio e la mia ascella non proprio fragrante, e rifocillato con piatto di pasta e salsiccia di fegato (tnx Enrica!), e anche offerto qualche buona partita al suo gioco dei criceti (Hamsterbacke).
Filler di carte simpatico e cattivello, che non raggiunge le vette del suo Tuareg, ma che fa comunque il suo dovere (sono riuscito a farci giocare anche i suoceri, masticatori di Burraco e Pinnacola).

Vanno anche a punti Condottiere, addirittura giocato troppo e venuto un po' a nausea, l'evergreen delle serate da fette di cocomero: Coloretto, e il sempre sottovalutato Santiago de Cuba, che ha girato un paio di pomeriggi prima della discesa in spiaggia, e che a me continua a piacere.
Sono rimasti ingiocati Warage e Star Realms, per mancanza di soci, Dooble (dopo 3 estati al vertice delle preferenze di mia figlia) e Saboteur. Decisamente fuori gioco Magic the Gathering, che non sono mai riuscito a cavar fuori neanche con i ragazzetti autoctoni locali del sotto ombrellone, che sembra abbiano rinunciato anche ai fasti del Resuscita Mostro di Yughi-Oh per seguire le paterne orme sul sentiero del Burraco e della Scopa Napoletana. Sono questi i giochi più giocati dai ragazzi sulle sdraio: Burraco e Scopa, altro che la mia crociata contro la rumenta da supermercato e i maialotti che fan botti.
Mi stupisce vedere questi tabacchini calare 7 di spade gridando "Scopa!" e contare mentalmente i 6 per calcolare la primiera. Una partita, due, tre, dieci partite al giorno per ogni giorno dei 15 delle ferie.
C'è un pubblico di giocatori dormienti, spie nikita in attesa che qualcuno sussurri loro "Agricola", potenziali giocatori da convertire, rieducare, infettare col parassita buono, portare (o riportare) sulla retta via. Ci va un'azione capillare, una diffusione porta porta con azione congiunta giocatori-autori-editori stile lotta comunista + testimoni di geova + venditori Folletto.

Il nuovo anno ludico è appena iniziato, perchè noi come le scuole si riparte a settembre.
Rieccomi al tavolo.
Lasciatemi i token gialli.
Si ricomincia.

lunedì 17 agosto 2015

Non deve essere facile

Ultima notturna.

Ci tiene attaccati il cordone ombelicale di whatsapp, anche con l'estate di mezzo, centinaia di chilometri fra i nostri mojto.
"Come sono i culi dalle vostre parti?", chiediamo, ed ognuno è partigiano della spiaggia sua.
Redbairon, già ad abbruscarsi le spalle, ci scrive che non si è portato giochi in valigia (balla n°1) che aveva bisogno di disintossicarsi (balla n°2) ma si informa pour parler su cosa andremo a giocare per l'ultima notturna.
Vik propone un trittico Signore degli Anelli La Sfida + Star Realms + Patchworks, io pervicace Aquasphere + qualche altra cosa, e ventilo anche la possibilità di un Rosenberg last minute (tipo Le Havre, che dalle budella mi ricorda il mio debito).

Ma nel cuore del pomeriggio d'agosto un messaggio raggela la chat.
Dado: "Vik sono devastato. Giornataccia al lavoro"
Viking: "Occacchio Dado... quindi filler stasera? Seratina light?"
Dado: "Manco per il cazzo, Vichingo. Si deve chiudere col botto, con qualcosa di sostanza, niente sotto le tre ore, niente che possa esser catalogato facile o peso medio. Ci va il capo-cinghiale, solo un bestione da 400kg può vale la pena della serata".
Il titolo che sopravvive al ballottaggio dei giganti è Twilight Struggle, del quale, per pudore, non vi racconterò neanche una riga di regolamento, perchè lo potete pure scaricare dal kebabbaro all'angolo.

Vik mi scrive che sarebbe meglio anticipare un po' l'ora d'arrivo (21.30), perchè l'ultima partita con Red gli è durata 5 ore (no dico: 5 ore). Mi trovo d'accordo.
Anticipiamo simbolicamente di un quarto d'ora, giusto per dire che ci abbiamo provato.
Vik arriva che mia figlia è impegnata nel pacchetto Nanna All Inclusive che comprende: lavaggio denti + bacio papà + favola mamma + nanna. Francy mi suggerisce di non fare troppo tardi, che ho ancora tutta una giornata di lavoro davanti, e si sa che l'ultimo giorno arrivano sempre dei cetrioli.
Mi bullo delle sue raccomandazioni: "Qui o si fa l'unione sovietica o si muore!" le dico, già in modalità bolshevika
Va a dormire rassegnata.
Setup del gioco, regole e si comincia.
Si, comincia, sì......ma alle 23.00 una scampanellata alla porta di casa mia, sul mio pianerottolo, gela i conflitti fra USA e URSS.
Io e Vik ci guardiamo, impietriti.
Forse abbiamo fatto troppo casino ed è l'inquilino del piano di sotto, penso.
Mi avvicino allo spioncino. Nessuno.
Mi affaccio sulle scale. Nessuno.
"Ma hanno suonato, no? L'hai sentito anche tu?"
"Sì. Boh, forse non era il tuo, Dado".
Riprendiamo.
Ma mezzora dopo suonano di nuovo, questa volta di sotto.
23.30 di sera e suonano a casa mia.
Chiavi in tasca. E io e Vik scendiamo. Pronti all'impatto.
Perlustriamo le scale, androne, marciapiede, cantine.
E finalmente li vediamo: due ragazzini fra gli otto e i dieci anni, che mi chiedo che diavolo ci facciano due ragazzini di quell'età a quell'ora per strada.
Li becchiamo mentre escono da un altro portoncino, scampanellato per bene pure quello, sghignazzanti.
Mi vedono correre verso di loro: ai loro occhi un orango di un quintale con un cespuglio di barba, e dietro Vik, inquietante nel suo metro e novanta di magrezza dinoccolata e bracciale antizanzara arancione al polso. Perdono 5 dei loro 8 anni di vita.
"Non lo facciamo più! Non lo facciamo più!" è la prima cosa che mi dicono terrorizzati.
Sarei pronto a scommetterci 500 euro.

Si riprende.
Twilight Struggle.

Il conflitto in notturna si chiude alle 02.45, con gran vittoria del Vikingo grazie alle maggioranze in Europa che gli fanno guadagnare 8 punti decisivi al 6° turno.
(con le debite proporzioni, la partita sarebbe finita al 10° turno fra le 04.00 e le 05.00).
Partita bella tesa nei primi turni, ma a senso unico per Vik nel 5° e 6°.

USA vs URSS
La forza di un gioco del calibro di Twilight Struggle è che non puoi non riconoscerne il genio, anche se per te 180 minuti infrasettimanali (a essere ottimisti, dalle mie parti) sono qualcosa di proibitivo, un lusso da sabato sera un sabato sera ogni cinque.
Un gioco-salmone che risale la corrente dei pesci galleggianti solo per l'inerzia delle belle miniature, che fa dell'aderenza storica solo uno dei suoi punti di forza, in cui si vive la tensione del conflitto bellico, dell'incertezza politica, dell'equilibrio precario.
Un gioco in cui nessun dettaglio sembra appiccicato sopra, in cui nessun centimetro è accessorio.

Per Viking e RedBairon un top3 sul tetto del mondo, per quanto mi riguarda non il mio genere preferito in assoluto, lo ammetto, io sono un Rosenberghiano con manie salad-Feldiste, ma impossibile non riconoscerne la bellezza e l'eleganza, non rendergli merito, non incollarci sopra l'etichetta capolavoro.
Piccola nota sulla durata: leggo sui forum "Ma Twilight Struggle si gioca anche in 120 minuti!"
Sì, probabilmente, se ci giocate MOLTO e conoscete le carte a memoria.
Ma anche così, se si giocano tutti e 10 i turni, in una partita si giocano 154 carte. Giocarle in 120 minuti significa 47 secondi a carta, che in un gioco di questa complessità a me pare difficile
Il mio consiglio è di prendervi il tempo che serve, TS va giocato senza guardare l'orologio.

Non ho bisogno che sia facile, ho bisogno che ne valga la pena
La maggior parte delle volte, anche un filler fortunoso e mal playtestato, buttato in mezzo a quattro amici sbagliati, è quanto basta per passare una bella serata.
Ma per certe serate ci va il pezzo grosso.
Parafrasando gli xenofobi: "Non sono nemico dei filler, i miei migliori amici sono filler, però aiutiamoli [i filler] a casa loro".
Certe volte hai bisogno di sporcarti le mani, e anche che ti rimanga il nero sotto le unghie, segno indelebile che hai grattato, che hai scavato a mani nude, che hai ravanato nel ventre della TUA stanchezza per trovare le forze.
Perchè ci sono giornate sbagliate, in cui tutto va storto, e ritagliarsi le energie per una sera board pare uno sforzo sovrumano. Ed è proprio in quelle serate, che ci va il capocinghiale.
Perchè deve valerne la pena.
Se in qualche modo trovi le energie della serata, che siano spese per qualcosa di grande.
Il tempo dei giochi è tempo rubato ad altro, al sonno fisiologico, a due salti sotto le lenzuola con la propria moglie, a un buon libro di Mankell per dirne qualcuna, e allora se certe volte è perdonabile anche il junk-fillerfood, certe altre DEVE essere un taglio di primissima scelta, qualità D.O.P. e D.O.C, e del prezzo (e per prezzo intendo: le proprie forze) chi se ne strafotte.

Il mattino dopo non è facile.
La sveglia puntata alle 6.00 con 3 ore di sonno in corpo, è ruvida come una grattugia sulle palpebre.
Mi alzo dal letto, con una parte di me che, sono sicuro, rimane sulle lenzuola, almeno una libbra di carne.
Francy (davanti alla sua tazza di latte): "Dai, leone, che è l'ultimo giorno"
Io: [onomatopea incomprensibile]
Francy "Che ora avete tirato"
Io: "Le tre"
Francy: "Sarai distrutto"
Io: "Ne è valsa la pena, amu. Ne è valsa davvero la pena"

lunedì 10 agosto 2015

Mi aiuti col kickstarter tipregotipregotiprego

Il primo contatto avviene su Facebook.
Tizio mi chiede l'amicizia e mi scrive raccontandomi di essere un autore in procinto di pubblicare il suo primo gioco.
Si lamenta degli editori che oramai si limitano a tradurre l'edito, più che a produrre l'inedito, e che nel suo caso non hanno intuito le potenzialità del suo gioco, forse solo perchè lui non ha "un nome" e non è conosciuto nella cerchia. Comunque dopo oltre 1000 partite e aver riscosso molti pareri favorevoli da parte di amici e conoscenti ma anche da completi sconosciuti però giocatori esperti, ha deciso di pubblicarselo da solo, il suo gioco, tramite kickstarter.
Mi informa che la campagna sta per iniziare e mi chiede aiuto per pubblicizzarla.
Gli rispondo (la stessa cosa che rispondo sempre a tutti) che non sono un fan di kickstarter, che non ho mai kickstartato neanche un euro, nè mai promosso nulla del genere sul mio blog, che non sono contro quelli che lo fanno (Vik e Red partecipano di frequente) ma che non è proprio nelle mie corde.
Mi risponde con una lunga mail-pippone a proposito di tutti i vantaggi di kickstarter, citandomi casi illustri (Zombicide) e nomi di autori famosi che usano la nota piattaforma crowdfounding.
Replico qualche riga, qualcosa del tipo: "Non lo metto in dubbio ma non è la mia tazza di tè".
Risponde ancora, con un papiro ancora più lungo il cui succo è "Il mio gioco è buono ma non riesco a trovare nessuno disposto ad ascoltarmi o a darmi un po' di fiducia!"
Un po' impietosito, un po' fiaccato dall'insistenza, gli propongo di spedirmi il regolamento, che darò un'occhiata al gioco e gli farò sapere cosa ne penso.
Mi risponde che sul gioco in questione ci sta lavorando da anni, che è a un passo dalla pubblicazione (!) e preferisce non correre il rischio che qualcuno glielo copi, "Senza offesa, eh", ma che potrebbe mandarmi una "presentazione del gioco" in power point.
Gli rispondo che guarda va benissimo così, non spedirmi niente.
Mi chiede ancora se mi interessa scriverne un post sul blog.
Gli rispondo "No (vedi sopra)".

Si rifà vivo un mese dopo. Ciao-come-stai-tutto-bene-che-si-dice.
Mi informa che è a un passo dalla campagna kickstarter e che "ha deciso di fidarsi", che mi spedirà il pdf col print & play via mail.
Gli rispondo che sono un po' preso...
Lui insiste "Te lo spedisco, tu dagli un'occhiata. Con comodo, quando vuoi"
Arriva il pdf.
Sulle tutte le immagini c'è scritto in diagonale VIETATA LA DUPLICAZIONE.

Leggo il regolamento e...
E il gioco è pessimo. Un po' me l'ero aspettato, lo ammetto. Un push your luck che mescola 7 e mezzo e gioco dell'oca, con zero controllo e soprattutto zero divertimento (o meglio: il divertimento di spaccare a metà un mazzo e giocare alla carta più alta).
Gli rispondo diplomaticamente, che non è il mio genere.
Lui asserisce che forse non ho compreso il gioco.
Gli rispondo "Probabile".
Mi chiede se parlerò del suo gioco (senza accennare alle meccaniche, emoticon:sorriso) sul mio blog.
Gli rispondo di no.
Mi chiede il perchè.
Gli rispondo che non mi è piaciuto, che io non lo comprerei e che non mi va di consigliare un gioco che io per primo non comprerei.
Ripete che forse non l'ho capito (e due!).
Ribadisco che l'ho capito eccome ma NON mi è piaciuto. Per niente.
E finalmente demorde.

Nota: il soggetto in questione non è frutto della mia fantasia. Lui esiste, con le opportune modifiche narrative e omissioni, scritte più per tutelare lui e il suo gioco, che il sottoscritto.
In verità Tizio è il frutto di esperienze congiunte mie e del TeOoh di Recensioni Minute, col quale ho di recente condiviso un tavolino di un bar e un tavolo apparecchiato a The Golden Ages insieme con Walter Obert.
Il post è frutto dei nostri lombi, e della nostra chiacchierata davanti a un ottimo hamburger di fassone.
A onor del vero è giusto dire che la maggior parte degli autori, esordienti e volti noti, NON sono come Tizio, anzi sono l'antimateria di Tizio, ed è un piacere averci a che fare.
Ma qualche cozza statisticamente capita.

mercoledì 5 agosto 2015

Luci e ombre su Castles of Mad King Ludwig

Viking: "L'ho preso in tedesco, costava 20 euro in meno. Tanto è indipendente dalla lingua"
Dado: "E questo cos'è?"
Viking: "Il cartoncino riepilogativo degli effetti. Ecco. Prendetene uno a testa"
Dado: "Cosa significa: Wohnzimmer. Werte den gesamten Raum nocheinmal ?"
Viking: "Mhmhmhhm...'spetta che prendo l'Ipad"

Ultime pallottole prima del reboot estivo, prima del consueto post "Giochi da portare in valigia!", che un po' odio ma alla fine scrivo anch'io.
Il gioco della serata viene deciso con le istituzionali dodici dozzine di messaggi su whatsapp, che contati male fan cento messaggi, perchè noi non ci si mette d'accordo manco su Coca versus Pepsi, figurati sui boardgames. Vanno al ballottaggio lato mio Aquasphere, Patchistory e Florenza, lato Redbairon Tzolkin, Lords of Waterdeep e Caylus, lato Viking Starcraft (ancora 'sto cazzo di Starcraft!?).


E' la serata di Vik, quindi lasciamo decidere a lui, ponendo il veto unicamente sul monumentale Starcraft, che nella vampa d'agosto non reggeremmo. Il Vikingo prima si arrampica sul tavolo per annunciare "SERATONA CTHULHU CON LE CASE DELLA FOLLIA PIU' ESPANSIONE YEPPAAAA!!!!" poi trascinato giù, e fatto sedere a forza, mercanteggia "Almeno un Castles of Mad King Ludwig, che me l'avete fatto comprare e non ci abbiamo ancora giocato". (falso storico)
Nelle rispettive case, io e Red ci infariniamo col video di Teooh. Teooh ne parla bene, e anche su ILSA ne tessono le lodi. Graficamente a me sembra un cartonato di quelli che faceva mia figlia all'asilo con le forbici arrotondate e la colla Pritt.

Luglio a Torino, una città che fa la stronza.
Poche macchine e molte calorie, nell'aria madida, nei chioschi delle angurie tempestati di zanzare.
Red viene a prendermi alla solita ora, consueto giro all'enoteca per un bicchiere di menta++ , e alle 21.30 si è sul marciapiede del vichingo.
Gli whatsappiamo che siamo sotto, lui replica di fare pianissimo, praticamente dei gatti ninja.
Saliamo. La casa è immersa nelle tenebre, la mano bianca che apre l'uscio sembra quella di Nosferatu.
F A T E P I A N O A N D A T E  I N C U C I N A I O A R R I V O ci sillaba Vik.
Aspettiamo anche Pillow, in prima linea nell'addormentamento dell'erede.
Cominciamo un caffè e un po' di chiacchiere dopo, alle 23.00.
Castles of Mad King Ludwig
Titolo per 2-4 giocatori, durata 90-120 minuti, 60 euro di scontrino alla cassa.
Grafica da prototipo, roba che non sarebbe entrata a IdeaG manco a corrompere il Walter con un barolo chinato.
Castles of Mad King Ludwig è un piazzamento tessere a scopo espansione edilizia, al fine di costruire ognuno il proprio castello kafkiano. Nel proprio turno si refillano le 7 stanze in vendita, disponendole secondo una scala che ne determina il prezzo. Gli altri giocatori comprano e pagano cash direttamente al banditore di turno.
Le stanze, di diverse pezzature, vanno incastrate secondo poche e intuitive regole (porte con porte, sotterranei collegati solo con scale che scendono o con altri sotterranei), e una volta chiuse danno punti ed effetti.
Alla fine dei giochi si mettono in saccoccia punti extra sia per le carte obiettivo ottenute in partita, che per certe maggioranze determinate durante la fase di setup, che per le maggioranze delle stanze comprate e terminate sul tabellone, in un'insalatona di punti fuori controllo che manco Feld torturato tre giorni con le vuvuzela.

Partita
Si comincia leggermente claudicanti, a causa delle tesserine di riepilogo in tedesco che non riepilogano una beneamata mazza, e che ci costringono a continui "Cos'è già che faceva la gialla?".
Io e Pillow prendiamo subito il largo, seguiti a distanza da Vik, mentre Red filosofeggia di quadratura del cerchio sulla linea di partenza.
Disattenzione della socia di casella, che mi regala un boost a doppia attivazione, e me ne vado bellamente in fuga.
Spammo scale, perchè questo è uno dei miei obiettivi, e perchè chiusa una me ne entra un'altra. Vik si sviluppa in uno strano orizzontale con scelte poco lubrificate e una cattiva gestione dei giardini. Pillow, donna metodica, assembla un castello compresso e ben ottimizzato. Red acchiappa le farfalle col retino, sulla seconda casella del percorso punti.
La partita va in lungo e cominciamo tutti a perdere il fuoco sulle stanze avversarie. Regalo a Vik un cestinetto di punti, due giri dopo Vik li regala a Red, e la partita prende la piega del "Cerchiamo di far meno cazzate possibili".
Per Red il gioco si è fatto abbastanza duro ed è ora di entrare in gioco. Sempre spettacolare quando entra lui in partita, sembra l'Ispanico che si strofina la terra fra le mani prima di incontrare gli altri gladiatori.
Chiude, scomba, richiude e riscomba, in una trottola di punti che gli fa risalire tutta la classifica in due turni.
Un applauso, anche se il commento più adeguato sarebbe un minchia in un prato di punti esclamativi.
Partita aperta, dunque, niente di scritto, tutti lì a rosicchiare gli stessi centimetri.
Buccia di banana per Pillow, che scivola ancora regalando al Vikingo cinque minuti buoni di sventagliate di punti tipo Bruce Lee col nunchaku.
Ultimo turno: una santabarbara di effetti a catena, combo, bengala e triccheballacche, un circo Orfei di colori che ci sono pure il barboncino sulla bici e il clown col cravattino rotante. Impieghiamo 10 minuti buoni a calcolare i punti.
Spareggiamo io e Pillow, in testa sin dall'inizio, e infine porto a casa io la sudata pagnotta, grazie ai metri quadri del mio castello-brutto.

"Che cos'era che mi turbava a tal segno nella contemplazione della casa degli Usher?"
Si è soliti dire che la grafica di certi giochi o piace o non piace, e a me quella di CMKL non è evidentemente piaciuta. Il gioco è però interessante, della stessa linea di Suburbia, ma di livello avanzato, gradevole da giocare.
Certo che il maggior controllo, rispetto al fratellino a esagoni, resta comunque un po' faticoso.
Fermo restando che rimane una certa percentuale di caso (vedi pesca casuale degli obiettivi che danno un botto di punti e che premiano certe configurazioni a dispetto di altre) il controllo c'è ma richiede quattro paia di occhi come certi ragni e un po' di voglia di mettersi a calcolare.
Poter ordinare le tessere stanza pescate, in modo da far pagare più salato ai propri avversari quelle che scombano fra le loro mura, e parallelamente tagliar loro il danaro necessario per 2-3 attivazioni consecutive, è indubbiamente una bella innovazione (rispetto a Suburbia) ma non sempre una passeggiata.
Arrivati al giro di boa della partita (parlo di una partita in 4 giocatori), difficilmente riuscirete a tener d'occhio tutte le attivazioni in casa d'altri senza farvi scappare nulla. Ogni castello avversario presenterà infatti una serie di possibili incastri e combo di stanze risolvibili a catena, e calcolare la combinazione meno redditizia, fra le molte possibili, porterà via tempo in maniera esponenziale.
La conseguenza è che si presterà attenzione alle combo più evidenti e si giocherà con una certa leggerezza, regalando irrimediabilmente punti agli avversari (nel peggiore delle ipotesi la partita, ma noi si gioca solo per poter fotografare le etichette delle birre, mica per vincere).
Questo oppure un po' di sana paralisi d'analisi, della quale, come è noto, non è mai morto nessuno, ma è causa di parecchie orchiti.

Non un brutto gioco, per concludere, ma ammetto che ci ha lasciato qualche perplessità.

Notte
Ultima o penultima notte, prima della sabbia nel costume d'agosto, e delle spiralette di zampirone che oramai accendo più perchè mi ricordano l'infanzia che come deterrente per le zanzare.
Ci si separa un po' sofferenti, fra progetti di grandi rientri, di nottate brave fino alle 4.00 di notte, di maratone Rosenberg (che è il nome del nostro gruppo whatsapp), bullandosi della reciproca mancanza di sonno e sbudellandosi di reciproci sfottò.
Quasi le 3.00, si rientra.

domenica 2 agosto 2015

SIGNORIE : il nuovo gioco di Chiarvesio e Zizzi

I vigliacchi sanno sempre dove colpire, quando vogliono far male.
Quindi quando ho risposto a Chiarvesio che avrei avuto problemi per la serata, perchè il meccanico che doveva prendermi gli attacchi per il portapacchi, aveva ordinato quelli sbagliati e mi toccava una lunga deviazione che si traduceva in una serie di ritardi a carambola nel rientro a casa da lavoro, Mr Kinksburg ha semplicemente replicato "Boh, vedi tu se esserci o meno, Dado, volevo farti provare il nuovo gioco mio e di Zizzi, un bruciacervello da niente".
E SBAM !!!
In pieno sterno, il fiato che si spezza, le ginocchia che sembrano sbriciolarsi come segatura mentre il pavimento crolla sotto i piedi.
Sto cadend
Buio.

SIGNORIE , gestionale di dadi per 2-4 giocatori, durata 90-120 minuti, del dinamico duo Chiarvesio & Zizzi, in uscita a Essen 2015 per la What's Your Game?

La partita dura 7 turni, scanditi da 7 carte bonus di fine turno, pescate da un mazzetto e posizionate sul tabellone centrale (il tabellone ospita inoltre le 10 città da influenzare, 3 percorsi carriera, 1 percorso cultura, 5 mazzetti di carte casata, ordine giocatori, azioni extra, 4 mazzetti di carte casata ottenibili con i matrimoni delle figlie).
Ogni giocatore prende una plancia e i segnalini del proprio colore.
Si determina a caso il primo giocatore, che comincerà rollando 20 dadi, 4 per colore.
Nel proprio turno ogni giocatore può prendere UN dado e posizionarlo sulla prima riga della propria plancia, nel colore corrispondente, attivandone gli effetti. E' possibile sia spendere il dado per attivare l'effetto della colonna, sia spenderlo per posizionare un aiutante su una delle altre colonne (quella col secondo colore associato: nella foto sopra posizionando il dado verde è possibile sia attivare l'azione della colonna verde che posizionare un aiutante sulla colonna arancione - pagandone il costo). Gli aiutanti aumentano il numero di azioni disponibili nelle attivazioni della colonna.

Posizionare i dadi non costa monete, a patto di eguagliare-superare il valore rappresentato. In caso di valore inferiore si pagano tante monete quant'è il delta.
Letta così potrebbe sembrare che i dadi con valori più alti siano più forti... Non è proprio così. Perchè una volta piazzati i 4 dadi (4 su 5), finiscono le azioni del turno e si sommano i valori dei dadi, ed è possibile ottenere il bonus delle 7 carte solo se non si è superato il valore di 13 (quindi quel "6" verde nella foto è già una bella spina nel palmo).

Il gioco ruota attorno alla gestione e alla crescita delle famiglie.
E' possibile spendere (dadi) per celebrare un matrimonio dei propri figli maschi e ottenere prole (maschio o femmina, a seconda del tiro, con un modificatore "ostetrica" che permetterà il reroll a pagamento) per nuove attivazioni.
I maschi possono essere impiegati sui tre percorsi carriera: esercito, nobiltà e clero, e successivamente utilizzati per influenzare le città.
Le femmine celebreranno matrimoni all'interno delle famiglie più abbienti, e potranno essere spese per azioni extra.

Not for babbans
Pochissima alea e buon controllo, in questo german bruciacervello, a dispetto della sacchettata di dadi, che durante il setup mi aveva un po' inquietato.
Essenziale la pianificazione sulle lunghe distanze e la capacità di vedere gli incastri fra le colonne, per ottimizzare il turno.
Insalata di punti? Mhmhmhhm. Direi insalata di effetti o insalata di combo, a patto di riuscire a montarle e farle girare (cosa non sempre immediata).
Il vincolo 13 nella scelta dei dadi, per il bonus, che di solito è molto buono, è aggirabile, tramite l'acquisto della "tecnologia" che porta a 16 la soglia, e tramite altre carte bonus, ma naturalmente occorre investirci, e se fai una cosa non fai l'altra.
Gli altri giocatori al tavolo, Paolo e Alessandro, playtesters del gioco, hanno montato combo devastanti, quasi doppiandomi sul percorso punti, con gran esplosioni pirotecniche all'ultimo turno.
Signorie, si gioca quasi esclusivamente a carte scoperte e a informazione completa, eccezion fatta per le carta casata ottenibili tramite il matrimonio delle figlie. La percentuale di caso di questa azione è comunque mitigata dalla possibilità di far "scry" sui mazzetti, grazie alle città sotto la propria influenza.
Okay, voglio azzardare: da quanto ho visto nelle due ore di partita, e nella versione pre-stampa, forse siamo di fronte a una piccola bumba.
Un gioco corposo, per gamers, che richiede concentrazione e dedizione al tavolo, un gioco, questo SIGNORIE, che spreme le meningi e la serata, che dà molto in termini di appagamento, e concede molto poco spazio alle chiacchiere da bar al tavolo (credo di aver spiccicato 10 parole in tutta la serata).
Non un gioco per babbani, questo deve essere chiaro.
Il mio consiglio, inoltre, è di portarsi al tavolo un elettropungolo per bovini, nell'eventualità di soci malati di paralisi d'analisi (e me ne vengono in mente almeno un paio fra le mie conoscenze), perchè altrimenti NON ne uscirete vivi.
In arrivo quindi per Essen una bella salsiccia grassa e unta, dalla premiata norcineria "So' 3 chili e lascio" di Chiarvesio&Zizzi, un bel pezzo di carne tutto proteine e grassi, che intaserà le nostre arterie e ci complicherà il girovita.