giovedì 23 aprile 2020

Il momento migliore per comprare un gioco era 20 anni fa

Da gennaio le cose sono precipitate velocemente, la pandemia ci è piovuta addosso come un acquazzone estivo, ci ha colto impreparati come una vespa volata dentro la nostra automobile mentre stavamo guidando.
Ci siamo ritrovati da un giorno all'altro chiusi fra le quattro mura di casa, a fare i conti con la spesa da fare, con le mascherine e i guanti obbligatori mentre su Amazon davano Consegna: Sabato 13 Giugno, con i nostri genitori anziani che non potevamo più vedere ma solo sentire per telefono [e con i quali litigavamo perchè volevano andare al mercato a fare la spesa o in ospedale per una visita: "L'ho prenotata un anno fa, se la disdico adesso me la rimettono nel 2021!"], con la scuola nelle sue mille sfumature: dai gruppi whatsapp dei genitori con i codici ZOOM che si perdevano fra diecimila Grazie! e pollici in su, alle videolezioni dei figli con la stampante con le cartucce secche.
Ci siamo arrangiati, in qualche modo, con i guanti per lavare i piatti, con il lievito col miele e il pane fatto in casa, e ci stiamo ancora arrangiando, zoppicando, comprensibilmente, mettendo pezze, sognando quella normalità e quella quotidianità che qualche mese fa trovavamo noiosa e scandita soltanto dalle feste.

venerdì 17 aprile 2020

50 VOLTE IL PRIMO DADO

Ingiustamente incarcerati nelle profondità dell'Oscuro Castello, saremmo fuggiti dalle segrete schivando e mancando trappole e mostri, fino a conquistare la superficie.
Il discorso del vecchio non faceva una grinza, al contrario della sua pelle, che sembrava il lenzuolo di due amanti la mattina dopo.
La ragazza che distribuiva le armi, con una cotta di maglia fina tanto stretta al punto che, si avvicinò chiedendomi nome e ruolo.
Lessi la mia carta e le risposi che ero SMITH e che in quanto a Possanza, beh, ne avevo di che togliere qualunque voglia [le strizzai l'occhiolino non potendo strizzarle altro, ma lei non sorrise]. Mi chiese metodica debolezze e oggetti. Risposi che non ero un Albert Eistein per Astuzia, e che per oggetti mi erano capitati la Mela Parzialmente Marcia, che poteva essere scartata per recuperare 1 punto vita, e la Fortuna Liquida, che, anche se faceva pensare allo squaraus, era invece una carta importante, che permetteva di ritirare il dado.
Mi guardò con la stessa fiducia che io avevo riservato al vecchio e si raccomandò di fare attenzione a dove mettevo i piedi, perchè i corridoi erano pieni di trappole.
Le risposi: "Tengo mucho Possanza, comprende chica?".

sabato 11 aprile 2020

Fuggire sì ma dove

"Cos'è, roba magica, esoterismo?" aveva chiesto il corriere accanto all'ascensore, leggendo il nastro da imballaggio Magic Merchant attorno al pacco, e forse immaginando candele nere, caproni, quadrati del sator, e un tizio incappucciato di bianco davanti a una popputa ignuda sull'altare.
"Giochi da tavolo" lo avevo deluso io, pentendomi, appena un istante dopo, di non aver citato nemmeno l'upupa, il pinotismo e gli incantesimi stupentemente suplimi a sua volta.

La scatola del gioco era fuori misura, oscenamente sottile come il cartone di una pizza da asporto.
Nel titolo, Fuggi Fuggi! [Fearsome Floors] c'erano le solite "F" del poco egocentrico autore, Friedemann Friese, che insieme al colore verde erano il suo marchio di fabbrica: Funkenschlag, Famiglia, Friday, Fable Fruit, Fauna.
Il mostro, la Creatura, era in cartoncino e con le fattezze di Frankenstein, altro nome con la "F"  ma invece si chiamava Forunculus per chiare questioni di copyright, e una volta assemblato non si chiudevano più scatola e coperchio [o meglio: si chiudevano sbucciando le mani del mostro].
Il gioco era uscito nel 2003 e su Board Game Geek, in 17 anni, aveva rosicchiato solo uno striminzito 6.7.
Sotto la scheda c'erano alcuni commenti recenti che incensavano il titolo, forse non geniale ma almeno divertente e superbamente cazzaro, e altri che, come da buona tradizione, lo massacravano con cuscinetti a sfera in un calzino.

venerdì 3 aprile 2020

Just a perfect day

Aspetta. Ho messo la tazza accanto al computer portatile mezzora fa, il caffè era bollente, l'ho bevuto soffiando e scottandomi le labbra, sono sicuro. Eppure la tazza è ancora piena, calda che non riesco a tenerla stretta che per pochi secondi.
Sto perdendo il senso del tempo. Da quante settimane sono a casa? Due, tre, quattro? Devo controllare la mail del lavoro per saperlo. E non sono del tutto sicuro se è mercoledì o giovedì.
Stare fra le quattro mura di casa ti toglie il senso del tempo che passa. Sembra scorrere tutto più lentamente, anche perchè non succede gran che.
Le giornate diventano speciali quando vado al supermercato, allora mi faccio un film su tutto. Sulla cassiera con qualche chilo in più e col gatto tatuato sulla mano [ha anche tatuato il simbolo dell'infinito, ma si vede d'estate, quando scopre l'avambraccio], adesso sta dietro una lastra di plexiglass, con la mascherina, ha un bellissimo taglio di occhi e continua a darmi più bollini spesa di quanti dovrebbe. Sull'anziano secco secco che lega lo yorkshire all'ingresso: il cagnolino ha una zampa più corta, zoppica, penso sempre che il cane andasse un po' troppo veloce e che per il suo padrone fosse un problema. Sul tizio che prende due confezioni da 24 lattine di birra: ha grossi anelli alle dita, vecchio trucco da rissa. Sulla donna attempata appena uscita dalla doccia, una montagna vaporosa di capelli che profumano di balsamo, truccatissima, con tacchi-trampoli per fare la spesa, magari aveva appena deciso di separarsi dal marito e di rifarsi una vita, quando è arrivato il virus.

mercoledì 1 aprile 2020

Il cellofan che ancora avvolge Barrage

La scatola di Barrage ha ancora il cellofan addosso.
Tre mesi dopo averlo acquistato.
Perchè?
Le ragioni sono così tante che ho preferito registrare un video.
Già so che mi farò dei nemici.


Trovate Barrage