lunedì 21 ottobre 2024

Le tre piaghe del gioco da tavolo



Il cammino di un gioco da tavolo dalla rastrelliera del negozio fin sulla mensola a casa del giocatore che l'ha acquistato, è un pellegrinaggio spirituale.
Per qualche strano mistero più inspiegabile dello scioglimento del sangue di San Gennaro, nel tragitto post-acquisto il gioco da tavolo perde il suo valore terreno e si trasforma in oggetto sacro, reliquia mistica da venerare.

I più fanatici imbustano le carte e poi imbustano le carte imbustate. Sui social ci si domanda se questi fedeli delle Ultra Pro Sleeves scopino con due profilattici sovrapposti, perché prendersi sifilide e gonorrea è certamente peggio che rovinare le carte di Dominion, ma ognuno è libero di amare il culto che preferisce, anche se è legittimo il dubbio che si proteggano i giochi più delle persone con le quali ci si siede al tavolo.
Ma ogni religione ha le sue piaghe e quella del gioco da tavolo ne ha tre, tre che al confronto quelle di Benigni a Palermo: siccità, Etna e traffico, sono bazzecole.

La prima terribile piaga è il SUDORE.
Non semplice acqua al 99% con una minima parte di sale e un ph appena appena un po' acido, ma invece un mix di acido muriatico + solforico + organico tipo sangue di Alien, in grado di corrodere carte, dadi, token in legno, miniature in plastica, tavolo in alabastro, e di sfregiare a distanza pure l'autore del gioco.
Secondo la leggenda 20 anni fa Stefan Feld aveva una chioma a cespuglio che lo chiamavano tutti: Il Quinto Cugino di Campagna (per questo aveva creato Agricola), poi una goccia di sudore di giocatore gli cadde inavvertitamente sulla capoccia e divenne calvo (e il gioco fu attribuito a Rosenberg).

I veri giocatori tengono sempre agganciato alla cintola un sacchetto di gesso per arrampicate, per asciugare il sudore delle mani, e un aspiratore Dyson per aspirare il gesso in eccesso.

Ma c'è una seconda piaga, ben più grave della prima, che nessuno riesce a debellare, nonostante tutti i buoni propositi, l'agopuntura e i cerotti presi in farmacia.... il FUMO!

Consumatori di sigarette, pipe, sigari, chiloom, toscanelli, svapi, narghilè... tabagisti con polpastrelli ingialliti, che tramite frizione impregnano tessere, carte e token di molecole di nicotina.
Oltre ad essere olfattivamente sgradevole, la contaminazione del fumo amplifica la dipendenza dei giochi da tavolo sommandoci quella della nicotina.
Secondo l'Università del Colorado negli Stati Uniti i giochi da tavolo appartenuti a un fumatore, provocano più morti del crack.


Dove invece possiamo e NON FACCIAMO, è nella terza e più grave delle piaghe ludiche, che diffama l'Italia alla fiera di Essen e nel resto del mondo!
Voi avrete già capito, e io mi vergogno a dirlo... il CIBO!
Se in tutti i Paesi anglosassoni si è soliti sgranocchiare patatine in sacchetto o bretzel, durante le partite serali ai giochi da tavolo, noi dobbiamo invece dimostrare di essere dei veri italiani.
Durante le nostre partite vengono consumate teglie di parmigiana tracimanti melanzane fritte in olio motore, vassoi di cous cous con pollo e ceci, mastelli di spaghetti con pummarola ncopp e purpett e'puorco, caponata di verdure con colatura di alici, plateau di zeppole fritte ripiene di crema, ricotta e Nutella.
Ma è durante le feste che si verificano i peggiori incidenti! Non è raro, a Natale, riporre nel sacchetto dei cubetti risorse i canditi avanzati del panettone Bauli, e celebre è diventato il caso di quel giocatore genovese che a fine serata ha riposto la colomba mandorlata di Pasqua nella scatola di Wingspan.

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