giovedì 30 agosto 2018

La bronchite ad agosto

Non seguo il gregge: io la bronchite me la faccio ad agosto. Con la mia febbre a 39 vi brucio tutti sulla linea di partenza, babbi e pecoroni dell'agosto in costume, infradito e ray-ban aviator, che consumate l'ostia della tachipirina fra i santi e l'immacolata. Siete dinosauri della salute, io vi sto avanti di due stagioni, e mentre voi pestate la menta fra i cubetti del mojito con la cannuccia, io vi sorpasso, vi scavalco, vi dileggio e giganteggio, con la mia tazza di brodo di pollo caldo espettorante.
Odio la vostra avulsa banalità, il vostro far di classifica de li meglio culi sotto l'ombrellone, il vostro pontificare sul ghiacciolo alla menta, sul tormentone di Rovazzi, il vostro lamentarvi del caldo e a proposito del caldo: il vostro ricordare bene al mondo intero che, come partigiani, voi l'agosto della famosa estate del 2003 eravate a un matrimonio, in giacca e cravatta!
Schiavo di brividi che neanche le unghie sulla lavagna, e neppure quando berlusconi diede del kapo' a schultz, io febbricitante da sotto le coperte guardo il mio mondo senza riconoscerlo mio, sembra quello di una razza aliena di lucertole che vivono vicine al sole, oppure sono io l'alieno del pianeta freddo Paracetamol III.

Non è stato facile prenderla, la bronchite, non basta, come invece sostengono molti, sudare per bene e poi con la maglietta bagnata coricarsi mezz'ora sotto lo split dell'aria condizionata. Sempre a sminuire gli sforzi degli altri! Io me la sono guadagnata, la mia bronchite! Giorni interi di dedizione al sudore e al rito della maglietta bagnata manco fossi una bellezza con grossi seni e mire televisive, e le due intere settimane centrali di ferragosto a lavorare, passando dal caldo delle officine dove lavorano il metallo, agli uffici frigoriferi degli impiegati, un dentro fuori pelvico nel pertugio caldo e umido d'agosto.
E dopo tanto sforzo e comprovata fedeltà, Lei è infine giunta, perchè la bronchite al contrario del lotto che se ne fotte dei numeri ritardatari e manda intere famiglie in malora, come il 53 che sulla Nazionale non si fece vedere per 257 estrazioni, la bronchite si concede a chi la brama, a chi la corteggia, a chi le regala mazzi di rose scarlatte con dentro i propri bronchi diafani.
Me ne sarei potuto tranquillamente restare a casa a letto, a godermela in ogni sua curva, la bronchite, nelle mucose infiammate, nella su citata febbre simile a quella di un innamorato, nel grattugiare doloroso dello sterno, nella produzione pantagruelica di muco color perla, nella difficoltà a respirare e a dormire la notte.
E invece ho scelto.
Di lasciarla come sottofondo.
Come una bella canzone.
Facendo altro.

Il lavoro è più complicato, e lo ammetto: perdo colpi. Concentrarsi sui problemi dell'ufficio e sui grattacapi informatici figli dei lombi di bill gates è impresa assai ardua, con quel motivetto, quella nenia sempre in testa.
Non che a casa vada meglio. Sono assente, in famiglia, più stanco, meno recettivo, meno pronto, debole.
Sono un marito scarso, un papà con ampi margini di miglioramento, e credo che anche la gatta abbia di che lamentarsi in fatto di grattini.
Ho cercato di far capire a Francy il vanto sociale di avere addosso una malattia fuori stagione e completamente fuori tempo, e di quanto fosse esclusivo scatarrare, avvampare in viso per la mancanza di fiato e spalmarsi il vics vaporub sul petto, mentre gli altri si lamentavano delle insolazioni.
Lei non ha compreso.
Anzi si è anche sottratta alle mie richieste di amore in notturna, adducendo che "Se no ci ammaliamo entrambi".
L'ho dovuta ricattare ricordandole che nei voti nuziali Nel bene e nel male e finchè morte non ci separi, non c'erano dispense per i casi di bronchite. E così alla fine ha ceduto. Ho pensato si sentisse lusingata a far l'amore con l'unico caso documentato di bronchite nel torrido agosto torinese. Ma mi ha detto più volte che no, non lo era affatto.
Confuso, stordito, ferito nell'orgoglio, solo con la mia bronchite della quale cominciavo a dubitare il valore intrinseco, ho ripiegato sulle scatole della mia mensola.
Che loro per me ci sono sempre. Nel bene e nel male.
A darmi un po' di affetto, Sagrada, uno dei pesi medi-leggeri che ho apprezzato di più quest'anno.
Puzzle game ad alto contenuto di dadi d6, che ha intrattenuto tutta la community dei gamers col tormentone maciullacoglioni: "Ma meglio Azul o Sagrada?" , di Adrian Adamescu e Daryl Andrews, edito in Italia da Cranio Creations, per 2-4 giocatori e 45 minuti circa di durata. Scopo del gioco: comporre il mosaico della propria vetrata utilizzando i dadi, e realizzare in questa maniera più punti vittoria degli altri mastri artigiani vetrai all'opera.
I dadi vanno incastrati e incastonati secondo pochi e semplici vincoli: non possono essere posizionati vicini ortogonalmente a dadi con lo stesso valore numerico o con lo stesso colore, e ad ogni incastro bisogna citare un brano di Sant'Agostino d'Ippona. Ad ogni turno si drafteranno dal sacchetto: [numero di giocatori] x 2 +1 dadi.
Alcuni strumenti ci aiutano nell'incastro, che sembrerà una bazzecola ai primi turni, e un sudoku rotto negli ultimi, le carte attrezzo, che consento minime manipolazioni di numero \ colore \ spazio \ dado senza stravolgere il gioco. Tre i gettoni per utilizzarle, col vincolo che ogni volta che viene utilizzato un attrezzo, questo costa un gettone in più.
Ogni vetrata giocatore ha una feritoia, nella quale a inizio partita vengono inserite casualmente le carte configurazione che già impongono di loro alcuni vincoli [vedi foto in alto].
Dopo 10 turni, a fine partita, si otterranno punti grazie agli obiettivi comuni raggiunti, e a quelli personali.

Un gioco fluido, piacevole, rilassante, con pochissime regole, adatto veramente a tutti, con materiali curatissimi, uno di quei titoli da tirar fuori con gli amici refrattari ai giochi solo per ammutolirli sazi. Per quanto mi riguarda davvero un titolo azzeccato, tanto che non mi dispiacerebbe vincesse qualche premio del settore. Nel voler fare l'autopsia al gioco e a voler cercarne i difetti, la carta obiettivo personale ha sicuramente un certo peso nel conteggio finale dei punti, e poi l'indiscutibile alea, che nell'ultimo turno potrebbe far partita. Ma in questo secondo caso: hei, state giocando a rollare e piazzare un numero eccezionale di dadi: mettete in conto l'alea o passate oltre.
Per maggior chiarezza vi linko il video di una partita completa dei Giullari
https://www.youtube.com/watch?v=6PDParWIjTA

Ho procrastinato il più possibile l'incontro col medico perchè sapevo esattamente che cosa mi avrebbe detto, come un amico che ti vede con la ragazza sbagliata.
"Non voglio i tuoi consigli" gli ho detto
"E allora perchè sei venuto qui?"
"Mi piace la sala d'aspetto"
"Ho visitato una polmonite con diarrea fulminante, ieri. La tua bronchite è acquetta fresca. Lasciami fare il mio lavoro".
Ha scarabocchiato un foglietto.
Antibiotico. Sapevo che me l'avrebbe prescritto, l'antidoto a quanto così faticosamente agognato, il farmaco più demonizzato negli ultimi anni, il male assoluto secondo quelli che si curano solo con l'omeopatia finchè poi non stanno male sul serio e allora poi si curano con gli antibiotici ma di nascosto.
"Ti prescrivo anche una protezione per lo stomaco" ha aggiunto
"Nessuno fa niente per niente" ho detto
"Okay, non riesco a scaricare alcuni documenti pdf del ministero della sanità, mi dà errore sul browser".

Ingoio la pillola senza indorarla.
Ci andrà qualche giorno.
Ti perderò nello sterno ma non nel cuore.
Non ti dimenticherò amica mia.



Sagrada e fermenti lattici vivi su Magic Merchant.

2 commenti:

  1. Sempre figa la bronchite d'estate. BRAVO, muovi l'economia (BIG PHARMA).
    Volevo comunque chiederti, senza impegno... ma alla fine, onestamente, è meglio AZUL o SAGRADA? [smiling trollface]

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  2. Madaiii! Bronchite ad agosto, pensavo che solo mia moglie ci riuscisse (con tanto di cortisone... e qui ti batte alla grande)!

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