lunedì 2 luglio 2018

Ciò che ci distingue dalle bestie

Se mi ricordavo bene di lui, da sobrio era saggio, ma da brillo era brillante. Per questo gli offrii un doppio Campari, non avevo bisogno di ponderati consigli, ma di ricordare la nostra adolescenza fra le case popolari della Fiat senza stare a fare bilanci delle nostre vite. I bilanci son pericolosi. Specie se hai fatto dei sogni precisi.
Gli chiesi di sua moglie. Mi era sempre piaciuta. Per un certo periodo l'avevo anche corteggiata.
"Non fraintendermi, voglio che la vostra storia duri a lungo" le avevo confidato una sera "Mi accontenterei davvero solo di una notte d'amore. Ti prometto che sarei molto dolce, e che il mattino seguente ti porterei la colazione a letto". Lui aveva scosso la testa: "Naaa, così è troppo facile, o te la porti via per sempre o niente". Lei gli aveva assestato un colpetto sulla testa, aveva ridacchiato "Fammici pensare, ti mando un sms stanotte mentre lui dorme" e poi aveva ritirato le tazzine di caffè vuote.
"E' una bella donna" avevo osservato mentre lei si allontanava in cucina "Ha una leggerissima peluria bionda sul viso"
"E delle gambe da favola"
"Credo che il marito dovrebbe accendere un cero alla madonna un giorno sì e l'altro pure"

"Desiderava tanto un bambino. Non è arrivato. Qualcosa si è incrinato dentro di lei, anche se racconta a tutti che l'ha superata".

Gli chiesi del lavoro. Mi raccontò che aveva cambiato cappello un certo numero di volte, e che poi, quando aveva capito che il bambino non sarebbe mai arrivato, si era messo in proprio ed aveva cominciato a viaggiare. A volte stava via anche una settimana.

La cameriera portò altri quattro Campari, due per me e due per lui.

"Te li ricordi Fabio F. e Alessandro B. ?" mi chiese.
"Certo che me li ricordo. Le quattro gambe storte del tavolo, ci chiamavano"
"Quando facevano le squadre a educazione fisica eravamo sempre gli ultimi quattro a essere scelti"
"Alla fine eravamo anche in competizione fra noi, per esser scelti prima degli altri tre, per non essere gli ultimi degli ultimi"
Lo guardai. Era diventato grande e grosso. Non rimaneva nulla del ragazzino gracilino che era stato.
"Come siamo sopravvissuti a tutti quei calci in culo è ancora un mistero" disse
"Correndo. Correndo più forte di quelli che ci inseguivano"
"Ci nascondevamo dietro i cassonetti e sotto le macchine parcheggiate. Quando tornavo a casa, mia mamma mi strillava Ma dove diavolo ti sei infilato, in un camino?!?"
"Scappavamo senza combattere"
"Erano più grandi e più cattivi di noi, le avremmo prese garantite, ma forse avremmo almeno potuto tentare"
"Sognavamo di diventare dei giustizieri, la notte, dei giustizieri mascherati, e di riparare a qualche torto con la stessa moneta".


Il nostro quartiere, Mirafiori Sud, negli anni '80, era diverso da quello dei libri della Biblioteca Pavese, in via Candiolo.
I cattivi la facevano franca, i furbi scavalcavano il muro mentre i buoni se ne stavano in fila col biglietto in mano e alla fine non trovavano posto, chi doveva difenderci non lo faceva, chi doveva far rispettare le regole in classe preferiva non ritrovarsi due chiodi piantati nelle ruote, i genitori dovevano lavorare a testa bassa per riuscire a pagare l'affitto, e i deboli, manco a dirlo, soccombevano.
Gli eroi dei libri non mettevano piede nel nostro quartiere.

WATSON & HOLMES
Investigativo e deduttivo ambientato nel mondo di Sherlock Holmes di Conan Doyle, per 2-7 giocatori, di Jesus Torres Castro, della durata di 45-75 minuti, fortemente dipendente dalla lingua [vedi foto a lato di una carta luogo: nel gioco ce ne sono +200] ed edito in Italia da Asmodee.
Rispetto ad altri prodotti simili [il primo accostamento che viene in mente è quello con Sherlock Holmes Consulente Investigativo] si tratta di titolo competitivo: in Watson & Holmes i giocatori sgomiteranno e si metteranno i bastoni fra le ruote l'un l'altro, per arrivare a risolvere per i primi i 13 libretti dei casi.
Il gioco è a consumo, inteso che a meno di consumare ketamina e altri anestetici per animali che cancellano la memoria, una volta giocati tutti e 13 i casi non potrete [naturalmente] rigiocarli.

Come funziona in poche righe.
Si sceglie un caso, si legge ad alta voce il libretto con l'incipit del mistero, e si posizionano sul tavolo a faccia in giù le carte luogo da visitare. Vengono distribuiti ai giocatori i token personaggio, i segnalini carrozza e polizia, carta e penna per prendere appunti.
Nella prima fase dell'indagine, a turno, i giocatori posizionano il proprio token personaggio + n° segnalini carrozza sul luogo che intendono visitare. Se un secondo giocatore rilancia con più segnalini carrozza, il primo giocatore viene scalzato ed è costretto a cambiar luogo [perdendo un segnalino].
Quando tutti i giocatori hanno piazzato il proprio personaggio, si visitano le carte luogo.
In partita è inoltre possibile:
- posizionare un token Polizia su una carta luogo per complicarne l'accesso agli altri giocatori
- introdursi furtivamente in un luogo protetto dalla polizia tramite l'uso di un Grimaldello
- eliminare un token polizia con un segnalino Revoca [per tutti i giocatori]
- acquisire segnalini Carrozza
- prendere la carta Holmes che forza un giocatore a leggere ad alta voce la carta luogo visitata
- utilizzare l'abilità di un personaggio

Una volta raccolti abbastanza indizi, e ricostruita mentalmente la soluzione del caso, i giocatori dovranno fiondarsi a Baker Street per rispondere alle domande.
Si tratta di un gioco di semplice esecuzione, narrativo, anche se la narrazione avviene silenziosamente, nella testa dei giocatori, ben congegnato nell'intreccio giallistico, investigativo e immersivo. L'atmosfera Sherlockiana è ben resa, complice probabilmente un ottimo lavoro di traduzione. I materiali sono molto buoni, così come l'organizzazione in dossier e lettere nella scatola.
Tutto sembra orchestrato e confezionato per funzionare bene. Ai giocatori che hanno già giocato a Sherlock Holmes Consulente Investigativo e perchè no: anche Mythos, rimarrà da capire se più congeniale e nelle loro corde un competitivo o un collaborativo.

Ciò che ci distingue dalle bestie
Si era fatto tardi, e io e lui non ci saremmo rivisti per un po'. La vita era così. Complicata come un quadro di Escher.
E il gazebo del bar, probabilmente mai condonato al catasto, e con sobrie trappole per topi nascoste negli angoli, aveva un suo senso. Era territorio neutrale e insieme tolkieniana terra di mezzo, una boa urbana che galleggiava fra la strada con l'asfalto rattoppato dal sindaco uscente, e il complesso di case popolari assegnate con populismo dalla sindaca entrante.
"Una volta qui era tutto uno spaccio" disse lui allargando le braccia su via Fratelli Garrone.
Gli dissi di Sherlock. Negli anni '30 Hollywood l'aveva reso uno spocchioso rompipalle. In realtà faceva uso di stupefacenti a scopo ricreativo. Ci avrebbe fatto comodo a Mirafiori, un eroe.
"Watson vende kebab" aggiunse in maniera criptica.
Forse aveva preso un Campari di troppo.
Pagammo e tornammo alle nostre macchine.

"Ci rivediamo una volta o l'altra" gli dissi
"La prossima facciamo da me, che mia moglie non ha dimenticato le tue avances, aspetta ancora di mandartelo quel sms"
Risi.

"Mettiamo il caso" disse prima di salire in macchina "Che uno di noi due alla fine lo sia diventato"
"Diventato cosa?" gli chiesi
"Un giustiziere" rispose "Non a tempo pieno, eh. Ma mettiamo che qualche volta si sia messo un passamontagna in testa ed abbia fatto quello che andava fatto"
"Ad esempio?" chiesi
"Che cosa ci distingue dalle bestie?"
"Non lo so, che cosa ci distingue"

"La violenza. Gli animali non sono violenti. Un leone che uccide un'antilope non è violento. Noi siamo violenti"
"Non capisco dove vuoi arrivare"
"Che ci siamo dati una giustizia per dirci diversi dalle bestie, una giustizia che non funziona, e che aspettiamo che qualcun altro faccia il lavoro sporco, e poi il mondo ci crolla addosso perchè non succede mai"

Salì in macchina. Infilò le chiavi nel quadro.
"Se alla fine fossi diventato davvero un giustiziere. Se durante i miei viaggi avessi fatto delle cose a delle persone cattive. Se avessi un passamontagna proprio nel bagagliaio di questa macchina. Vorresti saperlo? Vorresti saperlo che almeno uno di noi quattro ce l'ha fatta?"
"Forse è meglio che ti riaccompagni a casa, non mi sembri nelle condizioni di..."
"Sono sempre stato il primo dei quattro. Il migliore delle quattro gambe storte del tavolo".

Mise in moto la macchina.
E tornò da dove era venuto.


Watson & Holmes e il passato che torna, su Magic Merchant

3 commenti:

  1. Watson & Holmes l'ho appena comprato ma non ancora giocato...aspetto la serata giusta con le persone giuste.
    Visto che ti piacciono i giochi di carte, ti raccomando Fugitive per quando siete solo in 2: stile Scotland Yard (asimmetrico) ma alleggerito, accorciato e svecchiato.
    Elena P.

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  2. Complimenti per l'ennesimo mini romanzo che ci regali, a quando il libro vero ?

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  3. Sempre un piacere Dado :)
    ...per il gioco: MEH. Provato a Play giusto quest'anno. Non è brutto intendiamoci, ma è un Cluedo per esperti. Mi aspettavo qualcosa di più, ma riconosco che per funzionare funziona.

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