Melonia mi scrive che ha finito di leggere il manoscritto che le ho spedito, quindi le telefono.
La prima cosa che mi dice è che l'ha letto tutto d'un fiato, in un solo giorno, ma che poi ha passato la serata a guardare video di gattini per tirarsi su.
«È tristissimo, Andre».
«Io i gattini me li mangio» le rispondo per cambiare registro alla telefonata, e per non ripeterle per l'ennesima volta che è un brutto periodo.
Non si può stare male per troppo tempo. O meglio: tu sei libero di sanguinare per anni ma socialmente ti è concesso solo un certo periodo per condividere le tue disavventure, per cercare l'empatia del prossimo. Dopo quel periodo: rompi i coglioni anche agli amici più fedeli.

La seconda cosa che mi fa notare è che in tutto quello che scrivo, e
lei mi legge da quasi 20 anni, gli amici del protagonista sono sempre
persone deprecabili, sbagliate, guaste come i denti di uno zombie.
Incasso, e neanche a farlo apposta, qualche sera dopo con Viking, RedBairon e il
Vescovo Blasfemo andiamo a sparare agli zombie allo Zero Latency Torino.
- Muschio
- Tadeus
- Big Charlie
- ColonIrritabile.
«Dado deve sempre affibiarti un soprannome» osserva uno dei soci. Registro anche questa osservazione.
Qualche sera dopo giochiamo a Magna Roma, piazzamento tessere per 1-4 giocatori, della durata di 90 minuti circa, di Matteo De Nardis.
«Appena lo provo ti faccio sapere» avevo promesso all'autore, lettore del blog, che me l'aveva regalato nel lontano gennaio 2023.
Magna Roma, come spesso accade, era stato fagocitato dalla mia libreria, oggetto mistico al pari di un cilindro lungo 50 km che fluttui nello spazio (Rendezvous with Rama), che rappresenta sia la mia incapacità di aprire una parentesi e poi di chiuderla, sia il mio procrastinare in attesa di una perfezione che busserà alla porta ma quella dopo la mia.
Si tratta di un piazzamento tessere che si attivano fra loro, per ottenere risorse e salire su tre tracciati (come da miglior tradizione a far punti, a fine partita, sarà solo il segnalino più indietro).
La selezione azioni ha un interessante sistema a rotella o orologio: puoi avere quasi tutto, amico mio, QUASI!
Altro modo per far punti sono i monumenti, che vanno comprati, costruiti e innescati in vari modi (adiacenze, turisti, colori...)
Giochiamo monchi del Vescovo Blasfemo, impegnato a diffondere il verbo in qualche associazione ludica del pinerolese basso.
La partita viene affrontata in questo modo:
- RedBairon: gioca in religioso silenzio, come se stesse visitando una moschea [quella sita in Via GianDomenico Puppa, a Sucate (Milano) riconosciuta anche dall'ex sindaca Moratti] e intanto scala e scalcia sul tracciato delle divinità e ipoteca la milizia.
- Viking: si lamenta che non gli esce mai una tessera utile e che tutti ce l'hanno con lui perché è piccolo e nero, e intanto fa man bassa di tutti i monumenti e risponde pan per focaccia ligure a Red sulla milizia.
- io: faccio un po' di questo e un po' di quello, come Salvatore de Il Nome della Rosa, che parlava tutte le lingue e nessuna, ossia provo a fare un po' di tutto e non finalizzo un mazzabuco.
La partita scorre bene, vince Vik, e il gioco alla fine incassa i seguenti voti: 7, 6+, 7-.
Una buona media.
«Dobbiamo farlo provare al Vescovo e a Zampa» dico.
Ci impiegano qualche secondo per collegare Zampa a Valentina. È stata battezzata così perché durante le partite menava zampate sul tabellone.
«Tu dai soprannomi a tutti» osserva un socio.
«È il modo che ha Dado per farti sapere che sei della sua cerchia, del suo mondo immaginario» dice l'altro.
Il dolore è ingombrante, è un trasloco incompiuto: all'improvviso ti ritrovi sopraffatto dagli scatoloni, sommerso da pacchi che è prudente non aprire, perchè, temi, non riusciresti più a richiudere, a rimettere dentro tutto quello che hai tirato fuori, non hai abbastanza nastro né cerotti. E allora puoi fare due cose: ti rannicchi nel silenzio pudico, riservato, privato, oppure nella chiacchiera da bar: chiassosa, cialtrona, volgare.
Ma se scegli questa seconda strada, più liberatoria, sappi che a un certo momento finiranno le male parole e anche le bestemmie non ti sembreranno abbastanza. E allora, come un filosofo del volgare, teorizzerai e bramerai l'esistenza di livelli successivi, come negli anime Ken il Guerriero o Dragon Ball, bestemmie di caratura avanzata, in grado di distruggere pianeti, e nemici sempre più forti contro i quali sfogare la tua rabbia.
che sostiene questo blog.



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