Avrei dovuto prestare più attenzione agli indizi, a volte il destino cerca di dirti qualcosa.
Il primo era stato il libro La giusta distanza dal male arrivato a fine agosto. «L'ha scritto una dottoressa del Pronto Soccorso dell'Ospedale Giovanni Bosco» mi aveva detto il Radiologo «Ti piacerà».
Mi era piaciuto, l'avevo divorato in pochi giorni, il tempo di ricevere il secondo regalo: il gioco City Flip Roma, da parte di Gianfranco Fioretta, l'editore con il quale ho pubblicato La Casa delle Mannaie.
Avevo provato il prototipo di Walter Obert qualche anno prima a IdeaG, quando ancora si chiamava "Tutte le strade portano a Roma".
L'incidente
«Possibile che nessuno abbia preso la targa?» continuo a ripetere a quelli che ho attorno. La mia macchina è accartocciata al centro strada e il tizio del carro attrezzi mi dà consigli come se fosse il mio migliore amico. È arrivato un minuto dopo l'incidente. Adesso i carri attrezzi sono tre.
Arriva l'ambulanza e arrivano anche mia moglie e mia figlia.
«Come stai?» mi chiedono tutti.
«Sto bene, ma nessuno si è segnato la targa?»
Mi sembra impossibile che dopo una botta del genere l'altra macchina si sia dissolta nel vuoto. Il tizio non si è neanche sincerato che fossi vivo, o che non avessi la spina dorsale spezzata, dopo il suo speronamento.
Sono incazzato e non vorrei andare in ospedale ma gli infermieri sono gentili, mi danno del tu: «Su, Andrea, solo un controllo, per far star tranquilla tua moglie, per questioni assicurative».
Durante tutto il viaggio non faccio che lamentarmi che nessuno ha preso la targa: «Siamo sempre pronti a fotografare il budino, quando te lo portano al ristorante, ma nessuno che abbia fotografato quel tizio».
Mi portano all'ospedale Giovanni Bosco.
Mentre aspetto arriva la polizia.
Raccolgono la mia deposizione e per sicurezza mi fanno l'alcol test (che naturalmente è zero, sono appena uscito da lavoro).
Mi dicono che acquisiranno i filmati delle telecamere dei negozi lì intorno.
Per visitarmi ci impiegano un bel po', perché le persone in attesa sono tante e stanno tutti peggio di me.
La dottoressa ha i nervi a fior di pelle, mi manda a fare le lastre, e al ritorno la sua diagnosi è il classico colpo di frusta.
Mentre compila il foglio di dimissioni le dico «Ho proprio finito di leggere un libro ambientato in un Pronto Soccorso, qualche giorno fa».La sua penna si alza dal foglio: «Che libro?»
«La giusta distanza dal male».
Annuisce «L'ha scritto una nostra collega che lavorava qui. Se n'è andata perché stava impazzendo»
«Un bel libro»
«Dovrebbero leggerlo i politici, quelli che ci tagliano tutti i fondi».
Esco dall'ospedale. Il pacco con City Flip Roma arriva esattamente il giorno dopo, e rimane in giacenza nel punto dove faccio spedire i giochi per un bel po'.
Nei giorni seguenti, con ancora il collare al collo, mi giro tutti i negozi della zona per chiedere se qualcuno ha visto qualcosa. Percorro anche tutte le vie intorno, per cercare una macchina bianca, abbandonata e con il muso schiacciato. Niente.
City Flip Roma è il primo gioco che intavolo dopo l'incidente, alcuni giorno dopo, con i soliti soci (comprensivi del Vescovo Blasfemo che per paura che gli rubassi la scena si è fratturato un piede).
In parte è come lo ricordavo: un cooperativo per 1-4 giocatori, di sole carte, nel quale bisogna costruire una griglia 7x7 e poi collegare i 10 monumenti più famosi di Roma ognuno alle sue specifiche 4 indicazioni stradali.
Un gioco di strade, uh, molto a tema, penso tutta la sera.
Non ricordavo le carte avanzate, che complicano le cose e aggiungono varietà alle partite.
Giochiamo in 5 perché al gruppo si unisce anche Zampa, che passa la prima parte della serata a ripeterci "No, non gioco, sono stanca, domani devo alzarmi presto e voi fate sempre tardi». Giochiamo bene ma perdiamo nel terzultimo piazzamento. Zampa propone di giocarne un'altra.
La polizia non ha trovato la macchina.
I filmati hanno registrato "le parti salienti dell'incidente" ma non la targa del pirata che poi si è dato alla fuga.
Scopro anche che l'assicurazione minikasko, in assenza di targa non paga un centesimo, quindi da qui a Natale mi toccherà lavorare per pagarmi le riparazioni.
Rimettermi alla guida richiede un triplo atto di fiducia. Nei confronti delle macchine che stanno vicine: magari questo che ho di fianco al semaforo è uno che, in casa di incidente, scapperebbe via. Nei confronti delle persone, che stanno sempre col cellulare in mano pure al cesso, ma che quando serve non vedono né fotografano nulla. E nei confronti dell'assicurazione, che non ha fatto niente.
Continuo a chiedermi perché il tizio sia scappato. Se era ubriaco, se la macchina era rubata, se nascondesse qualcosa nel bagagliaio della macchina (droga, armi, un cadavere?) o chissà che altro.
Le persone attorno sono imprevedibili.
Un abbraccio e un augurio di pronta guarigione!
RispondiEliminaTullaris