domenica 13 dicembre 2020

Amali estremi

A 15 anni mi sentivo fuori posto come un tizio imbardato in una tuta da sci su una spiaggia di Riccione a ferragosto.
Stefano, il mio migliore amico, lo stesso che 30 anni dopo avrebbe esercitato come psicoterapeuta in una comunità di tossici e psichiatrici, aveva trovato rifugio nella musica. Strimpellava la chitarra. E scriveva AC/DC nei bagni della scuola con l'uniposca.
Io invece non avevo un posto in cui rannicchiarmi.

Era il giugno del 1989. E il traghetto per la Sardegna sarebbe partito da lì a pochi giorni. Mio cugino D. mi aveva suggerito, una volta arrivato al campeggio, di aggiungermi un anno o due, per combinare qualcosa di più con le ragazze.
"Se fumassi non sarebbe male" aveva aggiunto "Quelli che fumano scopano di più, è scientificamente provato".
Io non fumavo e comunque non mi aspettavo di scopare già quell'estate. Mi sarei accontentato di arrivare a palpare i piani alti [e per "mi sarei accontentato" intendo che ci avrei messo la firma].
Quell'estate conobbi Fede, una ragazza molto più grande e sveglia di me. Se volete sapere come andò fra me e lei andate a rileggervi questo.

Prima di prendere il traghetto passai dalla Standa di Via Nizza a comprarmi un romanzo per il viaggio. Non avevo mai letto niente Stephen King, che non era famoso come lo è oggi, e non avevo mai provato quella sensazione che raccontavano tutti, di non riuscire più a staccarmi da un libro.
Ero vergine sotto molti punti di vista.

Scelsi: Unico indizio la luna piena, perchè era corto, 115 pagine, così che se non mi fosse piaciuto [come non mi era piaciuto Il partigiano Johnny, regalatomi da mio padre] almeno l'agonia sarebbe durata poco.
Lo iniziai. E lo finii quello stesso pomeriggio.
Tornai alla Standa il mattino seguente. Presi Le notti di Salem, 441 pagine.
Perchè di quelli sulla rastrelliere, era il più lungo di Stephen King.
Finito Le notti di Salem, cominciai a scrivere il mio personale sequel, nel quale alcuni ragazzi delle superiori scoprivano un focolaio di vampiri a Torino. Lo scritto rimase naturalmente incompiuto.
Continuai a leggere romanzi horror e a scrivere racconti e bozze di romanzi.
Avevo appena trovato il mio rifugio.
Fra tutti i racconti di quegli anni, ne ricordo uno in particolare. Raccontava di un ragazzo che invitata la più "figa della compagnia" a vedere insieme le stelle, la notte di San Lorenzo, in collina. Il racconto si ispirava a due fatti veri: eravamo andati con gli amici a vedere le stelle il 10 agosto vicino al planetario di Pino Torinese, e al ritorno eravamo rimasti imbottigliati in coda con la macchina per due ore. E poi c'era effettivamente una ragazza bellissima, nel nostro gruppo, famosa perchè usciva con tutti i ragazzi una sola volta, ma non ci stava mai con nessuno, neanche un bacio striminzito.
Nel mio racconto il protagonista invitava la ragazza in un bel ristorante elegante e poi andavano insieme a vedere le stelle in collina. Sulla strada del ritorno la ragazza cominciava a star male. Lei non se n'era accorta, ma lui al ristorante le aveva versato un intero flacone di lassativo nel bicchiere. Lei prendeva a supplicarlo di trovare il modo di uscire da quell'ingorgo, ma la strada a una sola corsia per senso di marcia era bloccata da file di macchine da ambo i lati, non c'era proprio modo di venirne fuori, e intorno c'erano solo i fianchi della collina: non un bar o un locale nel quale rifugiarsi in bagno [ndr: esattamente la strada dell'osservatorio di Pino Torinese]

Quando le fitte si erano fatte insopportabili, lei aveva provato a scendere, ma la porta non si era aperta [lui aveva bloccato la serratura lato passeggero]. E così lei se l'era fatta addosso. Una montagna di merda liquida, in quel vestitino color pesca da fotomodella che indossava. Lui aveva riso così tanto e così forte, che lei aveva preso dalla borsa la spazzola col manico in metallo e gliel'aveva conficcata nell'occhio. Uccidendolo. Terrorizzata e non più lucida per quello che era appena successo, si era tagliata le vene con le forbici della manicure.
Quando era arrivata la polizia, alcune ore dopo, gli agenti non avevano saputo spiegare cosa diavolo fosse successo in quella macchina, in coda la notte di San Lorenzo.

Mandai il racconto ad un concorso letterario.
Alcune settimane dopo mi arrivò una lettera. Credo di averla ancora a casa dei miei, da qualche parte. Diceva: "Il racconto è molto originale e ben scritto, ma per i temi e il linguaggio trattato non è adatto al nostro concorso letterario".
Risposi con una lunga lettera di fuoco, invocando la libertà di espressione e i poeti maledetti.
Non mi risposero. Come si dice: non mi cagarono.
50 CLUES
Leopold la trilogia.

Escape thriller per 1-5 giocatori, di Jeppe Norsker, che comprende i tre capitoli: 1- Il pendolo del morto 2- Sonno bianco 3- Il destino di Leopold. Durata: 90 minuti circa a capitolo. Editore: BlackSands Games.

Avventura in stile escape room, con enigmi da risolvere e rompicapo da decifrare, e una storia a tinte forti non adatta ai minori di 18 anni [e neanche alle persone particolarmente sensibili].
L'avventura richiede di calarsi nei panni di Maria, rinchiusa in un reparto psichiatrico, che deve riuscire a fuggire per ritrovare suo figlio prima che sia troppo tardi.

All'interno di ogni scatola troverete un mazzo di 54 carte, illustrate con colori nero-bianco-rosso-grigio che ricordano il fumetto bonelliano Morgan Lost.

Ogni capitolo della trilogia ha un seriale, per l'utilizzo nell'app da cellulare, che ha una validità di 30 partite.
L'app è molto semplice da usare, così come il breve regolamento da apprendere.
Vi invito a guardare il caso demo-tutorial di TeOoh [https://www.youtube.com/watch?v=6M8vmqUiNfY&t=33s].

Gli enigmi non sono semplici. Anzi alcuni sono proprio tosti. Direi che richiede un minimo di esperienza con le escape room.
Il sistema di suggerimenti vi verrà comunque in aiuto, scalandovi alla fine qualcosina sul punteggio [ma la storia è così intensa che ve ne fregherà poco niente].
50Clues può essere tranquillamente giocato in solitario, io ho fatto così, visto il periodo, spezzettandolo un capitolo alla volta in 3 sere.

Una bella narrazione dal quale difficilmente riuscirete a staccarvi.

Veniamo ai contro.
Non è finita. La storia si chiude col terzo capitolo... ma le vicende non si concludono. Rimangono molti interrogativi e faccende in sospeso. Che il gioco colmerà con i prossimi capitoli di 50 Clues, in uscita nel 2021.
Quindi dopo esservi immersi nelle pieghe di una storia così cupa e coinvolgente... il sipario calerà inesorabile alla carta numero 54 del terzo capitolo. E a voi rimarrà addosso quell'ansia che avevate provato quando la serie Lost si era interrotta sulla botola.
"E adesso? Come diavolo faccio ad aspettare? Io devo sapere!!!"

Se me lo chiedete in privato posso fornirvi il numero di cellulare privato dell'editore, per poterlo tormentare di notte con telefonate anonime: "Dimmi come finisce o ti verso lo zucchero nel serbatoio della macchina!".
Io stesso gli sto mandando un velato messaggio con la foto sopra.

Amali estremi.
Per quel che mi riguarda le storie sono come le birre e la carne: meglio crude.
Non c'è niente di meglio che rifugiarsi in una buona storia, libera e selvaggia, con le mutande calate alle caviglia. Una storia che colpisca dritta allo stomaco come un pugno, una storia screanzata, scritta come se non dovesse mai leggerla nessuno.
E poi risalire, tornare a galla, prendere una boccata d'aria e immergersi ancora.
Una storia in cui i personaggi sono schegge impazzite che piangono a dirotto, scappano fino a farsi raschiare i polmoni dal fiato, sembra che aiutino una vecchietta ad attraversare la strada ma arrivati dal marciapiede opposto la gettano a terra per rubarle la borsa, scopano in macchina facendo ondeggiare l'arbre magic appeso allo specchietto retrovisore, avvelenano un cane attraverso un cancello per introdursi in una villa [e se nella villa trovano la donna delle pulizie la strangolano con la corda delle tende].

Una storia di Breat Easton Ellis, James Ellroy, Joe R. Lansdale, Chuck Palahniuk, Isabella Santacroce, spacciatori di adrenalina, sangue e merda.
E naturalmente di Stephen King.
I suoi libri sono tutti capitoli di un'unica grande escape room. Ci sono entrato nel 1989. E sto ancora cercando di uscire.

Trovate 50Clues su Magic Merchant
che sostiene questo blog.

4 commenti:

  1. naturalmente adesso vado a vedere se trovo da qualche parte questo benedetto Kinga da 100 pagine...;-)

    RispondiElimina
  2. Toooppp. E confermo tutto su King. Si sta leggermente rincoglionendo, va detto, ma ancora riesce a tirare fuori roba nuova "sua" :)

    RispondiElimina
  3. Le notti di Salem è il mio King preferito come romanzo (come racconto I Langolieri).
    Direi notevole il racconto che avevi mandato al concorso, purtroppo eri avanti coi tempi e coi gusti...pulp, molto pulp!
    Elena P (Infinite Jest)

    RispondiElimina
  4. Provare a riproporre il racconto a qualche editore?
    Magari ora i tempi sono più maturi...

    RispondiElimina