venerdì 21 febbraio 2020

Telecinesi e volare sono niente

Così mentre riflettevo sul croissant che sapeva di burro, la donna dietro il bancone, gemella diversa di Orietta Berti, truccata da sanremo e con garbati punti luce swarovski ai lobi, chiese a mio padre se ancora frequentasse il canile come volontario, perchè nel caso avrebbe avuto proprio due vassoi di biscotti secchi per le povere bestiole. Mio padre, meglio di Robert DeNiro quando c'era da ricoprire il ruolo della Sfinge, finì la goccia di caffè nella tazzina e rispose un "No" duro come un diamante.
Anni addietro lui e mia madre erano partiti presto la mattina per fare il giro dei forni a farsi dare i sacchi di pane duro, e poi una volta al canile avevano lavato strati di merda dalle gabbie da contarci gli anni come i cerchi nel tronco degli alberi, e riempito le ciotole (tanto pane duro + un bicchiere d'acqua + un pugno di crocchette: come da istruzioni del Responsabile del canile). Erano felici, mia madre sembrava ringiovanita, quando la sera la sentivo al telefono mi raccontava di tutti i cani chiamandoli per nome uno per uno: A Full sta guarendo la mascella, gli avvolgo l'antibiotico nel prosciutto. Jury sembra abbia adottato Rocky: dove va uno va l'altro, stanno sempre insieme. Zuma sta riprendendo peso dopo una settimana di diarrea, poverino, è così magro.
Poi qualcosa aveva sbeccato la porcellana delle buone azioni. A mio padre non erano andati giù certi comportamenti del Responsabile del canile. E così una mattina aveva fatto il solito giro dei forni, e poi mentre scaricava i sacchi di pane duro, lo aveva avvertito: "Questi sono gli ultimi. Io e mia moglie non verremo più".
Mia madre aveva subito quella decisione, avrebbe ingoiato il rospo per i cani, avrebbe ingoiato mille rospi per Full, Jury, Rocky e Zuma, ma per mio padre il mondo era o bianco o nero, e il silenzio-assenso del Responsabile lo faceva sentire dalla parte della ragione.
Uscimmo dalla pasticceria.
In Piazza Bengasi i lavori per la metropolitana erano fermi da anni, i cartelli dell'inizio cantiere erano arrugginiti e illeggibili, si vociferava che l'architetto dei primi progetti fosse stato lo stesso Imhotep.
"Sul giornale c'è scritto che dovrebbero finire nell'estate del 2021" dissi
"Dicono così tutti gli anni, sempre: la prossima estate" rispose.
Al pomeriggio uscii in macchina con EFFE per il solito giro dei bar.
Era asciutto da un mese e l'astinenza gli stava riempiendo il cervello di ossessioni.
"Per una birretta non casca il mondo" gli dissi al parco, mentre lui contava i fili d'erba e guardava e non guardava un rumeno con una Moretti da 66 su una panchina, vedendolo come l'uomo più fortunato del mondo.
"Meglio di no" rispose.
I suoi occhi erano imperlati come le gocce sul vetro del Baffo d'oro.

La sera arrivò Francy. Io stavo a letto, mia figlia era dai nonni.
Il pomeriggio con EFFE era stato impegnativo.
La vidi entrare e muoversi nel buio della camera da letto. Si accorse che ero sveglio.
"Com'è andata?" mi chiese spogliandosi.
"Stancante. Molto. Mi dai il tuo reggiseno?" le chiesi.
Me lo lanciò nel buio. Lo afferrai e lo strinsi. Era caldo del suo corpo. Aveva il suo profumo.
Mi addormentai.

Due sere dopo andammo a cena da Jabbaleno.
L'avevano operato alla gamba e camminava con la stampella: tre buchi sul ginocchio per riattaccargli il tendine.
Gli avevo dato il numero della fisioterapista che mi aveva rimesso in sesto la spalla.
Mi disse che lo stava aiutando molto, che la prima visita gli aveva insegnato a scendere dal letto: sembrava una banalità e invece no, era un'impresa da circo Togni, bisognava avvitarsi.
Arrivò anche il DottorX.
Ordinammo le pizze.
Le bambine sparirono in camera con Harry Potter.
TINY TOWNS
City-building di Peter McPherson per 1-6 giocatori, della durata di 45-60 minuti circa, edito in Italia da Raven Distribution, e candidato al Premio Efesto.
Scopo del gioco: edificare la propria piccola città, raccogliendo materie prime e costruendo edifici, e realizzare il maggior numero di punti vittoria.
Setup velocissimo: si mettono edifici in legno e cubetti a portata di mano dei giocatori, si distribuiscono le plance 4x4, si scelgono e mettono scoperte al centro del tavolo le 7 carte edificio.
Le carte edificio determinano i vincoli di piazzamento e i punti vittoria degli edifici nella partita in corso.

Ad ogni giocatore vengono anche distribuite, coperte, 2 carte monumento uniche, che rendono il gioco asimmetrico [non obbligatorio].
Nel turno un giocatore sceglie un cubetto risorsa, che tutti i giocatori dovranno piazzare obbligatoriamente sulla plancia 4x4. Una volta realizzata la "figura" corrispondente, si rimuovono i cubetti e si costruisce l'edificio.

Semplice da spiegare e con pochissime regole da tenere a mente, è un gioco di veloce esecuzione, anche in 6 giocatori la partita scorre senza tempi morti, difficilmente si sforano i 45 minuti.
Ciò che colpisce di Tiny Towns è il suo essere non una coperta corta, ma un asciugamano da bidet corto.  La plancia 4x4 è un coriandolo e diventa soffocante in pochi turni: imparerete velocemente a  giocare tagliando le gambe ai vostri avversari, ingolfandoli di cubetti inutili e procrastinando la costruzione di edifici chiave. E al contempo soffrirete, sì, soffrirete e maledirete il fazzoletto di terra, così simile alla vostra vita: non c'è abbastanza tempo nè spazio, bisogna sacrificare qualcosa.
Un gran bel titolo per tutti, con una buona rigiocabilità [si giocano solo 7 carte a partita], che vi farà venir voglia di giocarla meglio la prossima volta e quella dopo.
Jabbaleno.
Ci raccontò che uscito dall'ospedale, dopo due giorni di ricovero, l'infermiera del post-operatorio gli aveva regolato la stampella troppo alta ["Lei è bello alto, gliela metto al massimo"] e così al marcantonio gli era pure venuta una brutta infiammazione alla spalla.
Gliel'aveva poi rimessa a posto la mia fisioterapista.
"Andre avevi ragione: 'sta ragazza ha le mani magiche".
Io le avevo definite: farfalle d'acciaio.
Pensai che forse lei era una sciamana.
Che poteva togliere il dolore alle persone.
Poteva farle star meglio.
Era un gran bel potere.
Al confronto volare, leggere nel pensiero e diventare invisibili, erano proprio il nulla cosmico.

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e soluzioni temporanee al dolore
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7 commenti:

  1. "Pensai che forse lei era una sciamana.
    Che poteva togliere il dolore alle persone.
    Poteva farle star meglio.
    Era un gran bel potere.
    Al confronto volare, leggere nel pensiero e diventare invisibili, erano proprio il nulla cosmico."

    Qui, è raccchiusa tutta la storia...

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  2. Adooooooro Tiny Towns!
    Verissimo, una partita tira l'altra. sono contenta che sia candidato al premio Efesto.
    Elena P (Infinite Jest)

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    1. Il titolo giá mi attirava e i vostri commenti entusiasti, assieme alla notizia dell'uscita italiana del titolo me lo fanno aggiungere alla mia Wishlist!

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  3. Kafka diceva "un racconto deve svegliarti come un pugno in testa".
    Adesso sono sveglio.

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  4. Avevo già la scimmia e la riconfermo, sarà mio

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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