Giungemmo lenti ma almeno giungemmo, a ridosso delle 22.00, quasi fuori tempo massimo come gli auguri per il compleanno whatsappati alle 23.56, con la puntualità delle mestruazioni il giorno del saggio di danza, e l'aplomb dei bagnini aragostati di Rimini all'arrivo delle prime turiste germaniche. Chrys e Daisy, forse non vedendoci arrivare, si erano messi comodi sul divano, e forse si erano proprio accucchiati, tanto che lui ci accolse col rossetto sbavato e lei spettinata, o il contrario non ricordo.
Io e Viking si andava da Chrys per due ragioni precisissime. La prima era il guacamole di Daisy, che era vero guacamole di avocado e jalapeno, e non quella merda Old Wild Nacho che vendevano al market. La seconda era Near and Far, da provare prima di farne una questione di principio o un'ossessione, come avevamo fatto con Quantum che alla fine ce lo sognavamo la notte.
Arrivati, accendemmo il navigatore solo per trovare parcheggio. I cantieri sotto casa di Chrys si erano spostati di nuovo. Secondo i sismologi Druento si trovava proprio sul bordo della zolla tettonica eurasiatica, e l'asfalto scivolava a valle, trascinando sanpietrini, transenne, segnali di divieto, vecchi da cantiere e operai con la betoniera. Salomonicamente, la collisione delle zolle avvicinava la casa di Chrys sia alla mia che a quella di Vik, per non cedere alle gelosie, alla velocità di cinque centimetri all'anno, così che sarebbe giunta a distanza di un braccio dalle nostre il giorno dell'arrivo a casa del corriere con il kickstarter di Heroquest.
Intanto i demoni nella mia testa erano tornati, si erano presentati sulla porta con un paio di birre tiepide, auto invitati come certi parenti parassiti la domenica alle undici e quarantacinque.
Se ne sarebbero andati, certo, presto o tardi, non potevano restare per sempre [oh, sì che potevano] dovevo solo aspettare, e intanto farli accomodare, farli entrare dentro.
Avrebbero ribaltato tutto come al solito, e a me sarebbero toccati i cocci.
Salimmo da Chrys. C'era la solita copia di Quarto come centro tavola, e alcune buste appoggiate per terra, accanto al divano, dalle quali spuntavano gli spigoli delle scatole dei giochi; c'erano nuove e costose scatole di Lego da montare, altra cosa per la quale Chrys era piuttosto noto nell'ambiente, e poi riviste di modellismo, vecchie copie di Playboy, manuali di gdr e pile infinite di manga ammonticchiate ovunque.
"Prendi il caffè, Dado?" mi sorrise Daisy.
I demoni presero posto nel salotto che avevo in testa.
Quello biondo mi ricordò del compleanno di F. il 18 settembre. Gli avevo chiesto cosa desiderasse per i suoi 40, che erano una data importante. Lui mi aveva risposto "Soldi. Così mi faccio una puttana o due". La schizofrenia e il bipolarismo lo avevano reso diretto come il diretto di un pugile, o come un autobus senza freni in un mercato. F. non faceva mai giri di parole: il mondo poteva finire domani. "Prendo tre Moretti da 66, metti che crepo domani". Era un paradosso il fatto che bevesse tanto da uccidersi per timore di morire irrisolto. Ma lui, per inciso, se ne fotteva pure dei paradossi, e delle mie premure.
Il demone rosso mi ricordò che M. aveva sbagliato 3 volte il mio pin, e ora stava al puk. Il puk era l'ultimo livello di protezione. Dopo il puk mi sarei bloccato. Ma M. non lo sapeva. Le persone pensano sempre di avere tentativi infiniti. Sempre.
Il demone blu era un mutaforma. Aveva preso le sembianze dello strizzacervelli, amico sempre al mio fianco da 38 anni. "Non esiste un ingrediente segreto" disse citando Kung fu Panda.
Il demone verde, il peggiore, mi ricordò che il mio telefono squillava sempre di notte.
Mi ricordò alcune telefonate terribili, e corse in giro con la macchina, a cercarlo di notte, l'ospedale, la polizia, il parcheggio del cimitero monumentale, la collina, l'ospedale in collina, il baretto in collina, e tante altre polaroid del mio inferno.
I demoni, bisogna rendergliene atto, fecero quello che sapevano fare meglio. Non potevo prendermela con loro solo perchè facevano il loro lavoro.
"Cominciamo, Dado?"
Piovve. Ed erano gocce di pasta verde di avocado e jalapeno.
"Ecco, io vi mando per il mondo come tortillas in mezzo al guacamole". [cit.]
NEAR AND FAR
Ryan Laukat era tornato. Col suo zaino pieno di sogni, racconti, prismi che scomponevano la luce bianca, viaggi avventurosi e mappe disegnate su pergamene ingiallite.
Avevo la sensazione che Laukat stesse cercando di comporre un affresco, con i suoi giochi, una pennellata alla volta, l'affresco del mondo che aveva dentro, nel salotto dove io stavo con i miei demoni.
L'avevo capito osservando le carte di 8 Minuti per un Impero Legends: tutta quell'attenzione per i volti dei personaggi, per quei luoghi silvani, per la magia che sembrava scorrere in ogni filo d'erba, troppo per le meccaniche europee, essenziali e scarnificate di 8XL.
Avevo riconosciuto le prime pennellate come tali con Above and Belove. E sapevo che l'autore sarebbe ripartito da dove si era interrotto. Con gli stessi colori ad olio.
Near and Far, gioco di esplorazione ad ampio respiro per 2-4 avventurieri, per 90-120 minuti di durata, edito in Italia da DvGiochi, del visionario Ryan Laukat.
Scopo del gioco: esplorare il mondo onirico di Laukat, ingaggiare nuovi compagni di avventure, attraversare il Deserto Avvelenato, scendere nelle profondità della terra, raccogliere manufatti, pietre preziose, monete, artefatti misteriosi, affrontare predoni, ed esplorare, esplorare, esplorare...
Non ho citato i punti vittoria. Okay, ci sono, naturalmente. Chi ne fa di più vince.
Ma potreste dimenticarvene.
Eurogame leggero con meccaniche di piazzamento lavoratori, gestione delle risorse e della mano di carte, minima collezione di set, risoluzione degli obiettivi, con diverse modalità di gioco [dall'avventura one-shot alla campagna] con una forte componente narrativa. Il gioco ha una dotazione di materiale impressionante: 36 avventurieri fronte retro [giocabili anche Above and Belove], 30 gemme, 30 monete, 18 segnalini missione, 21 segnalini cibo [pane, pesce, pancetta], 36 segnalini fazione, 31 carte mondo, 4 carte Boss, 8 pedine personaggio, 55 carte artefatto, 32 schede personaggio, 36 carte tesoro, 12 carte minacce, 80 segnalini tenda, 40 carte Arcade, 12 tessere uccelli da soma, 8 indicatori di reputazione, 4 dadi, 4 plance personali, 1 atlante e 1 libro delle avventure di 140 pagine.
Near and Far and Guacamole
Vik è in forma, lo capisco dalle occhiate da rettile, dalle froge dilatate, sarà dura stargli dietro, ma Chrys sembra accusare la giornataccia a lavoro, lo capisco dai cerchi attorno agli occhi tipo quercia millenaria, mentre Daisy è al terzo sbadiglio occultato pudicamente col dorso della mano. Vik si ruberà il vento, stasera, garantito, e io cercherò di stargli in scia, attaccato come una remora, fastidioso come una tenia, tenace come un dattero di mare che per levarlo dagli scogli devi usare le martellate.
Cominciamo draftando gli artefatti.
Riesco a pescare un paio di carte davvero buone, mentre sul finale di mano devo accontentarmi delle briciole di Chrys.
Si comincia, stappando un Ipa, baciando una tazzina di caffè, annusando le carte che sanno di nuovo.
Daisy è combattiva come sempre, tenace, dura, guerriera, fastidiosa come una scheggia sotto l'unghia, come la sabbia nelle vongole, è un'amazzone che si rolla le sigarette da sola, ma i dadi non le arridono manco per gentilezza, che è un modo per dire che ogni tiro piazza tutti 1 ma solo perchè non è matematicamente possibile piazzare 0.
[dal manuale] I talenti dei personaggi previsti sono: allevatore di uccelli da soma, arti marziali, cacciatore di taglie, cercatore di tesori, corruzione, cucina, meditazione, mercante di gemme, narrazione, persuasione, pesca, pianista, politica, preparare pozioni, provocazione, scroccone, speleologia e tradizioni.
Metto giù artefatti, meglio di Daisy, ma peggio di Vik. Chrys sta nelle retrovie, ma mi preoccupa il suo accatastare gemme rubino sulla plancia, come una formica che faccia scorte per l'inverno [anche perchè qui nessuno sta facendo la cicala]. Finchè un turno prima della fine converte tutto, e gioca un artefatto proibito da un gozzilione di punti vittoria.
La partita finisce mezz'ora dopo, tempo di piantar qualche ultima tenda, scendere nel ventre della terra e sentirsi raccontare qualcosa.
Nota: derubo una vecchia mendicante alla quale avrei potuto offrire invece un sorso d'acqua. Near and far mi punisce. Ma pensavo peggio.
Vince il Vikingo. Secondo Chrys. Io terzo. Quarta Daisy.
Un gioco minuzioso, esaustivo, maturo, per giocatori con una certa gola. A mio avviso più controllabile di Above and Belove, meglio strutturato e stratificato, più complesso e ricco di dettagli.
Componentistica abbondante e tracimante, illustrazioni al top, gran cura nei dettagli, un prodotto confezionato con amore da un visionario.
Difetti? Un'irrinunciabile dose aleatoria, nei tiri di dado e nella pesca di alcune carte. E un primo approccio meno intuitivo di Above and Belove [comprensibile avendo un'altro livello di complessità]
Ma gioco in grado di saziare.
Il demone verde.
Laukat insiste col tracciato della reputazione, nei suoi giochi, a ricordarci forse che sono le nostre azioni che ci qualificano per quello che siamo, a identificare il nostro allineamento, di solito così caotico, bieco, deplorevole.
Il viaggio di ritorno a casa è lungo, la notte a Druento è sdrucciolevole come l'asfalto, l'aria che entra dal finestrino sa di bosco e di terra quando piove.
Vorrei scrivere a Vik nell'altra macchina: "Andiamo a farci ancora una birra amico mio", ne avrei bisogno, ma alla fine non lo faccio.
Non lo facciamo mai.
Solo in macchina come un eremita cieco faccio in tempo ad accogliere i miei demoni in casa, a offrir loro una tazza di minestra calda, del vino, un sigaro, e a vederli fuggire prima di aver offerto loro una sambuca [cit.].
Mi infilo nel letto. La scatola di Near and Far è per terra. Mi piace tenere le scatole dei giochi accanto al letto, come cani da guardia, pitbull accucciati, ogni tanto la notte allungo la mano e do loro una carezza. I miei cani da guardia per gli incubi.
Near and Far e barattoli di guacamole su Magic Merchant
Tutto molto bello, ma la IPA dei Mastri Birrai com'era? :)
RispondiElimina...e la ricetta del guacamole di Daisy?
RispondiEliminaElena P
Quella è un segreto, non potrei mai rivelarla soprattutto ora che è diventata famosa :D
Eliminagrazie
RispondiEliminaN.
Ti sento in forma Dado ;-)
RispondiEliminaHo la testa che gira come un kebab [cit.] ma per ora va tutto bene
RispondiEliminaCiao paola.
^_^