Il nostro primo appartamento, in affitto con contratto di 4 anni non rinnovabile, è stato un camera e cucina di 40 metri quadri dalle parti di Stievani. A 26 anni, io e Francy non potevamo permetterci altro. Io avevo cominciato a lavorare da poco come informatico, mentre lei, finito il praticantato dalla commercialista, aveva trovato lavoro come impiegata amministrativa al vecchio mattatoio. L'appartamento, ammobiliato anni '60, con due poltrone in pelle rossa, una lampada a tulipano e un frigorifero con lo sportello alto del congelatore che stava chiuso con un pezzo di scotch, aveva l'impianto elettrico bollito, un bagno largo due piastrelle che fra il lavandino e il muro ci passavo trattenendo il respiro, e un piccolo boiler elettrico.
L'impianto elettrico, come detto, era bello che cotto, così che avevamo alcuni fili a vista inchiodati sui muri, e alcuni mammut a portata di dita che se ne catafottevano della 626. Ma i disagi maggiori, in quella casa gelida d'inverno e arroventata d'estate, erano rappresentati proprio dal minuscolo boiler con resistenza: se si faceva la doccia per prima Francy, a me poi toccava farla con l'acqua fredda. E non intendo leggermente tiepidina: fredda.
Il sabato mattina, che eravamo entrambi a casa da lavoro, dormivamo un po' di più, ci svegliavamo, facevamo colazione, e poi tornavamo a letto a fare l'amore. Prima di quello facevamo la doccia.
"Vai pure prima tu" le concedevo generosamente, sperando mi lasciasse almeno un sorso d'acqua calda. Francy, con quei suoi capelli lunghissimi sui quali spalmava shampoo e balsamo, se la asciugava tutta fino all'ultima goccia come una carta assorbente. E se non avete mai provato a farvi la doccia ghiacciata in mesi come dicembre e gennaio, non avete idea di come il pene di un uomo possa ritirarsi come un paguro.
Quando abbiamo comprato casa, alcuni anni dopo, la casa nella quale viviamo adesso, i primi tempi eravamo così inebriati dall'acqua calda che ogni tanto ci concedevamo una serata-bagno. Francy si infilava sotto la doccia, e poi con tutta la calma di questo mondo e un asciugamano arrotolato in testa, si spalmava 2043854 creme corpo, mentre io me ne stavo a mollo nella vasca da bagno come un tricheco, leggendo romanzi horror di non meno di 500 pagine.
HONSU
Piazzamento carte e microgestione risorse per 2-5 giocatori [consigliati almeno 3] della durata di 30 minuti circa, di Kalle Malmioja, edito in Italia da Playagame, prezzato popolare a 16€ circa.
All'interno della scatola 84 carte, 40 cubetti in legno, 1 blocchetto segnapunti e il regolamento in italiano [a parte il regolamento il gioco è indipendente dalla lingua].
I giocatori concorrono contro gli altri per costruire, nei 12 turni a disposizione, la provincia migliore e meglio organizzata a livello urbanistico, fra città, spazi verdi, laghi, fabbriche e zone coltivate a maggese.
Ogni turno è suddiviso in Fase di Supremazia e Fase di Costruzione.
Nella Fase di supremazia ogni giocatore pone di fronte a sè, dalla propria mano, una carta scoperta, con l'opzione di poterne aumentare il valore numerico di 60 giocandoci insieme un cubetto risorsa. Si stabilisce il giocatore chi ha giocato il valore più alto, che prenderà una delle carte in gioco [e poi via via gli altri].
Nella Fase di Costruzione si piazzano le carte nella propria città sovrapponendo angoli e bordi.
A fine partita si ottengono punti a seconda della morfologia della propria provincia.
Le carte obiettivo se soddisfatte permettono di ottenere punti extra.
Honshu è un giochino gradevole, che ricorda vagamente Suburbia e un po' nella meccanica di "asta" il bel Pi Mal Pflaumen.
Ha dalla sua la semplicità d'esecuzione, una buona rigiocabilità, il prezzo discount e che scala fino a 5 [ndr: la maggior parte dei giochi di carte scala fino a 4].
L'unico "contro", se vogliamo, è la sovrapposizione delle carte, che richiede un po' di attenzione al tavolo, perchè se vi parte la gomitata distratta sulla provincia fatta di carte sovrapposte, potete far che mandare a monte l'intera la partita e ricominciare da zero.
Provato per la prima volta 2 anni fa, ho finito per comprarmelo e giocarci. Date una possibilità al piccolo simcity.
FOR SALE
Storico gioco d'aste, icona del suo genere, del lontanissimo 1997, di Stefan Dorra, rimasterizzato un paio d'anni fa da Uplay Edizioni, che ne ha fatto un'elegante, e a mio avviso imperdibile, scatolina con chiusura magnetica. Gioco di carte per 3-6 giocatori della durata di 30 minuti circa, prezzato anche questo a 16€, all'interno della scatola troviamo 30 carte casa, 30 carte assegno, 84 monete in cartoncino e il regolamento pieghevole.
Splendidamente illustrato con carte che ritraggono case di valore crescente, dalla scatola di cartone clochard di valore 1, alla casa nello spazio di valore 30, FOR SALE è considerato uno dei pilastri dei giochi d'aste.
La partita si svolge in due fasi: Comprare Case e Vendere Case.
Nella fase Comprare vengono mescolate la carte casa, e poi ne vengono rivelate tante quanti sono i giocatori. Nel proprio turno ogni giocatore sceglie se rilanciare l'offerta più alta in corso [offrendo monete] o passare. Quando un giocatore passa, prende dal tavolo la carta col valore più basso. L'asta è in chiaro.
Una volta assegnate tutte le carte casa, si passa alla fase Vendere.
Dopo averle mescolate, vengono rivelate tante Carte Assegno quanti sono i giocatori. Ogni giocatore punta coperta una delle proprie case acquistate. Si rivelano tutte le carte coperte. Il giocatore che ha puntato la casa col valore numerico più alto, prende l'assegno migliore. Il secondo prende il secondo miglior assegno e così via.
Al termine del mazzo, ogni giocatore somma le carte assegno conquistate con le monete rimaste, e neanche a dirlo chi ha più soldi è il vincitore [cit. Teooh].
Un gioco che funziona benissimo 20 anni dopo la sua prima pubblicazione, un gioco di aste violento, un bel gioco di carte portatile che scala fino a 6. A mio avviso un assoluto must have.
La scoperta dell'acqua calda
Sono andato via di casa con i primi stipendi. In quei 40 metri quadri avevamo amici a casa nostra 6 sere la settimana. Ero avventato, probabilmente, mi giocavo la salute con le molte grappe, con i cavi elettrici scoperti, scommettevo la polmonite facendo la doccia. Poi devo essere invecchiato, invecchiato dentro, e adesso mi ritrovo umarell da cantiere, di quelli che hanno fatto la guerra e che guardando i giovani d'oggi scuotono la testa perchè ai loro tempi le cose erano diverse.
Il pelo sul mento si fa sempre più bianco, tengo la testa china, giudico gli altri come un inquisitore. Secondo C. ho occhi penetranti che "se uno non ti conosce puoi incutere timore, andre". Sono un orso anacronistico, un guerriero sfinito dalla noia, uno che ci credeva ma poi un bel giorno ha detto Fanculo e ha messo mute sul telefono.
Honshu e For Sale su Magic Merchant
Andrea, che dolci ricordi... forse perchè fortunatamente non ho vissuto tali esperienze.
RispondiEliminaFor Sale: bel gioco per brutte persone
Mi hai riportato indietro di 20 anni almeno.Bei ricordi e brutti ricordi...
RispondiEliminaQuanta nostalgia nelle tue parole. E pensare che mi sento altrettanto vecchio ma sono ancora nella fase monilocale grazie al primo stipendio da informatico
RispondiEliminaCome sempre molte verità!
RispondiElimina...For Sale yes, imperdibile ma noi lo giochiamo sempre e solo con la variante che mette in gioco una carta in meno rispetto al nr di giocatori. ASSAI più bastardo :)
:-o Ma siete veramente delle brutte persone! :-) :-) :-)
EliminaOrgogliosamente! :D ma è una variante ufficiale nell'ultima edizione, comunque!
EliminaDado nostalgia critica
RispondiEliminagrazie Dado.
RispondiEliminaAi nostri tempi le cose erano davvero diverse.
N.