"Tu che fai, aspetti qui?"
"Aspetto qui"
Francy e la piccola entrano, ed io rimango fuori, accanto all'uomo dell'antitaccheggio di piantone all'imbustatore, in mezzo allo struscio dei carrelli ricolmi.
Centro commerciale. I negozi uno accanto all'altro della galleria mi ricordano le cellette delle api.
Stasera dovrebbe venire Red da me.
La serata board rappresenta il main event della settimana. Gli ho chiesto di portare il pezzo grosso.
"Che porto, Andre?"
"Mi ci va roba spessa spessa, Massi, questa settimana mi hanno fatto venire l'orchite. Mi serve robba pesante, "
"Quindi?"
"Due ore almeno, meglio se tre, devo ficcarci la testa dentro tipo secchio. Porta Rosenberg"
"Sicuro?"
"Sicuro"
Controllo il cellulare. Nessuna notizia del Vikingo, in trasferta a centinaia di chilometri per la maledetta pagnotta. Whatsapp è un mortorio senza gli sfottò al vikingo.
Mi volto. Una promotrice in uno stand di cartone. Alta. Mora. Moderatamente figa.
"Quando sono andata a pranzo c'era il sole, ma ho visto dei clienti entrare con l'ombrello nel carrello" mi spiega
"No, non piove"
"Qui il tempo non passa mai, ma ancora mezzora e ho finito" mi confida. Scommetto che non vede l'ora di scendere da quei trampoli e ficcarsi un paio di pantofolone morbide.
Red mi ha detto che sono al ballottaggio Agricola e Ora et Labora, che non ha ancora deciso, da un lato vorrebbe Agricola ma anche la rotella ha il suo perchè.
La promotrice continua a parlarmi. Non per vendere: mi parla dei fatti suoi. E' fuori dal ruolo di venditrice, e anche mezza fuori dalla giacca, sbottonata un paio di asole di troppo, con il solco dei seni in vista. Cerco di non guardarla perchè credo che non se ne sia accorta, che sia semplicemente sbragata dopo una giornata in piedi a parlare di tariffe telefoniche ed sms verso tutti, e così distolgo lo sguardo.
Se una mostra la scollatura consapevolmente mi sento autorizzato a guardare, se lo fa senza accorgersene, non guardo.
Cerco di essere un giocatore corretto.
Casa.
Il messaggio arriva durante i compiti di italiano.
"Ora et Labora".
Perfetto. La volta scorsa ho investito in quella combo pietra+mattoni-> vasi+orpelli trascurando gli edifici, e Red se n'è andato in fuga di 100 punti. Stavolta dovrò...
"Papà: è noiosissimo fare tutta la pagina di M ! Le so già fare!" si lamenta la piccola
Non posso darti torto, topo. Mai piaciuti i compiti a casa. Ma non posso dirtelo, al 1° mese di prima elementare.
"Dai, topastro, togliamoci 'sta paginetta, che andiamo a giocare. Lo sai che stasera dormi nel lettone con la mamma?"
"Evvai ! Quindi viene un tuo amico, stasera?".
Beccato.
C'è questo tacito accordo: durante le serate board games sul tavolo della cucina, moglie e figlia dormono insieme nel lettone, e io finito di giocare vado a dormire nel lettino della piccola.
Molto più semplice da gestire: loro ronfano abbracciate e io non sveglio nessuno quando mi infilo sotto il piumone. Non male, se mi ricordo di rimuovere tutti i peluche di guardia al lettino: una pantera XXL della Trudy, Buck dell'Era Glaciale e Totoro.
"Dai, che siamo già a metà pagina..." la incoraggio.
Dopo cena telefono ai miei. Mio padre è sempre molto sbrigativo e a parte avvertirmi di alcune lettere intestate a me Io te le ho messe da parte ma tanto è tutta pubblicità, si assicura sempre che al lavoro vada tutto bene.
Con mia madre chiacchiero quasi mezzora. Mi chiede della bambina, se ha mangiato, se sta bene, mi raccomando copritele bene le orecchie, che ha cominciato a tirare un ventaccio gelido, mi aggiorna con le ultime indiscrezioni della nostra famiglia: "Ma lo sai che tuo cugino..." no, non lo so e mi importa meno di zero, è sempre stato uno stronzo opportunista all'ennesima potenza quel cugino, ma non glielo dico. Mi chiede cos'ho cucinato, se mi serve della frutta e della verdura al mercato, se sono sicuro di star bene perchè ho la voce roca.
Sono solo stanco, le spiego, al lavoro è un periodo che si corre.
"Allora stasera vi fate una bella zuppa di latte e andate tutti e tre a letto presto".
No, stasera viene un amico e giochiamo sul tavolo della cucina. Farò molto molto tardi.
"Fai quello che vuoi, l'hai sempre fatto, hai una testa che il maiale non la mangia da quanto è dura"
(un classico di mia mamma)
Arriva Red. Ci prendiamo un caffè e un cioccolatino alla grappa Sibona (sono quasi in riserva), strappo un paio di pacchi di patatine e li rovescio in un'insalatiera, stappo la Gilac ambrata che ha portato Red e riempio i bicchieri, monto la prolunga per il tavolo. Il contorno è pronto.
Red apparecchia Ora et Labora e rispolvera le regole.
Si comincia.
E' come infilare l'ago in vena, spingere lo stantuffo e realizzare all'improvviso di non averla tagliata.
Purissima. Che allappa.
Tre ore di viaggio su una statale sperduta in mezzo ai campi di girasole.
Pensavo di essere in astinenza ma viene fuori che Red era proprio asciutto e si stava scorticando le braccia.
Provo a resistere alla lavorazione delle materie grezze, mi sforzo di sfruttare gli edifici e le combo dei punti rossi incrociati, ma non è proprio il mio gioco, io devo evolvere, manipolare la materia, e a metà partita ritorno a fare il vasaio come una Demi Moore sotto scopolamina.
La partita finisce. Red conta i punti, io conto i vasi. Riemergo.
La mattina dopo potrei fare la comparsa nella quinta stagione di Walking Dead. Francy viene a svegliarmi. Sono abbracciato a Totoro.
"Andre sono le sei"
"Mhmhhialzo tsubito" biascico.
Mi prendo l'ipad e faccio colazione col caffè, leggendo il nuovo pezzo su Pinco11.
Durante il viaggio in tange mando a memoria i dettagli di Ora et labora, spiegando all'arbre magic al retrovisore: "Comunque poco da girarci attorno: Rosenberg stronzate non ne fa" ed elencando mentalmente le 3932928 ragioni per le quali NON dovrei correre a comprarmi Ora et Labora quello stesso pomeriggio, una su tutte: "Ce l'ha già Red".
Ma quando passo una gran serata su un gioco non mio, poi mi viene voglia di possederlo, quel gioco, di comprarmelo. E' come se cercassi, attraverso l'acquisto, di garantirmi altre serate come quella, il mio tentativo di imprimere nella memoria, di salvare i dati su disco, di assicurarmi la memoria del passato e le serate del futuro.
Un po' come il blog.
Stando al calendario oggi fa un anno del blog, il che mi imporrebbe di pubblicare la foto di una torta con una candelina al centro, e invece ho rovesciato una borsata di Naga Morich sulla tastiera del portatile col quale scrivo i post, e me ne sono stato un po' con le dita immerse nei peppers.
Non sono un tipo da torta e crema chantilly: io sono per le tinte forti, per le birre superluppolate, per gli horror estremi: io il palato me lo spappolo con le bombe a mano.
Vi ringrazio per la compagnia, che come ho scritto qualche mese fa vi assicuro essere reciproca. Secondo il contatore in questi 365 giorni il blog ha registrato 72.000 visualizzazioni, che a me che scrivo questo blog in solitaria la sera e sono solo un giocatore "carne e sangue" sembra tantissimo.
Grazie a questo buco nel muro sulle mie partite serali che è il blog, ho conosciuto un botto di persone, molti giocatori appassionati e sanguigni almeno quanto me. Con alcuni mi sono seduto al tavolo e manipolato in maniera oscena token e segnalini, con altri ho solo scambiato messaggi col progetto di farci una birra insieme al primo evento ludico.
Vi ringrazio per la passione, perchè per me si tratta solo di questo: passione.
Passione che cerco di riportare su queste pagine nella sua forma originale, nuda e cruda, grezza se deve esserlo, perchè è così che la vivo io e solo così mi piace raccontarla, senza sofisticazioni del cazzo.
Grazie agli amici vecchi e a quelli nuovi.
Solo gestazioni spinte.
Andrea