Ricordi quel pomeriggio, usciti da lavoro, quando ci siamo fermati e mia madre è salita sui sedili posteriori, e io le ho spiegato: "Lui è un mio collega, gli do uno strappo a casa" ? Quella sera, dopo cena, quando l'ho risentita al telefono, le ho raccontato un po' di te. Che non te la passavi molto bene, che qui a Torino non avevi una casa ma solo "un posto letto" , che ti ospitava un amico, e non avevi neanche una macchina, e che per venire a lavorare così lontano prendevi il pullman e il treno e ti facevi pure un pezzo a piedi. Le ho raccontato della tua bici, una vecchia bmx con più raggi rotti che sani.
Ogni tanto, all'uscita da lavoro, se i nostri orari coincidevano, ti davo uno strappo a casa. Tu mi raccontavi del tuo passato e io ti ripetevo che il "capo" era molto contento di te, anzi mi aveva già anticipato altri progetti per te, che ci sarebbe stata continuità da noi al lavoro, e magari un giorno chissà.
Un pomeriggio io e D. siamo andati a parlare col capo. Ci siamo chiusi nel suo ufficio. Gli abbiamo spiegato la tua situazione. E lui ha fatto in modo di farti avere un pass per la mensa.
"In che senso?" ho chiesto. Non mi ero neanche tolto la giacca.
"Guarda la mail"
Quattro righe. Quattro righe con in copia tutti, per dire che non saresti più venuto a lavoro. Ciao ciao.
Negli ultimi mesi ti abbiamo visto sempre meno in ufficio, scomparivi per settimane e quando tornavi erano sempre storie diverse: ti eri ammalato, una questione familiare, un ascesso ai denti...
Ti ho preso da parte più volte per parlare, e tu mi hai detto che avevi problemi con la tua ditta [soldi in ritardo, ho immaginato, sono stato consulente anch'io]. Ti ho consigliato di parlarne con il capo, che in ufficio eravamo tutti contenti di te e di come lavoravi, che il capo avrebbe trovato una soluzione.
Il capo: "Andrea hai per caso notizie di ...?"
Io: "No"
Sparivi.
Una volta a pranzo siamo andati insieme da McDonald. Ti ho cazziato perchè avevi buttato via 10€ per un gratta e vinci [ti ho fatto il pippone che faccio a tutti sui gratta e vinci], e tu hai riso: "Non lo faccio più, giuro".
Ti sei rollato una sigaretta. Nei ricordi che ho di te hai sempre in mano tabacco e cartine.
"Anni fa ho abbandonato un bel lavoro" mi hai detto "Ho fatto una cazzata. Ma sono pentito"
"Sto facendo un corso di Azure, la sera" mi hai detto un'altra volta "Voglio essere pronto. Ci sono treni che passano una sola volta nella vita e devi prenderli al volo".
SHINKANSEN ZERO-KEI
Eurogame a tema ferroviario per 1-4 giocatori, di Shei S. e Isra C., della durata di 45-60 minuti, livello di difficoltà: peso medio, edito in Italia da Tesla Games.
Obiettivo: realizzare più punti vittoria degli avversari costruendo la linea ferrovia Tokaido del treno Shinkansen, edificando stazioni, mettendo giù binari, e lavorando per supportare lo sviluppo dei luoghi olimpici dove si svolgeranno i giochi del 1964.
Le regole non sono tante ma richiedono qualche minuto per essere assimilate. A dispetto della sua durata contenuta Shinkansen non è un family o un gioco da proporre ad assoluti novizi: è un german stretto, ben strutturato e con una sua profondità.
Se il cuore del gioco è cercare di assemblare il proprio treno-proiettile comprando carte vagone e ordinandole, è fondamentale affinare le giocate affinchè le azioni si richiamano l'una con l'altra. E' importante essere fra i primi a scegliere le carte vagone, importante scegliere azioni combo fra le carte, importante costruire stazioni e binari toccate dal proprio treno, importante manipolare i segnalini colore stazione in modo far arrivare prima quelli del proprio colore sul tracciato, importante liberarsi dei Segnalini Olimpici che se conservati fanno perdere punti, e importante creare un motore di monete [perchè sono pochissime!].
La partita si svolge in 5 round, che rappresentano gli anni di costruzione della linea. Le carte Evento determinano il numero di azioni possibili ogni anno, le monete di setup, il costo di costruzione dei binari e alcune azioni extra.
I materiali sono abbastanza buoni nonostante un paio di scelte di design mi abbiano lasciato un po' perplesso [binari piccoli in cartoncino sottile VS croci delle azioni giganti in legno].
Shinkansen Zero-Kei è un gioco tosto.
E' un eurogame in senso stretto: è asciutto nell'esecuzione, affama i giocatori con le monete, spreme le meningi per concatenare le azioni del turno, trasmette continuamente la sensazione della coperta corta, costringe a battersi per essere i primi di turno, e non regala niente neanche per sbaglio [no insalata di punti].
Il gioco è consigliato ai germanofili duri che cerchino un titolo profondo senza tirare l'alba, e poi la scatola è piccola e il prezzo, 34€ molto abbortabile.
Certi treni passano una sola volta nella vita
E' venuto il tuo capo, in ufficio. Ci ha raccontato la sua versione dei fatti. Che magari non è la verità. Mi sarebbe piaciuto sentire la tua versione, la tua campana, ma sei sparito nel nulla, e dopo quasi un anno a lavorare insieme, non hai neanche mandato un messaggio.
Ti ho scritto io.
Mi hai risposto con una sola parola telegrafica.
D. mi ha detto che ci sono rimasto così male perchè ti avevo preso sotto la mia ala.
"Era un po' il tuo protetto" mi ha detto D.
Un mese dopo che eri sparito, mi hai mandato un messaggio sul cellulare. Per i cacciaviti. Che avevi lasciato sulla scrivania. I cacciativi e l'adattatore per gli hard disk.
Potresti portarteli un giorno e poi ci vediamo fuori dove ti fa più comodo.
Mi hai scritto solo per quello. Per i cacciaviti.
E io ti ho risposto che avevamo consegnato tutto il materiale rimasto al tuo capo. Era la verità.
E tu non hai più replicato. Ancora. Nel nulla.
Vorrei dirti tante cose. Sapere la tua versione. Sapere se quello che mi ha raccontato il tuo capo è vero, ossia che ci hai preso tutti per il culo, che ci hai raccontato un sacco di balle, che ci hai [mi hai] davvero fregato.
Mi piacerebbe un tuo messaggio: "Non è vero, Andre, adesso ti dico com'è andata, te la dico io la verità. Passo domani sotto da te, voglio solo che tu sappia, e voglio salutarti perchè io e te eravamo amici"
Non so più. Mi sembra di non averti mai conosciuto davvero.
Ma vorrei dirti una cosa.
Se è passato quel famoso treno, quello che passa una volta sola nella vita, hai fatto bene a prenderlo al volo.
Hai fatto bene a saltarci su.
Ma una volta sul treno, o una volta arrivato, non ti costava niente mandare un messaggio agli amici rimasti sulla banchina.
Non ti costava davvero niente.
su MagicMerchant.it
che sostiene questo blog.
E poi Omar di MM è un mio amico
e gli amici vanno tenuti stretti.
L'errore caro Dado questa volta è tuo.
RispondiEliminaUn errore che faccio spesso anche io.
Nell'ufficio non girano amici.
Con alcuni hai più confidenza, con alcuni ti sfoghi, a volte perfino.
Ma sono colleghi.
Magari dopo anni e anni, con le dovute attenzioni, li puoi fare entrare nel tuo cerchio della fiducia.
E a volte lì fanno ancora più male.
Difficile riuscire a non farsi coinvolgere, quando passi 5 giorni la settimana con qualcuno, per un anno, e quel qualcuno si confida, si apre, e tu fai altrettanto.
EliminaSu carta sai che non dovresti. Che dovresti essere prudente.
Mantenerti dietro la linea gialla.
Ma spesso oltrepassi quella linea.
Storia triste, storie che capitano alle "Persone Belle"...
RispondiEliminagrazie e ciao kukri
EliminaAndrea
Ci sono persone che più che salire sul treno ci dovrebbero finire sotto.
RispondiEliminaMa siamo noi che sbagliamo nel continuare a crederci, alle persone
Vero. Ma come scrivevo sopra: è difficile rimanere distaccati.
EliminaAndrea.
Quante emozioni in poche righe,trasmesse e create.
RispondiEliminaGrazie Dado
Grazie Alerian.
EliminaProbabilmente la persona mi stava molto a cuore.
Andrea