giovedì 9 maggio 2019

Cercano gli sconosciuti

C'è bisogno di sconosciuti come il copia ha bisogno dell'incolla. Lo capisco dal barista col parruccone, che mi porta l'acqua tonica. Dico parruccone perchè non ci credo che è tutto suo quel cespuglio, nonostante plausibili sopracciglia da Elio ipertricotico.
Non mi conosce. La prima volta che entro nel suo bar, e solo perchè credevo che il jap di fronte al Jolly Joker alzasse la serranda alle 12.00 e invece la alza 12.30, e non mi piace aspettare in macchina che fa maniaco.
Mi attacca bottone tipo sarta.
E mi fa il discorso che la vita di ognuno è un quadro. Che gli amici con i quali scambi le foto del negro di whatsapp sul cellulare, e le donne che spogli sui sedili posteriori della macchina, sono pennellate e schizzi di colore sulla grande tela. E che alla fine, quando quel quadro è terminato, ti accorgi che alcune persone sono state soltanto goccioline di colore insignificanti sulla cornice, macchie da grattar via con l'unghia. Mentre altri - pochi - hanno dato profondità al tuo quadro.
Gli amici quelli per la vita? Per carità! Hai presente quelli che raccolgono da terra i raudi inesplosi il 1° del nuovo anno? Ecco, dovresti contare gli amici sulle dita della mano di quelli!
Poi si appoggia allo schienale della sedia, e mi racconta di sua moglie, 10 anni di matrimonio proprio dopodomani, 10 anni di errori che se solo non avesse avuto le fette di prosciutto davanti agli occhi.... Una storia noiosissima, come solo sanno esserlo queste storie vere. Io continuo a nascondermi dietro il bicchiere trasparente della tonica, e a fissare la porta del locale sperando nel colpo di scena di un peruviano con le rose, oppure una rapina con liquidator caricato con sangue di maiale in un bar mussulmano, o una ciclista Foodora sudata e con chiodi da 10 in evidenza. Ma il film del barista Cocciante, che potrebbe tranquillamente intitolarsi "Io verso il baratro sola andata" continua inesorabile, finchè entra un cliente - un vecchio fottipensione da cantiere - e allora è costretto a tagliare corto: "Comunque ho imparato. Davvero".
Torna dietro il bancone.

Al jap mezzora dopo vedono che scatto la foto di Hokkaido accanto alla scodella del ramen.
"Che cos'è?"
"Un gioco"
"Ah"

Al tavolo affianco una coppia lui lei.
Non capisco se colleghi o amici, di sicuro le loro bocche non si mordono le labbra.
Sono seduti uno di fronte all'altro ma sembrano lontani uno su Marte e l'altra su Giove.

La sera mi telefona Ste per dirmi che è stato in Abruzzo per una gara di ginnastica ritmica delle figlie, che sono arrivate terze, e poi che minchia gli racconto tutti gli anni che scendo in Abruzzo, che il Centerbe non si trova facile, che dov'è andato lui ce l'avevano pure il macellaio e un ferramenta.
Gli chiedo se si fa un caffè e una partita, che devo scrivere un pezzo su Hokkaido, fratello di Honshu.
Mi risponde ok per il caffè ma i giochi provateli a casa tua con quei tuoi amici che son come te.
Vado a casa sua. Mi offre un Centerbe. E mi racconta che in Abruzzo ci stanno pure i distributori di Centerbe, le fontanelle nelle piazze, caricano pure i biberon per i pupi di Moscufo, col Centerbe, solo io potrei nuotarci dentro a dorso senza trovarlo.

La sera dopo prendo mia figlia a teatro, e mezzora dopo Francy torna dalla messa. Il suo ex capo. Della ditta vecchia. Non ha retto alla depressione e ha fatto un brutto gesto, il peggiore.
Francy incassa il colpo. La sera che è uscita la notizia ci sono arrivate cento telefonate a casa, e lei ha dovuto raccontare la storia a tutti.

Due sere dopo telefono a Giovanni per chiedergli se sa aggiustare il termostato del forno, perchè deve essersi incastrata la molla e continua a fare tic-tic-tic giorno e notte, giorno e notte [ho trovato un tutorial su youtube ma bisogna smontare tutto e non mi fido]. Gli offro in cambio un amaro [non centerbe] e un paio di partite.
"Proviamoci" mi risponde.
Viene da me. Svita il forno, lo tira fuori, smanetta, impreca, sembra un vero professionista col barattolo del grasso. Ma dopo un'ora non è cambiato un cazzofiorito, se non che il ticchettio si sente meno.
"Beh, si sente meno, abbiamo migliorato, no?".
HOKKAIDO
Gioco di piazzamento carte, al fine di comporre il Distretto di Hokkaido, per 2-5 giocatori per 30 minuti circa durata, di Kalle Malmioja, edito in Italia da PlayaGame, prezzato per tutte le tasche a 16€.
Versione 2.0 di HONSHU, gioco del quale avevo già raccontato qui.
[Per una panoramica del gioco: VIDEO]
Differenze col fratello.
- Le carte territorio vengono draftate dai giocatori [il che rende il turno più snello, detto comunque che il meccanismo di asta di Honshu resta
molto bellino]
- vi è un nuovo tipo di territorio: la montagna, che taglia in due metà il Distretto di Hokkaido così che a fine partita si faranno punti solo con le caselle città della metà più piccola [la montagna torchia il gioco più stretto, costringendo i giocatori a effettuare scelte impopolari e a sacrificare punti altrove].
- i cubetti risorsa, oltre a poter essere usati nelle Caselle Fabbrica, a fine partita per far punti, possono essere usati per terraformare i terreni
- vi sono Carte Obiettivo che premiano il giocatore più veloce a collezionare un determinato set, a terraformare XYZ, e a conformare i terreni in certe maniere [le carte obiettivo spingono sulla velocità].
Hokkaido è a tutti gli effetti un Honshu rinforzato.
Giocato risulta di più difficile controllo, meno prevedibile, più teso, più incerto fino alla fine, più adatto ai gamers.
"Dado ma se ho già Honshu sul mio scaffale?"
Honshu è un ottimo gioco di carte, mi ha tenuto parecchia compagnia, quindi se hai già quello sulla mensola non stare a spendere per il nuovo nato: goditi la vecchia scuola, amico, che va benissimo così.
Se invece non hai niente, Hokkaido, un po' più ricco e più stretto, meno lineare, può rappresentare un valido sostituto.Cercano gli sconosciuti per rompere gli argini della diga degli occhi, per poter dir la verità senza sentirsi giudicati, per saltare senza paracadute e raccontare le proprie nude miserie senza indorare la pillola.
Perchè gli amici strappano le fette di prosciutto dagli occhi, gli amici son bastardi che a volte vorresti resettarli con la pistola dei Men in black, gli amici deludono per loro stessa natura, mentre dagli sconosciuti non ti aspetti neanche il minimo sindacale, son sicuri come bottiglie lanciate in mare con dentro un segreto.

C'è bisogno degli sconosciuti per poter dire la verità pustolosa che puzza di urina con gli asparagi, per poter tirare fuori le cose che fanno più male, per poter ripetere che dopo un anno non è cambiato niente, che agli amici non avresti coraggio di ammetterlo.Aprite agli sconosciuti.



Trovate Hokkaido, Honshu e porzioni di ramen su Magic Merchant, che supporta questo blog.

16 commenti:

  1. Gioco molto carino, anche se ho capito che è meglio giocarlo senza tovaglia sotto!

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    1. ahahahahaha
      ma sei sicuro? noi abbiamo un tavolo liscio che le carte scivolano tipo Plushenko.
      Ciao Ale.

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    2. Io con la tovaglia, col mio vizio di poggiare i gomiti e strisciarli, ho causato movimenti che le placche tettoniche spostatevi proprio, non ti dico le carte ahahhaha ciao un abbraccio 😉

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  2. Come mai tutta questa osannazione per il Centerbe? Provata la Genziana? Per quanto riguarda il gioco stavo per prendere anche Hokkaido ma leggendo gli ultimi paragrafi mi hai fatto desistere, avendo già Honshu!

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    1. Sono un bevitore professionista di genziana oramai da 10 anni.

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  3. Ho perso due diottrie solo guardando le foto della tovaglia!! :D

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  4. Quant'è vero Andrea, quello che scrivi.
    Anche se devo dire che in generale le donne riescono ad "aprirsi" di più anche con gli amici (lo so, lo so, parliamo tanto ;)) )
    Elena P.

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  5. Interessante giochino
    Grazie Dado come sempre.

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  6. Giochi di carte... utilissimi per far la zeppa della giusta altezza ai mobili!

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  7. I giochi che odio: cooperativi e carte.
    In queste ultime metteteci qualcosa d'altro, almeno un tabellone.
    Clank per esempio, è carino

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