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Figliastra e sguattera della cuccumella, la tazzina è onesta, più porcellana di cenerentola canta invece agli uccellini dei muratori che la mattina vanno al cantiere, arruffapopoli di ceramica, metalmeccanica trasversale alle sigle sindacali, non ho mai conosciuto nessuno che non potesse concedersi un suo bacio espresso, giacchè il suo prezzo di prostituta proletaria oscilla fra i 30 centesimi delle macchinette negli ospedali con evacuativo incorporato, ai 3,50€ serviti in un dehors del centro di Torino da una cameriera con tanti sogni e un contratto di lavoro che non verrà rinnovato per far posto a un'altra cameriera con altrettanti sogni e contratto.
Il primo caffè della giornata lo prendo a casa, leggendo il post-it appiccicato alla tazzina da Francy. "Ricordati di passare in posta". Francy, seduta al tavolo che il suo gomito tocca il mio, si raccomanda: "Quando scendi attacca il post-it al parabrezza così non ti dimentichi".
La mia memoria non è più quella di un tempo, di quando avevo vent'anni e facevo più bella figura a spingere che a fare il formichiere, e chiamavo Francy: Roberta, come la mia ex, ma almeno le portavo la colazione a letto: un vassoio con una tazza di tè caldo alla vaniglia, e un panino casereccio con frittata di cipolle [che lei non mangiava e allora improvvisamente ricordavo di aver preparato per me medesimo].