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Il fisiatra era della mutua, e non in senso dispregiativo. L'ambulatorio era costituito da una scrivania con un computer, un lettino e un grosso rotolo di scottex.
"Posso chiamarle un collega" mi rispose calmo "ma le confermerà la stessa cosa"
"Non intraprenderò una terapia così invasiva senza un secondo parere" dissi alzandomi.
Col fisiatra privato ci davamo del tu. Ci eravamo conosciuti a casa di amici, e dopo un cinese da asporto avevamo giocato insieme a Codenames [nella stessa squadra rossa].
"Non posso che confermare quanto detto dal collega, Andrea" mi disse spalancando le braccia.
Il suo ambulatorio sembrava la versione sceicco del Dubai dell'altro. Il lettino era robotizzato e color corallo. Lo scottex era setificato.
"Ci deve essere un'altra strada" dissi "Cure sperimentali, morfina, cellule staminali,..."
"No, Andrea. E' l'unica strada possibile. Devi rimettere in moto trapezio, spalla e braccio. Devi iscriverti a Pilates