"Apra la bocca" disse ritrovando il filo interdentale del dov'era rimasto.
La fresetta fece un valzer fra i miei canini, mentre la cannuccia aspirava saliva in un gorgogliare di sottofondo.
"Ahiahiahi" disse a metà della mia detartrasi, da dietro la sua mascherina.
"Carie?"
"Peggio"
Il dente del giudizio aveva messo la testa fuori dalla gengiva.
"Quello famoso che speravamo restasse per sempre occluso?" chiesi.
Nella mia bocca dormiva sepolto da 43 anni una specie di Voldemort, che allungava pericolosamente le sue radici verso il mio nervo mandibolare. L'altro dentista che l'aveva scoperto, 25 anni prima, lo aveva scientificamente definito un dito in culo all'ortodonzia.
"Facciamo una lastra" disse. Notai che non sorrideva. Sapevo leggere i silenzi dietro le mascherine da dentista. La lastra mostrò il mostro. Nuotava sotto la superficie, ben infossato nella mia mascella, ma aveva messo fuori una pinna caudale. Superati i 30 mi ero un po' dimenticato di lui. Se mai avevo fatto un nodo a un fazzoletto, mi ci ero soffiato il naso 10 anni prima.
"Dente del Giudizio n° 38. Per il momento è sano" disse
"Quindi lo teniamo?" chiesi
"Cominciamo a fare una panoramica. Poi deve decidere lei. Possiamo toglierlo adesso che è sano e non abbiamo emergenze da gestire, sapendo che potrebbe starsene tranquillo per 20 anni e non darci fastidi, oppure aspettare, col rischio poi di dover togliere un dente difficile, molto vicino al nervo mandibolare, magari già cariato o con qualche ascesso".
Pensai al dilemma del prigioniero, nella teoria dei giochi. Avevo il mio personale prigioniero n° 38, imprigionato nella mandibola, un moderno Steve McQueen papillare più che papillon, in una cella di gengiva.
Non avrebbe detto una sola parola, lui. A me invece ne avrebbe fatte tirar fuori di terribili.
Eravamo io e lui, i due prigionieri, io quello che faceva saltare lo sconto di pena.
"Ci penserò su" dissi.
La giornata faceva fatica a incastrarsi. Era cominciata con il caffè di un altro. All'autogrill mi ero spostato dal bancone a un tavolino per rispondere ad alcuni messaggi whatsapp di Viking e RedBairon, e poi nella foga del digitare per definire il gioco del giovedì, avevo portato alle labbra la tazzina sbagliata, fredda e vuota, dimenticata sul tavolino da un altro cliente. Avevo cercato attorno con lo sguardo almeno una mano gentile e femminile, nella consolazione di una bocca voluttuosa prima della mia sulla porcellana. Ma il mio autogrill era frequentato storicamente solo da camionisti Scania e corrieri sul genere di Scilipoti. Non un gran che, anche a non voler fare gli schizzinosi.
It's not my cup of coffee.
Con Albo3 avevo preso appuntamento davanti al Jolly Joker per le 20.30
RedBairon all'ultimo aveva dato forfait causa mal d'orecchio. Io invece avevo un dente aggrappato al nervo, in bocca. Se Viking avesse lamentato un orzaiolo, avremmo potuto fare le famose 3 scimmiette non sento non parlo non vedo.
Red aveva dato forfait e la serata non sarebbe stata la stessa, senza i suoi "Fa cagare" al tavolo.
L'idea era stata quella di aggiungere una sedia per il quarto giocatore, ma 4 è un numero maledetto, ecco perchè stiamo sempre in 3: già ci spintoniamo così sul tabellone, sulle note di fatti più in là, con la stessa grazia mascolina delle Sorelle Bandiera.
Dissi a Francy che non sarei tornato a casa per cena, e lei mi pagò il parcheggio con Pyng sul suo telefono, perchè sul mio non girava l'app.
"E a cosa giocate?" mi chiese
"Lorenzo il Magnifico"
"Bello?"
"Spero"
I nomi di Flaminia Brasini e Virginio Gigli, sulla scatola di Lorenzo, sapevano un po' di Sanremo 1984. I giocatori dimenticano in fretta, troppo in fretta, persino gli Acchitocca. Luciani sembrava messo lì di traverso per dragare facili consensi.
"Ne parlano tutti bene, di Lorenzo il Magnifico" mi aveva detto Viking, prima di chiedermi l'ennesima proroga del mio Pozioni Esplosive. Glielo avevo prestato un mese prima. Oramai il figlio ne era diventato dipendente, e lo giocavano insieme tutte le sere, consumandomi le biglie nelle collisioni sul tavolo della cucina.
I troppi consensi per Lorenzo mi facevano prudere la barba. Avevo aspettative altissime che sarebbero state puntualmente disattese, come quell'estate del 1987 che ragazzino avevo scavalcato due cancelli per imbucarmi al concerto di Madonna al Comunale, e nonostante i molti sgomitamenti per arrivare proprio sotto, lei non mi aveva tirato sul palco per limonarmi duro.
Albo3 se l'era fatta a piedi dal centro al Jolly Joker, passando per via Nizza e i portici di Porta Nuova, il che denotava coraggio o incoscienza o portafogli stretto per non pagare l'euro e dieci di un mezzo pubblico.
Era arrivato a Torino per lavoro, e mi aveva chiesto di radunare la banda per una serata. Avevo dovuto informarlo del catarro all'orecchio di Red, che dalla settimana prima con Assalto Imperiale, si portava dietro quella che poteva essere un'influenza torrenziale o il cimurro di uno degli zombie della peste pittati da Viking.
Albo3 dalla prima mail che mi aveva scritto 3 anni prima, si era aperto il blog Board Game Friends, che inutile negarlo riprendeva il mio stile e i miei modi poco ortodossi, ma almeno mi aveva portato una birra Del Borgo a PLAY, e io notoriamente so svendermi per quattro soldi.
Entrammo.
Olfattivamente il Jolly Joker è un po' fuori standard, perchè nel locale ci bazzicano diverse giocatrici, e non c'è il classico odore di "50 maschi senza sfumature di badedas" che si trova in posti simili. Ho annusato molti locali e l'odore altrove è sempre più intenso, greve, olfattivamente importante.
Le giocatrici del Jolly Joker, inconsapevolmente, fungono da arbre magic, o da counter all'ascella nerd.
Il che in verità è poi un mezzo problema, perchè ad esempio i giocatori di Magic hanno un odore diverso a seconda del mazzo che giocano, e sono soliti riconoscersi e andare di siderboard già alla prima partita con un nuovo avversario, proprio grazie all'olfatto.
E' la natura che viene incontro al giocatore muschiato.
Entrammo, portandoci il sudore da casa.
Lorenzo il Magnifico
Piazzamento lavoratori per 2-4 giocatori che abbiano voglia di bruciarsi un po' neuroni e crogiolare nella paralisi d'analisi, squisitamente calcoloso e freddo, ma di quel freddo buono e piacevole tipo ghiacciolo sul pedalò col sole a picco, per non meno di 120 minuti se volete godervelo sul serio, edito da Cranio Creations per un prezzo di 50€ ben spesi.
Assolutamente pretestuosa l'ambientazione, come solo nei german più veraci e sinceri, si articola in 6 turni durante i quali i giocatori potranno piazzare i propri familiari per comprare carte e attivarle sulla propria plancia, per collezionare più punti vittoria degli avversari, salvando la propria anima dagli anatemi e dalle scomuniche della Chiesa, severa come un Eymerich davanti a YouP0rn.
96 le carte, per la precisione, divise in 4 colonne, con prezzi di dado diversi, da incastrare e incastonare spendendo monete, legno, sassi, servitori e pure reni, perchè nei german non ci sono mai superofferte Vodafone Senza Limiti, e quando stai pagando il giusto stai giocando male, perchè come insegna la Regola della Capra: le azioni buone sono SEMPRE salate.
Gioco di piazzamento lavoratori a conduzione familiare, piuttosto tradizionale, ad interazione indiretta, impegnativo nell'esecuzione ma non stressante, alea bassissima, profondo, ben lubrificato, coperta corta che lascerebbe scoperti i piedi pure a Memole.
Salterò il regolamento rimandandovi a maggiori dettagli dei Giullari in Tana e al videotutorial dettagliato di GiochiGuidati.
Scomunicati da tutti
E alla fine c'eravamo arrivati in qualche modo, al Jolly, quel giovedì sera che sembrava non incastrarsi fra Roma e Torino, più occluso del mio Prigioniero 38, e si stava a quel tavolo come vecchi lupi di mare, a ricordare gli anni più facili in cui potevi passare la revisione della macchina infilando 100mila lire nel libretto, al centro revisioni, e che da ragazzini quando si voleva far capire a una ragazzina che ci piaceva le si registrava Ti voglio bene di Vasco su una cassettina.
Albo3 disse che dopo Cotto E Frullato, cavato dal suo zaino e intavolato aspettando il Vikingo, Lorenzo sarebbe stato ancora più bello. Non ne dubitai.
"Conviene non prendersi scomuniche" disse Albo3 "che penalizzano molto". La Chiesa continuava ad apparirmi contraddittoria, morbida e assente contro i preti pedofili e gli immobili non tassati, severa contro chi non pregava e non saliva abbastanza sul tracciato dei Punti Fede. Ero stato obiettore di coscienza, e avevo servito in una mensa per i poveri dietro Corso Vittorio, fra i frati minori. I poveri erano diversi da quelli dei film, scaltri alcuni, violenti altri, mediamente molto ubriachi. Mi avevano puntato un taglierino alla gola, e una sera io e Padre C. avevamo fronteggiato alcuni rumeni, in attesa della polizia. Mi tornava alla mente tutto, come sempre.
La partita fu un bagno di sangue, e noi ebbre sanguisughe.
Il Vikingo trovò il pane della Paralisi d'Analisi e lo spezzò. Era il suo pane quotidiano, anche se sosteneva il contrario, lui non era da grissini, lui aveva bisogno della crosta alta e di tanta mollica da allappare e soffocare il tubo digerente.
Persi il primo di turno nel primo turno, e non lo riconquistai più, inseguendo gli altri due e cercando di concentrarmi su carte viola e gialle.
Gli altri due, invece, innescavano felici.
Presi le scomuniche. Tutte e tre. La prima e la terza erano a budget, pensavo di poterle gestire, non attaccavano di molto la mia strategia, ma la seconda fu un brutto errore di calcolo.
Bestemmiai per la scomunica e istantaneamente capii che allora sì che avevano ragione loro.
Poi per me fu salita, salita ripida, scalzo sui ciottoli, piante dei piedi in carne viva, un vero calvario.
Vik vuotò due volte il percorso Punti Fede, guadagnando 30 + 25 punti.
Era una partita mistica e io continuavo a guardare la porta di ingresso del Jolly, in attesa di rozzi cibernetici signori degli anelli.
E infine fu Albo3, quello bugiardo del "Raga giochiamola leggeri dai" a risultare primo, con giocate calcolose e spietate, oggettivamente ben fatte, con un po' di strategia nel menare il cazzo al Vikingo sulla lentezza.
Mentre uscivamo lo sentii chiaramente dire al socio dietro la cassa: "D'ora in poi se chiama Dado i tavoli son già tutti prenotati e pieni fino al 2020, chiaro?".
La mia fama mi precedeva.
Il ritorno fu nero e gotico. Albo3 aveva l'albergo in pieno centro, zona ZTL, fra dove spacciano le anfetamine blu ispirate a Breaking Bad, e dove si ritrovano i ragazzi ubriachi della movida dopo esser stati al Quadrilatero.
"Grazie Dado" disse Albo3 scendendo con lo zaino in spalla
"Grazie Albo" gli dissi.
Non sapevo se sentirmi Alberto Sordi o Carlo Verdone.
A qualcuno piace Dado
Tornai a casa. Francy e la piccola ronfavano nel lettone, la gatta mi venne incontro mendicando qualche croccantino notturno.
Avevo quattro ore di sonno. Ma l'idea del Prigioniero 38 che stava segando le sbarre delle mie gengive, mi teneva sveglio.
Lessi un po' de L'Alba di Cthulhu.
Poi mi addormentai col podcast della Zanzara negli auricolari.
Il mattino dopo Andrea2 mi disse che il contatore del mio blog aveva superato le 500.000 visualizzazioni, mezzo milione e io pensai "Sticazzi!"
Vi ringrazio per la simpatia e per la compagnia, che son le stesse cose che vi dico sempre, ma io a fare la foto del blog con la torta e le candeline non sono buono, e credo di più alla compagnia.
Un abbraccio e giocate a Lorenzo [io lo rigiocherò fra poche ore].
Trovate Lorenzo il Magnifico su Magic Merchant
Gran gioco Lorenzo. Grandi voi. Come sempre
RispondiElimina...il Vikingo ha fatto due volte (quasi) il track della fede? E come ci è riuscito? Vuol dire che è arrivato a 30 alla fine della seconda fase (molto difficile ma possibile) e poi, durante la terza (cioè in due round) ha ripercorso quasi tutta la track? Mi viene da dire che non ha fatto altro che prendere punti fede per tutta la partita...
RispondiEliminaAnch'io sono rimasto piuttosto basito dalla cosa.
EliminaGran pezzo, Dado (e magari toglilo, quel dente).
Video Meliora Probeoque deteriora saequor....
RispondiEliminaOttimo pezzo come sempre Andrea :-)
RispondiEliminaBel gioco Lorenzo, ma... ma quelle carte contate mi hanno proprio dato tanto fastidio (contrariamente a ciò che dice Agza) conoscere le animaline che sai usciranno per forza divise per coppia di round non fanno per me :-(
RispondiEliminaDado per il prigioniero: resisti, rischiare per rischiare, fallo solo se è inevitabile.
Ciao Dado! Gran bel gioco e gran bell'articolo! Sempre al top. Complimenti (meritati) per il mezzo milione!
RispondiEliminaIo l'ho preso a 30€ su Amazon, non so se l'offerta è ancora in auge!
RispondiElimina500.000 visualizzazioni Dado te le meriti tutte.
RispondiEliminaHai rivoluzionato il modo di parlare di giochi da tavolo in Italia.
Congratulazioni e birra pagata anche da me.
Matteo
Grosso Dado! Ritrovarmi all'interno di una delle tue storie è incredibile se penso che fino a tre anni fa leggevo il tuo blog e credevo fossi alto 2metri :)
RispondiEliminacinquecentomila sono solo l'inizio.
Ps vivere le paralisi di Vik è stato un flashback in tante di quelle situazioni che racconti. Catturi certi dettagli fantastici e li riporti in modo super.
Lorenzo un giocone: quando il vichingo ha quasi chiuso per due volte la scala della chiesa nn pensavo ci fossero alternative alla sconfitta...
Grazie per l'ospitalità e... Per il passaggio: se me lo dicevi che sotto l'albero spingevano blue_met potevamo tirare con Lorenzo fino al mattino
Ciao Andrea, farti i complimenti per il tuo blog mi sembra ormai inutile e ripetitivo, visto anche il successo planetario :-) !
RispondiEliminaDa accanito divoratore di romanzi quale sono (ora un po' meno per colpa delle mie retine che hanno deciso di ribellarsi allo stress e fare un po' come c***o pare a loro), mi piacerebbe tanto, un giorno, poterti fare i complimenti per il tuo primo romanzo. Complimenti davvero, invidio (nel senso più positivo del termine) la tua capacità di scrittura!