martedì 26 maggio 2020

I nati sotto questo segno

Correva l'anno, e correvo anch'io, per stare al passo con gli altri ragazzi dell'istituto tecnico industriale. Con lo zaino in spalla tenevo le antenne ben dritte, perchè nell'adolescenza il passo falso sembrava sempre dietro l'angolo, sempre in agguato, e rendersi protagonisti di minchiate leggendarie che sarebbero poi riecheggiate fra le mura della scuola nei secoli dei secoli, pareva inevitabile come l'acne e la forfora.
Ogni mattina camminavo sul ghiaccio sottile dell'impopolarità, tutto era complicato, anche le cose piccole, e ogni interazione sembrava nascondere sul gambo le spine dell'umiliazione.
Nell'istituto tecnico industriale si sopravviveva, cercando di sembrare un po' meno sfigati degli altri.

lunedì 18 maggio 2020

La mia goccia nel mare

Non ho mai imparato a leggere le labbra. Il grande rimpianto della mia vita. Da ragazzino volevo imparare il russo e a leggere il labiale, ero sicuro che con entrambe le capacità sarei entrato di diritto fra le pagine dei romanzi di Le Carrè, e fra le gambe delle spie bionde che sparavano dai campanili con i fucili da cecchini, per legger loro le labbra, ma con discrezione.

Il tizio con la mascherina tirata giù sotto il mento, continua ad andare su e giù per il marciapiede. Parla al cellulare e morde un arancino. La lettura della conversazione risulta difficile, durante la masticazione di riso e piselli, ma intuisco che vuole comprare una radio da Ikea, che ci sarebbe un'offerta tomba ma non ha dietro la carta acrobat.
Le altre persone in fila fuori dalla rosticceria rispettano il distanziamento sociale e le buone norme covid, e anzi sembrano tutte di buon umore, non si mangiano la faccia l'una con l'altra, sarà l'effetto dei 2 mesi di quarantena.
Mi squilla il cellulare. Lo Zopilote. Lo chiamo così perchè somiglia all'uccello saprofago, ed è altrettanto innocuo.
Mi chiede se ho cinque minuti. Anche dieci, gli rispondo, sto aspettando un pollo, praticamente sono a un tavolo del poker.
Inizia la telefonata con un: Dunque da dove inizio?

lunedì 11 maggio 2020

Liberi tutti

Ero di nuovo in strada, la vita era tornata quella di sempre: sveglia all'alba, acqua del lavandino gelata per la caldaia in blocco, caffè in piedi, le ruote che divoravano l'asfalto, l'autostrada che si tuffava nella nebbia della Torino-Savona come un termometro rettale.
L'unica differenza stava nella mascherina chirurgica sulla bocca, anche se non tutti la indossavano. Adesso che costava 50 centesimi e che le farmacie ne erano piene, molte persone non la mettevano.
Era la mancanza di reperibilità a creare l'assoluto bisogno, l'esclusività e non l'obbligo a guidare l'animo delle persone: se il mezzo di protezione fosse stato una pesante sfera da palombaro in rame e ottone, del costo di 900€, per pochissimi eletti, l'avrebbero indossata tutti anche per scendere a pisciare il cane.

L'ufficio aveva l'odore di chiuso degli appartamenti in affitto al mare, e negli angoli attorno alle finestre i ragni avevano costruito cattedrali: c'era il cadavere di una cimice avvolto in un sudario di ragnatela, la quarantena mi aveva fatto persino dimenticare le onnipresenti cimici da scacciare e non schiacciare.

venerdì 1 maggio 2020

Dado Critico: 1.000.000 di visualizzazioni

Caverna
Sia chiaro: io volevo solo giocare a Le Havre.
Il malinteso, l'ho già raccontato, comincia nel 2007 a Torino Ludica, nel Balon delle biciclette rubate, dove hanno girato La donna della Domenica (giallo nel quale un uomo viene ucciso con un fallo di pietra). Entrato con quattro guappi coi bomber nel complesso del Cortile del Maglio, per prendere una boccata di caldo dal freddo di febbraio, fra diorami con gli alberelli e antichi nerd dell'Era precedente a quella dell'Orgoglio, vengo folgorato sulla via di Catan. Il gioco dei coloni sugli esagoni e del puzzillo brigante, mi entra nelle arterie come il colesterolo, così anni più tardi, per pulirmi il sangue, mi imbuco in alcune associazioni ludiche del torinese. Le associazioni ludiche sono per me una novità e un mistero tipo Fatima al cubo, le persone che le abitano sono creature incomprensibili, aliene, le studio immobile come farei con una perdita d'acqua sul soffitto dell'ingresso.
Intanto sono diventato padre di una bambina, firmatario di mutuo a rata fissa con durata variabile, ho sempre gli occhi segnati e sul mento la mia barba ispida non ha più niente di garbato. Ma anche Catan non se la passa bene: è invecchiato male e nelle associazioni non se lo filano più: giocano tutti a 7 Wonders, Dominion, Pandemia.