martedì 22 giugno 2021

Dado non paga il sabato

Erano gli ultimi giorni di primavera di quello che sarebbe stato ricordato per sempre come l'anno della Rai contro Fedez, e anche del vaccino per il coronavirus, e già si intravedeva, fra le grandi labbra di giugno, la testolina di un'estate neonata, fradicia e umida che ci avrebbe tenuti svegli la notte fino ai primi di settembre. Era il martedì seguente un giovedì, e io, il Vikingo e RedBairon tornavamo al centro di comando della NEMESIS psicologicamente pronti a prender schiaffoni e pure a porger l'altra guancia.
Dalla prima disastrosa partita avevamo imparato delle cose. Che gli alieni non uscivano soltanto dalle fottute pareti ma da ogni maledetto pertugio, compreso il troppopieno del bidet Pozzi Ginori. Che per quante premure e passi felpati ci mettevi, appena ti muovevi facevi rumore, e gli alieni se ne stavano con le antenne dritte e ti sgamavano SEMPRE esattamente come tua mamma quando tornavi tardissimo la notte. Che le artigliate infette e inferte dagli alieni facevano malissimo, tipo lo zoccoletto Scholl in legno della mamma, per restare sul tema.
Ci eravamo imbarcati sull'astronave una settimana prima con le migliori intenzioni, come dopo una dieta rigorosa, quando persi i chili ti riproponi di non riprenderli mai più, Basta continuare con le insalatone senza olio e senza sale!, e una settimana dopo alla cassa del mcdonald ordini McBacon con cheddar e patatine fritte a fusillo. Ci eravamo fatti congelare e scongelare per il viaggio tipo 4 Salti in Padella Findus [e forse l'epilogo sarebbe stato proprio quello], e all'altezza di Venere avevamo abbassato il vetro del finestrino e chiesto indicazioni per Betelgeuse: "Dopo il benzinaio, la prima rotonda, non potete sbagliare".

"Questo è un semi-cooperativo" aveva ricordato RedBairon al gruppo "Conviene aiutarci un po' l'un l'altro, pur seguendo i nostri obiettivi".
Vero, gli obiettivi. Ognuno aveva il suo. Quello di Red era ammazzare la Regina Madre di tutte le immonde creature, e inviare la comunicazione dell'avvenuta uccisione alla Terra [qualche frase ad alto tasso di testosterone come "L'ho purgata, raga!"]. Quello del Vikingo: rubare un uovo alieno dall'alveare e portarlo al Pentagono, la solita idea balzana di usare gli xenomorfi come armi militari [la campagna pro-vita: sostituire le Desert Eagle negli zaini degli studenti americani con le larve facehugger per ridurre le stragi nei campus].
Il mio era un'allegra scampagnata a zonzo per l'astronave: aprire ogni porta e rivelare ogni stanza, pure il ripostiglio delle scope e la latrina, poi inviare un impulso sulla Terra e infine accucciarmi nel freddo di una capsula criogenica in compagnia di un tomo legnoso come I Fratelli Karamazov.

Il mio personaggio era il Meccanico della compagnia. Intuii che gli altri mi avrebbero chiesto lavori a scrocco: mi apri questa porta per favore, mi forzi questa serratura, mi fai una saldatura ossiacetilenica qui, poi ci aggiustiamo o basta un grazie? La solita Italia piccola fatta di tanti amici Fritz che campavano a sbafo e pagavano in visibilità.
Decisi di muovermi in solitaria contro il lavoro gratis, prendere una direzione diversa da quella di Vik e Red, e chiudermi la strada alle spalle, altro che semi-coop. Tirai su porte e appiccai qualche fuoco, per evitare di esser seguito.
"Dado ma che cacchio fai?"
"Avrà l'obiettivo di far saltare in aria la nave!"


NEMESIS era un semicooperativo feroce e survival, per 1-5 temerari, a tema Alien, di Adam Kwapinski, della durata di non meno di 120 minuti [per noi fra i 260 e 470 minuti, a seconda dei ripensamenti e roll-back del Vikingo e delle digressioni filosofiche di RedBattiato: "Siamo marines agnostici equipaggiati come monaci tibetani omeopatici per entrare a corte dei fruttariani negazionisti della legge di Avogadro"], edito da Cranio Creations.
La scatola conteneva un sacco di dolore e modi atroci per morire [era prevista l'eliminazione del giocatore in partita, e vi garantisco: non tramite lancio di petali di margherite e potpourri], ma anche 26 miniature dettagliatissime di tutto il bestiario della saga Alien, e più di 300 carte, 20 stanze, 200 componenti, dadi tematici, token, cartoncino, plastica, e so' pure 2Kg di porchetta di Ariccia, che faccio lascio?

Cominciai con gli equipaggiamenti: qualcosa per curarmi, bende, garze sterili, mercurocromo per le ferite, Xanax per dormire e Imodium nel caso gli alieni fossero troppi, qualcosa di esplosivo da lanciare: una granata fumogena, dei raudi Sandokan, e il petardo Pallone di Maradona comprato ai Quartieri Spagnoli, e qualche attrezzo del mestiere: un saldatore al plasma, delle bacchette di magnesio e una ganascia taglia bulloni utile anche per fottere le bici.
Gli alieni erano duri da mandar via come gli afidi sulle piante usando solo rimedi naturali come il sapone di marsiglia.
Quando entravano nel tuo stesso esagono, beh, era come cavarsi un molare cariato usando solo una forchetta.

Camminare per l'astronave sembrava una metafora della vita: ogni porta poteva essere quella sbagliata ed era facile mettere il piede in fallo. Con Vik e Red espressi la volontà di trovare una definizione più inclusiva e meno discriminatoria per la Regina Madre, ad esempio: Deponi Uova Genitore 2.
Ma i soci non sostennero la questione, anzi mi tacciarono di volerli distrarre dal mio scoperchiare ogni vano.

Per 2/3 della partita tutto filò liscio in casa Dado. Le porte chiuse alle spalle rallentavano l'avanzata delle bestie chetinose e i soci erano lontani e impegnati. Poi mi ritrovai un gregario addosso, e non un gregario qualunque: niente meno che il braccio destro della Regina Madre, uno xenomorfo di taglia XXL con l'adesivo "Gran figlio di puttana" appiccicato sul lunotto posteriore della macchina. Speri sempre di non incontrarli certi cattivi, che facciano un'altra strada, che capitino agli altri.
Ma i brutti ceffi ogni tanto capitano.
Scappai. Ero un meccanico, uno che serrava i bulloni con la chiave dinamometrica e che tutti i giorni si sporcava le mani col grasso lubrificante, mica un soldato buono a sparare. La granata fumogena fu utile per allontanarmi. Ma quando la porta della stanza successiva si aprì, beh, amici, dovetti prendere l'Imodium. Due pastiglie.

Non sono uno abituato a lamentarsi. Ma quando mi arrivò l'artigliata dritta sulla faccia, fu come per maschio adulto raggiungere i 37.2 di febbre.

Mi allontanai moribondo, zoppicante, claudicante, pregando tutti gli dei compresi Visnù e Sai Baba, e mandando a memoria le mie ultime volontà e pentendomi di non aver cancellato la cronologia di Explorer, mentre Red dal lato opposto dell'astronave era costretto a fuggire di fronte a una Regina Madre che aveva sottovalutato e che invece menava come Ronda Rousey, e Vik cercava di spegnere le fiamme che erano sfuggite al mio controllo.

Le fiamme lambirono ogni cosa. La nave si trasformò in un tizzone di brace in grado di cuocere tutte le rostelle fra Vasto e Teramo.
"Siamo fottuti" osservò RedBairon.
"Comunque avevo anche manomesso due motori" ammisi io
"Ma perchè, Dado???" chiese Vik.
"Volevo tenervi impegnati. Credo oggettivamente che il piano mi sia sfuggito di mano"
"Ma giusto un poco, eh".


Si era fatta una certa.
200 minuti di partita avevano tagliato a metà la notte e ridotto in poltiglia le poche ore di sonno prima del mattino seguente.
Era notte ed eravamo di nuovo in strada, una macchina che attraversava una Torino-Gotham che fingeva di dormire, e che invece si approfittava dei più deboli e di chi abbassava la testa.
Superammo il solito benzinaio fantasma, il chiosco dei panini col generatore a kerosene [e generatore di tosse per tutti gli avventori], e un paio di prostitute assonnate sul marciapiede.
"Sei stanco, Dado?"
"Sì"

Volevo dire qualcosa su Nemesis ma non trovavo un termine adeguato, un ombrello che raccogliesse il tutto, ed era una serata strana: continuavo a pensare ad Anna, la ragazzina della quale ero stato innamorato cotto alle medie.
Dissi un banale: "Che figata di gioco"
Dopo pochi minuti Red mi corresse: "Nemesis non è un gioco, Dado, è un'esperienza".

Aveva vinto lui.



Trovate l'esperienza NEMESIS
su MagicMerchant.it
che sostiene questo blog.

6 commenti:

  1. Per un momento ho creduto che avessi vinto… 😜

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  2. Grande ritorno del Dado Epico. Ci voleva un Grande Gioco.

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  3. Bella storia Dado (come sempre) , quindi, essendo un gioco semi-cooperativo, dal tuo racconto si deduce, che è un gioco semi-bellissimo! :-)

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  4. Bello e profondo, come sempre.
    Tullaris

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  5. Da leggere tutto d'un fiato. Pieno di perle di ironia e gran senso del ritmo. Sei proprio bravo Andrea!

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  6. Grande il riferimento a Vasto e Teramo XD - Master Alex

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