Per i ragazzi di Derry era stato un clown.
Il clown aveva strappato un braccio al piccolo George attraverso un tombino, e 30 anni dopo il fratellino di George e i suoi amici erano riusciti a ucciderlo.
Ma il Male non era morto. Era morto soltanto il mostro, una delle sue tante rappresentazioni.
Il Male non scende mai in campo di persona.
Il Male tornò, per quel che mi è dato di sapere, 30 anni dopo la sconfitta nei Barren a Derry, in un piccolo appartamento di Torino.
Città già nota per le molte maledizioni, gli obelischi e il Santo Graal sotto la Gran Madre, Torino salutò i primi giorni del 2016 con un inverno stranamente temperato.
Dopo l'estate boccheggiante del 2015, nella quale i ragazzi friggevano le uova sul marciapiede arroventato e i cani si tuffavano fra i getti delle fontane di Piazza Castello, i meteorologi scommettevano su un inverno più rigido di quello record nel 2012, nel quale la benzina si trasformava in granita nei distributori.
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Risvegliato 30 anni dopo dal letargo, il Male questa volta preferì non rischiare.
Li scelse 40enni. Se fosse riuscito a sfuggir loro una volta, si sarebbe ripresentato in tempo per festeggiare i loro 70, fra prostate grosse come zucchine e occhi sgranocchiati dalla cataratta.
Facile come spaccare un uovo.
Alla guida della Nuova Banda dei Perdenti, la versione torinese di quella di Derry, ma molto più scarna e senza la bella Beverly, era salito Dado.
Dado non aveva un inalatore per l'asma, non balbettava, e aveva l'aspetto di uno scimmione.
Ma era un uomo pieno di incubi.
E con lui al timone sarebbe stata una passeggiata.
L'incarnazione successiva al clown Pennywise e al ragno, fu una scatola.
Non era la prima volta che ricorreva a quella forma.
La scatola aveva il grosso vantaggio di poter contenere qualunque cosa.
La scatola fu acquistata da RedBairon nei primi giorni del nuovo anno, in un centro giochi educativo poco distante dal Museo del Carcere.
Il tizio dietro il bancone fece scivolare la banconota nel cassetto del registratore di cassa, impresse col timbrino 5 punti sulla tessera fedeltà di Red, e poi tornò a chattare su facebook sul suo portatile. Red gli chiese se c'era qualche differenza fra la scatola rossa e quella blu. Lui gli rispose di informarsi su internet.
Tornato alla macchina Red scrisse ai soci che aveva comprato Pandemic Legacy.
Dado ne lesse su internet. A pochi mesi dalla sua uscita, Pandemic Legacy aveva rapidamente scalato e conquistato la vetta della classifica di BGG, scalzando persino Terra Mystica e il fino ad allora intoccabile anche solo col pensiero Twilight Struggle. Sul forum dello stesso portale, un giocatore americano definiva il titolo un'esperienza simile ad andare a vedere Avatar dopo aver fumato marijuana.
Dado si grattò la barba e pensò che non si fidava per niente dei giochi che arrampicavano rapidi, come non si fidava dei cuochi magri, del paghi 2 e prendi 3 al supermercato, e dei volantini Vuoi guadagnare 1700€ al mese con un lavoro indipendente e dinamico? Chiedimi come!, appesi nelle bacheche.
Per contro il sistema legacy era indubbiamente una bella pensata. Pandemic avrebbe dato vita a una progenie di cloni, come aveva fatto Dominion di Vaccarino qualche anno prima. Sui forum già prevedevano almeno un biennio di legacy in tutte le salse.
Mentre passava da una pagina all'altra di boardgamegeek, si aprì un popup pubblicitario.
La biondina con coda di cavallo disse che col nuovo Iphone 7 i social network non erano mai stati così vicini.
Poi il video scattò di un paio di fotogrammi e la biondina disse: "Non lasciare infettare Atlanta, Dado".
Quando ci ripensò, più volte quello stesso giorno, Dado si disse che doveva esserselo immaginato.
RedBairon quasi diede fuoco al manuale del gioco, per una distrazione. La moglie lo aveva incaricato di tener d'occhio l'arrosto che doveva cuocere per non meno di due ore, e Red aveva appoggiato il manuale sul piano cottura.
Poi, come succedeva spesso, si era messo a messaggiare col Vikingo per l'ennesimo kickstarter.
Riuscì a salvarlo prima di far danni seri. Ci rimise solo un orecchio della prima pagina, un danno da niente considerato che tanto con Legacy avrebbero dovuto addirittura strappare carte.
Il coperchio della pentola sobbalzò.
Red lo sollevò con una presina, scoprendo una nuvola di vapore al profumo di soffritto e rosmarino.
L'arrosto pareva pulsare nella pentola.
Red pensò che non aveva un bel aspetto. Pareva un grosso fagotto di carne scura, delle dimensioni di un piccolo animale rannicchiato. In alcuni tratti il calore aveva sciolto la retina di budello che lo avvolgeva, e le fette di pancetta si erano arricciate e ripiegate su se stesse.
Red pensò che sembravano delle dita deformate dall'artrosi.
Richiuse il coperchio e tornò a leggere il manuale.
Col Vikingo fu tutto un altro paio di maniche.
La scatola sfoderò il suo repertorio di allucinazioni, e il Vikingo incassò come un pugile.
La scatola calcò la mano, arrivando a riempirgli la caffettiera del mattino di sangue, e facendogli trovare un gatto spiaccicato sotto una delle ruote dalla macchina [con catenina argentata e targhetta ROMEO penzolante dal pneumatico]. Viking semplicemente prese atto degli incubi e li mise nella propria scaletta mentale delle cose da risolvere.
Il Vichingo era una macchina.
La scatola dovette rincarare con una dose da elefante, per riuscire a metterlo in difficoltà.
Il Male si manifestò ai Perdenti il 13 gennaio 2016.
La prima partita.
Con Gennaio nessuno gridò al miracolo. Era Pandemia tale e quale. A parte i cassettini segreti e quei dossier con i codici. Red lesse lo scenario. La storia cominciava con una strage di innocenti.
"Non dovrebbe esser troppo difficile" stimò Red
Non sembrava difficile. Ma fallirono. Proprio quando sembrava fatta. E dovettero ripetere Gennaio.
"Perchè abbiamo rischiato troppo" disse Red da dietro la zanzariera sul balcone perchè stava fumando, "Dobbiamo giocare di contenimento"
Ma caddero anche a Febbraio. Pur giocando di contenimento. Inciamparono DUE volte. Con segni indelebili sul tabellone.
Una volta tornati nelle loro case, alle 02.00 passate, ognuno di loro fece fatica a prendere sonno.
L'alluce era quasi viola. Dado provò a schiacciare delicatamente la parte gonfia, dove l'unghia si incarniva, e ne uscì del pus. Secondo il dermatologo si trattava di un fungo sotto l'unghia.
1980 - Torino
La donna che entrò nel parco, con un bambino di 1 anno nel passeggino e un secondo di 7 che le trotterellava davanti, era un'infermiera. Arrivava dal turno di notte all'ospedale CTO di Torino, ed aveva la schiena a pezzi.
Percorse il vialetto e raggiunse le altre mamme nell'area verde vicino al laghetto artificiale.
Il piccolo nel passeggino sembrava dormire profondamente.
"Mamma ci sono dei bambini!!" la tirò per la gonna Andrea, "Posso andare, posso?"
Lei annuì e il bambino corse via.
Stavano facendo del male alla tartaruga. Andrea urlò e il biondino gli mollò uno schiaffo dritto sulla bocca che lo fece cadere all'indietro. Il ciccione stava in ginocchio e teneva la tartaruga ferma fra le gambe. Aveva un cacciavite in mano e le aveva già inciso CAZ sul guscio. Stava cominciando la seconda Z.
"Ho detto di lasciarla andare" ripetè il bambino con la maglietta Arbatax.
Al suo fianco ce n'era un secondo, alto e smilzo. Stava in silenzio.
Il biondino raccolse della ghiaia e si riempì i pugni.
"Siete piscia di mongoloidi" disse caricando per il lancio
Arbatax si infilò una mano in tasca e ne estrasse un blocchetto di figurine legate con l'elastico.
"Lascia andare la tartaruga. E te le regalo" propose
Il ciccione si sporse per guardare le figurine.
"Sono di Capitan Harlock" disse Arbatax
Il biondino valutò l'offerta. Poteva anche gonfiarlo di botte e prendergliele.
"Se ti avvicini le lancio nell'acqua" gli disse intercettandone i pensieri "E non le avrà nessuno".
Il biondino sorrise.
"Lasciala andare, Dome" disse infine.
Lui e il ciccione se ne andarono col pacchetto.
Arbatax e lo smilzo aiutarono Andrea a rialzarsi.
"Mi chiamo Andrea" singhiozzò il ragazzino
"Io sono Massimiliano" disse Arbatax, "E lui è Vincenzo".
La tartaruga zampettò fino al laghetto.
L'avanzata dell'infezione sembrava inarrestabile. Gli eventi di ***** e il brutto epilogo di ******* sembravano aver definitivamente condannato la razza umana all'estinzione.
Dado colpì inutilmente il tabellone col palmo della mano, con l'unico risultato di far cadere i token e spostare i cubetti infezione dalle città.
"Non è ancora persa" disse Viking rimettendo a posto
"No, potremmo sempre trovare una carta Intervento Divino" commentò Dado acido.
"Dobbiamo tenere insieme le macerie" disse Red.
Oramai non poteva più nasconderlo con la camicia: l'eritema spuntava oltre il colletto e gli si arrampicava sulla nuca. Il collega gli suggerì un unguento al veleno d'api. "Con la dermatite di mio figlio ha funzionato" gli disse alla macchinetta del caffè.
Red acquistò il boccettino in erboristeria quella stessa sera.
Da Maggio in poi le cose andarono meglio. L'attenzione richiesta era sempre molto alta e non erano rari casi di disaccordo e accese discussioni su come procedere, ma i tre cominciarono a mettere a segno qualche punto.
I crateri sul tabellone rammentavano loro ogni minimo errore commesso.
La notte era per gli incubi. Dado sognava un'infezione alle gengive che gli faceva perdere i denti e marcire la lingua; Red una mano che cercava di infilargli dei fazzolettini appallottolati in gola; Viking della carne tritata che gli sgorgava fuori dall'orecchio.
Agosto-Settembre-Ottobre
Il gioco era polarizzante. Quando non ci giocavano ne parlavano. Viking suggerì, una volta che l'avessero finito, di farne incorniciare il tabellone e farci un quadro da appendere in cucina.
Dado rispose "Sì ma la cucina di chi?".
Red disse che le tre vittorie consecutive di Agosto-Settembre-Ottobre nella stessa sera, andavano festeggiate tirando le 03.00 al chiosco dei panini.
Tirarono le 04.00.
Ultimo giorno per Novembre e Dicembre.
Il piede di Dado era gonfio. Da un paio di settimane era dovuto passare a un paio di sandali aperti, con gran ilarità dei suoi colleghi d'ufficio, che gli avevano appeso sul monitor del computer una stampa presa da internet "Vocazione Francescana: come diventare frati a 40 anni". L'unghia dell'alluce era caduta, lasciando il posto a una crosta scura.
Viking annunciò che la pandemia sarebbe capitata entro 2 turni.
"Ho contato le carte" disse tamburellando sul mazzo.
Red continuava a grattarsi il collo.
Dado volò a Lima per eliminare due cubetti gialli e spezzare una catena, poi pescò dal mazzo giocatore le carte di fine turno.
La prima era Chennai.
La seconda un volantino pubblicitario dell'Iphone 7. I social network non sono mai stati così vicini.
La biondina coda di cavallo, alle spalle di Red, disse che Atlanta andava salvata a qualunque costo.
Poi aggiunse: "Ho la prugna in fiamme, Dado".
Dado vide che aveva una pallina rossa da clown al posto del naso.
"Raga abbiamo un problema" disse.
Poi Viking cominciò a gridare.
I cubetti gli stavano colando fuori dall'orecchio insieme al timpano ridotto in poltiglia Sembrava un distributore di succo d'arancia in funzione, polpa compresa.
Red non se ne accorse. Se ne stava a fissare il tabellone, scorticandosi il collo, ipnotizzato.
"Red..." disse Dado
"Non stavamo salvando la tartaruga" disse Red "Lei stava salvando noi"
L'orecchio di Viking era un torrente in piena.
Dado urlò "SALVALO ARBATAX!"
E Red, collo ridotto in carne viva, si ridestò, ed era tutto chiaro, l'orecchio, la tartaruga, il piede di Dado.
Si infilò la mano in tasca e tirò fuori il pacchetto di figurine legate con l'elastico. Erano sempre state lì. Capitan Harlock non abbandonava i bambini.
Strinse il pacchetto nel pugno e colpì il tabellone.
E il tabellone urlò.
Urlò. Un verso agghiacciante, simile al grugnito di maiale sgozzato.
Poi vibrò, piegò i quattro angoli come un origami e zampettò dentro la scatola. Il coperchio vi atterrò sopra, chiudendosi come il coperchio di una bara.
"Finiscilo Dado!" gridò Viking tamponandosi l'orecchio
"Al cuore!" disse Red
....Atlanta....
Dado afferrò il coltello col quale aveva tagliato la focaccia. Alzò il braccio al cielo.
E pugnalò la bestia.
EPILOGO
Il mostro era morto. Ma non il Male. Non serviva sperarci. Il Male non scendeva mai in campo di persona.
Nelle settimane successive il collo di Red migliorò fino a guarire del tutto. L'unguento al veleno di api fece il miracolo e Red se ne arrivò in ufficio con una bottiglia di Franciacorta per il collega.
Viking rimase sordo da un orecchio. Per lui non fu un duro colpo, semplicemente un prenderne atto. "Dovrò lavorare il doppio con l'orecchio buono" disse ai soci.
Dado perse completamente l'alluce e altre due dita del piede. La sua camminata ne risentì.
Pareva ancora più uno scimmione.
Bella lì Dado. Un'avventura vero? nel bene e nel male. Poi ti telefono.
RispondiEliminaMa ci hai piantato un fottuto coltello?! O_O
RispondiEliminaUao.
RispondiEliminaSemplicemente "uao".
La scatola! Il coltello! ho dovuto far salire e scendere con il mouse la pagina per crederci davvero....
RispondiEliminaCome dice Kobayashi: UAO :O
Post spettacolare
RispondiEliminaF
Tanta roba. Non farmi venire voglia di giocarci. ;-)
RispondiEliminaBelle le figurine di Harlock
RispondiEliminaGisli
La coltellata dopo questo racconto è il colpo del Maestro.
RispondiEliminaaspettavo questo post, non mi ha deluso, bravo Dado.
RispondiEliminaHo visto tanta gente combattere contro Pandemic Legacy. Pochi sono tornati in vita.
RispondiEliminaIo ancora non ho affrontato quello spauracchio...
Stupendo.
RispondiEliminaSei un Maestro.
Presidente del DadoCritico Fan Club!
RispondiEliminaL'ho letto 3 volte!
RispondiEliminain questo post c'è tutto il meglio del tuo talento Andrea, davvero!
Ho rinchiuso la scatola con la cicatrice in soffitta e sono un pò preoccupato...
redbairon
...fai bene ad esserlo!
Elimina.....non respiro.....
RispondiEliminaDado+King+Legacy=Capolavoro!
RispondiEliminaCon la coltellata alla scatola di Red hai raggiunto il next-Level dello snaff-Game.
TOP
Semplicemente un capolavoro...
RispondiEliminaCapperi che post magnifico O.O
RispondiEliminaComplimenti davvero !