martedì 24 febbraio 2015

Richard per le mie amiche

Schiuma bianca fra le dita. Come le onde fredde del mare d'ottobre sui piedi nudi, l'autunno prima. Come la Paulaner versata senza inclinare il bicchiere, che si arrampica verso il bordo, minacciando il tabellone e le carte
Come si chiama quel locale, Jolly Qualcosa...
Ancora la risacca delle onde sui piedi. Sembra. Liquido. Ma non è mare. E' acido. E' olio bollente. Una friggitrice per la sua carne.
Il piede destro. Come se fosse
(incastrato fra le lamiere contorte)
masticato da un pitbull.
"Il piede...mi fa..."
Il lenzuolo sudato sotto di lui, le coperte sopra, una tonnellata di coperte.
"Soffoco..."
"Shhhhhhhh...devi riposare"
La voce arriva dal fondo del letto. Sfocata. Come la stanza.
"I miei...occhiali..."
Prova ad allungare la mano verso il comodino (dove dovrebbe trovarsi un comodino) ma la mano stretta al polso si muove di pochi centimetri.
"Te l'ho bloccata per evitare che strappassi la flebo".
La voce. In piedi. Di fronte al letto. Enorme. Bianca. Una macchia nera all'altezza del mento.
Barba.
"Mi chiamo...Andrea Chiarvesio...credo di aver avuto un...incidente..." si torce nel letto.
"So benissimo chi sei, Andrea. Mi sto prendendo io cura di te. E non devi temere niente: sono la tua ammiratrice numero uno".
Buio.

Il Dado. L'ha organizzata lui la serata al JJ. Siamo sei, proviamo il tuo Richard, vieni? Dai che ne viene fuori un bel pezzo per il blog. C'era quella coppia della Tana, lui e lei che giocano, e poi quel Davide, e uno dei due soci del Dado.
Gli ho spiegato Richard. Gioco per 3-8 giocatori, tedesco light, con carte, gestione delle risorse, bluff, con la caratteristica di essere un gioco a squadre nel quale, però, alla fine vince soltanto un giocatore. Ambientato ai tempi della terza crociata di Riccardo Cuor di Leone contro il Saladino.
Si gioca su un tabellone diviso in 8 spicchi, con possibilità di scegliere fino a 16 azioni. Due le fazioni, e quattro i contatori tempo con i quali interagire per far vincere Riccardo oppure Giovanni.
Il Dado era seduto accanto a me.....


Occhiali sul naso. La lente destra si deve essere rotta durante l'incidente. Lei o lui l'ha aggiustata con dello scotch trasparente. Sembra di guardare la stanza attraverso l'albume di un uovo.
"Sei molto gentile, Dado, davvero, ma..."
"Mi chiamo Anna. Non Dado. Non che sia un brutto nome, Dado, solo che non è il mio, capisci? Che ne dici, Andrea, riesci a ricordarti Anna?"
"Certo, Anna"
"E' un nome palindromo. Sai cosa significa palindromo? Che puoi anche leggerlo al contrario"
"Mi piace molto, Anna. Davvero"
Anna sorride.
Si è spalmata del rossetto tutt'intorno alla bocca. Se l'è strofinato sulla barba, lasciandoci attaccati dei pezzettini rossi. Indossa una cuffietta e un camice da infermiera. Finto. Di quelli che si comprano a carnevale, con lo stetoscopio in plastica a tracolla e una grossa croce rossa cucita all'altezza del petto.
"Come va il braccio?"
"Bene davvero" sorride Andrea sollevando il sinistro fasciato, "Sono stato fortunato. Sembrava un brutto incidente e invece credo di essermi solo..."
"Tut-tu. Non è il braccio a preoccuparmi ma la gamba".
Gli si avvicina per controllare la flebo. O qualunque cosa gli abbia attaccato al braccio.
Potrei colpirlo ai testicoli. Potrei provarci. Col braccio libero. Devo girarmi su un fianco. Un pugno solo. Con tutta la mia forza. Ma se non lo colpisco in pieno? Se lo colpisco alla coscia o al fianco?
L'infermiera si volta e si china su di lui. Odora di rancido. Sudore. Cibo del fast food. E profumo da donna.
"Adesso ti do la tua medicina"
"No, Anna, davvero, sto bene. Non serve"
Lei sorride. "Su su su". Armeggia sul comodino. Di spalle.
Potrei saltarle addosso. Adesso. Metterle il braccio attorno al collo. Strangolarla. Provarci. Se non pesasse il doppio di me. E non avessi una frattura scomposta alla gamba. Prova a muovere il piede sotto la coperta, solo un centimetro, ma sufficiente a dargli una coltellata di dolore fin nell'inguine.
Lei si volta. Gli avvicina il cucchiaio alla bocca. Sul cucchiaio tre cubetti: due gialli e uno rosso.
"Manda giù"
"No"
"Manda giù tutto. Devi rimetterti in forze"
"Non posso mangiare cubetti, stupida puttana" grida lui. Ha già provato a gridare quella stessa mattina, alla prima cucchiaiata. Non è stata una buona idea.
"Ho molti modi per farteli mangiare, Andrea, credimi. Per come la vedo io la soluzione meno sgradevole per entrambi è che apri la tua bella boccuccia spontaneamente e mandi giù questo bel cucchiaio. E poi mi dici anche un bel grazie, per averti salvato da quelle lamiere. Oppure puoi fare i capricci. E scoprire quanto è determinata questa ragazzona. A te, Andrea"
Chiude gli occhi. Apre la bocca.
Anna ci immerge dentro il cucchiaio.
"Bravo, ragazzo. Manda giù tutto. Ti aspetta un bel lavoro"

La macchina non può aver sbandato da sola. Non pioveva e non stavo andando forte. Faccio quella strada quasi tutte le settimane. Ho le gomme invernali, prese neanche un anno fa. L'asfalto era asciutto. Dado. Mi deve aver seguito una volta usciti dal JJ. Mi è venuto dietro con un'altra macchina. E all'altezza della curva mi ha tamponato e spinto contro il guardrail.

Da quanti giorni sono qui? Cos'è questo posto?


"Mi piace casa tua" le sorride restituendole il bicchierino di plastica vuoto. 

"Fammi vedere"
"Ancora non ti fidi?". Apre la bocca e gira la testa da una parte e dall'altra.
Sì, li ho ingoiati, maledetta troia!

Lei continua montare il tavolino pieghevole da colazione a letto.
"Hai buon gusto. E scommetto che di là hai anche una bella moka che fa un ottimo caffè"
E se hai una caffettiera probabilmente hai anche un fornello, una cucina e un cassetto dal quale possa rubare un coltello, se ti allontani qualche ora.

"Non siamo a casa mia" taglia corto lei, "Ci veniamo una volta la settimana. Per giocare"
"Resta un bel posticino. Davvero. Molto tranquillo"
"Non sforzarti di essere gentile, non attacca"
"Perchè non dovrei esserlo. Mi hai salvato la vita! Credi che me lo sia già dimenticato? Io ti devo la vita"
Gli appoggia il tavolino sulle gambe. Mentre si siede sul bordo del letto gli schiaccia la gamba. Il dolore gli esplode nelle viscere facendolo gemere.
Ho un'infezione in corso. Il piede gonfio come un cotechino. Se ci facessi un buco con uno spillo il sangue zampillerebbe fino al soffitto.
"Il tuo piede mi preoccupa. Dovrò occuparmene, prima o poi"

"Deve solo sgonfiarsi, davvero, niente di preoccupante... ma cos'è questo tavolino? Spiegami, sono davvero curioso"
Dal comodino tira fuori un block notes e una matita grande quanto un mignolo.
"Devi scrivere un nuovo regolamento"

"Va bene. Per quale gioco?"
"Richard"
"Ti sembra poco chiaro? Posso riscriverlo meglio, per te, molto più dettagliato, con tanti esempi di gioco, magari qualche disegno..."
"Voglio che rendi Richard perfetto per 3 giocatori"

"...c...come?"
"Sulla scatola c'è scritto 3-8 giocatori. Ma alla serata al JJ mi hai detto che il gioco rende al meglio in 5-8"
"E' un gioco a squadre... certo, lo puoi giocare anche in tre, funziona lo stesso, ma...."
"Ma 3 non è il suo numero perfetto"
"E' un gioco a fazioni, di bluff, tradimenti... che dà il suo meglio in 5-8. Sono pochi i giochi con una buona meccanica sotto che scalano un così gran numero di giocatori. Questo non vuol dire che non sia giocabile anche in 3, però..."
"Non ho così tante amiche. Non ne ho mai avute. Ne ho solo 2. E voglio che Richard giri in maniera perfetta, per le mie serate con loro"
"Dovrebbe bastare qualche home rules. Lo faccio volentieri, Anna, credimi, mi ci vorrà solo un po' di tempo, devi darmi solo...."
Anna si alza, facendo cigolare il letto.
Peserà 100kg. Ho davvero pensato di saltarle addosso?

"Hai tempo fino a stasera. Stasera arriveranno le mie amiche. La Vichinga e la Baronessa. Spero che avrai finito per allora, perchè loro due sono giocatrici molto molto esigenti, Andrea, e non sono comprensive come lo sono io"
Attraversa la stanza. Apre la porta.
"Dado ti prego, devi darmi..."

"Buon lavoro, Andrea".
Chiude.

venerdì 20 febbraio 2015

2° Torneo Ziu Belu

Mutilati nella combo, come Black Lotus + Incanalare senza la necessaria Palla di Fuoco, io e Red procrastiniamo e uniamo i puntini sulla Settimana Enigmistica, in attesa del ritorno di Olaf il Vichingo, sedendoci ai lati opposti del tavolo, in quelli che a un occhio inesperto potrebbero sembrare soltanto due giovedì qualunque, e invece trattasi della 2° edizione del prestigioso Torneo Ziu Belu: Red vs Dado al meglio delle 4 partite ("...a tribute to viking").

SEASONS

Tavolo lastricato di carte per il girone d'andata, perchè a detta di Red io sono il cartaro del gruppo, diciamo che me la cavo meglio del solito peggio, e a Red non piace rubare le caramelle ai bambini. Cominciamo con Seasons.
Veterani del gioco (ce l'abbiamo tutti e tre, una copia a testa), draftiamo con ostentata sicumera, rimembrando quando Starcraft splendea negli occhi suoi vichinghi e fuggitivi.
La partita scorre in scioltezza, una rollata di velluto dietro l'altra, accompagnati da un'ottima Chellerina del birrificio torinese San Paolo.
Red non gioca male, ma al secondo anno io sono già i bolla con gli effetti e spruzzo cristalli come i contadini col ramato sui pomodori.
Partita a senso unico. Chiudo +50 punti su RedBairon, che asciugandosi il sangue di bocca con il dorso della mano, commenta "Mhmhmhmhm. Comincio a divertirmi, Dado"

THUNDERSTONE
Ancora carte da infilzare con la forchetta. Questa volta Red butta sul tavolo Thunderstone, gioco di deck building che aveva convinto poco me e ancor meno l'intransigente tritamanuali. Si gioca con la prima edizione, in inglese, setup standard.
Io inizio male, molto male, praticamente del balsamo di tigre sui coglioni, in una partita che mi dice picche già dalla prima carta. Red si allunga in avanti coi punti vittoria, ma poi si arena sui mostri di livello avanzato e ci sembra di giocare in slow motion sul fondo di una piscina. Illustrazioni a parte, oggettivamente bellissime, Thunderstone ci restituisce esattamente la stessa sensazione della volta scorsa: farraginoso, lento, poco lubrificato. Passiamo tre quarti della partita a mescolare carte, e il restante quarto a lamentarci delle pescate. Di comune accordo decidiamo di mollare la partita un paio di turni prima della fine, e di tirare le somme con quel che abbiamo in mano.
Red mi schiaffeggia malamente col doppio dei punti, roba da chiamare un numero verde, se solo esistesse.
Whatsappata al Vichingo per chiedergli la data della prossima mathtrade.

THE CASTLES OF BURGUNDY
Intenzionati a sciacquarci la bocca con qualcosa di buono, apparecchiamo Burgundy (altro titolo che abbiamo tutti e tre).
Di sottofondo: la Marilyn Monroe delle birre italiane: la ReAle Extra del Birrificio Del Borgo.
Parto bene piazzando due tessere tecnologia che dovrebbero velocizzare il completamento dei territori, ma il gioco aggressivo di Red (miniere + navi) regala al tritamanuali sia il monopolio del primo giocatore che delle pepite. Il centro è suo e soltanto suo, sempre, ogni benedetto turno.
Inseguo capitalizzando meglio gli animali ma accaparrandomi solo la seconda scelta degli edifici.
Le miniere di Red spingono tantissimo, dura reggere il passo: per ogni punto che faccio Red me ne dà due, mi sembra di essere un bambino in riva al mare con un secchiello che cerca di vuotare l'adriatico. Per tre quarti di partita riesco a rimanergli dietro a distanza dignitosa, ma sul finale il Red va in fuga di 40 punti, diventando un puntino all'orizzonte.
Solite conferme per il capolavoro di Feld, sempre impeccabile e stiloso, e stabile nella mia top3 assoluta.
Se ancora non ce l'avete, vuol dire che in casa vostra manca un titolo.

ANCIENT TERRIBLE THINGS
Cthulhu per uscirne indenne.
Con Red in vantaggio 2-1, decido di giocarmi il pareggio della vita sui dadi indicibili di Ancient Terrible Things.
La mia idea sarebbe quella di giocare aggro, ma Red mi fiuta e mi anticipa, così che per stargli avanti invece che aggro mi tocca giocare suicide-deck: più rischi e più danni, sperando di far punti veloci (ma deve filar liscia e i dadi devono ballare il tip tap quando schiocco le dita).
Le prime rollate spregiudicate non sortiscono gran che.
Poi, complici un paio di equipaggiamenti comprati cum grano salis e qualche gettone speso nel momento giusto, comincio a mettere in fila i 4 e i 5, e a togliere dalle mani gli obiettivi al Red. Stringo la tessera primo giocatore nel palmo e non la mollo fino a fine partita.
L'iniziativa paga e Red si ritrova a inseguire.
Gli chiudo una dozzina di punti avanti, con un turno finale al limite della perfezione.
Centro il pareggio del torneo e mi assicuro una notte di sonno.

2° Torneo Ziu Belu: 2 - 2
@Viking: solo per raccontarti quello che succede sul tavolo mentre tu salvi l'amazzonia volontario in "Manager senza frontiere"

martedì 17 febbraio 2015

[On Air] The Big Game Theory

Vi segnalo che mercoledì 18 febbraio, ore 21.00 circa, nonostante una tosse stizzosa che sparerà a mille sugli altoparlanti, interverrò telefonicamente, a The Big Game Theory, la web radio dedicata ai board games e condotta da Carlo Emanuele Lanzavecchia, Andrea Chiarvesio e Gianfranco Buccoliero.
Nella puntata verranno toccati temi fondamentali, come "10 trucchi per occultare il nuovo gioco alla moglie" , "Come trasformare Zombies!!! in Zombicide con un panetto di pongo e del cartoncino" e ancora: "Tutte le home rules per giocare a Lupus in Tabula in solitario".

Pagina FB: https://www.facebook.com/thebiggametheory
Radio: http://www.rvuno.it/

domenica 15 febbraio 2015

Le tue scatole sono vive

Sono le nove di sera quando l' editore ti chiama sul cellulare.
"Ma sei proprio sicuro?" gli chiedi, e non per sfiducia in lui ma perchè ci sono stati ritardi enormi con la spedizione dalla Cina, e poi anche un mezzo casino col magazzino, ma lui: "Sì, sì, sicuro, esce domani".
La notte non dormi.
Il giorno dopo sei davanti al negozio. Entri.  Il tizio dietro il bancone ti chiede "Ha bisogno?" e tu "Do un'occhiata". Gironzoli davanti alla rastrelliera dei titoli finchè non lo vedi.
Il tuo gioco. Il tuo primo gioco.
Certo che potevano anche metterlo un po' più in vista, pensi, magari fra Puerto Rico e quelli di Rosenberg.
La porta si apre ed entrano due clienti. Fai l'indifferente. Prendi in mano un Villa Paletti di alibi. Fingi di non guardare ma guardi. Passano in rassegna la rastrelliera dei titoli. Passano anche davanti al tuo. Il tempo si ferma. Il tuo cuore si ferma. Segui i loro sguardi sui dorsi delle scatole. Prendilo, dai, prendilo,....
Passano oltre.

Non sono sicuro di capire davvero perchè lo fai. Intendiamoci: piacerebbe anche a me pubblicare un gioco, ma appena mi ritrovo a chiacchierare su un social network con l'autore di un prototipo, appena appena sbircio i chilometri di asfalto bollente che stanno in mezzo fra un abbozzo di idea nella testa e la scatola bella e finita sullo scaffale del negozio, ogni buona intenzione finisce nel mio personale tritadocumenti delle buone intenzioni (che mi tocca svuotare settimanalmente). 
Ti ammiro. Quando mi racconti che sono due anni che ci lavori sopra, che i playtester dopo un po' si rompono e ti tocca cercarne altri, che fra moglie e bimbo piccolo non è sempre facile ritagliarsi una sera tutte le settimane, e quell'unica sera magari vorresti anche giocare ad altro, e invece ti disciplini, ti imponi di portare avanti il playtest, di prendere la macchina e farti un'ora di statale per raggiungere quell'associazione al centro bocciofilo di Mombaruzzo, per far provare il tuo prototipo.
Soldi? Ma quali soldi? Gloria? Sì, il giorno che il lupo dimorerà insieme con l'agnello e la pantera si sdraierà accanto al capretto (Isaia).

E mentre il tuo gioco con meccaniche di deck building, gestione delle risorse, aste e maggioranze, finalmente nei negozi, raccoglie solo una recensione su supergiochipazzi. blogspot.it, il mondo si ferma per Otto il Maialotto che fa il Botto.
Un fenomeno virale, una pandemia suina. Ne parlano addirittura al telegiornale, ne parla Mentana su La7, tutti lo vogliono, anche tuo figlio lo vuole. Vai al supermercato per comprarlo ed è esaurito, 'sto porco magnapanini. Ti tocca girarne tre per trovarlo.
E quando finalmente lo porti a casa e lo provi, scopri che ci vuole la forza di un muratore di quelli che rimestano il catrame nella betoniera a colpi di pala e a suon di porco qui e porco lì, per schiacciare la testa al maiale. I bambini si buttano sopra di peso tipo wrestler, per giocarci.
Mentre su supergiochipazzi, il frutto dei tuoi lombi si becca un 6,5.

E nei conti della serva buttaci anche che in quanto autore del gioco, ogni cosa è colpa tua. Sui forum vieni tirato in ballo per una tessera stampata al contrario, perchè manca il dado bianco, perchè le miniature sembrano exogini passati al microonde, perchè l'hanno tradotto a minchia, perchè costa 49 euro.

Per finire ci sono quelli come me. Quelli che giocano e che inquinano il web con i loro giudizi non richiesti, che scrivono "Mi aspettavo qualcosa di più" o "Qualche perplessità sulla longevità".
Facciamo così, amico: inventamelo tu un bel gioco innovativo, fluido, longevo, con ottimi materiali e che stia nei 30 euro, davvero, vediamo quello che sai fare!

Ma c'è una cosa che voglio dirti, Autore.
Che a volte il tuo gioco entra nel mio quotidiano, diventandone parte.
Sì, è così.
Non è semplicemente una scatola piazzata su una mensola.
Lui prende parte.

Con i soci, pianifico il giovedì sera attorno al tuo gioco, già la domenica mattina. In media ci vanno fra i 30 e i 50 messaggi. I titoli che passano nella chat di whatsaspp sono una selva. Discutiamo tirando in ballo boardgamegeek, un nuovo articolo di Agza, un post sul forum della Tana dei Goblin, una voce di corridoio su una presunta strategia dominante. Scremiamo perchè non possiamo avere tutto. E quando il tuo titolo riesce a guadagnarsi il posto come main event del giovedì sera scalzando tutti gli altri, beh, ti assicuro che se l'è davvero giocata bene.
Il giovedì al lavoro non riesco a non pensare alla serata. All'uscita in tangenziale pesto un po' più sull'acceleratore. A casa metto in frigo una buona bottiglia, quasi sempre una birra artigianale da 75cl, circa 10 euro a bottiglia, non da tutti i giorni ma per una serata speciale. Mi prendo un caffè in anticipo, prima che arrivino i soci, in modo da essere sveglio. Voglio godermi ogni minuto.
I soci arrivano alle 22.00. Giochiamo e tiriamo tardissimo. E una volta a letto, con solo tre ore di sonno davanti, il più delle volte ripercorro i momenti che hanno deciso la partita. Mi addormento pensando che avrei dovuto trasformare la legna in carbonella almeno due turni prima...
La mattina dopo, in ufficio, sul cellulare, i messaggi del dopo partita.
Il tuo gioco, Autore.

Arrivo a casa con il tuo gioco sotto braccio. Mia figlia intercetta il pacco e mi corre incontro. "Papà che cos'è che cos'è che cos'è?"
Minimo cinque baci, se vuole che sganci. Accetta il ricatto. Strappiamo il nylon sul tappeto, rovesciandone il contenuto. Io leggo il regolamento mentre lei gioca con la componentistica.
"Dai, ora mettiamo via, ci giochiamo dopo cena"
Non dico che mangia tutta la verdura, ma quasi.

Capodanno a casa di amici, tutti coppie con figli, a me tocca occuparmi delle torte salate e dei giochi per la serata.
Per gli adulti porto un botto di roba ma il grosso lo farà Saboteur.
Per i piccoli porto il classico Dobble, le carte di Munchkin da "perdere" in giro per la casa, e Ufo Farmer.
Seguiamo i bambini per i primi turni a Ufo Farmer, poi giocano in autonomia.
A fine partita scopriamo che:
- una bambina ha raccolto solo i conigli ("Il coniglio è il mio preferito")
- una bambina ha fatto un posto sull'astronave anche per il lupo (tipo Arca di Noè: noi non abbandoniamo nessuno)
- mia figlia giocava fingendo di piazzare l'ufo (in realtà sotto non c'era nulla) per "rompere" il tris avversario
- un bambino si è riempito le tasche con i token catturati pensando fossero proprio diventati suoi (naturalmente ha pianto quando glieli ho tolti per ritirare il gioco).

Vorrei dirti, Autore, che il tuo Ufo Farmer, non farà mai le vendite del maialotto che fa il botto.
Però ha tenuto compagnia a mia figlia quando a dicembre ha preso la scarlattina, e le ha regalato qualche sorriso quando la gola era un vulcano in fiamme.
Che il tuo Ufo ha viaggiato da casa mia a quelle dei miei amici, e che ci ha concesso qualche ora di chiacchiere dopo la pizza, mentre i bambini giocavano sul tappeto.
Che ci siamo messi tutti a quattro zampe sotto il tavolo per cercare uno degli Ufo di plastica, prima di scoprire un altro piccolo cleptomane di 4 anni.
 
Questo era quello che volevo dirti, autore di Ufo Farmer, Caylus, Libertalia, Quarriors, Bang, Dobble, Tobago, Finca, Kingsburg, Hick Hack.
Il tuo gioco non ha semplicemente viaggiato da una mensola all'altra.
Da quella del negozio a quella di casa.
Non è stato solo uno scontrino battuto sul registratore di cassa di un negozio, per un 5% che non ti cambierà la vita.
Il tuo gioco ha preso parte.
E' stato il protagonista nelle serate con gli amici, è stato benzina per le risate e il perculamento, è stato ladro di sonno, ha viaggiato da una casa all'altra, è stato aperto da altre mani, ha fatto ridere bambini, ha fatto mangiare la verdura ai bambini.

Grazie per quella roba viva che c'è nella scatola.
Autore.

martedì 10 febbraio 2015

Roba che fa curricula

Neve. E non poca: sembra stiano tosando delle pecore sul mio parabrezza, un intero gregge.
Riuscire a tornare a casa da lavoro solo una questione di sterzo, culo e grip dei pneumatici.
Francy mi telefona per dirmi di non fare la tangenziale, perchè alcune macchine hanno fatto testacoda e si fa lo slalom fra i veicoli fermi come nei film con gli zombie.
Prendo la città. Si procede a passo d'uomo. Un uomo molto anziano.
Proseguiamo incolonnati sulla poltiglia ghiacciata.
La macchina che mi sta davanti sbanda come se avesse le ruote imburrate.
Certo che non si va proprio avanti. Con le ciaspole arriverei prima. Anche con due padelle legate ai piedi. Collego la chiavetta usb e mi ascolto il podcast de La Zanzara. Anche vecchie, le puntate, sono una droga.
Il Vikingo mi whatsappa per dirmi che gli è arrivato il pacco con Epic Duel dall'america. Mi manda una foto del coperchio della scatola e una sfocata di una miniatura blu.
Poco dopo mi richiama Francy.
Le strade sono uno schifo e lei teme che continuerà a nevicare e che domani mattina sarà tutta una lastra di ghiaccio spessa tre dita.
"Quasi quasi mi fermo dai miei con la bambina, così domani mattina non devo accompagnarla. Che dici? Ti spiace?".

Meu amigo charlie brown.
Rovescio in padella la cipolla tritata, con i fagioli e una latta di chili piccante (Mix Mexico), stappo una Paulaner fredda di frigo, e dieci minuti dopo mangio direttamente nella padella, in boxer, con sottofondo di "30 giorni di buio" (a mio avviso uno dei meglio film sui vampiri, e poi è tratto da una storia vera).

I soci arrivano che son quasi le 22.00.
Il programma della serata sarebbe HANSA + FABRIK MANAGER ma sono talmente carico che propongo un rinforzo di CAROLUS MAGNUS, perchè se no non picca abbastanza.
Cominciamo con HANSA
Faccio appena in tempo di spiegarlo che Red commenta "Mhmhhmhm comunque questo gioco è da due", che tradotto dal redbaironese de eloquentia significa: "Non voglio dire apertamente che è una cacata perchè probabilmente a voi piace, comunque sì lo penso". Poi corregge il tiro con "Questo è un gioco di percorsi" e ancora: "Questo è un gioco di loop".
Questo nei primi 4 minuti. Red stasera è bello carico.
Si comincia.

Titolo con qualche primavera sulle spalle (2004) ma ancora capace di vender cara la pelle e non lasciarsi domare da 2-4 giocatori, per 60 minuti, Hansa sbancherà nelle preferenze della serata brava.
Arrivato a casa mia grazie a una carrambata del Vik e sponsorizzato anche dai brutti ceffi della galliatese, si rivela essenziale ma efficace come una fionda ricavata da un ramo e da un laccio emostatico, capace di scagliare una biglia di vetro dall'altra parte del fiume. Gioco di navigatori (poco poeti e per nulla santi), che si spostano da un porto all'altro per acquistare compulsivamente merci, costruire mercati e rivendere quanto raccolto, per i soliti maledetti fottuti punti vittoria. Sulla carta generoso quanto a libertà d'azione, si rivela molto severo con i giocatori: non hai limite al numero di azioni ma ogni benedetto passo che fai spendi una moneta, e le monete sono rare come le donne ai tornei di Magic. Il gioco è decisamente tattico e richiede una notevole dose di attenzione per ottimizzare il proprio turno e sprecare il meno possibile.
La partita scivola via più veloce del previsto e nessuno fa grosse cazzate.
Alla fine la spunta il Red, che distanzia me e Vik di una decina di punti, e che conclude la disamina di Hansa con "Non male, non male, però non lo comprerei". Che tradotto dal redbaironese significa comunque gioco promosso.

Cambio scenario.
Viking si occupa del setup di FABRIK MANAGER, mentre io carico in forno una bella teglia di farinata grondante olio stile Peggiori fugasserie de Zena.
Spazzoliamo l'intera teglia spammando macinate di pepe come se non ci fosse un ano, e stappiamo la Febbre Alta del birrificio Troll, birra liquorosa forse troppo complessa per il pasteggio gnurante.
Si attacca con Fabrik Manager, spinoff più di basso profilo del celebre Alta Tensione di Friese, per 2-5 giocatori, della durata di una sessantina di minuti a esser lucidi, di aste e piazzamento tessere. Scopo del gioco: costruire e mantenere nella maniera più efficiente possibile la propria fabbrichetta come veri bauscia milanesi, acquistando sia i macchinari di produzione che quelli di stock, e contenendo il più possibile i consumi di energia per tacer dell'Arpa.
L'ordine di turno viene determinato tramite un'asta, che utilizza i lavoratori, gli operai, come moneta corrente (gli stessi sono richiesti all'interno della fabbrica per far funzionare i robot e i macchinari). Nel proprio turno il giocatore sceglie da un tabellone a griglia quali tessere render disponibili per l'acquisto, e i macchinari, una volta acquistati, producono in maniera variabile merci, slot magazzino, energia e nuovi operai, con un costo proporzionale al benefit prodotto.
Il tutto, naturalmente, cercando di contenere le sproporzionate emorragie di energia.
Gioco serio, calcoloso, con meccaniche coerenti e aderenti all'ambientazione, un gioco che non si perde in supercazzole ma che punta dritto all'efficienza ora e subito. Molto belle le illustrazioni delle tessere e delle plance giocatore, piacevoli e con simboli chiari e parlanti. Unico neo i soldi, simili a quelli del Monopoly, veline troppo sottili e poco gradevoli al tatto, fosse per me farei una rotella tipo disco orario con decine e unità. Prezzo adeguato, gioco promosso.
Fatico un po' a entrare in partita, provato forse dalla farinata buona ma che stuppa, forse dalla spiegazione di Viking che ha l'abitudine di dire "Ah, si, c'è ancora proprio solo quest'ultimissima regola da ricordare" ad ogni santa regola (ha fatto così anche con Starcraft: "Bisogna solo ricordarsi di questo, questo e quest'altro. Questo, che è essenziale, e questo qui. E basta! Poi solo più questo e questo. E questo per concludere. E questo. E questo, una volta che hai concluso tutto"....)
Getto alle ortiche il secondo turno acquistando una tessera pressochè inutile della quale mi libero il turno dopo (@FedericoLatini: no, non gioco in maniera spensierata: queste si chiamano proprio minchiate!), e poi mi tocca inseguire, annaspando come un uomo con una gamba sola ad una gara di calci in culo (cit.Stephen King).
La partita si conclude senza colpi di scena.
Red primo. Vik secondo. Io terzo (in fondo alla fila e con due hotdog freddi in mano).

Incominciamo CAROLUS MAGNUS che sono le 2.00 di notte.
E Red crolla.
Sì, esatto: l'uomo da un milione di token al quale la Nasa ha ricostruito il braccio per rollare, l'occhio per studiare il tabellone e la gamba destra per prendere a calci in culo i babbani, si spegne.
Il mento si piega sul petto, le palpebre calano come se fossero inzuppate nel cemento, e le braccia si allungano sul tavolo come quelle di un orango drogato.
Quello che rimane al tavolo con me e Vik, non è Red: è il Socio. Come nei libri del Gorilla di Sandrone Dazieri. Red si addormenta e viene su un'altra personalità. Una personalità nuova, diversa e molto molto pippa ai board games.
Partita a senso unico fra me e Viking, con il Socio che si dimentica di refillare, fa le montagnole con i cubetti rosa e tenta di infilarsi un castello nel naso.
Finale serratissimo e tensione alle stelle, con entrambi a un castello dalla vittoria per due giri di tavolo consecutivi.
Chiude le danze Vik con un bel colpo.

Vik e Red se ne vanno alle 3.30.
Mi infilo negli occhi. Chiudo il letto.
Straparlo. Sto già dorme

La sveglia suona alla 6.00.
Che poi non è la sveglia ma il timer della cucina, più facile da programmare.
Doppia cialda di caffè nella tazzina. Mi infilo un pugno di cereali in bocca. Sembra di masticare segatura.
Messaggio di Francy su whatsapp: "Sei sveglio?
Le rispondo "Abbiamo finito alle 3.30"
Mi scrive "Voi siete matti"

In ufficio esibisco le occhiaie come un veterano farebbe con le cicatrici.
Orgoglio.
Un paio d'ore dopo comincia il carteggio coi soci.
Gran serata.
Epica.

Un giorno queste cose faranno curricula, ci sarà qualcuno, non chiedetemi chi, che mi chiederà "Ti è mai capitato di passare una serata a giocare fino alle 2.00 di notte, e la mattina dopo alzarti alle 6.00 per andare a lavorare?" e io risponderò "No, amico, ho fatto le tre e mezza di notte, e non per finire una partita: abbiamo cominciato con Carolus Magnus che erano le 2.00 passate".
E lui mi rispetterà (o mi mostrerà il seno, se una donna).
Perchè queste cose fanno curricula, indiscutibilmente curricula, fidatevi, arriverà anche il nostro momento, e noi diversamente babbani un giorno andremo via come il pane...

mercoledì 4 febbraio 2015

[PODCAST] Dadi sul nostro tavolo

Se ne parlava già da un po' con gli scagnozzi di Pinco.
Poi a IdeaG io e Federico ci siamo ritrovati allo stesso tavolo (nel dettaglio: Dojo di Roberto Pestrin) e pur sfigurando nell'antica arte dello yoko geri e del gedan barai, siamo riusciti a buttar giù un piano ben riuscito per il podcast.
Podcast che è stato rinviato più volte, causa bronchiti e catarri vari (tutti dalla mia parte).
Finchè una sera l'abbiamo provata. Se va, va.
Ecco il podcast con la chiacchierata fra me e Federico.
LINK -> http://pinco11.blogspot.it/2015/02/gsnpodcast-seconda-stagione-quinta.html
(nota: di sottofondo sentirete un mantice arrapato che respira come un drago fumatore di bionde senza filtro in una caverna... ecco: sono io).
Un grazie a Fabio, Fede, e a tutta la banda dei pincoundici.

nota: naturalmente conto in una rivincita meno intervista e più cazzeggio triviale con tutta la cricca al completo.

martedì 3 febbraio 2015

Villa Pavone

Leggermente fuorimano un cazzo!, riflette parcheggiando fra una Citroen bianca e un fuoristrada con l'adesivo Gaute da suta, come dire di Hitler che è stato solo un gran monellaccio!
Toglie le chiavi dal quadro e scende.
Il muro di cinta che circonda l'ospedale è alto, alto da non riuscire a guardarci oltre, troppo alto anche per due uomini uno sulle spalle dell'altro, e lui è sicuro che ci abbiano già provato. Dall'altra parte del muro gli alberi scarnificati dall'inverno ghermiscono il cielo come artigli.
"Tante grazie, Matteo". La batteria del cellulare ha ancora una tacca. Il navigatore consuma un sacco.
Si avvicina al cancello. La ghiaia e i rametti secchi gli scricchiolano sotto le suole, sembra di calpestare biglie di vetro e ossa di pollo.
Conta mentalmente fino a dieci poi suona. Il videocitofono si illumina debolmente. L'altoparlante gracchia.
"Sono Jocularis" si presenta "Avevo un appuntamento col dottor Dice".

La serratura automatica scatta. Corridoi bianchi. Bianco puro, osserva, un babbano lo definirebbe bianco panna ma il bianco panna è diverso, per non parlare del perlato, dell'avorio...
"E' venuto per un parente?" chiede l'infermiera che gli fa strada, fumatrice a giudicare dalla scia che si lascia dietro, di buona forchetta a giudicare dai fianchi doppi se non tripli.
"Ho un appuntamento col dottor Dice. Di solito viene in mio socio ma oggi aveva un impegno"
Lei annuisce come se le importasse davvero. Salgono le scale verso il secondo piano.
Altri corridoi bianchi. Il bianco è l'assenza dei colori, pensa.

"Si accomodi"
L'ufficio sembra quello di un direttore scolastico: librerie in mogano alle pareti, vetrinette che proteggono libri dal dorso pregiato, altri libri ammonticchiati ovunque, una cartina del Messico appesa vicino alla finestra, condizionatore a muro, piante grasse sul davanzale.
I due uomini dietro la scrivania si alzano per stringergli la mano.
"Sono il dottor Dice, il referente del centro, e il signore alla mia destra è Rado, il coordinatore delle attività."
"Di solito viene Matteo Santus... il mio socio" spiega Jocularis sedendosi. Gli sudano le mani e non sa cosa farci. "E' bello qui" mente "Immerso nel verde. Un po' fuorimano, forse"
"Jocularis è il suo nome?" chiede il coordinatore
"Un soprannome. Ma a furia di usarlo sta diventando un secondo nome"
"E' venuto per il gioco, vero? Com'è che si chiama....ah, si: Birra e Vichinghi. Nome molto intrigante"
"Grazie"
"Quindi questa è la sua prima volta a Villa Pavone" osserva il dottore
"Si. Le altre volte è sempre venuto Matteo, l'altro 50% di Albe Pavo. Lavoriamo in coppia, ci dividiamo i compiti. Lui si occupa delle meccaniche dei giochi, del playtesting, dei bilanciamenti. Io seguo il lato visivo - grafico: ambientazione, colori, componentistica... Per quanto riguarda Birra e Vichinghi siamo..."
"Sa cosa facciamo qui, Jocularis?" chiede il dottore, "Che cos'è questa struttura?"
"E' un ospedale. Una specie"
"Una specie. Sì, esatto. Ci occupiamo di disturbi della personalità"
"Con la ludoterapia"
"La ludoterapia è solo una delle nostre terapie. Capisco che è quella che a lei interessa di più, ma voglio che lei comprenda bene che cos'è questo posto, di cosa ci occupiamo e perchè lo facciamo"
"Va bene" cerca di sorridere lui
"Qui a Villa Pavone siamo specializzati nel trattamento del disturbo dissociativo di identità, meglio conosciuto come disturbo di identità multiple. Abbiamo cinquantaquattro posti letto, una mensa self service, una palestra, una bella biblioteca fornita, diverse aule didattiche e ci arrivano pazienti da tutta Italia. Siamo attivi dal 1998"
"E la ludoterapia..."
"Abbiamo diversi approcci terapeutici, e fra questi, naturalmente, la ludoterapia, sì, esatto"

"Matteo mi ha detto di aver fatto il bonifico proprio ieri sera, da casa, via internet. Credo che tempo un paio di giorni e riceverete...."
"Abbiamo introdotto i giochi da tavolo qualche anno fa. Si trattava di un progetto sperimentale, il cui scopo era far interagire i nostri pazienti fra loro, e parallelamente studiare come le meccaniche dei giochi venivano affrontate dalle diverse personalità, quelle più remissive e quelle più aggressive.
Ci interessava anche capire se rimaneva memoria delle meccaniche dei giochi, da una personalità all'altra. Qui abbiamo pazienti con tre, quattro, cinque personalità differenti, addirittura un caso eccezionale con nove. Abbiamo creato piccoli gruppi e introdotto i giochi, partendo dai più semplici: Ticket to Ride, Carcassonne, I Coloni di Catan... La ludoterapia ci sta fornendo tanto materiale su cui lavorare, davvero una gran mole di materiale interessante"
"Qualcuno è guarito?" chiede Jocularis.
"Parliamo sempre di una terapia sperimentale" interviene Rado, "Interessante soprattutto per i dati raccolti. Ci vorranno anni e un gran numero di pazienti per tirare qualche conclusione. Non bastano 3-4 pazienti che escono di qui con le loro gambe per gridare al miracolo, lei capirà"
"Certamente"
"La nostra attività ha attirato molti game designer. Non l'avevamo messo in conto, diciamo che ce li siamo ritrovati in casa" sorride il dottore "Perchè i nostri pazienti rappresentano degli ottimi beta tester per i giochi in via di sviluppo. Provi a calcolare il numero di tavoli possibili, radunando attorno a un tavolo soltanto cinque soggetti con cinque personalità dissociate differenti"
"Fanno un bel po' di tavoli"
"Cinque elevato a cinque. Tremilacentoventicinque tavoli diversi. Naturalmente non le sto dicendo che i gruppi giocano tremilacentoventicinque partite al suo Birra e Vichinghi, Jocularis, e neanche la metà. Ma ogni partita è diversa da quella precedente, analizzata da persone e gruppi differenti: diversi occhi, diverse osservazioni, diverse situazioni che si vengono a creare. Una manna per voi game designer"
"E noi game designer le siamo molto grati per l'impegno profuso. Suo e del suo staff, dottore. Come le dicevo, Matteo, il mio socio, dovrebbe aver provveduto al bonifico proprio ieri sera..."
"Una donazione. Così la intendiamo noi. Una donazione. Per la struttura. Niente altro"
"Perfetto. La pensiamo allo stesso modo. Adesso posso sapere come i suoi pazienti hanno trovato il nostro Birra e Vichinghi?"

"Rivisitazione ad ampio respiro del tradizionale motore di Bang!, per 3-8 giocatori, rielaborata con l'obiettivo di fixare l'eliminazione dei giocatori dal tavolo. 
10-15 min a giocatore la durata della partita, che offre il meglio dell'esperienza di gioco in 4-6 giocatori, con un motore leggero che ben si accompagna a caffè notturni e birre di compagnia.
La componentistica è costituita da 112 carte, 8 plance eroe vichingo, 20 token in legno, 20 perle in vetro (sorsi di birra), e 8 segnalini berserk.
Scopo del gioco: bere più birra degli altri e terminare la partita "ancora in piedi".
Ogni vichingo può equipaggiare armi e oggetti, ingaggiare seguaci, sferrare attacchi corpo a corpo e a distanza, entrare in modalità berserk, crepare e sublimare in uno spirito, e manco a dirlo bere birra. Motore del gioco la carte, che possono essere giocate in cinque modi diversi (sei contando anche il dorso, quando si gioca da spiriti).

La partita comincia con un classico stallo messicano, con i giocatori a pochi passi gli uni dagli altri, e l'apertura delle danze è segnata dal boccale di birra che comincia a svuotarsi.
I giocatori possono approcciare a Birre e Vichinghi in differenti modi, privilegiando l'aggressività o il basso profilo, nel difficile obiettivo di conquistare sorsi di birra senza scoprire troppo il fianco agli avversari.

Filler onesto, ben illustrato, e con una buona dose di ironia, per serate guascone e nottate poco sobrie. Per il tipo di gioco light risulta persin troppo ricco di opzioni, varianti e "piani b", ma il gioco, una volta metabolizzato, scorre piuttosto veloce.
Non una pietra miliare dei giochi da tavolo, ma un filler onesto, divertente e longevo, e che si guadagna la maledetta pagnotta."

Appoggia i fogli che ha appena letto davanti a sè. Si toglie gli occhiali.
"Tutto qui?" chiede Jocularis
"No, naturalmente, queste erano solo poche righe di sintesi. Troverà il resoconto dettagliato delle partite in questi fogli. Eccoli. Li prenda. Può leggerseli a casa, e condividerli col suo socio. Troverà tante annotazioni scritte a penna dai nostri pazienti"
Prende il plico di fogli.
Su ogni foglio, vergate in decine di calligrafie diverse, righe e righe di annotazioni e suggerimenti.
"I seguaci dovrebbero essere più forti - La modalità berserk andrebbe caratterizzata meglio - Soffio del drago troppo forte - E' possibile inserire armi leggendarie? - Gli spiriti di Loki non mi piacciono - Mjolnir bellissimo! - .........."
"Questa roba vale oro, per noi autori" sorride Jocularis
"Lo immagino"
Si alzano.
"Grazie della visita, Jocularis"
"Grazie a voi".
Si stringono la mano e Jocularis pensa che la sua macchina divorerà i cinquanta chilometri di asfalto che lo separano da casa a folle velocità.
Non vede l'ora di leggere quei fogli e di mostrarli a Matteo.
Esce, chiudendosi la porta alle spalle.


EPILOGO
"Cosa ne pensi?" chiede Rado infilandosi una sigaretta in bocca.
"Notevole" risponde il dottore avvicinandosi alla finestra "Davvero notevole".
La macchina lascia il parcheggio. Il dottore la vede sparire oltre la collina.
"E' la prima volta che si presenta come Jocularis"
"Ha creato una seconda personalità da dedicare a tempo pieno alla grafica, in modo da potersi concentrare solo sulle meccaniche, senza altre distrazioni"
"Efficiente. Estremamente efficiente"
"Non ha neanche dato un vero nome alla personalità surrogato: un soprannome. Ne ha il pieno controllo"
"E' sempre stato un fuoriclasse, Matteo, il migliore del nostro gruppo"
"Sì, e credo che ci darà molte soddisfazioni"
"Sì, molte. Se si atterrà ai nostri piani".