martedì 5 giugno 2018

In fondo allo stomaco dove non arriva la luce

Da mio padre ho imparato una cosa. A non piangere. In 44 anni e mille sfighe che hanno colpito la mia famiglia da che sono nato, l'ho visto piangere una sola volta: quando è morto Kyra, il nostro cane, un bracco salsicciometiccio con la coda storta. Mio padre ha pianto in quell'unica occasione, col mio cane morto fra le braccia, davanti a me. Non avevo mai visto la sua faccia piegarsi in quel modo. E ho pensato che il mondo stava finendo.
Per questo ho fatto un patto.
Andre tu non dovrai mai piangere davanti ai tuoi cari, mai davanti alle persone importanti della tua vita, che contano su di te. Tu devi essere un muro di granito, devi essere quello che mantiene il controllo quando la merda piove per dritto e per traverso, TU devi essere la spalla per gli altri.
Non dovrai cedere in nessuna circostanza, e comunque MAI davanti ai tuoi cari. Se proprio devi piangere, trovati un angolino, ma che nessuno ti veda.

Cerco di mantenere fede a quel patto di molti anni fa. Cerco di esserlo, quel cazzo di muro impenetrabile di granito antiproiettile antitutto.
A volte passo per insensibile, o meglio: sensibile ma nei momenti sbagliati: "Ma come, Andre, mi hai detto che ti sei commosso guardando alla tele quel documentario degli orsi che gli toglievano la bile legati nelle gabbie, e poi non piangi al funerale di..."
No. Perchè il documentario degli orsi me lo sono guardato a casa, da solo, mentre al funerale c'erano i miei cari.
Questo è il patto.

Ma anche i muri più determinati ogni tanto crollano. Tipo ieri sera, all'ospedale di Rivoli.
Ho infranto il patto e sono crollato di fronte a qualcuno che aveva bisogno di me, di quel muro di granito antitutto, e così mi odio perchè ripenso a come mi sono sentito io quando ho visto piangere mio padre. Non pensavo neanche fosse dotato di ghiandole lacrimali, lui, pensavo fosse un cazzo di cyborg di un altro pianeta.

"Cosa stai facendo Andre?"
"Ho ceduto papà, sono crollato"
"Non era questo il patto, Andrea, noi non crolliamo davanti ai nostri cari, te lo ricordi? Non crolliamo perchè sappiamo che loro hanno bisogno di noi"
"Lo so... io non sono forte come te"

"Pensi che io non sia mai stato in difficoltà in tutti questi anni? Quando tuo fratello aveva quei polipi in gola o quando tu avevi quelle crisi di mal di testa infinite che ti abbiamo fatto la tac e portato da tutti quegli specialisti? Impara a rimandare indietro le lacrime, Andrea, buttale dentro, nello stomaco, nel buio. E manda la testa altrove. Concentrati. Aggrappati ai mattoni della tua vita. 
E diventa muro".


SMASH UP
Gioco di carte modulare per 2-4 giocatori [meglio 2, a mio avviso] di Paul Peterson, del 2012, edito in Italia da Uplay.it, dipendente dalla lingua, della durata di 40-60 minuti circa, per 27€ di scontrino.
Nella scatola base si trovano 8 mazzi tematici [Zombie, Ninja, Dinosauri, Gnomi, Alieni, Stregoni, Pirati, Robot] ma Smash Up è per sua stessa natura prono alle espansioni, quindi fra queste foto troverete anche le carte di SuperMegaUltra 9000 [che ho preso perchè c'erano le piante carnivore tipo Piccola bottega degli orrori] e Carini e Coccolosi [okay: questo l'ho preso per mia figlia].
A inizio partita si dispongono tutti i mazzi tematici da 20 carte cadauno sul tavolo, e ogni giocatore ne sceglie due e li mescola insieme.
Le accoppiate sono improbabili, caotiche e divertenti: si può giocare Zombie e Minipony contro Fate e Dinosauri, oppure Stregoni e Robot contro Ninja e Piante Carnivore. Il consiglio è di scegliere gli accoppiamenti a simpatia o bellamente a cazzum, in modo che ogni becera fantasia trash abbia il sopravvento sul naturale istinto di cercare sinergie fra le razze.
Ogni mazzetto ha solo due tipi di carte: Azione e Seguace.
Nel proprio turno si può giocare una carta Seguace, una carta Azione o entrambe.
Scopo del gioco: far saltare le Basi dislocate sul tavolo e guadagnare punti vittoria.
Il primo giocatore che ne conquista 15 ha vinto.
Giochino semplice nelle regole, grottesco, fortunoso, con un po' di testo da leggere, che tende a smarmellare al fondo della serata [per questo consiglio in 2 giocatori, in 4 occupa lo stesso tempo di un german peso medio, e in quel caso io preferisco il german peso medio].
Rigiocabilità infinita grazie alla griglia di razze intersecabili fra loro.
Molto piacevole. Da provare.



"L'ho fatto, papà. Ho mandato la testa altrove. Sto ricostruendo il muro" 
"Non odiarti, Andrea. Io ce l'avevo nel sangue. Tu ti ci sei ritrovato". 
"Tu dove mandavi i pensieri? Cosa usavi?" 
"Gli scacchi. Rigiocavo le partite dei campioni. Nella mia testa. Ti ricordi tutti quei libri che compravo?" 
"Sono pronto. Sono un muro. Sono la grande fottuta muraglia cinese. Fra qualche giorno tornerò in ospedale e non crollerò. Perchè S. ha bisogno di me" 
"Bravo ragazzo. Sei sempre stato un bravo ragazzo. Butta indietro le lacrime quando le senti arrivare, cacciale nello stomaco, giù giù dove non arriva la luce. E ricorda il patto". 
"Mai davanti ai miei cari"



Smash Up e altre cose per mandar la testa altrove, su Magic Merchant 

12 commenti:

  1. La Forza si dimostra in tanti modi, non solo il non piangere, ognuno ha i suoi e sono sicuro che tu ne avrai altri 1000 perchè sei indubbiamente forte; il solo scrivere queste cose, lo dimostra.
    Un abbraccio e per quello che può servire... ti sono vicino

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  2. Grande....come la Muraglia Cinese!
    Un abbraccio!

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  3. Accidenti, non ci accumuna solo il nome di battesimo... e leggendo l'articolo ho dovuto mandare indietro un paio di lacrime "giù giù dove non arriva la luce". Tieni botta!

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  4. Io penso che si possa piangere insieme in quei momenti ed essere comunque un punto fermo, si crea anzi un legame empatico che un muro non ha. Sono le azioni poi a determinare la forza, le parole da dire, i silenzi quando serve, una spalla sulla quale piangere insieme. Questa cosa dei genitori gelidi pezzi di metallo come monoliti non l'ho mai capita: reprimere le emozioni a favore di una forzata immagine di robot e' cosi' antiquata in un mondo moderno dove abbiamo sdoganato i sentimenti, le coppie gay e le donne al volante. La forza puo' venire anche dal pianto insieme, dal sapere di non essere soli, di avere qualcuno vicino che soffre insieme a te e che tanto sa che puoi essere un pezzo di granito, ma ti vede dentro lo stesso

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    1. Sono d'accordo con Anonimo. Va bene non piangere per ogni sciocchezza, però certi eventi della vita ti schiantano e in quei casi il pianto avvicina le persone e da lì si può ricominciare: a lottare, a essere muro e a incassare il prossimo colpo, più forti e più "umani".
      Un abbraccio, Elena P.

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  5. Il pensiero ad S, così Dado torna a farci ridere e S starà meglio. Soprattutto.

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