domenica 13 febbraio 2022

DICE HARD - Duri a muovere

Prima che vi racconti l'eccezionale evento che mi vide allibito testimone, è indispensabile che vi descriva almeno contorno e contesto. Si stava, io, il Vikingo e RedBairon, a casa di quest'ultimo, un mercoledì sera di gennaio non particolarmente memorabile, a contare gli attimi prima del mattino seguente. Al telegiornale della cena, la curva dei contagi da variante Omicron non aveva riservato particolari colpi di scena, così come le previsioni del meteo: ancora non si vedeva quella pioggia che a Torino aspettavamo tutti da settimane, che arrivasse a lavare un po' l'aria e gli umori.
Sul tavolo, fra tazzine di caffè, bicchierini di grappa Nonino e boccali a tulipano per la birra, stava divaricato il tabellone pastello di Marco Polo 2: Agli ordini del Khan. Il seguito, di Daniele Tascini e Simone Luciani, raccontava il viaggio di ritorno dell'eroe veneziano dalla via della seta.
Mentre il Vikingo si spremeva le meningi sul primo dado d6 del secondo turno, io avevo domandato a RedBairon se, postulata la formula della velocità : spazio fratto tempo, era possibile immaginare anche il suo contrario più estremo, una formula per l'immobilità totale della paralisi d'analisi.
"Ci vorrebbe un matematico" aveva schioccato la lingua Redbairon come un azzeccagarbugli di Lecco "ma sicuramente fra i parametri si dovrebbero tener presente: la complessità del gioco, la progressione del gioco [se con il liberarsi delle azioni i turni tendano a dilatarsi], il numero di giocatori al tavolo, il numero delle partite giocate e la frequenza, la stanchezza e l'orario della partita, la location, le distrazioni di capitolato - pausa bagno - e quelle impreviste - il rovesciarsi di un bicchiere di malto e luppolo - , l'importanza del gioco nel gruppo [vincere una partita a Barrage ha un altro spessore che vincerla a Dooble, subentrano orgoglio personale e agonismo], e magari anche i risultati delle partite precedenti e dei conti in sospeso, nonchè il livello di testosterone al tavolo".

Il Vikingo intanto, in 14 minuti soltanto, aveva piazzato un dado e risolto un contratto. Durante la scelta dei personaggi aveva optato per il duo: Mailin e Tian Chin, non una coppia affiatata come Sheldon e Amy Farrah Fowler o Fusar Poli - Margaglio, ma fratello e sorella, che sul tabellone muovevano 2 pedine in differenti direzioni. Io avevo scelto Muke Khan, che sul suo cammello a metano naturale viaggiava ignorando le oasi, mentre Redbairon aveva assunto Gantulga Od, che: sì, aveva un nome da Pokemon Perla ma pellegrinava di città in città senza spendere nè monete nè cammelli.

MARCO POLO II: Agli ordini del Khan
Gestionale di dadi per 2-4 giocatori, versione reimplementata del celebre e premiatissimo "Sulle tracce di Marco Polo", tentativo [a mio avviso riuscito] degli stessi autori Daniele Tascini e Simone Luciani di provare a migliorare un gioco che è già un piccolo capolavoro e grande classico. Scopo del gioco: realizzare più punti degli avversari viaggiando fra le città e risolvendo contratti. 
La partita comincia con la scelta di un personaggio con un'abilità unica. Si tratta di abilità molto forti che producono vantaggi considerevoli e permettono di affrontare in maniera sempre diversa la partita.
Rispetto al primo Marco Polo viaggi e contratti sono più sinergici: occorre fare uno per procurarsi l'altro. Questo nuovo capitolo introduce una nuova risorsa, la Giada, che va ad affiancarsi a Oro, Stoffa, Pepe Cammelli e monete, e i Sigilli Gilda, che se collezionati permettono scorciatoie fra le città.
Non mancano i preziosi dadi neri, per scavallare il vincolo: un solo dado di ogni colore su ogni spazio azione, così come le azioni secondarie per finalizzare turni e conversioni varie.
Ancora una volta i dadi vengono piazzati come lavoratori negli spazi azione, e se generalmente i valori da dado più alto consentono azioni migliori, per sfruttare spazi azione già occupati occorre pagare in monete il valore riportato sui propri dadi [quindi convengono i numeri bassi].

La sensazione iniziale è di maggior respiro, minor frustrazione a viaggiare, e gioco più indulgente e meno stretto. Ma giocando qualche partita si comprende che a fronte di tante azioni possibili tutte buone, scegliere la migliore, per ottimizzare il turno e ogni singolo dado, non è semplice anzi piuttosto calcoloso [mentre nel primo Marco Polo le scelte sembravano più evidenti].
Quindi meglio l'uno o l'altro?
Dovessi tenerne uno solo probabilmente terrei il secondo, che mi è parso più completo e vario, e con una maggior quantità di scelte a disposizione per il giocatore.
Se non avete problemi di spazio, non temete di averli entrambi, e sbarazzatevi di qualcos'altro [ad esempio uno dei 495858 roll&write che avete comprato due anni fa].

DICE HARD - DURI A MUOVERE
La serata si era avvitata attorno a Marco Polo. Il resto del mondo era rimasto accucciato sullo zerbino fuori dalla porta [che, per inciso, non era uno zerbino particolarmente amichevole, invece del consueto SALVE Redbairon ne aveva preso uno con la scritta ADDIO]
Il Vikingo si era focalizzato sulla risoluzione dei contratti, puntando al bonus maggioranza, mentre io, approfittando dell'abilità del mio personaggio di balzellare le dune, avevo sparso casette ovunque sulla mappa, prono e concentrato sul percorso degli emblemi città.
Redbairon aveva percorso entrambe le strade e come al solito ci stava davanti due gambe sul tracciato dei punti vittoria.

Giungemmo alla fine del quarto dei cinque turni, refillammo e attendemmo che Redbairon, primo giocatore, piazzasse il suo primo dado.

Ma Red non si muoveva. Se ne stava a fissare il tabellone, concentratissimo, con lo sguardo da predatore che si spostava da una parte all'altra.

"Che succede, Red?" gli chiesi.
"Sto calcolando" rispose.
Aspettammo. Riempimmo i bicchieri e spettammo ancora un bel po'.
Finchè di nuovo gli chiesi "Che succede, Red? Tutto bene?"
"Mi manca una casetta. L'ultima. Non riesco a piazzarla".
Guardai la sua plancia. Ne doveva ancora mettere giù 3.
"Magari ce la fai, dipende da come giochiamo io e il Vikingo"
"Sto calcolando tutte le vostre mosse. E non c'è modo di fare tutte e tre le cose, di superarvi sui contratti e sul numero di casette e di mettere giù anche l'ultima"
"Aspetta, Red, come fai a dirlo? Vuoi dirmi che stai calcolando tutti i piazzamenti possibili di 3 giocatori?!? Sono 15 dadi"
"Sulla base delle vostre monete. Delle vostre risorse, quelle che avete e che userete. Delle mosse più logiche. E i dadi non sono 15, ci sono anche quelli neri"

Non scherzava. Stava calcolando davvero tutto il quinto turno di 3 giocatori.
Avevo assistito a molte sue strepitose partite, comprese alcune lezioni di umiltà ad alcuni giocatori che si erano seduti con arroganza al suo stesso tavolo, ma non l'avevo mai visto lanciarsi in proiezioni così articolate.
"Non c'è modo. Vi supererò di contratti e casette ma me ne rimarrà fuori una"
"Ma vinci comunque!"
"Ma non piazzo la casetta!"


Pensò per un totale di 22 minuti.
E alla fine disse: "Pace, non c'è modo".
Andò esattamente come aveva calcolato lui: realizzò 8 contratti, risultando quello che ne aveva risolti di più, e piazzò 10 casette su 11 [io 9 e Vik 4].
Ci diede tre gambe sul tracciato dei punti vittoria, e quasi mi doppiò.
Alla fine, alle 02.00 di notte passate, eravamo tutti stremati dalla partita, ma lui sembrava anche ferito.
Per non esser riuscito a completare la partita perfetta.


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7 commenti:

  1. Mitico RedBairon. Il computer umano!
    Tullaris

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  2. Mi ricordo di una partita al JJ al primo Marco Polo e di qualcuno che volò piazzando casette all'ultimo turno

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  3. Urca, va bene tutto, ma la paralisi da analisi su Dobble non riesco proprio a immaginarla! Sempre un piacere leggerti.
    Elena Infinite Jest

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  4. Se pensi che sia un record ... ti racconto una storia.
    Correva l'anno 2004 e al tempo mi trovavo spesso a giocare con l'amico Dado di Ferrara. Persona deliziosa e piacevolissima con un unico leggerissimo difetto.
    Dado aveva modo di lasciare i giochi intavolati e quella sera, dopo un'ottima cena, alle ore 20:30 cominciammo a giocare il terzo turno di un wargame: Path of Glory (primo indizio sulla tipologia del difetto).
    A Path of Glory in un turno ogni giocatore pesca sette carte e può giocare sei azioni.
    Alle 00:30 del giorno dopo chiesi a Dado se ci voleva ancora molto per sapere quale sarebbe stata la sua sesta azione del turno che aveva cominciato 4 ore prima.
    Lui mi taccio di frettolosità e di incapacità di godermi il gioco, il tabellone colorato, le illustrazioni sulle carte, il piacere tattile dei componenti, dei dadi, il fecondo silenzio che il suo pensare donava al gioco.
    Convenni con lui che andavo troppo di fretta, ma visto che mi attendevano 80 minuti del viaggio di ritorno avrei preferito condensare. :-)
    Tenendo conto che le mie mosse non prendevano più di un minuto l'una. Dado in quella sessione ci mise in media 40 minuti per decidere come giocare ogni singola azione. Record che in 40 anni di giochi nessuno ha mai eguagliato, neppure lui.
    Giuro che con chiunque altro mi sarei alzato dal tavolo, ma con Dado l'attesa non mi pesò comunque più di tanto e restò il ricordo di un turno indimenticabile.

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  5. Come faccio a contattarti in privato? Grazie

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    Risposte
    1. Ciao.
      La mail è nella pagina contatti.
      http://dadocritico.blogspot.com/p/contatti_24.html
      Ciao ^_^
      Andrea

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