giovedì 15 aprile 2021

Non può stare qui

Mezzanotte.
Manda la mente altrove.
Non può stare qui.

Dispongo gli esagoni di DEEP VENTS sul mio tavolo bianco yogurt. La simbologia è un po' incasinata.
Piazzo la SORGENTE IDROTERMALE, l'esagono di partenza. I cubetti di Archea sembrano aspic di prugna: mi viene voglia di mangiare gelatina dolce.
Immagino di giocare in 2.
Mescolo le tessere.

24 ore prima.
"Lei è il figlio?"
"Sì, sono il figlio" rispondo all'infermiera del Pronto Soccorso dell'Ospedale Molinette di Torino.
Si rivolge a mio padre.
"Lui chi è?" gli chiede indicandomi.
Mio padre, 72 anni, mi guarda. E' spaesato. E non riesce a rispondere alla domanda più facile del mondo: chi è suo figlio. "Sa dove ci troviamo?" lo incalza l'infermiera "Sa che cosa è questa?" sollevando una biro.
Mio padre non risponde. Farfuglia, come se avesse la bocca impastata di mastice, come se gli sfuggissero le parole, tutte le parole dell'enciclopedia Treccani. Si guarda le mani. Tremano.
Poco dopo lo fanno distendere su una barella.
"Lei può accompagnarlo dentro per compilare i documenti e rispondere alle domande del medico" mi dicono "Ma poi dovrà stare fuori per via del covid".
Annuisco.
Seguo la barella con mio padre sopra.
Mia madre, che mi ha telefonato un'ora prima per avvertirmi in lacrime: "Andrea corri che il papà è in stato confusionale" rimane all'ingresso.
E' mezzanotte. E io indosso la stessa camicia che avevo in ufficio.

L'infermiera spinge la barella nel corridoio e la sistema contro il muro, per lasciare libero il passaggio.
"Vi chiamiamo noi" mi spiega prima di sparire dietro una delle tante porte.
Nel corridoio di quello che individuo subito come il reparto neurologico ci sono già una dozzina di barelle occupate. Alcuni parlano, qualcuno dorme, quasi tutti chiedono aiuto.
Mio padre prova a dirmi qualcosa ma ancora le parole sembra giochino a nascondino nella sua bocca. Mi fa vedere che sa contare sulle dita: uno-due-tre-quattro...
Ripenso a quando giocavo a scacchi con lui, da bambino, mi sembrava il più forte giocatore del pianeta. Intanto nella mia tasca il cellulare vibra un centinaio di volte.

"Suo padre ha mai avuto episodi simili?" mi chiede la dottoressa, mentre due infermieri lo spogliano, gli fanno un elettrocardiogramma [credo] e gli attaccano un sensore sul dito.
"No, mai successo" rispondo
"Sa che farmaci prende?"

Rovescio una decina di scatole sulla scrivania, alcune doppie.
Lei annota tutto.
"Conosce anche il dosaggio, a che ore le prende?"
Merda. No. Il dosaggio no.
Si alza e si avvicina a mio padre.
"Riesce a sollevare le braccia?" gli chiede
Lui rimane immobile, sembra cerchi di leggerle il labiale.
"Riesce a sollevare le braccia?" gli ripete.
Niente.
Poi lei solleva le braccia. E in quel momento le solleva anche lui.
Penso che la dottoressa si stia annotando qualcosa, tipo: il paziente non risponde al linguaggio verbale, risponde agli stimoli specchio. Qualcosa del genere.

40 anni prima
"Arrocca appena puoi. Metti il Re al sicuro, Andrea"

24 ore prima
Io e mia mamma siamo seduti all'ingresso del Pronto Soccorso dell'Ospedale Molinette. Dove si fermano le ambulanze. C'è una tenda militare montata e del materiale da campo. Devono averla allestita per il covid.
"Non potete stare qui" ci avverte la guardia con pistola.
"Mio padre è dentro. La dottoressa mi ha detto di aspettare qui, che fra poco scende la neurologa a visitarlo, e ci farà delle domande"
"Ah okay"


"Non potete stare qui" ci avverte un'infermiera
"Dobbiamo parlare con la neurologa, la dottoressa ci ha detto di aspettare qui"

"Non potete stare qui" ci avverte un'altra infermiera
"Sto aspettando la neurologa"

"Non potete stare qui"

"Non potete stare qui"

"Non potete stare qui"

Riusciamo a parlare con la neurologa.
"Adesso portiamo suo padre a fare una tac. Stanotte lo teniamo qui. Domani se troviamo un letto lo ricoveriamo. Per ora andate a casa"

Notte fonda. Mi fermo a dormire dai miei. Dormo nel lettone con mia mamma. Come quand'ero bambino e mio padre viaggiava per lavoro, e stava via dal lunedì al venerdì.
Sul soffitto corrono le luci della strada.
Il sonno sembra più lontano di Plutone.

Manda la mente altrove, Andrea.
Mandala in un altro posto.
Non può stare qui.
Non può stare qui.
Non può stare qui.


Il nuovo mondo

Monto l'ecosistema marino di DEEP VENTS un esagono alla volta. Fra poco arriveranno i predatori degli abissi. Squali. Piovre giganti. Calamari vampiro. Pesci lanterna. Meduse luminose.
C'è un esagono che raffigura un Granchio Yeti. Se fossi una creatura delle profondità sarei un marcantonio di Granchio Yeti, penso. Ha un'aria rassicurante da gigante buono, tipo Bud Spencer con le chele.
Gli autori sono Alex Davis e Ryan Laukat. L'editore: la DvGiochi.
Per 2-4 giocatori. 30-40 minuti a partita. Prezzo 24 euro circa.

Sul fondo dell'oceano le sorgenti idrotermali immettono incessantemente acqua surriscaldata che fornisce calore prezioso e minerali all'ambiente gelido delle profondità.

Scopo del gioco: costruire il proprio ecosistema, espandersi, sviluppare un motore efficiente in grado di produrre risorse [segnalini Archea] e originare attacchi agli avversari.
Ad ogni turno: si prende una tessera esagono dalla fila comune, col meccanismo: la prima è gratis, paghi un'Archea per ogni tessera che salti da sinistra a destra. Si piazza la nuova tessera nel proprio ecosistema. E poi si sceglie, per ogni esagono, se ESPANDERE o ATTIVARE.
L'espansione consiste nel creare Archea, il mana del gioco. Si produce in base a diversi parametri: alla struttura della tessera, alle fonti sulle tessere adiacenti.
L'attivazione consente di immagazzinare l'Archea prodotta nella propria riserva [punti vittoria], di attaccare gli avversari, di produrre conchiglie [che proteggono dagli attacchi], di impoverire\prosciugare gli esagoni avversari.
Negli 8 round i giocatori scelgono una per una, per ogni tessera del proprio ecosistema, se espandere o attivare. Le combinazioni, fra tessere comprate, composizione dell'ecosistema, e espansioni\attivazioni, sono dell'ordine del godzilione e mezzo.
Il gioco prevede sinergie e piccole combo. Alcuni esagoni funzionano bene insieme come Aldo, Giovanni e Giacomo. Aldo produce Archea, Giovanni sposta tutta l'Archea prodotta su Giacomo, Giacomo spende Archea per menare sberle agli avversari.
La combo della cadrega.
Non può stare qui.

E' molto difficile da mandar giù. Che tuo padre, l'uomo che ti portava sulle spalle, quand'eri bambino, non ti riconosca più.

Non può stare qui.

Manda la mente altrove, Andre, fai che diavolo vuoi ma mandala sulla fottuta isola che non c'è a mettere le gambe in ammollo nel mare caldo della barriera corallina, bevendo mojito con l'ombrellino col naso bianco di crema.

Ho tre o quattro modi per estraniarmi dal mondo. Il primo è il sesso. Sì, lo so, sono un uomo estremamente prevedibile. Tornato a casa non c'è neanche bisogno che dica mezza parola. Francy mi conosce.

Manda la mente altrove.

Non può stare qui.

Dove diavolo dovrei stare?
Esiste un posto dove rannicchiarsi mentre il mondo si sgretola?

Manda. La. Mente. Altrove.
La Mente Mente ContinuaMente.

L'esagono della LUMACA DAL PIEDE SQUAMOSO.
Quando aggiungi questa tessera al tuo ecosistema, colloca un cubetto trasparente nella prima casella del tracciato.
Spendi 4 Archea, Guadagni il numero di conchiglie segnalato nella casella in cui si trova l'indicatore. Poi fai avanzare l'indicatore.
Le conchiglie servono da scudo agli attacchi avversari. Quando sei attaccato puoi scartare una conchiglia per dimezzare la forza d'attacco.
Gli attacchi fanno perdere Archea.
Se un attacco ti costringe a scartare più Archea di quanta ne possiedi: prendi un segnalino CARENZA, e poi prendi 10 Archea. Se alla fine del turno possiedi 2 o più segnalini Carenza: ciao ciao, sei eliminato.

Le condizioni di vittoria sono due: si vince per eliminazione, o risultando il giocatore con più Archea a fine partita.

Il gioco ha un'interazione molto alta. Ci si mena senza pietà.
Ha materiali ottimi. Davvero ottimi. Anche le illustrazioni sono bellissime.
I simboli sono tanti. Occorre un po' per impararli tutti. La prima partita è da considerarsi di prova.
Si gioca lisci dalla seconda.
E' divertente scoprire le combo, attuarle, vederle girare.

I giorni passano.
Con mia madre mi tocca fare quello solido, col ghiaccio nelle vene, con la situazione in pugno.
Me l'ha insegnato mio padre. A essere solido. Essere il punto fermo per gli altri.

Il dottore del reparto mi telefona per aggiornarmi. Ogni giorno mio padre va un po' meglio. Finchè mi telefona.
Lui.
Mi riconosce. Ha la voce impastata ma.
Ma.
Va meglio.
Un passo per volta.

Torna a casa una settimana dopo. Lo vado a prendere. Non è al 100% ma sta molto meglio.
Ci vuole tempo. E farmaci. E visite.
Ma i dottori sono tutti ottimisti. E anch'io lo sono.

I giochi da tavolo mi hanno aiutato.
A mandare la testa altrove. A non pensare.
A volte hai bisogno di concentrarti su qualcosa come tre esagoni che si incastrano fra loro, su come si combinano, su come si costruisce un motore A->B->C->D.
La maledetta isola che non c'è, sulla quale fermarti un attimo a riprendere fiato.
 
Ora vorrei rilassarmi.
Crollare un po'.
Ma non ci riesco.
Non ci riesco ancora.

Trovate DEEP VENTS
su MagicMerchant.it
che sostiene questo blog

35 commenti:

  1. Hai ragione, i giochi da tavolo aiutano.
    Un abbraccio e auguri per il papà.

    Siver

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  2. Un abbraccio forte Andrea, sono momenti difficilissimi e ci vuole davvero tanta forza per condividerli.
    Un grosso in bocca al lupo per tuo padre. 🤞

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    1. Scrivere è terapeutico.
      Grazie Penny. A presto.
      Un abbraccio.

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  3. Aiutano:
    - sesso (sono prevedibile anche io)
    - the big bang theory
    - giochi
    "... mi tocca fare quello solido, col ghiaccio nelle vene, con la situazione in pugno.
    Me l'ha insegnato mio padre": idem.
    Un abbraccio

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  4. Miseriaccia ladra, ho saltato tutta la parte del gioco nella smania di arrivare alla fine sperando in un epilogo lieto.
    Poi rileggo quello che mi sono lasciato indietro.
    Nel frattempo ti mando un virile abbraccio con contorno di pacche sulle spalle, tutto virtuale e distanziato ovviamente.

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    1. Grazie Kobayashi.
      Non siamo ancora al 100% ma ci riteniamo fortunati.
      Ricambio l'abbraccio.
      Andrea

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  5. Ciao Andrea, leggo sempre molto volentieri i tuoi racconti ed in questo ho vissuto nuovamente alcune brutte esperienze del mese scorso. Mio padre è malato oncologico e ho ricevuto anche io la telefonata di mia madre, l'arrivo dell'ambulanza, la confusione e l'incertezza fuori dall'ospedale, la notte insonne in attesa di notizie, il ricovero. Quindi credo di poter dire che ti capisco e ti sono in qualche modo vicino, rilassarsi e mandare la mente altrove è fottutamente difficile.
    Tanti auguri per il papà.

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    1. Sì, veramente difficile staccare.
      Poi il periodo non aiuta e complica cose già complicatissime.
      Ti mando un abbraccio.
      Andrea

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  6. C'è un mucchio di gente qui fuori che ti legge da tempo, ti stima e ti vuole bene.
    Spero che questo possa darti un piccolo sorriso in una situazione così brutta. Ti abbraccio forte.
    P.

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  7. Brividi.
    Un forte abbraccio.

    Matteo

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  8. Sono anni del cazzo, caro Dado. Sembra che si accumuli tutto adesso, a tanti, me compreso. O abbiamo fatto qualcosa di male, oppure più probabilmente c'è un po' di sfiga più l'inesorabile passare del tempo.
    Ma di cose che non ci potranno mai togliere ne abbiamo, almeno quello

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    1. Speriamo presto di riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel del virus.
      Un abbraccio Badger
      Andrea

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  9. In bocca al lupo.
    Tullaris.

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  10. Un grande abbraccio anche da parte mia, Andrea. Mi dispiace che, oltre alla preoccupazione, sia venuta a mancare un po' di empatia da parte del personale ospedaliero: quella fa la differenza tra sentirsi in buone mani e sentirsi lasciati a se stessi.
    Elena (Infinite Jest)

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    1. Ciao.
      No, guarda, comprendo benissimo la difficoltà degli infermieri e del personale ospedaliero. Se è difficile gestire le persone quando stanno bene, quando stanno male è veramente complicato. Poi lavorano a dei ritmi impossibili [e a vedere le condizioni di alcuni reparti probabilmente sotto organico e con poche risorse]. Quella notte, nel corridoio, era un mezzo inferno, e io ci sono stato solo qualche ora. Comprendo le loro difficoltà a gestire situazioni così complicate.
      Sì, ogni tanto qualcuno che potrebbe essere un po' più empatico c'è... ma davvero comprendo le molte difficoltà logistiche.

      Un abbraccio Elena.

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  11. Sto vivendo anch'io in questi giorni una situazione del genere e i giochi da tavolo sono proprio quell'hotel ai confini del mondo dove rifugiare la mente. Purtroppo (o per fortuna), ancora il finale della mia storia non è stato scritto...
    Ti sono vicino. Un abbraccio

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    1. Ciao WW.
      Mi spiace. Spero che la tua situazione si aggiusti.
      Un abbraccio
      andrea

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  12. Con tutta la comprensione per il personale ospedaliero.
    Non può stare qui... un kaiser. Qui c'è mio padre.
    Un abbraccio Andrea, anche se non ci conosciamo

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    1. Stanno vivendo un periodo molto difficile, comprendo le mille difficoltà in più che hanno con il covid che ha complicato tutto, molti ospedali sono sotto organico e sembrano non avere neanche fondi sufficienti, quindi comprendo una certa stanchezza e forse non essere sempre così "dolci" nei modi con i pazienti.
      Hanno tutta la mia comprensione.
      Davvero.

      Un abbraccio Maurino
      Ciao
      Andrea

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  13. Niente,ho dovuto lasciare dopo poche righe
    Passo anche i commenti,si mi tappo le orecchie per non sentire
    Spero non sia vero

    Un abbraccio

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  14. Ciao Andrea,

    leggere questa storia mi riporta indietro con gli anni in una situazione vissuta (senza Covid ma similare con mio padre); posso dirti che per me sono stati mesi lunghi e difficili in cui, per necessità, sono dovuto essere una colonna salda e razionale (...io, emotivo come non mai, che mi commuovo per un nonnulla).
    Leggere che sta migliorando mi rende molto felice (anche se non ci siamo mai conosciuti di persona); potrà essere un percorso lungo di miglioramento lento e graduale ma vedrai che andrà sempre meglio.
    Pensiamo sempre che ora, a distanza di anni, possiamo restituire ciò che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e tramandarlo ai nostri figli che possano farlo con noi un domani...è il grande cerchio della vita e non ci possiamo fare nulla...se non accettarlo e conviverci nella miglior maniera possibile.

    Un fortissimo abbraccio

    Matteo

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  15. Ciao Andrea, mi si è gelato il sangue nelle vene... Un abbraccio a te e alle tue donne, devi essere forte anche per loro, per tua madre che avrà bisogno del tuo aiuto e per la piccola che si sentirà spaesata... In bocca al lupo per tuo padre, se i medici sono ottimisti cerchiamo di esserlo anche noi

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  16. Grazie Dado, per dire anche per me che non lo avrei saputo dire, come sia percorrere quel passaggio.

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