Frankie disse che la carneficina dei ragazzi che si erano rifugiati nel capanno della casa nel bosco, non era più sostenibile.
Jason spense la motosega solo per puntualizzare che:
1- la sua motosega era a batterie ricaricabili
2- lui la caricava con l'elettricità dell'impianto fotovoltaico che aveva installato attorno al lago, quindi: ciccia [nel senso letterale della parola].
Poi la riaccese e riprese a tagliare la porta, nebulizzando segatura nell'aria.
Frankie aggiunse qualche altra parola che non capii, coperta dal ronzio della motosega e dalle grida dei ragazzi terrorizzati all'interno del capanno.
La donna vampiro, che Freddy quando eravamo solo io e lui chiamava PiùZinneCheZanne, mi si avvicinò porgendomi una forbice trinciapollo e dei guanti monouso.
Aveva
abbracciato la causa della sostenibilità pure lei. Uccideva ancora, ma
asportava dalle vittime alcuni organi che poi conservava in un sacchetto
del ghiaccio, e che recapitava in maniera anonima all'Ospedale
della Carità di Torino, per i trapianti.
"Una vita per una vita. Questa è sostenibilità" disse con un sorriso da amnesty international.
Alle
mie spalle le mummie di Akhenaton e Smenkhara brontolavano come due vecchi davanti a un cantiere, ripetendo che una volta non si stava tanto a spaccare il capello in quattro [semmai si spaccava lo schiavo].
Non potevo certo dar loro torto.
Nel 2019 essere un mostro che faceva il cosplay di un uomo era complicato come aprire un negozio a Torino e tenerlo aperto per almeno 5 anni, oppure ottenere le 700€ del reddito di cittadinanza.
Uscito da lavoro passai dall'uomo che collezionava sommergibili.
Arrivai a casa sua che stava prendendo a testate il muro della cucina. Aveva perso il lavoro a 48 anni, e il tizio dell'ufficio di collocamento gli aveva consigliato di prendersi una laurea oppure di sposarsi una miliardaria novantenne. Aveva preso a frequentare le sale da ballo. Più facile che frequentare il Politecnico.
Notai un nuovo modellino di U-Boot su una mensola.
"Allora i soldi ce li hai?" dissi facendo girare l'elica al sommergibile e le palle a lui.
"Me li hanno dati i miei per pagare la luce. Probabilmente me la staccheranno domani" rispose
"Hamburger?" proposi
"Tempo di mettermi un cerotto sulla fronte" rispose "Per non sembra un induista"
Torino si era fatta acida con noi mostri anacronistici che galleggiavamo fra vecchie pubblicità del Cynar e il mito di Emiliano Sciarra che aveva azzeccato il gioco giusto al momento giusto.
E mentre noi leoni del lunedì aspettavamo l'onda perfetta a riva, gli stupidi avevano vinto surfando su pozzanghere di sputi.
Così all'ingresso dei locali notturni oramai dovevano attaccare il cartello "Grazie alle vostre grandissime teste di scroto ci è stato fatto divieto di vendere alcolici [birra inclusa] dopo le ore 00.30. E per cortesia non urinate contro le macchine parcheggiate!".
Entrammo per una grappa amica in bicchierino di carta.
Il proprietario del locale riconobbe una delle mie 7 identità.
"Come va con i tuoi giochini da tavolo, Dado? Me lo organizzi un torneo di Risiko così mi riempi un po' il locale?".
Era un calabrese male in arnese, con un ombrellino che gli teneva aperta un'arteria.
Una volta gli avevo chiesto cosa facesse prima di aprire quel locale.
"Contrabbando. Roba così, sai".
Trovammo un tavolo, fra i 58 liberi. Una ragazza col block notes
venne a prendere le ordinazioni. Fu bravissima a non guardarci mai in
faccia. Mi venne voglia di rapinare il locale e uccidere tutti tranne
lei.
L'uomo dei sommergibili chiese un palombaro, ovvero un bicchierino di grappa lasciato cadere in un boccale di media rossa.
"Gioco dei sinonimi, Dado. Un sinonimo a testa della parola: mammella. Chi si ferma è perduto".
Vinsi dopo 15 minuti serrati di sinonimi, distaccando il mio avversario di una melanzana beatrice.
Gli raccontai di MONSTER SLAUGHTER, scatolona gigante che conteneva una gioco di miniature e mostri per 2-5 giocatori, di Henry Pym. Frutto dei fianchi mai stanchi della signora Kickstarter, era stato portato in Italia dalla 3Emme Games, che ne aveva curato lo sgocciolamento ematico e i punti di sutura.
Il gibollo +14 sulla scatola mi stortava l'umore e preoccupava:
possibile che ci fossimo così rammolliti, che avessero vinto le
associazioni genitori dei cartoni animati educativi Impariamo Divertendoci e: ricicliamo il tetrapak del latte costruiamoci un portapenne!, che l'avessero avuta vinta quella quattro gattare grattugia-perineo che raccoglievano le firme ad ogni nuovo
capitolo di GTA agitando lo spauracchio della strage alla
Columbine?
Dissi all'uomo dei sommergibili che avevo provato Monster Slaughter
con mia figlia, che di anni ne aveva solo 10 e dormiva con due peluche, e che
la mia erede non era rimasta traumatizzata, nè la sera l'avevo trovata
a piangere rannicchiata in un angolo, ma anzi la piccola aveva questionato "La componente fortuna comunque è innegabile", perchè nelle sue vene scorreva il sangue del recensore big money.
Pane al pane, Monster Slaughter era un gioco di massacri onesti, una carneficina educata, intellettuale, mai volgare, una cucina che serviva smembramenti della tradizione, e stereotipi di VHS degli anni '90, fra non aprite quella porta, le colline hanno gli occhi, nightmare, halloween. Dentro quel gioco c'era umiltà, senso del tributo, voglia di intrattenimento della vecchia scuola, c'era la ricerca tarantiniana di raccontare il presente con una macchina da ripresa di altri tempi.
Monster Slaughter era un american in tutti i sensi: era dadoso, aveva un'ambientazione molto forte, miniature di pregio, ma soprattutto raccontava i film horror americani che avevano indorato la mia adolescenza dopo la Troma. Ma rispetto ai giochi american - tipicamente quelli che giocavo a casa di Raistlin - che non amavo perchè: "Quasi quattro ore di partita e alla fine un tiro di dado decide tutto", Monster Slaugher era confezionato per essere un accompagnamento portatile, un divertimento zippato, una storia compressa proprio come lo era un film: era una porzione di serata che non rubava centimetri ad altro, che non si sovrapponeva ad altro, una parentesi che si apriva e si chiudeva in maniera perfetta.
L'uomo dei sommergibili disse che sembrava bello, troppo per essere vero, come quei bigliettini Vuoi guadagnare 3000€ al mese? Telefonami e chiedimi come!, che trovava attaccati sulle campane blu del vetro, e infine aggiunse fuori tempo massimo un: "borraccia per neonati!".
Il suo scetticismo era perfettamente in linea col suo tasso alcolemico, e poi aveva l'alibi del lavoro perduto e leggende metropolitane che volevano il suo capo gingillarsi il batacchio alle isole Cayman con i tfr dei dipendenti.
Mi riproposi di non parlargli mai più del gioco, e poi una sera qualunque all'improvviso di metterlo davanti alla casa nel bosco, a massacrare le 5 vittime di Monster Slaughter, a vederle fuggire nel capanno degli attrezzi, dopo aver imbastito uno degli scenari che il gioco prevedeva, ad esempio l'incendio della casa, con le fiamme che divampavano fra le stanze, e magari pure la macchina infernale a condire [Christine o la Buick 8].
Uscimmo dal locale. Il naso mi faceva male. Mi fermai sul marciapiede a messaggiare a Francy che stavo rientrando.
Mi
si affiancarono tre rastamanni prestati all'esercito dei no tav per amore del lancio dei
sanpietrini, che stava diventando sport olimpico. Mi chiesero se sapevo
dov'era la banca. Risposi di no, senza alzare gli occhi dal cellulare.
Uno disse: "Oh, ce l'hai davanti la banca, stronzo!". Alzai gli occhi. Sì, stavo proprio davanti a una SanPaolo, non l'avevo vista e neppure conoscevo quella zona.
Il secondo disse: "Non lo vedi il crocifisso, mizzeca sei diffidente con uno col crocifisso". Effettivamente aveva una catena con un bel crocifisso ciondolante sulla maglietta.
Risposi qualcosa di stupido, considerato che eravamo 2 contro 3. Loro replicarono.
Stimai che era tardi per tirarmi indietro, e che a quel punto cercavano solo segni di indecisione.
Fu di nuovo il mio turno di replica e fui pure peggio che all'andata, esagerai senza censure.
Ci insultammo da un marciapiede all'altro.
Ma ogni insulto ci allontanava dalla rissa. I balordi insultavano indietreggiando.
Finì lì.
Una volta in macchina l'uomo dei sommergibili disse: "zzzofai, Dado, che senza denti mica la trovo più una novantenne disposta a sposarmi".
Il giorno seguente l'otorino mi tolse le placche di silicone dal naso.
Erano passati 10 giorni dall'intervento.
Dietro le placche si erano create due croste della dimensione di Giove.
"Non arricci il naso" disse lui infilando la pinza.
Tirò fuori Giove1 e Giove2.
La sera scrissi a ErProsciuttaro per raccontargli dell'estrazione.
Lui mi mandò un video di Total Recall nel quale Schwarzy si toglieva una trasmittente gigante dal naso.
Trovate Monster Slaughter fra le videocassette horror sulla mensola, fra La creatura del cimitero e Toxic Avenger.
Oppure sul canale dello zio perone: Magic Merchant.
La vampira "Più zinne che zanne"... divina!!!
RispondiEliminaRissa col naso appena rifatto... ma i soldi li trovi sull'albero? No, già, quello ero io! ;-)
grazie Dado! bellissimo come sempre.
RispondiEliminaNicola