Una ventina le birre assaggiate, grazie alla disponibilità dei mastri birrai e a un po' di faccia di tolla, e alla fine me ne sono tornato a casa con queste belle bute:
-Weizen (birrificio Birra Elvo) birra di frumento, fresca, fruttata, beverina e pericolosamente vigliacca (5.5°)
-Uluc (birrificio Beer In) pale ale ambrata, di carattere, luppolatissima come piace a me (6,3°)
-Peru Pistùn (birrificio Beer In) weizen carica d'adrenalina che ti si arrota sul palato (5,5°)
-Rata Vuloira (birrificio Beer In) smoked beer (affumicata) impegnativa, complessa, approcciabile da sola o azzardando abbinamenti - io già medito il mio favorito cioccolato 99% cacao- (5,5°)
-Celtic Ortic Cervogia (birrificio Beer & Bier), birra con ortiche fresche ammostate (5,5°) quella che vedete nella foto contesa dai due eserciti di Cave Troll.
CAVE TROLL
Titolo da 2 a 4 giocatori, con meccaniche di piazzamento e maggioranze (niente dungeon crawl, ma questa è dannata pubblicità ingannevole! come vendere un tubetto con la scritta "Con questo diventa duro in pochi secondi" e scoprire che si tratta di superattack), 60 minuti circa la durata della partita, al prezzo da ristorante cinese di 28 euro.
Nella scatola ben compressi (un personale ringraziamento a quelli che non vendono scatole piene solo d'aria): tabellone, 4 eserciti (per un totale di 68 miniature), 110 carte, 4 segnalini segnapunti, e regolamento in ita \ eng.
Confesso che Cave Troll non era nei miei piani a breve termine (e neanche in quelli a lungo termine) non fosse altro perchè 1-il fantasy notoriamente mi annoia 2-ho altri 944548 giochi in lista che attendono lo ius primae noctis. Non l'avrei proprio preso in considerazione, se non me ne avesse parlato il solito venditore di latakia di IdeeLudiche, e se Viking non si fosse presentato a casa mia almeno una dozzina di volte, con la scatola sotto braccio e gli occhioni da cerbiatta.
Ma nonostante il gran abbaiare, difficilmente mi sottraggo a un titolo, i miei paletti hanno la resistenza dei bastoncini Findus, e, le volte che capita, sono sempre contento di sbagliarmi nei miei pregiudizi da suocera contro nuora.
Ogni giocatore gestisce una sporca dozzina allargata, composta da 9 avventurieri ignudi e senza abilità, e da: 1 Barbaro, 1 Ladra, 1 Cavaliere, 1 Nano, 1 Orco, 1 Spettro e 1 Troll delle Caverne (ognuno con un'abilità diversa). Scopo del gioco: piazzare le proprie unità nelle stanze del dungeon, ottenere la maggioranza delle aree più paperonesche, e guadagnare più monete d'oro dei propri avversari.
Le unità (eroi) hanno una buona varietà di abilità, che lavorano sia sulle maggioranze (es. il Barbaro conta come 2 unità) sia sul numero di monete guadagnate (es.il Nano raddoppia l'oro presente in una stanza) sia sull'interazione con le unità avversarie (es.l'Orco elimina un eroe \ lo Spettro spinge fuori un eroe dalla stanza).
Da evidenziare l'utilizzo tattico delle carte Conteggia Bottino, che congelano la partita e permettono di capitalizzare monete secondo le proprie maggioranze in quel determinato momento.
Un gioco semplice, sfizioso e appagante nella sua semplicità come una rosetta col prosciutto, di quelli che puoi giocare chiacchierando dei figli che quest'anno cominciano le elementari o della revisora che è arrivata oggi in ufficio.
Bilancio positivo, quindi, per un gioco che sembrava dungeon crawn e invece non lo è, e forse è venuto meglio così.
Su, coraggio, fammi assaggiare
Reduce dal Turin Taste of Beer, evento che mi ha dato modo di pucciare la barba in morbide schiume maltate, e farmi scivolare su tutti i recettori della lingua certi luppoli che a metterli sullo stesso scaffale delle lattine di Peroni fai peccato mortale, mi chiedo per l'ennesima volta perchè si "assaggi" così poco. Si beve molto ma si spilucca se capita.
Le nostre monogamie, alimentari, metropolitane o ludiche, non sono frutto di una nostra scelta: le subiamo, nostro malgrado, perchè è così che funziona. Ma non ci sono naturali.
Prendi un bambino e piazzagli in mano il giocattolo più bello del mondo. Entro 15 minuti lo mollerà per qualcos'altro, fossero anche solo due mollette da bucato della mamma o un pezzetto di filo.
Noi siamo geneticamente portati allo spilucco.
Attendiamo solo che qualcuno venga a strofinarci il naso con una scaglia di pecorino stagionato, o ci faccia ondeggiare davanti un calice di vino dai fianchi mediterranei e voluttuosi.
Ma dall'altra parte l'offerta di spilucco langue e ronfa. Non parlo di giochi nuovi, che non mancano.
Parlo di affondare la barba nella schiuma e respirarne tutti i profumi, del primo sorso per capire se sa di tappo.
A parte le associazioni dei giocatori e qualche supereroe non retribuito che fa puro volontariato ludico, la sensazione è che le molte case editrici se la dormano aspettando quei due unici eventi nazionali (Lucca e Play) per togliere il cellophane alle proprie scatole, riservando agli eventi minori le briciole, quando ci sono almeno le briciole.
Mi chiedo anche perchè quando entro in un centro gioco educativo non trovo UN tavolo con due sedie pieghevoli da campeggio riservato alle demo dei giochi (di solito ne trovo una ventina occupati da ragazzini intenti a tappar terre), e perchè non ci siano periodicamente delle copie demo dei titoli nuovi, invece delle solite quattro copie di family game vecchie di un paio di lustri, come idee regalo per il compleanno del nipotino.
Nove volte su dieci noi scegliamo e compriamo al buio di internet: fidandoci del pezzo "Anteprima" di quel blogger che riteniamo più oggettivo o più vicino ai nostri gusti, magari incrociando con i pareri dei goblin della Tana, approfondendo con un unboxing su youtube o comparando con boardgamegeek perchè boardgamegeek non mente...
Più raramente mettiamo in bocca, palpiamo, annusiamo.
Compriamo sulla fiducia.
E tutto ciò è un controsenso, o un'inutile complicazione delle cose semplici, perchè il modo migliore per vendere una birra (se è una buona birra), non è raccontare quanto è maledettamente buona, ma stapparne una, metterla in mano ai giocatori e dire "Salute!".
Che voglia di bermi una birra che mi hai messo...
RispondiEliminaAh.. ovviamente hai maledettamente ragione.. un po' forse è colpa dei giocatori più esperti che crediamo di sapere già alla sola lettura dell'etichetta che se quella tal birra ha il luppolo di Monaco allora ci aggraderà, se il luppolo è di Brema forse no..
Per le copie demo dei giochi, si vede che non passi mai al Jolly Joker... facci un salto, Dado ;-)
RispondiEliminaRiguardo agli assaggi un po' sono contento che ce ne siano pochi e solo poche volte all'anno. Io purtroppo ho lo spirito critico molto debole quindi ogni gioco che provo, anche se orribile, finisco per trovarci aspetti interessanti (Certo, il titolo ha meccaniche medievali ma ci si mena un sacco! Certo, il gioco costa un rene, ma guarda queste miniature! Certo, il gioco è totalmente casuale, ma queste illustrazioni fanno un sacco ridere! Ecc... ecc..). Quindi ogni weekend di Play e Lucca finisco a spendere circa un terzo del mio stipendio mensile, se non di più comprando ogni titolo che provo o quasi (l'ultima play ho acquistato anche Prrrt, gioco di carte e bluff sulle flautulenze inaspettate :-D).
RispondiEliminaPiuttosto la cosa che non amo molto è quando una casa punta tutto su un titolo ed oscura quindi tutti gli altri. Quindi, sempre alla Play di quest'anno, ti trovi diecimila tavoli dedicati tutti ad un titolo (quest'anno era Krosmaster) e file interminabili su altri tavoli.
Comunque se vuoi provare titoli nuovi o cose simili, puoi sempre appoggiarti a associazioni e circoli, come la Treemme qui a Modena.
Bellissimo, questo va tra i miei preferiti ;)
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