giovedì 17 aprile 2025

Template di mail phishing per giocatori

Mail 1: L'eredità
Buongiorno. Sono Andrew McFarland dello Studio notarile McFarland&Figli dal 1921. Sono qui in rappresentanza del mio cliente, il signor Mario Rossi, Suo zio di secondo grado emigrato prima a Essen e poi a New York nei lontani anni '70. Uomo ricco e gran collezionista di giochi da tavolo, suo zio è improvvisamente venuto a mancare e sono qui a notificarLe che in quanto unico parente, a Lei vanno in eredità tutti i suoi 4560 giochi da tavolo rari e tutti rigorosamente incellofanati e con le carte imbustate.
Ci sono solo da pagare 99€ di spese doganali e di spedizione.
Allego il numero di conto corrente sul quale effettuare il bonifico.
Si prega di rispondere entro 24 ore altrimenti i giochi verranno buttati.

lunedì 14 aprile 2025

I manuali non mentono

Parola d'onore: i manuali non mentono, la chiamano deformazione professionale, l'equivalente del giuramento di Ippocrate per i medici, se sei un manuale sei obbligato pistola alla tempia a dire la verità.
Ti sono naturalmente concessi dei refusi, perché la perfezione è per pochi eletti: Freddie Mercury, Umberto Eco, Bebe Vio, poche anime senza le quali il mondo sarebbe materia fecale. Ma la purezza d'animo dei manuali non è in discussione.

Le persone invece abusano della parola "refuso", anzi la usano a sproposito.
Senza andare a scomodare la Treccani sulla mensola, refuso è quando scrivi: "Ci vediamo domami".
Oppure quando dici che "Delitto e castigo è un romanzo di Tolstoj" e invece è di Dostoevskij.

Ma se, per fare un esempio, scrivi "Odio Napoli e amm*****i tutti i napoletani a colpi d'ascia" e ricevi mille commenti di insulti, non puoi scrivere: "Scusate, è stato solo un refuso, intendevo che Napoli è la città più bella del mondo e i napoletani tutti simpaticissimi".

Il refuso è nobile perché se l'esecuzione non è perfetta almeno le intenzioni erano buone.
Non è il nuovo Sono stato frainteso. 

mercoledì 2 aprile 2025

Nessuno gioca per perdere : il terzo romanzo

Pensavi davvero che le mie dita si sarebbero fermate, che avrebbero smesso di picchiare e pestare sulla tastiera?

Che due romanzi sarebbero stati sufficienti?

Rispetto a tante altre attività, scrivere è un'attività modesta. Sono sufficienti una penna, qualche foglio e un piano d'appoggio.
E io l'ho sempre fatto, sin da ragazzino, anche quando non c'era un solo pelo di barba sul mio mento e le pubblicazioni erano solo uno dei tanti pensieri in testa.
Scrivevo e mettevo via. La penna era un oggetto contundente per pugnalare storie su carta.
Scrivevo perchè per me non c'era niente di meglio di una bella storia di sangue, sesso e vendetta, scrivevo per mettere nero su bianco e ancora: scrivevo perché se non l'avessi fatto mi sarei sentito peggio.

Quando i giochi da tavolo sono entrati nella mia vita, ho solo seguito la strada: mi sono aperto un blog e ho cominciato a raccontare partite e giocatori. Pochi tecnicismi: non erano il mio pane. Volevo parlare ai giocatori, ai miei simili, romanzavo la realtà, distorcevo quello che vedevo.
E quando si è trattato di scrivere un romanzo ho di nuovo e soltanto seguito la strada.