Erano anni che non ripensavo ad Anna delle scuole medie, compagna di classe e per un brevissimo periodo anche di banco, della quale ero innamorato cotto. Erano gli anni duri dell'adolescenza ed io ero così timido e imbranato che non riuscivo a guardarla negli occhi, e alle numerose feste raccontate da Elio e le Storie Tese nella canzone "Tapparella", a casa dei compagni delle medie, quando si ballavano i lenti e io capitavo con lei, mani inchiodate sui suoi fianchi, cuore a mille, io tenevo gli occhi fissi sulle piastrelle del pavimento.
Un paio di settimane fa, 32 anni dopo l'ultima volta che l'ho vista [oggi ho 47 anni e una barba sale e pepe in cui il sale ha preso il sopravvento] l'ho sognata.
mercoledì 30 giugno 2021
martedì 22 giugno 2021
Dado non paga il sabato
Erano gli ultimi giorni di primavera di quello che sarebbe stato ricordato per sempre come l'anno della Rai contro Fedez, e anche del vaccino per il coronavirus, e già si intravedeva, fra le grandi labbra di giugno, la testolina di un'estate neonata, fradicia e umida che ci avrebbe tenuti svegli la notte fino ai primi di settembre. Era il martedì seguente un giovedì, e io, il Vikingo e RedBairon tornavamo al centro di comando della NEMESIS psicologicamente pronti a prender schiaffoni e pure a porger l'altra guancia.
Dalla prima disastrosa partita avevamo imparato delle cose. Che gli alieni non uscivano soltanto dalle fottute pareti ma da ogni maledetto pertugio, compreso il troppopieno del bidet Pozzi Ginori. Che per quante premure e passi felpati ci mettevi, appena ti muovevi facevi rumore, e gli alieni se ne stavano con le antenne dritte e ti sgamavano SEMPRE esattamente come tua mamma quando tornavi tardissimo la notte. Che le artigliate infette e inferte dagli alieni facevano malissimo, tipo lo zoccoletto Scholl in legno della mamma, per restare sul tema.
Dalla prima disastrosa partita avevamo imparato delle cose. Che gli alieni non uscivano soltanto dalle fottute pareti ma da ogni maledetto pertugio, compreso il troppopieno del bidet Pozzi Ginori. Che per quante premure e passi felpati ci mettevi, appena ti muovevi facevi rumore, e gli alieni se ne stavano con le antenne dritte e ti sgamavano SEMPRE esattamente come tua mamma quando tornavi tardissimo la notte. Che le artigliate infette e inferte dagli alieni facevano malissimo, tipo lo zoccoletto Scholl in legno della mamma, per restare sul tema.
lunedì 14 giugno 2021
Che cos'è Ludisburg
Incontro Alfredo una domenica pomeriggio calda come una padella dimenticata sul fuoco, mentre sono al Parco Dora con la bici pieghevole. Gli passo accanto, Alfredo mi riconosce e mi saluta con un "Ciao Dado".
Freno.
Non che andassi così veloce, eh...
Alfredo è al parco con il piccolo Andrea, anche lui su una mini bici, e con la moglie Sara che invece si porta dietro un bel pancione col secondo figlio.
Freno.
Non che andassi così veloce, eh...
Alfredo è al parco con il piccolo Andrea, anche lui su una mini bici, e con la moglie Sara che invece si porta dietro un bel pancione col secondo figlio.
mercoledì 9 giugno 2021
La parola dimenticata
Da bambino mi ammalavo spesso. Raffreddori, bronchiti, otiti, malanni stagionali, non mi facevo mancare nulla: se c'era mezzo virus nell'aria, io lo prendevo prima di tutti gli altri.
Avevo già allora l'animo del collezionista.
Il mio cortile era una "L" di cemento senza un filo d'erba ma con molte pozzanghere di olio dell'officina meccanica che ammucchiava bidoni e pneumatici.
Noi ragazzini ci stavamo bene.
Tutti delle case popolari, anticipavamo il concetto di car-sharing andando in 2 su una bici: uno sulla sella e l'altro seduto sul volante [se era un ragazzino piccolo] o in piedi su due ramponi avvitati alle ruote posteriori [se era grande].
Quando arrivò la moda dei pattini a rotelle ci volle un po' per averne un paio a testa.
Avevo già allora l'animo del collezionista.
Il mio cortile era una "L" di cemento senza un filo d'erba ma con molte pozzanghere di olio dell'officina meccanica che ammucchiava bidoni e pneumatici.
Noi ragazzini ci stavamo bene.
Tutti delle case popolari, anticipavamo il concetto di car-sharing andando in 2 su una bici: uno sulla sella e l'altro seduto sul volante [se era un ragazzino piccolo] o in piedi su due ramponi avvitati alle ruote posteriori [se era grande].
Quando arrivò la moda dei pattini a rotelle ci volle un po' per averne un paio a testa.