Non ho mai imparato a leggere le labbra. Il grande rimpianto della mia vita. Da ragazzino volevo imparare il russo e a leggere il labiale, ero sicuro che con entrambe le capacità sarei entrato di diritto fra le pagine dei romanzi di Le Carrè, e fra le gambe delle spie bionde che sparavano dai campanili con i fucili da cecchini, per legger loro le labbra, ma con discrezione.
Il tizio con la mascherina tirata giù sotto il mento, continua ad andare su e giù per il marciapiede. Parla al cellulare e morde un arancino. La lettura della conversazione risulta difficile, durante la masticazione di riso e piselli, ma intuisco che vuole comprare una radio da Ikea, che ci sarebbe un'offerta tomba ma non ha dietro la carta acrobat.
Le altre persone in fila fuori dalla rosticceria rispettano il distanziamento sociale e le buone norme covid, e anzi sembrano tutte di buon umore, non si mangiano la faccia l'una con l'altra, sarà l'effetto dei 2 mesi di quarantena.
Mi squilla il cellulare. Lo Zopilote. Lo chiamo così perchè somiglia all'
uccello saprofago, ed è altrettanto innocuo.
Mi chiede se ho cinque minuti.
Anche dieci, gli rispondo,
sto aspettando un pollo,
praticamente sono a un tavolo del poker.
Inizia la telefonata con un:
Dunque da dove inizio?