Ricordate quando tutti vi consigliavano un certo film che stava girando al cinema e che faceva un gran parlare di sé, e voi avevate una specie di blocco ad andare a vederlo proprio perché ne parlavano tutti, pure vostra zia mentre sgambava il basilico, e così è finita che non l'avete visto? Il film è uscito dalle sale e voi vi siete detti: Massì, me lo vedo poi con calma quando esce in dvd. E che cosa è successo? Che ve ne siete dimenticati. Così sono passati gli anni, e voi non ci avete mai più pensato a quel film, finché una sera anonima come una bottiglia di vino senza etichetta, l'hanno dato alla televisione, e voi che quella sera vi era saltata all'ultimo la pizzata con gli ex colleghi, per inciso: 1 simpatico e 3 facce di merda, avete cominciato a vederlo su Italia1, neanche troppo convinti, col telecomando sulla coscia pronto a cambiare canale, finché a metà film vi siete accorti che non riuscivate più a staccarvi.
sabato 29 settembre 2018
domenica 23 settembre 2018
To Play 2018 : buona la prima
Io ho un metodo infallibile per riconoscere al volo un buon evento ludico: se arrivando all'orario d'apertura - e io arrivo sempre all'orario d'apertura - vedo i volontari spostare i tavoli sorreggendoli sopra la testa, beh, si tratta senza dubbio di un buon evento, perchè non puoi fare un buon lavoro senza sporcarti le mani.
Credo di averlo imparato negli anni, grazie a Tapu, del Giocatorino, un volontario in senso stretto, di quelli che agli eventi trovi già sudati marci alle 8.40 del mattino, che non vedi mai seduti al tavolo a giocare, ma sempre aggirarsi da una parte all'altra spostando roba, che si tratti di gazebo, panche, scatoloni, sedie di plastica impilate. Sono personaggi invisibili, questi, meno appariscenti delle dimostratrici delle case editrici, dei cosplayer agghindati, dei master, quasi non ti accorgi di loro, eppure sono il motore.
Credo di averlo imparato negli anni, grazie a Tapu, del Giocatorino, un volontario in senso stretto, di quelli che agli eventi trovi già sudati marci alle 8.40 del mattino, che non vedi mai seduti al tavolo a giocare, ma sempre aggirarsi da una parte all'altra spostando roba, che si tratti di gazebo, panche, scatoloni, sedie di plastica impilate. Sono personaggi invisibili, questi, meno appariscenti delle dimostratrici delle case editrici, dei cosplayer agghindati, dei master, quasi non ti accorgi di loro, eppure sono il motore.
giovedì 20 settembre 2018
Near and Far and Guacamole
Casa di Chrys.
Giungemmo lenti ma almeno giungemmo, a ridosso delle 22.00, quasi fuori tempo massimo come gli auguri per il compleanno whatsappati alle 23.56, con la puntualità delle mestruazioni il giorno del saggio di danza, e l'aplomb dei bagnini aragostati di Rimini all'arrivo delle prime turiste germaniche. Chrys e Daisy, forse non vedendoci arrivare, si erano messi comodi sul divano, e forse si erano proprio accucchiati, tanto che lui ci accolse col rossetto sbavato e lei spettinata, o il contrario non ricordo.
Io e Viking si andava da Chrys per due ragioni precisissime. La prima era il guacamole di Daisy, che era vero guacamole di avocado e jalapeno, e non quella merda Old Wild Nacho che vendevano al market. La seconda era Near and Far, da provare prima di farne una questione di principio o un'ossessione, come avevamo fatto con Quantum che alla fine ce lo sognavamo la notte.
Arrivati, accendemmo il navigatore solo per trovare parcheggio. I cantieri sotto casa di Chrys si erano spostati di nuovo. Secondo i sismologi Druento si trovava proprio sul bordo della zolla tettonica eurasiatica, e l'asfalto scivolava a valle, trascinando sanpietrini, transenne, segnali di divieto, vecchi da cantiere e operai con la betoniera. Salomonicamente, la collisione delle zolle avvicinava la casa di Chrys sia alla mia che a quella di Vik, per non cedere alle gelosie, alla velocità di cinque centimetri all'anno, così che sarebbe giunta a distanza di un braccio dalle nostre il giorno dell'arrivo a casa del corriere con il kickstarter di Heroquest.
Giungemmo lenti ma almeno giungemmo, a ridosso delle 22.00, quasi fuori tempo massimo come gli auguri per il compleanno whatsappati alle 23.56, con la puntualità delle mestruazioni il giorno del saggio di danza, e l'aplomb dei bagnini aragostati di Rimini all'arrivo delle prime turiste germaniche. Chrys e Daisy, forse non vedendoci arrivare, si erano messi comodi sul divano, e forse si erano proprio accucchiati, tanto che lui ci accolse col rossetto sbavato e lei spettinata, o il contrario non ricordo.
Io e Viking si andava da Chrys per due ragioni precisissime. La prima era il guacamole di Daisy, che era vero guacamole di avocado e jalapeno, e non quella merda Old Wild Nacho che vendevano al market. La seconda era Near and Far, da provare prima di farne una questione di principio o un'ossessione, come avevamo fatto con Quantum che alla fine ce lo sognavamo la notte.
Arrivati, accendemmo il navigatore solo per trovare parcheggio. I cantieri sotto casa di Chrys si erano spostati di nuovo. Secondo i sismologi Druento si trovava proprio sul bordo della zolla tettonica eurasiatica, e l'asfalto scivolava a valle, trascinando sanpietrini, transenne, segnali di divieto, vecchi da cantiere e operai con la betoniera. Salomonicamente, la collisione delle zolle avvicinava la casa di Chrys sia alla mia che a quella di Vik, per non cedere alle gelosie, alla velocità di cinque centimetri all'anno, così che sarebbe giunta a distanza di un braccio dalle nostre il giorno dell'arrivo a casa del corriere con il kickstarter di Heroquest.
lunedì 10 settembre 2018
La casa in città
Il nostro primo appartamento, in affitto con contratto di 4 anni non rinnovabile, è stato un camera e cucina di 40 metri quadri dalle parti di Stievani. A 26 anni, io e Francy non potevamo permetterci altro. Io avevo cominciato a lavorare da poco come informatico, mentre lei, finito il praticantato dalla commercialista, aveva trovato lavoro come impiegata amministrativa al vecchio mattatoio. L'appartamento, ammobiliato anni '60, con due poltrone in pelle rossa, una lampada a tulipano e un frigorifero con lo sportello alto del congelatore che stava chiuso con un pezzo di scotch, aveva l'impianto elettrico bollito, un bagno largo due piastrelle che fra il lavandino e il muro ci passavo trattenendo il respiro, e un piccolo boiler elettrico.