Mi chiamo Andrea Dado e sono l'amministratore unico della Dado Critico Entertainment. Sono uno dei più affermati e seguiti blogger ludici del nostro Paese, il mio blog riceve migliaia di visualizzazioni ogni mese, ed ho contatti con tutti i volti noti del panorama ludico italiano.
Ho costruito il mio impero un mattone alla volta e con molta umiltà, partendo dal basso, lavorando con impegno articolo su articolo tutte le settimane.
Attraverso il mio canale Dado Critico mi occupo di divulgazione
popolare, e sono noto per le mie battaglie contro i giochi da tavolo di
plasticaccia della grande distribuzione, e per l'impegno profuso insieme
con la mia onlus BadaLaMente per la tutela e la salvaguardia del Babbano Italiano.
lunedì 30 maggio 2016
mercoledì 25 maggio 2016
Rana di primavera
"Il villaggio è stato attaccato da un'orda di barbari. Hai avuto giusto il tempo di prendere con te il bambino e la tua canna da pesca prima che iniziassero a saccheggiare e bruciare tutto.
Sei corso via...."
Comincia così, Above & Below, con una fuga disperata nella notte, con tuo figlio ancora addormentato fra le braccia, e in tasca soltanto la tua paura.
I tuoi piedi sollevano zolle e fili d'erba mentre corri via, mentre le torce dei barbari tirano una bella riga su quello che sei stato.
L'incipit non racconta di nessun cozzare di spade, e la canna da pesca dice tutto il resto: un villaggio pacifico, di pescatori, forse, nessun arma con cui difendersi, solo attrezzi con cui lavorare la terra e spezzarsi la schiena, facile come schiacciare una lumaca sotto la scarpa.
Hai una paura fottuta. Metti un deserto in mezzo fra te e i barbari, prima di fermarti a riprendere fiato. E non ti passa neanche per l'anticamera del cervello di tornare indietro, domani, un giorno, mai.
E andato tutto perso e indietro non si torna.
Bisogna ricominciare.
Sei corso via...."
Comincia così, Above & Below, con una fuga disperata nella notte, con tuo figlio ancora addormentato fra le braccia, e in tasca soltanto la tua paura.
I tuoi piedi sollevano zolle e fili d'erba mentre corri via, mentre le torce dei barbari tirano una bella riga su quello che sei stato.
L'incipit non racconta di nessun cozzare di spade, e la canna da pesca dice tutto il resto: un villaggio pacifico, di pescatori, forse, nessun arma con cui difendersi, solo attrezzi con cui lavorare la terra e spezzarsi la schiena, facile come schiacciare una lumaca sotto la scarpa.
Hai una paura fottuta. Metti un deserto in mezzo fra te e i barbari, prima di fermarti a riprendere fiato. E non ti passa neanche per l'anticamera del cervello di tornare indietro, domani, un giorno, mai.
E andato tutto perso e indietro non si torna.
Bisogna ricominciare.
mercoledì 18 maggio 2016
Trattasi di piazzamento prestigiatori
Non perdere mai di vista le sue mani, e ricorda sempre che qualunque cosa dica o faccia, qualunque storiella dell'antica e misteriosa Cina ti racconti, è soltanto un uomo che esegue un trucco.
Sono un'escapologista delle piccole cose, fuggo da luoghi impossibili purchè piccini. Tipo matrimoni dei parenti, saggi di danza delle fidanzate dei miei amici, Ikea qualunque giorno della settimana, e tangenziale di Torino il venerdì uscito dall'ufficio.
La Grande Fuga dalla Tangenziale, incatenato polsi e caviglie fra il Sito e Corso IV Novembre, è un mio grande classico tipo pagoda di Houdinì.
Le macchine si annusano la targa l'un l'altra come cani al parco. Dalla macchina davanti un paio di occhi slavi nello specchietto retrovisore non mi mollano.
"Voglio proprio vedere come fai" mi sfida Adrian dalla palude del suo scetticismo, senza neanche sbattere le palpebre.
Sono un'escapologista delle piccole cose, fuggo da luoghi impossibili purchè piccini. Tipo matrimoni dei parenti, saggi di danza delle fidanzate dei miei amici, Ikea qualunque giorno della settimana, e tangenziale di Torino il venerdì uscito dall'ufficio.
La Grande Fuga dalla Tangenziale, incatenato polsi e caviglie fra il Sito e Corso IV Novembre, è un mio grande classico tipo pagoda di Houdinì.
Le macchine si annusano la targa l'un l'altra come cani al parco. Dalla macchina davanti un paio di occhi slavi nello specchietto retrovisore non mi mollano.
"Voglio proprio vedere come fai" mi sfida Adrian dalla palude del suo scetticismo, senza neanche sbattere le palpebre.
lunedì 16 maggio 2016
[Pillola del giorno dopo] Ark & Noah con mia figlia
Sottovalutata. Come faccio sempre. La modalità "semplice". Con quella strafottenza che la versione veloce o family io neanche perdo tempo a leggerla.
Okay. Molte volte, concedetemelo, si tratta solo di una grezza sforbiciata che taglia malamente regole, tessuto connettivo e godibilità, con l'unico fine di poter scrivere sulla scatola "Anche versione family!"
Per contro c'è da registrare una caparbia e oggettiva ostruzione, da parte mia, in quanto gamer troppo orgoglioso per scendere a scorciatoie.
Ma mi piace sbagliarmi. Quando è in meglio. Quando scopro di avere sulla mensola un gioco che è buono due volte.
E la versione family di Ark & Noah funziona.
Vince con una [bellissima] bambina di 7 anni.
Okay. Molte volte, concedetemelo, si tratta solo di una grezza sforbiciata che taglia malamente regole, tessuto connettivo e godibilità, con l'unico fine di poter scrivere sulla scatola "Anche versione family!"
Per contro c'è da registrare una caparbia e oggettiva ostruzione, da parte mia, in quanto gamer troppo orgoglioso per scendere a scorciatoie.
Ma mi piace sbagliarmi. Quando è in meglio. Quando scopro di avere sulla mensola un gioco che è buono due volte.
E la versione family di Ark & Noah funziona.
Vince con una [bellissima] bambina di 7 anni.
mercoledì 11 maggio 2016
Non è morto a Derry
Il Male poteva avere tante forme.
Per i ragazzi di Derry era stato un clown.
Il clown aveva strappato un braccio al piccolo George attraverso un tombino, e 30 anni dopo il fratellino di George e i suoi amici erano riusciti a ucciderlo.
Ma il Male non era morto. Era morto soltanto il mostro, una delle sue tante rappresentazioni.
Il Male non scende mai in campo di persona.
Il Male tornò, per quel che mi è dato di sapere, 30 anni dopo la sconfitta nei Barren a Derry, in un piccolo appartamento di Torino.
Città già nota per le molte maledizioni, gli obelischi e il Santo Graal sotto la Gran Madre, Torino salutò i primi giorni del 2016 con un inverno stranamente temperato.
Dopo l'estate boccheggiante del 2015, nella quale i ragazzi friggevano le uova sul marciapiede arroventato e i cani si tuffavano fra i getti delle fontane di Piazza Castello, i meteorologi scommettevano su un inverno più rigido di quello record nel 2012, nel quale la benzina si trasformava in granita nei distributori.
Per i ragazzi di Derry era stato un clown.
Il clown aveva strappato un braccio al piccolo George attraverso un tombino, e 30 anni dopo il fratellino di George e i suoi amici erano riusciti a ucciderlo.
Ma il Male non era morto. Era morto soltanto il mostro, una delle sue tante rappresentazioni.
Il Male non scende mai in campo di persona.
Il Male tornò, per quel che mi è dato di sapere, 30 anni dopo la sconfitta nei Barren a Derry, in un piccolo appartamento di Torino.
Città già nota per le molte maledizioni, gli obelischi e il Santo Graal sotto la Gran Madre, Torino salutò i primi giorni del 2016 con un inverno stranamente temperato.
Dopo l'estate boccheggiante del 2015, nella quale i ragazzi friggevano le uova sul marciapiede arroventato e i cani si tuffavano fra i getti delle fontane di Piazza Castello, i meteorologi scommettevano su un inverno più rigido di quello record nel 2012, nel quale la benzina si trasformava in granita nei distributori.
mercoledì 4 maggio 2016
18 ore
Mi risveglio in autogrill.
La coppia all'altro tavolo tutta risolini la squarto con lo sguardo, preciso come un samurai: taglio il croissant sospeso a un millimetro dalle sue labbra, schizzando il viso di lei di confettura all'albicocca. Non mi piace il marsupio in pelle The Bridges del marito, gli occhiali di lei da pompinara sì ma schizzinosa, la loro macchina che punta verso il mare mentre la mia verso l'ufficio, e soprattutto che mi stiano fissando.
Dormivo appoggiato al portatovaglioli Segafredo. Sono le 07.00 e tutto va peggio.
Il ricordo del viaggio fin lì mi arriva velato attraverso una garza, potrebbe essere vero o trattarsi di un innesto: con la tecnologia oggi ti fottono e Matrix vuole che io lavori, a 50km da casa mia alle 07.00 del mattino può essere solo la matrice: vuole che io produca, che mi trasformi in una pila.
La coppia all'altro tavolo tutta risolini la squarto con lo sguardo, preciso come un samurai: taglio il croissant sospeso a un millimetro dalle sue labbra, schizzando il viso di lei di confettura all'albicocca. Non mi piace il marsupio in pelle The Bridges del marito, gli occhiali di lei da pompinara sì ma schizzinosa, la loro macchina che punta verso il mare mentre la mia verso l'ufficio, e soprattutto che mi stiano fissando.
Dormivo appoggiato al portatovaglioli Segafredo. Sono le 07.00 e tutto va peggio.
Il ricordo del viaggio fin lì mi arriva velato attraverso una garza, potrebbe essere vero o trattarsi di un innesto: con la tecnologia oggi ti fottono e Matrix vuole che io lavori, a 50km da casa mia alle 07.00 del mattino può essere solo la matrice: vuole che io produca, che mi trasformi in una pila.