martedì 31 marzo 2015

Mio cugino a PLAY

Mi ha detto mio cugino che l'11-12 Aprile c'è PLAY e lui ci andrà pure col gesso al piede.
Mi ha detto mio cugino che gli stand sono così grandi (18.000mq) che c’è gente che per trovare i gabinetti usa il TomTom.
Mi ha detto mio cugino che all’esterno di Play non c’è la ghiaia ma si cammina sui token.
Mi ha detto mio cugino che quando fai il biglietto a Play, se lo strappi puoi trovare il biglietto d'oro per la fabbrica dei giochi di Knizia.
Mi ha detto mio cugino che a Play gli editori ti fanno il 70% di sconto e ti offrono pure la birretta.
Mi ha detto mio cugino che a Play ci sono delle cosplayer vestite da dado D6 che si rotolano per terra, e se esce il "6" ti fanno vedere le minne.
Mi ha detto mio cugino che a Play di quest'anno TeOoh e Alkyla si sfideranno a braccio di ferro davanti alle telecamere e il video farà più visualizzazioni del Gangnam Style.
Mi ha detto mio cugino che i giochi da tavolo comprati a Play hanno già dentro l'espansione per il 5° giocatore.
Mi ha detto mio cugino che nell'ala ovest di Play c'è un padiglione apposta per rosicare contro l'alea.

Mi ha detto mio cugino che a Play ci sono un sacco di giochi gratis da prendere in prestito e da provare ai tavoli, ma se vi fottete i pezzi vi deve venire la diarrea per un anno intero.
Mi ha detto mio cugino che a Play ci saranno un sacco di volti noti del panorama ludico italiano, ma ci saranno anche i volti meno noti, i muzzuni, i cialtroni e persino il Dado Critico, Viking e Redbairon.

http://play-modena.it/

domenica 29 marzo 2015

In realtà siamo sempre stati in quattro

16 Gennaio 2014
Fabio72: "Dado devo chiederti un favore. Grosso"
Dado: "Basta che non siano soldi"
Fabio72: "Non scrivere di me sul tuo blog. Non devo comparire. Nè nei resoconti delle serate nè nelle foto"
Dado: "....va bene.. ma perchè?"
Fabio72: "Cristina. Ho scoperto che... si scopa un suo collega d'ufficio"

Ieri
Arrivano leggermente in ritardo, perchè Red vuol farci provare la miglior farinata di Torino e così si fermano al forno ("Ci sarà un po' da aspettare: è un buco di negozio e c'è sempre la coda fuori"), e io non posso neanche cominciare il setup di Five Tribes perchè la scatola ce l'ha Red.
Arrivano che sono le 22.00 passate. Red porta la farinata, Vik una birra dei Mastri Birrai Umbri, una vecchia conoscenza di livello intermedio, e Fabio72 il solito bottiglione magnum di Coca Cola, che si scolerà da solo.
Tempo di prendere pepiera e cavatappi e si comincia.

FIVE TRIBES
Titolo che ha fatto molto parlar di sè in questi mesi, sia per i numerosi premi vinti che per gli sperticati pareri dei giocatori che l'hanno provato, per 2-4 giocatori, della durata di una 90ina di minuti a non acchiappar le mosche nel proprio turno, di Bruno Cathala, di prossima rimasterizzazione ITA a cura di Asterion.
Hardware di alto livello: una motherboard di tessere riconfigurabili per garantire un'ottima longevità, ram ddr4 di carte da riempire e vuotare per velocizzare i punti, hard disk block notes di grande capacità (capace di immagazzinare i risultati di centinaia di partite) e numerose periferiche in legno frutto di un disboscamento massivo che i nostri figli un domani pagheranno. La cpu è costituita da un Quad-Core di meeples: ottima potenza di calcolo (ma a carico dei giocatori).

Windows Five (Tribes) è un sistema operativo a 64 bit, che processa i servizi con la meccanica del mancala: prendi tutti i meeples da una tessera e ti sposti in qualunque direzione, verso una tessera "bersaglio", lasciando giù un meeple per ogni tessera attraversata. Accoppiati i meeples dello stesso colore nella tessera bersaglio, si esegue l'azione della tessera, e se "svuotata" se ne conquistano i punti vittoria. I meeples, inoltre, hanno attivazioni ed effetti diversi a seconda del colore.

21 Febbraio 2014
Fabio72: "Me li hai comprati?"
Dado: "Si, come mi avevi chiesto: supersottili e stimolanti per lei"
Fabio72: "Bene. Ne prendo subito un paio. Posso lasciare la scatola da te qualche giorno, finchè non trovo un posto sicuro in casa?"

Ieri
Comprato durante una delle frequenti settimane di digiuno ludico e tanti buoni propositi andati a ramengo di Redbairon, scelto nel negozio nonostante le mie tirate di giacca verso Zhanguo o Patchistory, Five Tribes si rivela subito irto di spine come una triglietta dell'adriatico.
Nonostante il colpo d'occhio della livrea e l'ottimo sapore delle carni, la paralisi d'analisi ci finisce puntualmente sotto i denti a ogni turno e ci tocca masticare cauti.
Comincio a spinare io, che di solito sono uno dei più impulsivi al tavolo, e già temo per i turni di Vik e di Fabio, che hanno approcci da lentofumo in radica Savinelli.
Red sembra puntare sui set di carte merce, Vik sui punti sull'unghia dei meeples gialli (e sulle merci come piano b), io e Fabio grazie all'acquisto di geni che scombano con gli assassini, ci contendiamo i meeple rossi e piantiamo palme come attivisti del guerrilla gardening.
Lubrificate le tessere da un po' di meeples, i turni cominciano a girare. L'asta per l'ordine di turno vede quasi sempre me e Red come primi giocatori, Vik e Fabio giocano più sparagnini (cambieranno passo negli ultimi turni).
Due ore e tre birre dopo (e 1\2 di bottiglione di Coca) Red mette fine ai giochi piazzando l'ultimo cammello.
Nel conteggio punti stravince Vik, che ha trasformato il piano b in un piano a, seguito da me e da Fabio, a un kebab di distanza, e Red inspiegabilmente ultimo, nonostante un bel set di merci.

Solo due cose rischiano di guastare questo Five Tribes: le altissime aspettative che si generano leggendone un gran bene dappertutto (noi pensavamo di trovarci anche un paio tette nella scatola) e un giocatore che in partita ne inchiodi i turni ebbro della paralisi da analisi.
Per le aspettative non so cosa consigliarvi: è il solito autogol di noi giocatori ravanatori del web, io la prima volta che ho giocato ad Agricola mi aspettavo pure la famosa fettina di culo.
Per la paralisi d'analisi vi consiglio compagni di merende un po' sportivi, che non la menino sulla mossa della vita a ogni turno, altrimenti, ve lo assicuro, non se ne esce.
Un gran bel gioco sotto tutti i punti di vista.

11 Luglio 2014
Fabio72: "Dado stasera non vengo"
Dado: "Va bene. Avverto gli altri. Le cose con Cri come vanno?"
Fabio72: "Ecco. Appunto"
Dado: "Mi spiace, Fabio. Davvero"
Fabio72: "E' il mondo che ti crolla addosso, Dado. E tu non puoi farci un cazzo"

ARK&NOAH
Io ho una memoria selettiva. Ossia mi ricordo a memoria il regolamento di Carnival Zombie ma non cos'ho mangiato oggi a pranzo.
Quindi quando Mario Sacchi mi ha chiesto "Ma Ark&Noa l'hai mai provato?" mi è tornato subito in mente un commento dei Giullari, scritto due anni fa sul forum della Tana dei Goblin: "Ark & Noah è un gioco cattivissimo, purtroppo sottovalutato".
Titolo per 2-4 giocatori, german, d'ambientazione... Arca di Noè.
Sì, esatto. I giocatori vestono le sacre vestigia della famiglia di Noè, intenta a costruire l'arca per salvare gli animali (un maschio e una femmina di ogni specie) dal diluvio universale.
La componentistica è costituita da un tabellone di gioco (l'arca) modulabile a seconda del numero di giocatori, da una plancia azioni (squisitamente german), e da una sacchettata di legno e segnalini in cartone.
Nell'obiettivo comune di costruire l'arca e imbarcare gli animali, le azioni possibili sono:
-raccogliere pece (per sigillare le paratie esterne dell'arca)
-pescare animali dai sacchetti (cercando di accoppiare maschi e femmine)
-raccogliere cibo (da imbarcare sull'arca, per gli animali)
-scambiare paratie o animali
-raccogliere paratie
-piazzare paratie e pece sull'arca (costruendo gli alloggi degli animali)
-imbarcare cibo e animali sull'arca

30 ottobre 2014
Fabio72: "Le ho detto che sono andato a prostitute"
Dado: "Non so che dirti, Fabio, non mi sembra la strada giusta"
Fabio72: "Non posso andare avanti. Ci ho provato: non ci riesco"
Dado: "Non c'era un altro modo? Non potevi tentare di..."
Fabio72: "Bisogna trovarsi, Dado. Non te lo auguro, ma bisogna trovarsi per capire"

Ieri
Adam Kadmon: "Ogni volta che Dado e i soci giocano a un titolo di Stefano Groppi, indossano le maschere. Una coincidenza? Io non credo"
Secondo giro di caffè e attacchiamo con Ark & Noah.
Forte di un set di regole aderenti all'ambientazione e tra l'altro molto intuitive (ad esempio piazzi le paratie come divisori, per creare gli alloggiamenti degli animali, in ogni alloggiamento ci deve essere una scorta di cibo sufficiente per il viaggio, e l'alloggiamento deve essere adeguatamente grande a seconda della taglia dell'animale) in un paio di turni spalmiamo pece negli interstizi con precisi colpi di pennello Cinghiale.
Red se ne va in fuga. Da subito. Incapace di digerire la medaglia di legno a Five Tribes, lo spocchioso tritamanuali gira il cappellino con visiera ed entra in modalità Over the Top. Il vichingo, in scia, una manciata di punti più indietro, cerca di tenere il passo, mentre io e Fabio mandiamo giù rospi (la coppia che avremmo dovuto imbarcare).
Sollevata la pellicina, cominciamo ad affondare le dita nella carne del gioco, e a portare i nervi allo scoperto. Come eletti di Matrix riusciamo a leggere il codice della cattiveria di Groppi, codificato nella azioni di Ark & Noa. Nessuna azione è davvero minore, o poco efficace o anche soltanto gentile. Ogni cubetto di pece potrà essere usato contro di lei.
L'istinto di sopravvivenza prende il sopravvento. Seppelliti vecchi dissapori a proposito della promessa di scambiare Cave Troll con Snowdonia, io e Vik lavoriamo fianco a fianco e imbarchiamo una molto remunerativa coppia di rinoceronti neri, rosicchiando punti a Red Lo Spocchioso.
Fabio prova a ironizzare sul fatto che non è in partita, che non ci sta con la testa, che a lui sono toccate le formiche e le termiti da imbarcare. Ma non c'è pietà.
Si va avanti. A dispetto delle tessere animali pastello, dell'ambientazione biblica e di immancabili momenti cooperativi assolutamente ipocriti (siamo sulla stessa barca, amico), Ark & Noah è un gioco da gamer, tanto semplice quanto spietato.
Nonostante la volata prematura del Red, il finale strettissimo è tutto fra me e il vichingo, che mi ruba la maggioranza di paratie esterne e l'intera partita all'ultima mossa possibile.
Cala il sipario su un bavaffangulovik.
Un gioco che non te lo aspetti.
Sinceramente non credo l'avrei mai preso in mano se non me l'avessero consigliato i Giullari e se non mi fossi fidato del nome "Groppi" sulla scatola (anche a Sacchi va parte del merito)
Un german solido, inaspettatamente bastardo, con minima componente di alea legata alla pesca degli animali, ben calibrato e con un set di regole molto ben congegnato, che a mio avviso paga solo il dazio di un'ambientazione poco accattivante (benchè ben realizzata).
Il mio consiglio: mettete da parte l'ambientazione, fregatevene, siate giocatori tedeschi (stay german stay gamers) che se ne fottono delle ambientazioni pretesto appiccicate sopra: ignorate l'ambientazione biblica e provate il gioco (magari con "soci" con due dita di cattiveria nelle budella).
Non ne rimarrete delusi.

Come al solito: grazie della serata, raga ^_^

EPILOGO
Cara Cristina, contrariamente a quanto hai fatto tu, Fabio non ti ha mai tradito.
Non entro nel merito della questione "perchè l'hai fatto?", ti dico solo quello che ha fatto, anzi che non ha fatto il tuo Fabio.

Non ha mai avuto un'altra donna, e nonostante quello che ti ha raccontato: non è mai andato a prostitute. Le sere che usciva, è sempre venuto da me, a giocare, a svagarsi un po'.
Le carte di profilattico strappate che hai trovato nella macchina, fra un sedile e l'altro, erano solo una messinscena, presumo un modo per farti star male quanto tu hai fatto star male lui, più verosimilmente un modo per farsi lasciare. Perchè nonostante tutto, lui non ne aveva il coraggio.

Non aveva più la forza di guardarti in faccia per quello che hai fatto, ma non riusciva a lasciarti.
I soldi che ti ha detto di aver speso, fra cene fuori con quella ragazza inventata e le prostitute inesistenti, li ha spesi per comprare qualche board games, che ha lasciato qui da me.
Poca roba, comunque.
Fabio mi aveva chiesto di non scrivere niente sul blog, nel caso ci fossi capitata per sbaglio.
Adesso che l'hai lasciato mi ha detto che potevo riportare la cosa.

E raccontare cosa faceva quelle sere.
Ciao.

martedì 24 marzo 2015

41enne torinese spara alla suocera

Il pranzo dalla suocera, nel weekend, è la versione hard gamers del pranzo dai miei genitori.
Non dico che il pranzo della mamma sia filler. Il pranzo della mamma è Feld: peso medio, si punta alla massima efficienza, alla soddisfazione del giocatore, al "Ci sono tante cose, tutte buone, non potrai mangiarle tutte".
Il pranzo dalla suocera è il cinghiale da quattro ore: tanta roba, conditissima, teglie incandescenti che spuntano fuori da ogni angolo, tempi morti allucinanti, giocatori mezzi addormentati al tavolo, e avanzare qualcosa non è assolutamente contemplato perchè questo Andrea l'ho preparato per te che so che ti piace.
Parcheggio sotto casa dei suoceri. Mentre Francy fa scendere la bambina, io prendo la borsa nel bagagliaio. Barattoli di vetro vuoti. Della suocera. Glieli restituisco. Più o meno.
In realtà più che una restituzione è un refill: "Ah, hai fatto bene a riportarmeli. Intanto ti do questi altri due di zucchini sott'olio, questi due di melanzane (uno ha il peperoncino), questi tre di antipasto, questi di passata di pomodoro...Quando li hai finiti riportami i barattoli, eh"
Refill. Naturalmente si arrotonda per eccesso.

I dopo pranzo da mia suocera finiscono tutti allo stesso modo: io e mio cognato (i generi che hanno sposato le figlie), in salotto, schiantati sul divano e prossimi alla morte, ad aiutare la digestione con un bicchierino di Nardini.
Se sopravviviamo alla prova del carboidrato, non sempre, giochiamo a qualcosa.
L'Isola Proibita, Hick Hack, Sushizock, Coloretto, Costruttori del Medioevo, Biblios. Sabato scorso ho introdotto BANG!

BANG!
Uno dei mie primi acquisti in fatto di giochi, da quando Catan mi ha traghettato sullo Stige dei token. In tempi non sospetti mi sono preso la scatola di latta della versione Bang Anniversary (con pallottole in legno), e l'espansione Dodge City + Mezzogiorno di Fuoco.
Considerato che il gioco galoppa verso il milione e mezzo di copie, che è tradotto in 18 lingue ed è il titolo d'ambientazione western più diffuso al mondo (oltre che uno dei giochi italiani più famosi) spenderò poche righe su come funziona.
Gioco di carte, per 4-7 giocatori, semplice, fra il family e l'introduttivo, dai 30 ai 60 minuti la durata, a seconda del grilletto dei gringos.
A inizio partita vengono distribuite, coperte, ai giocatori, le carte ruolo: Sceriffo, Vicesceriffo, Fuorilegge e Rinnegato, in numero di copie legato al numero di giocatori.
Si esce dallo stallo messicano sparando (giocando carte Bang!) e a seconda di chi rimane in piedi:
- Sceriffo e Vicesceriffo vincono se riescono a eliminare tutti gli altri (lo Sceriffo deve vivere)
- i Fuorilegge vincono se riescono a eliminare lo Sceriffo
- il Rinnegato vince se riesce a rimanere l'ultimo in vita.
Insieme alle carte ruolo vengono distribuite, scoperte, le carte personaggio, alle quali corrispondono un'identità unica, dei punti ferita e un'abilità.
E' possibile sparare, schivare, equipaggiare armi a gittata più lunga (inizialmente è possibile sparare solo ai giocatori immediatamente alla propria destra e alla propria sinistra), proteggersi dietro un barile, essere derubati, essere sbattuti in prigione, e ricevere un candelotto di dinamite fra le chiappe (e tanta altra roba da veri cowboy con un pezzo di metallo sotto il poncho).

Nonostante un paio di lustri sulle spalle (arrotondati per eccesso, tipo teglie della suocera), e nonostante l'eliminazione del giocatore, che sarà anche un difetto ma che a mio avviso è parte integrante del gioco, sinergica con meccanica e ambientazione, a meno che non intendiate sparare prugne secche con la una colt di pasta fimo, il gioco continua a fare il suo dovere, soprattutto nelle serate family.
Anzi: giocato con i "parenti", negli strani accoppiamenti che crea, nelle improbabili alleanze trasversali al parentado, ne guadagna sicuramente altri punti.
Vi troverete alleati con vostro suocero per eliminare la suocera ("Dai, Pino, non puoi spararle? Non hai neanche una pistoletta da +2 in mano?"), o nemici di vostra nipote 14enne, alleati fuorilegge con vostra cognata, mentre vostra moglie, basso profilo, che non spara a nessuno, ha un Rinnegato alto così scritto sulla fronte.

I piatti della tradizione
Mia suocera prepara delle orecchiette con le cime di rapa che sono la fine del mondo. A parte che la pasta la prepara lei con un movimento mano-coltello che puoi anche guardarlo venti volte su youtube ma non riuscirai mai a riprodurlo uguale. Poi mette in tavola in una scodella del pane sbriciolato e "abbruscato" in padella, da spolverare sopra le orecchiette, che dona croccantezza al piatto. E poi, in un padellino a parte, a sfrigolare nell'olio pugliese, quello spesso che quando inclini la bottiglia impiega qualche secondo a scendere, aglio e acciughe (io e mio suocero ci litighiamo l'aglio).

Il mio consiglio, per chiudere la serata proprio bene, dopo la Nardini schiantati sul divano sognando il bendaggio gastrico, è di riunire "quelli delle orecchiette" ancora attorno al tavolo, e tirarsi due colpi in famiglia, allegramente.
Non c'è niente come sparare alla suocera e farla franca.

sabato 21 marzo 2015

L'ultima scatola di Vanuatu

L'appuntamento davanti al birrificio è per le 19.30.
Di solito negli appuntamenti spacco il secondo, ma l'immondizia rema contro.
Con la scusa "Se passi da casa ti ho preso le arance" mio padre mi ha riempito il bagagliaio della macchina di libri delle superiori.
"O li tieni o li butti, io devo far posto" mi ha detto. Fra quaderni e tonnellate di carte, anche la mia vecchia macchina da scrivere, un Olivetti College color mattone.
A vent'anni ci battevo le ricerche per gli studenti universitari (per quattro soldi).
La cernita dei libri da salvare è piuttosto rapida: bagagliaio aperto, quattro frecce accese che verniciano d'arancio il cassonetto della carta, e: questo no, questo no, questo no, questo no....

Arrivo un po' trafelato. Simone è già lì davanti.
Un armadio a due ante, american in procinto di cambiare sponda, Simone è uno degli scagnozzi di Pinco11, in trasferta a Torino per lavoro.
Al birrificio ordiniamo due ambrate tranquille e della coscia di maiale al forno che poi si rivela troppo smilza per due pesi massimi. Incrociamo anche un vecchio che entrando nel locale coglie un nostro "...come uscire con Pamela Anderson..." in una discussione, e ci attacca bottone su lui che una botta gliela darebbe ancora.

21.30 ci spostiamo al Jolly Joker per il gancio con Red (Viching non è al momento raggiungibile). Il piano sarebbe Five Tribes + Ark&Noa, ma incontriamo Marco B. con un socio (Max), e allora uniamo i tavoli.
"Hai qualcosa da cinque?" chiedo.
Marco apre il vaso di pandora (peaks).
Zaino divaricato sul tavolo, Marco ci esce la meglio roba, compreso un altro Five Tribes che sembra proprio un segno del destino.
E invece si gioca a Vanuatu.

Appena due righe stitiche sulle meccaniche perchè è uscito un post dettagliatissimo su Pinco11 proprio tre giorni fa.
Tedesco a forte interazione, per 3-5 giocatori, della durata di 90 minuti a credere al coperchio della scatola e alla nipote di mubarak (120 più realisticamente), ambientato nell'arcipelago di Vanuatu, si articola fra meccaniche di piazzamento e maggioranze "C'ero prima io", sotto una coperta così corta che non coprirebbe manco un sorcio. In ballo i soliti punti vittoria, conquistabili tramite costruzione di capanne indigene, turisti in visita sulle isole, disegni sulla sabbia, raccolta delle risorse locali e pesca con l'arco.
Mattatore e uomo al microfono, Marco B., che ci snocciola le regole di Vanuatu in dieci minuti secchi compresa Menabrea da 33cl e aneddoto estivo su un suo ferragosto a Borgio Verezzi.
Si comincia.
Io e Simone partiamo piuttosto allineati, con piazzamenti così pensati e fruttuosi che agli altri tavoli scattano le scommesse su chi sarà il quarto e chi il quinto a fine partita (una ragazza si gioca la catenina della madre morta su "Dado quinto e doppiato"). Max si spende tutto al primo turno, mettendosi così fuori gioco per il secondo, mentre Marco e Red si sbottonano le patte e se lo cavano fuori, per chiarire da subito fra chi si giocherà il podio.
Per evitare piazzamenti nè carne nè pesce, investo su quest'ultimo, tirando su di lenza qualche punto vittoria che mi porta momentaneamente in testa al gruppo, e impensierendo Red come solo un cincillà con un varano. Simone sceglie le vie del mare, tignoso come se la piroga ce l'avesse solo lui, e a onor del vero raccoglie bene. Red continua a rovesciare turisti nell'isola centrale mentre Marco coi pareggi in tasca, insegue disegnando sulla sabbia e sudando di remo.
Pesco ancora e vendo, con l'approvazione di Red che sottolinea "Ben fatto, Dado!", con tanto di strizzata di occhio, come tutte le volte che giochiamo insieme e puntualmente mi asfalta, il che mi fa pensare a quelle fighe che si circondano di amiche racchie.
Simone gioca in posizione fetale, basso profilo, troppo basso per uno che pontifica pane e american, per uno con la stazza del wrestler, non mi fido un cazzo proprio del suo "Eh, mi sa che non combino niente". Falso come un Giuda fotocopiato.
I turni si srotolano uno dopo l'altro, e io sempre primo.
Con l'avvicinarsi della fine il fazzoletto di terra di Vanuatu si fa ancora più stretto. Si gioca in apnea, più per togliere agli altri che per prendere, stretti che riusciamo a sentire l'uno il fiato dell'altro.
L'ultimo turno si tirano i remi i barca e si prende quel che rimane.
Partita finita, si contano i punti.
Max finisce ultimo, penalizzato da un paio di incertezze nelle fasi iniziali, seguito da me e Simone, squadra materasso, a 3 punti l'uno dall'altro. Poco più avanti Marco, leggermente provato. E a quindici punti di distanza, ancora l'arrogante Red che se lo sfidi rischi, come quando inviti Xena ad un torneo di frisbee (cit. Fedez).

In una parola sola BASTARDO. Non Red: 'sto maledetto Vanuatu.
Cattivissimo, antipatico, stretto, e che non regala neanche le briciole.
Un gioco con dei bei materiali e delle belle meccaniche da gamers.
Forse non bilanciato al micron (questione primo giocatore), ma per quanto mi riguarda titolo promosso.
E' troppo bastardo, perchè non lo promuova...

Nota: Vanuatu sta finendo (e un anno se ne va).
Ultime scatole di Vanuatu sugli scaffali e il gioco non verrà più ristampato (notizia confermata anche da Asterion). Il mio consiglio è di raschiare gli store online e prendersi le ultime copie rimaste, perchè fra tre mesi, quando uscirà l'ennesima recensione con ormoni in mano sulla Tana e a voi salirà una scimmia delle dimensioni di un orango obeso, non si troverà più manco a piangere, e allora batterete ebay come i tossici i cessi della stazione.
Giocatore avvisato mezzo vanuatu.

Grazie della serata ragazzi.

Nota (2): poichè sono incredibilmente fazioso e me ne fotto, anche se non centra niente con le righe sopra, chiudo il post linkandovi il gioco del mio amico Remo Conzadori, in uscita imminente
http://boardgamegeek.com/boardgame/175090/game-crowns
Cercate informazioni, sembra interessante.

domenica 15 marzo 2015

Gli zombie del crepuscolo d'inverno

Gli zombie vanno su tutto.
Tipo la besciamella.
Prendi il cinema, prendi un film qualunque, rimasterizzalo buttandoci dentro gli zombie e il film ne guadagnerà. Garantito al cervello.
Non parlo di Walking Dead, che funzionerebbe benissimo anche senza zombie (vedi Governatore), parlo di tutte quelle produzioni minori e al limite del cortometraggio amatoriale girato col cellulare in un giardinetto pubblico, che non vedrebbero mai la luce, con una diversa ambientazione.
Qualunque sia il campo, cinema, videogiochi, libri, giochi da tavolo, app, sex toys, e a dispetto di un inflazionamento del quale ci lamentiamo po' tutti, gli zombie continuano a vendere. Come dire che c'è sempre fame di zombie.
Il che è un ossimoro (o ossimorto).

Nelle discussioni davanti alla macchinetta del caffè, 'sti zombie ce l'hanno letteralmente fatto a fette.
Ma poi, al riparo delle mura domestiche, siamo comunque sempre pronti a dar loro un'ultimissima possibilità, questa è la volta buona, me lo sento. Aspettiamo il gioco sugli zombie ma quello fatto bene, che sarà diverso, perchè c'è ancora molto da dire sugli zombie...
Siamo indulgenti, sempre pronti a perdonare, se bisogna sparar loro alla testa.
Io per primo, eh.

Per la verità sono mesi che continuo a scrivere sui forum che mi piacerebbe un gioco di zombie "senza la motosega", un vero survival in cui i giocatori non siano armati tipo Schwarzenegger in Codice Magnum, non lancino molotov che fanno danno ad area, e non spacchino teste con la facilità di un Joe DiMaggio, un gioco in cui invece gli umani si cachino letteralmente sotto e fuggano in preda al terrore gridando omiodioomiodio!!! Ma per quante buone intenzioni, anch'io attendo nell'ombra lo zombie che non hanno ancora fatto, quello giusto, che deve ancora uscire, e nel frattempo ordino al bancone uno zombie sbagliato con ombrellino e fettina di lime.

Un lustro che io, Red e Vik, non si andava nel tempio del mana indaco di Raistlin.
Figura mitologica della Tana dei Goblin, penna indolente dell'ILSA, collezionista di giochi da tavolo che si pensava estinti o mai esistiti, Egli è l'American Alfa. Nelle sue vene non scorre sangue: rotolano fiumi di dadi.
Anche la serata viene decisa in questo modo: Raist domani sera ci saresti? - Aspetta un secondo che verifico...[tac tacc tac tatac]...sì, ci sono.
L'ultima serata a casa sua, davanti al plastico ginormico di Heroscape che ricopriva un quarto dell'intera stanza, avevo preso coscienza del mio essere un giocatore german.

Dado: "Cosa ci butti sul tavolo stasera?"
Raistlin: "Dead of Winter"

Titolo da 2-5 giocatori, cooperativo con traditore, d'ambientazione zombie nel gelido inverno del commissario Wallander, di una durata che oscilla fra le due ore e l'infinito di Leopardi.
I giocatori vestono i panni barbati di sopravvissuti all'apocalisse zombie, arroccati in un avamposto per proteggersi dai morsi del gelo e dei nonmorti.
Scopo del gioco: superare lo scenario e l'obiettivo comune (es. sopravvivere 6 turni) e soddisfare i singoli obiettivi giocatore.
Cuore pulsante del gioco: i tiri ricerca e le risorse pescate dai mazzetti localizzati sulla mappa, che possono fornire medicine, armi, equipaggiamenti, tecnologia e nuovi personaggi (consiglio: non sparate agli zombie se non è strettamente necessario).

Arriviamo nel Tempio di Raistlin che sono quasi le 22.00. Ci togliamo le scarpe nell'ingresso e ci inginocchiamo di fronte a una statua in bronzo che ritrae Richard Garfield nell'atto di regalare una terra a un bambino povero.
Il rituale di purificazione dei nostri spiriti corrotti avviene per mezzo di un bicchierino di spirito puro, una grappa friulana che fa 70 gradi all'ombra e che piegherebbe pure Bukowski.
"Stasera giochiamo sul tavolo della cucina" ci spiega il Maestro, avvolto in una veste da jedi.
"Perchè?"
Apre la porta della camera dove giochiamo di solito. Il plastico di Heroscape copre 2/3 della stanza. La sensazione è che si stia allargando come una macchia di muschio, che sia vivo.
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DEAD OF WINTER.
L'obiettivo comune sopravvivere 7 turni, il mio (segreto) individuare il traditore (se c'è) e cacciarlo a pedate dal rifugio. L'avamposto nel quale siamo barricati è un vecchio terminal di lamiere storte tenute insieme con lo sputo, e sigillato dal freddo con vecchi giornali. Con noi, a dividere il poco cibo, una decina di sopravvissuti troppo terrorizzati e intirizziti per fare un solo passo fuori, dieci pesi morti che non fanno niente ma "consumano". La mia prima domanda a Raistl è se posso ucciderli ("No, Dado"). Toccherà a noi avventurarci là fuori, per raccogliere provviste, risorse e salvare l'intero gruppo.
Il mio team è composto da due elementi specializzati uno nel combattimento corpo a corpo (con un bonus per la costruzione delle barricate) e uno nella ricerca (con la capacità di copiare le abilità degli altri personaggi). Viking è il cuoco del gruppo (bonus sul cibo), Raistlin ha un team "coltellino svizzero" per ogni situazione, mentre RedBairon fa "scry" carte su ogni mazzo.
Prima incursione fuori dal rifugio. Vik rimane nella colonia a far cibo, io saccheggio un market e raccolgo un po' di scatolette di carne (la carta evento del turno richiederà 6 punti cibo), Red e Raistl si fanno strada fra gli zombie sparando. Ottimizzo il mio turno costruendo una barricata.
Un buon inizio.
Al secondo turno il mondo mi crolla addosso: al tiro D12 obbligatorio per qualunque azione base (uccisione zombie, spostamento da un luogo all'altro) mi esce il risultato peggiore: il dente strappato (1 su 12), e il mio personaggio migliore se ne va a tener compagnia ai vermi.  E' l'inizio della fine: arroccato con un personaggio che ha 5 in ricerca (ossia la ricerca va a buon fine solo se rollo 5-6 sul D6), mi ritrovo a spendere azioni unicamente per la pulizia del rifugio (mazzo scarti, che non deve superare le 10 carte) tirar su una barricata a turno, e a muovermi solo se strettamente necessario.
Al senso di inutilità si aggiunge un'insolita paralisi d'analisi del Vichingo, ancora in jet lag dal Brasile, che arriva a superare i 20 minuti per il suo turno, con il giro del tavolo completo che si assesta sui quaranta minuti abbondanti.
Nonostante tutto reggiamo.
Con Red che fa scry pure mentre dorme, Vik che si specializza nel danno splash e Raistlin veterano del gioco (e io che faccio le pulizie) il gruppo si trascina fino al 7° turno, e vince.
Vengono rivelati gli obiettivi: nessun traditore. Tutti vincono. Alleluia.

Il gioco è davvero tanta roba, e credo che in una sola partita a grattar via la crosta, si possano solo intuire le potenzialità e la longevità del titolo (che tra l'altro a me ha ricordato molto Robinson Crusoe).
Difetti. Beh, in attesa della localizzazione attualmente è tutto in inglese, e testo da leggere ce n'è parecchio (vedi foto precedente).
E poi un po' di paralisi da analisi dettata sia dall'estrema libertà d'azione, sia dalle dinamiche cooperative che costringono a discutere con gli altri le proprie azioni, sia dalla risoluzione dei singoli obiettivi personali (trovare un equilibro con quelli del gruppo non sarà sempre facile).
Il gioco ha conquistato sia Viking (che medita l'acquisto) che RedBairon (notoriamente stitico in fatto di complimenti), mentre ha lasciato più tiepido il sottoscritto, per via dei continui e ripetuti lanci di dado, che incidono tanto... troppo.
Insomma: bellino, divertente, ben realizzato, ma come si dice: non è la mia tazza di tè.


Nota: nel momento in cui scrivo queste righe (domenica sera, ore 00.15) Dead of Winter ha scalato la classifica di board game geek, attestandosi in 19esima posizione, subito sotto....Caylus.
Si, avete letto bene: sta subito sotto Caylus.
Ecco, questo sì che non mi farà dormire stanotte....

sabato 14 marzo 2015

Svisceriamo le meccaniche di Fantascatti

Gli angoli sono consumati, rosicchiati dallo sfregamento dentro il marsupio. Le chiavi di casa, nel lungo sballonzio, ne hanno rigato il coperchio: le rughe dell'età dei giochi portatili.
Il resto lo hanno fatto le mani.
Soprattutto sulle carte, afferrate, torte, spremute, schiacciate a palmo aperto sul piano del tavolo, contese alle altre mani.
Gli oggetti in legno, incredibilmente, hanno resistito alle rotolate sul pavimento, persino gli occhi della rana, che credevo sarebbero saltati via al primo carpiato sul pavimento, sono ancora sulla testa dell'anfibio.
Miracolosamente tutto intatto.
Consumato dall'uso, dalla foga e dal divertimento, ma intatto.

Un video per mettere sul tavolo operatorio il party game per eccellenza, e sviscerarne tutte le meccaniche.


VIDEO --> https://www.youtube.com/watch?v=aPE9z8Dm-S0

sabato 7 marzo 2015

Quando salta

Non una serata qualunque.
La serata X.

Organizzarla giorni prima per essere sicuri che non ci siano intoppi: una questione di vita o di morte.

Prudentemente annusi l'aria con la moglie: "Amu...come siamo messi giovedì sera? Vorrei beccarmi coi soci" e lei: "Dunque....Martedì abbiamo la pizzata con Tizio e Caio... Mercoledì devi passare dai tuoi per la stampante di tuo papà... Venerdì abbiamo il cinema con le amichette di scuola della piccola...mhmhmhhm....direi che non dovrebbero esserci probl...".
Andata! Preso! Venduto! Fermi la data. Glielo sbatti in faccia prima che possa aggiungere un "Ah, già, che scema, dimenticavo che abbiamo....", la avverti che tu ti sei già organizzato, eh sì, in quello stesso istante, hai già contattato i soci che hanno già spostato tutti i loro impegni per essere liberi quel giovedì e quello soltanto, impossibile disdire, quel giovedì non ci sono cazzi, non scherziamo eh?, moriranno dei gattini appena nati se dovesse saltare.
Poi il lunedì il primo cetriolino. Piccolo, uno di quelli Saclà. Il tecnico del piano cottura, che doveva venire il mercoledì, ti chiama per dirti che verrà giovedì alle 18.30. Non è la fine del mondo, anzi non impatterà per nulla con la serata X, arriverà 3 ore prima dei soci... eeeeeeeeeee si, non impatterà, va bene, però già solo il fatto che quell' appuntamento entri nella giornata della serata X, la contamini, ne modifichi la struttura... ti ruga il cazzo. Niente francesismi: te lo ruga alla stragrandissima.
Stringi i denti: dai, non è morto nessuno, viene il tizio tre ore prima, chissene, dai, su....
Il martedì scorre liscio con le whatsappate dei soci di sottofondo, ed esagerazioni nella chat tipo "Se giocassimo TRE CINGHIALI in una serata? Tipo Le Havre, Agricola e Caylus uno dopo l'altro?"
Ma poco prima che si chiuda il martedì, arriva il cetriolo, quello vero, 20 cm di rigida cucurbitacea a bassa caloria. La riunione di condominio. QUEL fottuto giovedì. Trovi la convocazione nella buca lettere, preavviso manco a parlarne. E non puoi neanche schinartela a 'sto giro, perchè si parla di quel casino dell'antenna, 800 euro di fattura alla scala che ti sei preparato il discorso per l'amministratore che inizia con "IO NON INTENDO SGANCIARE UN SOLO CENTESIMO PER...".
Scrivi ai soci. Alla velocità della luce. "Raga casini disumani: riusciamo a spostarla?"
Piovono insulti, i mariti litigano con le proprie mogli, i calendari vengono schiaffeggiati.
Ti faccio sapere domani.
Ti faccio sapere domani.
Ti addormenti sperando. Ma dormi male, malissimo, non per la serata mancata: per la febbre: influenza. Febbre. Cagozzo. Improvviso. Inspiegabile. Piovuto da Marte.
Ti svegli che sembri il supereroe l'Uomo Muco. Prendi un fazzoletto e produci un alien da mezzo chilo.
Controlli il cellulare. C'è una whatsappata di uno dei due soci, alle 3.40 della notte: "Ok, mi sono liberato, io ci sono anche se la anticipiamo".
Scrivi col cuore in gola (sembra, ma è solo altro muco) scrivi che non ci sarai, stai demmerda ti senti demmerda influenza scusa raga.
La morte nel cuore (no: è ancora muco!)

Il giovedì della serata X sei in cucina. Da solo. Stai male... ma non così male. Insomma: sei ancora vivo. Pensi che forse se ti fossi bombato di farmaci tipo narcotrafficante messicano, potevi reggere la serata board, fanculizzare la riunione di condominio, potevate trovarvi e giocare, pensi: "Però checazzo dovrebbero inventare dei farmaci che mettono in pausa l'influenza per 3-4 ore, non pretendo la guarigione immediata, solo metterla in pausa qualche ora, metti che uno ha una cosa importantissima da fare, mica per i board games eh, mica i board intendiamoci: metti che ero un tecnico che stava alla manutenzione di una centrale nucleare e proprio stasera c'era la manutenzione programmata al nocciolo...! O che ero un chirurgo di fama mondiale che doveva operare il Papa...cioè, cazzo facciamo fermare il mondo per un'influenza??!!?"
Straparlo.

A mezzanotte sono ancora in cucina, fra il febbricitante e l'incazzato, con le scatole dei giochi aperte sul tavolo, insieme a una dozzina di fazzoletti pieni.
"Ecco, ce l'ho fatta, avrei potuto anche..." [tredicesimo fazzoletto] "...sì, potevo reggere".

Capita perchè è fisiologico che qualche volta capiti.
Ma quando capita non va giù.
Tipo muco.

martedì 3 marzo 2015

Insalata Meccanica

Eccomi là. Cioè Dado e i miei due soci. Eravamo seduti al Kolejka beer bar, arrovellandoci il meeple, per sapere cosa fare della serata.
.........


Notte.
Loro in tre. Cinquant'anni in tre.
Pochi grammi di carne attaccati alle ossa. Non camminano: ciondolano. Tutti e tre. Non si capisce chi imiti chi. Il Lungo ha le cuffie, quelle fighe, bianche, che costano un botto. Il Mezzano sta scrivendo un romanzo sul cellulare. Quello con i lineamenti da asiatico beve sorsi di birra da una bottiglia di Moretti e poi sputa sui parabrezza delle macchine parcheggiate. Salomonicamente: su tutte. Non mi hanno visto: comprensibile: sono quasi sdraiato a terra, altezza parafango, coperto dal muso di una macchina. Con Vasco de Gama di Paolo Mori. L'intenzione: fotografare la scatola del gioco a pelo di strada, con la prospettiva lunga dell'asfalto. Per un post del blog che andrete a leggere.
Il lama non demorde: sputa con metodo.
Piombo fuori dal buio, davanti a loro, brandendo Vasco de Gama sopra la testa, urlando come un invasato: "CHECCCAZZOFAICONQUELLABIRRAALLAMIAMACCHINAAA"
Muoiono. Di infarto. O quasi. Li vedo saltare all'indietro, e intendo proprio saltare!, i piedi che si staccano da terra di qualche centimetro, il busto che si piega come se qualcuno lo tirasse da dietro per la cintura, le mani che si incrociano davanti alla faccia per parare il colpo. Fuggono via. Terrorizzati dall'Uomo Pelato Con La Scatola. Per un secondo credo anche che l'asiatico si stia pisciando sotto, poi capisco che sta solo correndo con la Moretti aperta (e ci rimango un po' male).

A quel punto l'imputato aggrediva A.L. di anni 17, L.M. di anni 17 e D.M. di anni 16 brandendo sopra la testa una scatola del Monopoly...

La serata per il ritorno del Vikingo viene imbastita nel giro di un pomeriggio di messaggi su whatsapp. RedBairon prima dà forfait all'evento giustificandosi che c'è stata una gran moria delle vacche, notizia alla quale seguono allusioni su Red e tutta una serie di ortaggi oblunghi. Poi segue un serrato ballottaggio dei migliori titoli da due, che si conclude con "Andre stasera porta il sacco a pelo che tiriamo le 4.00 su Twilight Struggle".
Neanche tempo di capire se i babà sotto spirito nella burnia d'accompagnamento alla serata, sono al rum al limoncello (alla fine saranno al limoncello), che Red rientra in gioco e cala un "Ci sono e si gioca a Feld". La mia reazione è  tiepida e compassata, tipo Jimmy il Fenomeno.

Arriviamo dal Vichingo con Nell'anno del Dragone di Feld sono un braccio, e Florenza the Card Game di Stefano Groppi, sotto l'altro. Vik ci accoglie con i babà in una mano e il figlio nell'altra.
"Fra poco dovrebbe crollare, sta cascando dal sonno" ci rassicura Vik, mentre il futuro erede dell'impero del pistacchio di Bronte, tira fuori le miniature di Dungeon Quest e fa capriole sul tavolo.
Pillow si immola per la causa e porta a nanna l'erede.
Caffè, birra e primo babà. Si comincia.
Countdown della serata: il tempo verrà scandito a colpi di babà grondanti limoni di Sorrento macerati nell'alcol 90°, nella misura di cadauno all'ora.
Si comincia con la regina madre di tutti i Feld: Nell'anno del Dragone. Titolo da 2-4 giocatori, d'ambientazione liso cantonese, edito Ravensburger, degli stessi anni di Notre Dame, noto nei peggiori bar di Caracas per essere uno giochi più punitivi di Feld.
La partita si svolge nel corso di 12 turni, paragonabili a 12 tagli con la carta fra le dita dei piedi, che recitano tutti più o meno "Alla fine del turno ogni giocatore dovrà produrre QUESTO e QUELLO, e se non ne è in grado: sciagura a lui!!"
Il pane da strapparsi di bocca sono i soliti punti vittoria, cavati come se non ce ne fossero per tutti e ottenuti invece sempre lasciando qualcos'altro sul tavolo. 
Stretto e soffocante come l'Ikea al sabato, essenziale e funzionale, un piazzamento tessere caratterizzato dal contatore primo giocatore che pesa tantissimo nell'economia delle (poche) tessere, e
che lascia ai giocatori quell'ansia da non riuscirò mai in tempo a fare tutto.
Il tabellone è brutto, uno dei più scarni che abbia mai visto ("Io di tabelloni ne ho visti tanti...fidati di uno che li ha provati tutti"), e soprattutto non è "parlante", manca tutta la simbologia delle tessere che di solito, invece, non manca mai nei titoli di Feld. Ma a parte questi piccoli difetti, il gioco gira proprio bene: è elegante, ha una bella meccanica e un'elevata longevità, e a fine partita lascia la bocca unta dei turni appena trascorsi.
Partiamo affamati come Alex e i suoi drughi, cazzeggiando pochissimo, quasi mancando l'appuntamento dei 60 minuti col babà partenopeo. Viking the Dulsao Meravigliao sembra il favorito, ma io e Red restiamo in scia, di misura, strategicamente a distanza, sembriamo la Pellegrini in quarta posizione dopo la prima vasca.
Vik continua a mettere una bracciata dopo l'altra, rischiando una fuga forse prematura.
Red insegue bene, forte di un motore di tessere libri che ci costringe a giocare in difesa per tutta la partita, io non gioco male, ma a metà mi esibisco nella solita cazzata serale del Dado: butto alle ortiche un turno per produrre più di quanto mi serva (e di quanto riesca poi a recuperare), e mi tocca il cappellino con su scritto "fanalino di coda".
In apnea di ossigeno, chiude e porta a casa il Vichingo, dal Brasile con furore, Red due punti indietro e il sottoscritto con una gamba di legno.
Sesto titolo di Feld, sul mio tavolo, sesta insalata di punti, e io probabilmente devo essere un bruco, perchè trovo queste foglie verdi davvero deliziose.

Florenza The Card Game.
Si scende di un livello, nella burnia dei babà, verso quelli sul fondo, quelli più intrisi, fradici, gocciolanti, che si spappolano a tirarli fuori con la forchetta.
E si passa a Florenza the Card Game, di Stefano Groppi (doppio stefano, stasera!).
Nonostante i soci della Galliatese, e TeoOh e Mario Sacchi mi abbiano consigliato a più riprese il Florenza cinghiale, più adatto agli stomaci di cuoio del trio dell'insalata meccanica, ho fatto di testa mia e preso la versione "card".
Mi piacciono i card game (quando son fatti bene) e apprezzo sempre la capacità di riuscire a condensare tabellone, risorse e pedine in un mazzo di carte.
Tedesco, questo Florenza cartaceo, di gestione delle risorse, per 2-4 giocatori, della durata di una sessantina di minuti (un babà a inizio e uno a fine partita).
Scopo del gioco: realizzare, nei 5 turni a disposizione, più punti vittoria dei propri avversari, costruendo edifici, monumenti, negozi, botteghe e assoldando gli artisti più famosi del rinascimento bene.
Partita concreta e senza colpi di testa da parte di nessuno. Vik sembra star dietro per tre dei cinque turni, poi all'ultimo cala il mondo, col rischio di balzare in testa. Red gioca un po' sottotono, forse provato dai babà, forse ancora perso nei calcoli di ItYotD. Io vado come una lippa, poche carte ma quelle giuste, artisti ingaggiati con contratto CoCoCo e abusivismo edilizio che ci ho un cognato assessore.
A spuntarla il solito noiosissimo Red, oramai il più odiato da tutti i lettori del blog.
Titolo molto interessante,
Florenza TCG, aperto e generoso: c'è tanta roba e tutta roba buona che non vorresti lasciare agli altri. Le carte che aggiungono azioni nel turno mi sembrano giocate obbligate, come quelle che creano piccole rendite in risorse, essenziali per costruire più velocemente, e anche i vari moltiplicatori di punti per edifici costruiti, essenziali perchè si vince di punti, mica di simpatia. Ma naturalmente non puoi fare tutto. Gioco snello (nonostante il tavolo ben imbandito), difficile inchiodarsi se non sull'abbondanza. Florenza TCG prevede una certa dose di alea (come quasi tutti i giochi di carte), legata soprattutto agli artisti che realizzano i monumenti e che danno differenti punti vittoria (nell'ottica che un monumento può venir fuori bene o un po' meno bene). A bocce ferme, a partita finita, ammetto che non mi dispiacerebbe una home rule più tedesca, per stringere un po' il collo al tacchino.
Bei giochi, stasera. Gli stefan non deludono.

Notte fonda. Una poltiglia di babà nella pancia.
Si ritorna a casa, drughi.
Domani si lavora.
Right, right, right.