lunedì 1 giugno 2020

Cattus terribilis

Infine giungemmo, al termine del lungo e sfibrante pellegrinare che aveva consumato il cuoio dei nostri sandali, dinnanzi al locale che ospitava l'evento, e che aveva richiesto la nostra presenza.
Sul portone metallico a doppio battente, stava affisso con due lingue di nastro adesivo un foglio A3, che avvertiva in un chiassoso stampatello colorato che Torino LudoMatta! era in corso.
Il pacioso Vichingo, al mio fianco, si sporse e suonò il campanello. "Siamo giunti, Maestro!" disse, contento e ansioso di un pasto e di una panca sulla quale lasciare andare le gambe molli.
Udimmo passi pesanti avvicinarsi.
Ci aprì un individuo alto quasi quanto il portone, con lo sguardo bovino e l'espressione idiota. Era vestito con un jeans e la maglietta nera dell'associazione, ed esalava l'odore rancido del sudore.
Appeso al collo ciondolava un pass con scritto Vegeta1994.
"Benvenuti a Ludomatta" disse con l'assenza di intelligenza dello scemo del villaggio "L'ingresso è gratuito"
"Lui è Mastro Vichingo" dissi "e io sono l'inquisitore Dado da Essen. E adesso facci entrare"
Il locale che ospitava l'evento ludico era stato negli anni '60 un importante stabilimento industriale della famiglia torinese Barberis. Nei primi mesi del '78, Simone Barberis, il figlio maggiore che aveva preso le redini della produzione quando il padre si era fatto da parte, era morto improvvisamente per un aneurisma, e il timone era passato a Giulio, il secondo genito, ingegnere pure lui ma con molto meno smalto, che non si era dimostrato all'altezza dell'incarico, e che in soli 4 anni era stato costretto a vendere. Lo stabilimento era passato alla famiglia Musso, con la promessa di tenere tutti gli operai e la produzione.
Lo stabilimento invece era stato smantellato, i macchinari smontati e spostati nel secondo stabilimento toscano dei Musso (a parte alcuni macchinari troppo vecchi o grandi come il carroponte), e gli operai costretti a scegliere fra il trasferimento a Pistoia e il licenziamento.
Lo stabilimento abbandonato era stato chiuso per 20 anni, finchè la giunta torinese l'aveva ristrutturato per eventi no profit e di carattere promozionale.

"Molto suggestivo" disse il Vichingo indicando i tralicci rugginosi che si arrampicavano e si intrecciavano sul soffitto con un complesso sistema di piastre e bulloni "L'ambiente austero della fabbrica è uno dei suoi preferiti, Maestro, se non sbaglio"
"Non sbagli, Vichingo. Ma la vanità dell'uomo può corrompere e rendere risibile qualunque cosa" risposi indicando un cosplayer vestito da Emmenens giallo vicino a un tavolo attorno al quale quattro ragazzi giocavano a Dixit.
"Dado da Essen" disse Marco Rosso, il presidente dell'associazione correndoci incontro "Vi aspettavamo per questo pomeriggio".
"Ci siamo messi in cammino all'alba" risposi evitando la sua stretta di mano "Conducetemi subito al tavolo. Voglio vedere l'abominio con i miei occhi".
"Non potremmo prima fare colazione?" propose il Vichingo con un filo di speranza "Con qualcosa di caldo nello stomaco ragioneremo meglio".
"Il digiuno tiene lucidi e svegli, Mastro Vichingo, la sazietà è la fucina della sonnolenza. Andiamo".

Passammo in mezzo ai tavoli, schivando le persone che giocavano. C'erano molti zaini e bottiglie d'acqua per terra, come sempre gli eventi ludici attiravano bivacco e trasandatezza. Superammo l'anello di tavoli del torneo di Bang!, una scacchiera gigante e l'area prototipi, nella quale riconobbi Danilo Sabia.
"Ecco" disse infine Marco Rosso, conducendoci a tavoli sparuti attorno ai quali stavano due sedie.
"Questa è l'area giochi da due. E quello è Goryo".
Mi avvicinai. Il gioco era apparecchiato e pronto per una nuova partita.
"Mi parli di questo Goryo" chiesi.

"Si tratta di un gioco asimmetrico per 2 giocatori" cominciò Marco "dell'autore Andrea Candiani, illustrato da Nicola Angius, 30 minuti circa di durata, edito da GateOnGames. Si tratta di un investigativo e deduttivo, ambientato nel Giappone feudale. Un giocatore vestirà i panni di quattro samurai a guardia dei preziosi cimeli del Palazzo Imperiale. L'altro giocatore impersonerà invece un goryo, uno spirito felino in cerca di vendetta, che cercherà di fare a pezzi le reliquie dello Shogun. Scopo del gioco: rompere 5 oggetti, per il goryo, e impedire che questo accada, per i samurai.
Il goryo programma le azioni in segreto, dietro un siparietto. Compie 4 passi ortogonali, prima di raggiungere l'oggetto da frantumare, e può giocarsi due azioni extra: balzo e falsa pista.
I samurai devono intercettare il percorso e dove si trova lo spirito. A inizio partita il goryo ha una gran libertà di movimento, ma col passare dei turni fra oggetti rotti, sigillati e caselle sorvegliate dai samurai, il margine di manovra sarà sempre più stretto. Ad ogni turno il giocatore che gestisce i samurai può muoverne 3 su 4, e può indagare sulla casella sulla quale si trova o su quelle adiacenti ortogonalmente. Ogni passo del goryo individuato, fornisce avanzamenti su un percorso, e gettoni che sigillano gli oggetti proteggendoli. E' un gioco molto teso e divertente, i ragazzi dell'associazione lo adorano, e anch'io".
Continuava a parlare, fastidioso come una zanzara nel sonno. Individuare parole utili alla mia indagine in quell'orgia di entusiasmo sarebbe stata un'impresa. Fortunatamente avevo già individuato il marchio del demonio.
"Immagino che il goryo segni i propri passi su questa griglia lucida"
osservai "Vedo che c'è un pennarello adatto allo scopo".
"Esatto"
rispose "Un pennarello cancellabile. Con spugna sul cappuccio. Ma come potete vedere non è stato usato"
Qualcuno aveva cambiato i componenti del gioco in modo da non dover usare il pennarello, aveva aggiunto monetine di rame e rondelle metalliche.
"Sono monete da un centesimo" disse Marco
"Lo vedo da me" gli risposi piccato, facendolo sobbalzare "Adesso abbia la compiacenza di farsi da parte" aggiunsi.
Si ritrasse di un paio di metri, rimanendo a disposizione.
Avvicinai la mia fedele lente tascabile al tabellone con le quattro stanze dei samurai.
"Rondelle e monete. Ha mai visto una cosa del genere, Maestro?" chiese il Vichingo sporgendosi sopra la mia spalla.
"Il demone del fanatismo ludico può assumere diverse forme. E i fanatici sono molto creativi nella loro scelleratezza".
"L'abbiamo chiamata immediatamente" mormorò Marco Rosso con tono servile "Ci siamo attenuti scrupolosamente alle direttive del Concilio di Play, e a quanto stabilito da Papa Bonifacio Legabove"
"Avete fatto solo quello che andava fatto" replicai duramente "Il disciplinare è preciso e cristallino, come lo sono le pene per chi favorisce il fanatismo ludico. Adesso smontate immediatamente questo obbrobrio cibernetico e rimettete i componenti originali del gioco. Voglio immediatamente che mi forniate la lista dei giocatori che si sono seduti a questo tavolo".

La panca era comoda.
Il Vichingo stava consumando il suo pasto.
"L'indagine le ha tolto la fame, Maestro?" mi chiese.
"Non concedo al male il lusso di turbarmi" risposi addentando il pane "Riflettevo su come il fanatismo ludico si è fatto strada nei cuori degli uomini come un verme in una mela. E che il male può nascere dallo stesso amore dei giochi da tavolo, dall'eccessivo riguardo per i componenti. A volte si manifesta appena sotto forma di bustine protettive, altre volte ha i tratti osceni dell'ossessione, delle scatole intonse, incellofanate e mai giocate. Compreresti mai del maiale o del formaggio solo per il gusto di possederli e non per mangiarli? O del buon vino, solo per conservarlo in cantina? Eppure è quello che succede con i giochi da tavolo, gli uomini si sono trasformati in collezionisti e in contemplatori, non comprano più per il gusto di giocare ma solo per possedere".
"L'uomo che ha sostituito il pennarello con monete e rondelle..."
"Confido di essere arrivato in tempo"
dissi interrompendo il mio fidato compagno di viaggio "Credo che il fanatico della nostra indagine, abbia il germe del male nel suo cuore, ma che sia ancora salvabile. Non ha sostituito il pennarello con componenti di pregio come biglie di ceramica o tondini di madreperla, ma con materiale improvvisato: monetine, che probabilmente aveva in tasca, e rondelle, raccolte sicuramente qui nel capannone industriale. Non vedo premeditazione. In lui il male si è appena manifestato, probabilmente a causa del pennarello. Ho assistito di persona a casi di isteria demoniaca dinnanzi a titoli roll&write nei quali bisognava scrivere su un blocchetto e consumare le schede. Ma credo che questo sia un caso recuperabile"
"Sono contento del vostro ottimismo, Maestro"
"E se non si rivelerà recuperabile, sarà messo agli arresti e condotto fino a Modena"
aggiunsi "Come da disposizioni di Papa Bonifacio. Adesso vediamo la lista dei nomi, non perdiamo altro tempo".


Trovate Goryo
e l'enciclica di Bonifacio Legabove
su Magic Merchant

5 commenti:

  1. Anch'io ho giocato "Test of Fire" e "Clash of Will" coi soldatini 1:72 Airfix dei Nordici e Sudici... Non mi avrai mai! :-) :-) :-)

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  2. Papa Bonifacio Ligabove meraviglioso :D

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  3. Spettacolo!
    Ma devo confessare di essere un imbustatore seriale.
    Tullaris

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  4. La prima cosa che ho pensato aprendo Natsumemo è stata di stampare dal sito ufficiale le schede per non consumare quelle nella scatola, la scusa ufficiale era quella di stamparle grandi su a4 per vederle meglio, ma in realtà l'avrei fatto anche se se quelli nella scatola fossero stati a3.

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