sabato 2 novembre 2019

La volta che provammo a fermare la lava coi pugni

Nell'estate del 2019, io e il DottorX cercavamo di fermare il caldo come da adolescenti avevamo cercato di tenere la mano ferma davanti al nostro primo reggiseno: con scarsissimi risultati. Jabbaleno aveva dato forfait alla serata a casa dell'uno o dell'altro, adducendo stanchezza per i molti esami di guida sostenuti con i ragazzi dell'autoscuola, e lasciando intendere, ma senza parole precise, che avrebbe affrontato l'umidità di quei giorni a Torino con un paio di boxer a righe e una Paulaner ghiacciata stretta nel pugno.
Torino era come Circe: stupenda e abbastanza calda da metterti prima in ginocchio e poi a quattro zampe.
Col DottorX organizzammo la serata confrontando la potenza dei rispettivi condizionatori. Vinsi io ma per pochi kWh.

La mattina del sabato partii alla volta del mercato ortofrutticolo, con l'obiettivo di preparare una cena che non prevedesse l'accensione dei fornelli e neppure di un fiammifero. C'era coda ai banchi, avevamo avuto tutti la stessa prevedibile idea, e alla gastronomia riempivano le vaschette di capricciosa e insalata russa con la cazzuola da muratore. In macelleria un uomo sporco di sangue che avrebbe potuto fare la comparsa in Hostel, mi disse che col caldo ci voleva la carne rossa, che ossigenava le arterie.
Tornai a casa con tre borse di verdure fresche e un paio di metri di salsiccia di Bra.

Entrai in quel forno crematorio per il quale avevo firmato 20 anni di mutuo.
Francy, che come gran parte delle donne e come quelle lucertole che affrontano il deserto semplicemente alzando una zampina alla volta, non pativa il caldo anzi commentava "Dai, si sta bene", si era dimenticata di accendere il condizionatore.
Mia figlia stava allestendo la cameretta per l'arrivo delle amichette, Harry Potter come al solito la faceva da padrone, e anche le Monster High Mostramiche [Draculaura comunque sarebbe toccata a lei].
E io, come da tradizione, sudavo come un tacchino la mattina del Ringraziamento.

Arrivò il DottorX come il quarto Re Magio quello fradicio, portando una torta gelato da un chilo.

Cenammo. Al fresco di un condizionatore che rinfrescava noi e fotteva il resto del mondo, ribelli e insieme borghesi col nostro pinzimonio che intingeva nell'olio un'amazzonia di verdure, sbudellando i due metri di salsiccia cruda, sprecando la Filadelfia su ogni lembo di pane e crostino, con la sicumera di chi si crede nel giusto e vicino agli studenti sessantottini che lottavano contro l'immobilismo dei genitori che si erano accontentati delle 3M [Moglie, Mestiere, Macchina].
"Che cosa ci fai provare stasera, Andre?" chiese Alessandra.
Alessandra, compagna del DottorX, era mio motivo d'orgoglio. Nel suo petto batteva il cuore di una giocatrice german, una giocatrice, ne ero sicuro, che un giorno mi avrebbe chiesto al tavolo: cinghiali.
"Vorrei rappresentare e ricostruire la lotta al gran caldo torinese" dissi col piglio di un attempato professore di storia, "Per ricordare e non dover rivivere mai più le cadute e stramazzate al suolo degli anziani usciti nelle ore più calde, che avevano bevuto poco e mangiato bagna cauda e peperonata".

FUJI
Cooperativo dadoso per 2-4 giocatori, di Wolfgang Warsch, 45-60 minuti di durata a scenario x 7 scenari di difficoltà crescente.
Il tema è quello di un action-movie con The Rock: i giocatori sono esploratori alla scoperta del monte Fuji, che quasi arrivati sulla vetta vengono sorpresi prima da un terremoto e poi dal ridestarsi, dopo 200 anni di inattività, del vulcano più alto del giappone.
Gli esploratori non perdono tempo coi selfie e se la danno subito a gambe per scendere velocemente e mettersi in salvo, con la lava bollente alle loro spalle che incenerisce ogni cosa.
Ogni giocatore è un personaggio diverso, con una sua abilità unica e un suo equipaggiamento.
Si gioca con dadi D6 con facce di 3 colori diversi [blu, giallo, rosa].
Costruito lo scenario si gioca contemporaneamente: tirando i dadi dietro uno schermo in cartoncino e scegliendo o rirollando alcuni risultati.
Sulla base dei risultati i giocatori scelgono e segnalano una casella di movimento sul percorso di fuga dello scenario.
Le caselle dello scenario richiedono certi requisiti [ad esempio: Tutti i dadi gialli e blu - Tutti i dadi rosa di colore pari - Tutti i dadi gialli e i tutti i dadi di valore 5].
Dopo i reroll previsti dalle proprie abilità si possono giocare gli equipaggiamenti per modificare ancora i risultati.
Quando tutti hanno finito, si rimuovono gli schermi e si determinano gli spostamenti in base ai risultati dei dadi, confrontandoli con quelli degli altri giocatori.
Per muoversi verso una casella di destinazione, con un determinato requisito, bisogna ottenere il risultato più alto di quel requisito rispetto ai giocatori alla propria destra e sinistra.
Per maggiori dettagli sul regolamento vi invito a guardare la partita completa giocata con i Giullari:
https://www.youtube.com/watch?v=IyeprFhUG7Q&t=209s

Correte fino a farvi scoppiare i polmoni.
L'atmosfera era un po' quella de L'Isola Proibita: stava andando tutto a rotoli, le caselle in cui appoggiare il piede erano sempre meno e non c'era verso di fermare la lava: l'unico modo per salvarsi era fuggire.
In Giappone ogni 200 anni un vulcano erutta, e non importa che tu sia gazzella, leone o temerario esploratore: corri se vuoi vivere.
E noi corremmo, ambasciatori italiani del pepe al culo, tematicamente in preda al panico, senza riuscire minimamente a coordinarci. Fuji con le sue meccaniche cercava di impedire che il player alpha potesse metter becco, ma con noi non serviva: fuggivamo per la paura, col pagliaccio di It alle calcagna, a soffiarci sul collo, trasformato nel macellaio del mattino: "Carne rossa, carne rossa per le arterie hihihi".
"Non aspettatemi!" dissi mentre le mie gambe si facevano molli come stecche di liquirizia.
Francy, Ale e Il dottorX fuggirono, al grido del SiSalviChiPuò, senza voltarsi indietro.
E io caddi, in ginocchio.

Era nella mia natura chiudere sempre il gruppo, stare nelle retrovie a controllare che tutti fossero in salvo, e prendermi i rischi più grossi.

La lava fu rapida a fare quello che doveva fare. Mi ricoprì carbonizzandomi senza tempo come i morti di Pompei: statua con un dado stretto nel pugno a imperitura memoria.
Così il caldo di Torino vinse.
Uscii sul balcone, per dargliela vinta. Il motore del condizionatore mi ustionò le gambe.
Nel palazzo ad angolo c'erano altre due persone affacciate. Una ragazza, appoggiata alla ringhiera. Stava scrivendo al cellulare e la sua faccia mandava bagliori verdi.
E un uomo, a torso nudo, a fumarsi una sigaretta. Sgrullava la cenere giù. In altre circostanze l'avrei biasimato. Ma lo salutai con un cenno della mano e lui mi rispose.
Cenere alla cenere.

Trovate Fuji e fiumi di lava
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5 commenti:

  1. Bella storia Dado, come al solito; grazie, sei riuscito a farmi sudare di nuovo... avevo smesso l'altro ieri.
    Sul gioco non mi pronuncio, i coperativi (salvo rarissime eccezioni) mi sfrangiano le gonadi.
    Angolo del "Piccolo Divulgatore": a Pompei, si son cotti con una colata piroclastica ( https://www.youtube.com/watch?v=Cvjwt9nnwXY ) e sepolti dalle pomici, non dalla lava, lei è lenta, distrugge ma non uccide quasi mai.

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  2. Come sempre ognuno ha i suoi gusti. Io non ho problemi con cooperativi e astratti, due generi che non sempre vengono apprezzati, e dormo della grossa con gli american puri [intendo che chiudo gli occhi mentre sono al tavolo con Vik e Red, finchè mi dicono: "Tocca a te, Dado" facendomi sobbalzare].

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