giovedì 8 agosto 2019

Non superare la linea gialla

Il mojito stava lì da mezz'ora a imperlare il bicchiere, e io, perso nella rifrazione della luce nel vetro, sul mio tavolino malacaffè, concentrato come il Pensatore di Rodin, continuavo a domandarmi perchè non avessi ordinato altro, qualcosa di più complicato e in linea con la giornata, come un whisky torbato o un rum con pera affettata in un piattino a parte, e pezzetti di cioccolato fondente.
Il bar, sotto lo studio della psicologa, recava in vetrina il cartello: Bar Letterario - Cannoli siciliani preparati sul momento!
G. sarebbe scesa, più leggera forse [o forse no], si sarebbe seduta sul sedile del passeggero e io l'avrei riaccompagnata a casa.
Nel frattempo avevo trovato un bar, anzi lui aveva trovato me, con l'abbocco dei libri e dei cannoli.
Il mobilio era bianco avorio, così come le tende e il marmo del bancone dietro il quale un barista con la faccia da sorcio stava asciugando le tazzine del caffè calde della lavastoviglie.
Me ne stavo al mio tavolino, a rileggermi il manuale di Blackout Hong Kong, che mi portavo dietro perchè dovevo scriverne un pezzo sul blog, e raccontare le regole era la cosa che mi riusciva peggio. Avevo scelto, con la lungimiranza di chi cerca la tranquillità la domenica pomeriggio andando all'Ikea, un tavolino sotto una cassa appesa al soffitto, bianca come il mobilio, che stava trasmettendo Wouldn't it be nice dei Beach Boys.
C'erano altri due tavolini occupati. Attorno al primo stavano sedute cinque carampane, stagionate come un pecorino nella salamoia dell'acqua di rose Roberts, agghindate da sala da ballo, con lampadari d'orecchini, manciate di cipria sulle guance, cucchiaiate di mascara e dita inanellate. Stavano lì e parlavano. Le frasi mi arrivavano smozzicate dai Beach Boys, ma l'argomento erano gli uomini e il sesso nella terza età.
E poi c'era un secondo tavolino, isolato, al quale sedeva una donna, anche lei sulla sessantina, bionda, con la permanente, truccata, occhiali con la catenella. Sembrava molto sola, col suo frappè rosa.
Tornai al manuale.
Il turno era diviso in 8 fasi. Nella prima il lancio di dadi determinava casualmente le risorse. Poi i giocatori dovevano scegliere le carte Volontari e Specialisti da schierare.
Nella partita 1vs1 con Viking avevo puntato sulle Azioni Spunta e sui i Piani Alternativi. Ne avevo collezionati tanti quante le zampe di gallina delle carampane, ma non era bastato. Vik con i suoi Distretti Sicuri e le sue carte irte di punti vittoria mi aveva dato da bere.
La partita con Vik e Red era andata peggio. Vik e Red si erano presi a sportellate. Io, come le carote bollite attorno a un brasato al nebbiolo, avevo fatto da contorno insignificante, di quelli che i bambini allontanano con la forchetta.
Dal tavolo delle carampane giunse una risata forte, collettiva, contadina, e poi tutte si voltarono nella mia direzione, per capire se avessi sentito. Doveva essere qualcosa di altamente erotico, da kamasutra con Piero Angela, perchè le donne ridevano sotto i baffi [vibrisse spolverate di fondotinta]
Tornarono a parlottare e complottare.
"Che bella canzone" mi disse a un certo punto la donna da sola. La canzone era cambiata. La nuova era di Eros Ramazzotti. Non la conoscevo ma non me ne disperavo.
La donna disse qualcos'altro del quale compresi soltanto "bella" dal labiale, perchè la musica accelerò.
"Un giorno senza sorriso è un giorno perso" aggiunse poi "L'ha detto Charlie Chaplin"
"Eh, Charlie Chaplin la sapeva lunga" risposi.
"Che cos'è?" chiese indicando la scatola di Blackout Hong Kong, e inforcando gli occhiali con la catenella.
"Un gioco"
"Oh, io gioco a carte. Ramino. Bridge. Burraco"
"L'uomo non smette di giocare perchè invecchia, invecchia perchè smette di giocare" dissi. Odiavo quella citazione. Su facebook non passava giorno che qualcuno non ne facesse copia incolla.
"E' una frase molto vera" osservò lei.
Mi chiedevo perchè le carampane non aggiungessero al loro tavolo una sedia per quella donna, e non la facessero parte di quei racconti erotoprostatici di menarchi perduti.
Ma la verità, ancora un volta, è che ognuno si preoccupa sempre e solo della propria di solitudine.

Il tempo cristallizzò. La donna, che forse sperava la raggiungessi al tavolo, non mi disse più niente, e io tornai a Blackout Hong Kong.
Dal tavolo lontano continuavano ad arrivare le ghignate delle 50 sfumature di grigio peltro.

Dovevo scrivere di Blackout HK, e raccontare che era uno dei migliori titoli provati nel 2019.
Era di Alexander Pfister, quello di Great Western Trail e Mombasa, per 2-4 giocatori, edito in Italia da Cranio Creations, per 90-150 minuti di durata.
Il giocatore doveva costruire e gestire la propria mano di carte, pianificare sulle lunghe distanze, portare a termine gli obiettivi, triturare punti collegando i diversi distretti sulla mappa, e sbloccare quanto serviva sulla propria plancia personale.
L'interazione era bassa e consisteva nel prendere le carte migliori e anticipare gli avversari sui distretti.
Non era un titolo veloce, nè un family o qualcosa di adatto a tutti, ma neanche una megattera fra due fette di pane in cassetta.
Per dirla alla Benni: era un gioco peso.
Che ripagava l'impegno profuso.

"Mi piace la storia".
Era ancora la donna da sola. La cannuccia raschiava il fondo del suo frappè rosa.
Pensai che il sorriso di quella donna era una torre del Jenga. Poteva crollare anche solo col mio silenzio.
"E dipingo. Sono un po' artista"
disse "Quanti anni mi dà?" .
Mi tenni basso.
"52?"

"64" rispose contenta "Sono molto giovanile"
"Complimenti. Lei quanti anni mi dà?" rimpallai.
"60?" azzardò.
Evidentemente ero un vero rottame, una volta a casa avrei comprato delle orchidee a Francy.
"Un po' meno"
"58?"
"Un po' meno"

"55?"
"Esatto"
mentii accarezzandomi il mento "La barba mi invecchia"
"No, le sta così bene"
Le carampane ci stavano fissando. Sentivo addosso i loro occhi, taglienti come rasoi.
Dalle porte a soffietto della cucina uscì la moglie del barista sorcio. Indossava un grembiule bianco con la scritta Comm cazz coce.
"Eccolo qui il cannolo, riempito ora ora con la ricotta" disse facendo atterrare sul mio tavolo il piattino.
Lo morsi. Era davvero buono.
"Com'è?" chiese la donna sola al tavolino.
In una frazione di secondo immaginai gli ottomilasettecentotre doppi sensi che le carampane avrebbero potuto tirare fuori a proposito dell'assaggiare il mio cannolo.
Annuii soltanto e sorrisi, cercando di non offrire appigli alle arpie.

Qualche minuto dopo G. entrò nel bar. Le avevo scritto su whatsapp dove mi trovavo.
Le chiesi se voleva bere qualcosa. Rispose di no, che voleva andare a casa.
Andai alla cassa e pagai al barista sorcio.
"Pago anche il frappè della signora" dissi sottovoce, sicuro che non mi avrebbe sentito.
E invece mi voltai e lei era lì, alle mie spalle, a pochi centimetri.
Era nel mio spazio personale, stava superando la linea gialla.
Misi Blackout Hong Kong sotto braccio, in modo che finisse in mezzo fra me e lei.
"Ma grazie del frappè, come sei gentile" mi disse "Posso baciarti?"
Presi due baci sulle guance, sotto gli occhi divertiti di G.
Dal tavolo le carampane, in silenzio paludoso, mi macellavano con lo sguardo.

Qualche minuto dopo la macchina sfrecciava nel traffico di una Torino incomprensibile.
G. , sul sedile del passeggero, con il vento che le scompigliava i capelli, mi disse che quella donna le era sembrata felice.
"Sì" risposi guidando.
Mi sentivo bene.

Cannoli siciliani alla ricotta e Blackout Hong Kong
su Magic Merchant che sostiene questo blog

7 commenti:

  1. Oggi, racconto languidone per gli aged come me...

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    1. Non possiamo nascondere i nostri anni.
      I miei primi 60.

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  2. Ellamiseria, per darti 60 anni, mi sa che la signora aveva qualche problema alla vista!!!
    Elena P

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    1. Giocare aiuta a restare giovani, dicono.
      E se non giocavo quanti me ne dava, 120?

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  3. Di solito non commento i tuoi racconti, sai, quell'inerzia della vita che ti rende pesante tutto.
    Ma oggi non posso esimermi, sei veramente bravo ed il "Kamasutra con Piero Angela" me la rigiocherò con gli amici non appena possibile...

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  4. fantastico come sempre.
    Grazie Dado.
    Nicola

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