giovedì 13 aprile 2017

Macelleria vichinga

Cosa c'era nella scatola di Blood Rage lo sapevano pure i sassi, il gioco era stato autopsato e fotografato lo stesso giorno che era venuto al mondo, ma kickstarter era riuscito a fare di peggio: aveva pubblicato le foto ecografiche del prototipo, il making off della gravidanza ludica della quale tutti quanti ci sentivamo padri e insieme figli bastardi. Restava da capire cos'avremmo trovato fuori dalla scatola, nel perimetro breve, nell'orbitale dei giocatori, e questo al momento sembrava saperlo soltanto l'autore.
Viking e Redbairon, oltre il vetro di boardgamegeek, erano in preda a gravidanze isteriche simili a quelle che aveva avuto il mio cane coker 30 anni prima per una ciabatta di mio padre. I sintomi parevano reali: piedi gonfi, sudori, sbalzi di umore, crisi incontrollate di pianto e di risa, persino contrazioni.
L'unico non in stato interessante nè interessato al gioco sembravo essere io, come sempre frigido alle miniature, ludicamente represso e frigido, forse molestato e traumatizzato da bambino da un orco di Heroquest. Senza i sentimenti delle minia ero destinato a diventare un mostro, un serial-player, un bambino senza colori e senza pelle, che provava piacere a rinchiudersi da solo in cantina, e frizionarsi la carne viva coi cubetti.
Almeno non aveva i dadi, Blood Rage.
Più che una meccanica il push your luck è uno stile di vita. Non la mia di vita. Il rimestare dei dadi nel palmo mi fa sempre tornare in mente la soppesata scrotale durante la visita di leva dei 18anni. Fui dichiarato abile e arruolabile. Un uomo con le palle a posto.
Ma poi tradii l'esercito col servizio civile, e mi ritrovai a servire mestolate di minestrone in una mensa per i poveri, insieme ad altri eunuchi irriducibili.
La rollata genitale del dottore in cerca del doppio 6 non mi era proprio andata giù. Ero un altro tipo di gamer, io. Avrei giocato la mia partita su un altro tabellone.

La scatola di Blood Rage ci arrivò dritta come una coltellata alla pancia.
Omar era un ottimo sponsor e io invece un pessimo affare. La sua capacità di trovarmi scatole fuori produzione, esaurite, e pure avvolte nel rame e appena rubate dagli zingari, era seconda soltanto alla mia capacità di scrivere puntualmente di titoli che aveva appena terminato a catalogo.
"Andrà meglio la prossima volta, Dado" mi rispondeva . Potevo vedere il suo sorriso attraverso il cellulare. Era quello di un amico che ti vede bere troppo, e non sa se starti ancora più vicino o mollarti per non vederti cadere.
La scatola arrivò il mio venerdì di ferie. Il corriere puzzava di aglio e mentine per coprire l'aglio.
Spesso ci affidiamo a counter improvvisati.
"Magic Merchant" lesse consegnandomi il pacco, "Che cos'è roba di tarocchi, magia nera...?"
"Pure Vudù"
risposi pensando a Valtriani.
Lui risalì sul furgone è ripartì in una scia di bruschetta e dentifricio.

Il Vikingo invece aveva mancato PLAY e non ce l'avrebbe fatta passare liscia al tavolo. Come un cane alla catena, una volta libero avrebbe morso fino a slogarsi la mascella. E io e Red saremmo stati la sua bistecca.
Primavera vichinga
La giornata si stava accartocciando verso la sera. Dopo cena avevo aiutato mia figlia a piantare dei semi di basilico in un vaso nel balcone, e avevo parlato con Francy della mia operazione al naso. Entro qualche mese un laureato sarebbe riuscito laddove orde di bulli avevano fallito: spaccarmi il setto. Poco importava che l'otorino fosse mosso da altri intenti che la mia catenina.
Dalla chat di whatsapp il Vichingo mandava minacce di morte per la serata.

Li accolsi con un caffè diplomatico che Vik buttò giù dritto, cucchiaino compreso.
Poi stappai la birra, una BlackWych Porter [calambour di Blair Witch Project], che mi aveva donato il clan di OrtoMio.
"Dai, che sono carico" disse Vik ballando sulla sedia di sanvito.
Red aveva dietro l'ennesima scatola di miniatura warhammer, oramai una coperta di linus.
Le piantine grasse sul mio balcone mostravano da qualche giorno i segni di un'inedita infiorescenza gialla.
Accolsi quel colore come segno di un buon auspicio.
Dove stava e cosa stava facendo Blood Rage nel frattempo.
Il gioco di maggioranze e controllo del territorio, edito da CoolMiniOrNot e in Italia da Asterion, per 2-4 giocatori, di Eric Lang e Adrian Smith, se ne stava bellamente [e pigramente aggiungerei] sdraiato sul mio tavolo come un gatto su un tappeto.
C'era qualcosa di irriverente e osceno nel suo ostentare quelle miniature grandi e che sembravano sfidar la forza di gravità, come seni da puerpera in grado però di spillare malvasia.
Imbrigliare il draft perfetto delle carte che governavano le azioni, sembrava una battaglia persa, perchè in quell'abbondanza avresti tenuto tutto e non buttato via niente come col famoso maiale.
Per quanto ti saresti intrattenuto nella pura contemplazione delle plance? Poco, senz'altro.
E poi avresti tuffato le mani in quei ricci neri, le avresti accarezzato la nuca, tolto quegli suoi occhiali da segretaria, e l'avresti baciata, e respirato un po' del suo respiro e un po' della sua vita, per trattenerla dentro di te.
Blood Rage stava tutto lì, nel tabellone aperto e suddiviso in regioni, ogni regione in province, e ogni provincia in villaggi, e nei fiordi, ghiacciati che lambivano le rive, e nei quali il vento gelido tagliava le labbra degli uomini e gonfiava le vele delle barche, allontanandole dalla terra e avvicinandole ai gorghi.
Il Valhalla era dietro l'angolo, a portata di mano, di ascia e di picca, e i clan vichinghi non vedevano l'ora di immolarsi, e di prendersi una punta di lancia nel collo.

Red invase, perchè quello era il suo disegno. Invase colando cemento sui fili d'erba e sugli scoiattoli, dalle betoniere della sua Sicumera S.p.A., e chiamò battaglia sui token saccheggio più pregiati e ci spiegò che schiacciare i più deboli non era accanimento ma legge della natura. Vik si fece da parte [per un po'] per concentrarsi sulle migliorie, e caricare nascostamente all'indietro un pugno anzi un maglio, che avrebbe scoccato solo al momento opportuno.
Io ingaggiai. Confrontammo i valori di forza delle minia e pompammo di carte, e riuscii miracolosamente a controllare il primo turno, anzi perfino a risolvere una carta Impresa che mi portò un poco davanti nel percorso punti.
"Sono primo, raga!" dissi godendomi l'attimo palesemente fuggente.
Ma poi venne il Vikingo. Che bevve l'acqua. Che spense il fuoco. E che bruciò il bastone.

Tutto ciò che era stato seminato da Vik nei turni precedenti fiorì all'alba della Terza Era, e dopo le gemme vennero i frutti, che avevano la polpa color del sangue.

Sulla carta i Mostri erano neutrali. Il mio Troll coi funghi sui piedi, e il Serpente Marino di Red erano solo in prestito, mai usocapibili.
Ma il Vikingo non assumeva se non a tempo indeterminato, se non per la vita.
"Questi due saranno miei per sempre" disse mentre lo ScagliaPietre e il DemoneDelFuoco calpestavano i toraci delle nostre truppe.

E non fu più gioco di maggioranze, un diverso El Grande, ma una mattanza, una tonnara, una carneficina, uno scempio di innocenti, una macelleria messicana anzi vichinga, un'esposizione di femori e pancreas a cielo aperto.

"La sola prova dell'esistenza del diavolo è la nostra voglia di vederlo all'opera" [cit.Il nome della rosa].
Red fece in tempo a entrare in bolla con l'effetto pat morita manda-nel-valhalla \ riprendi-dal-valhalla, che gli riempì le mani di punti, ma non abbastanza. Io fui semplicemente seppellito vivo, con le palle fuori terra per far rollare eventuali passanti.
"Questo è per PLAY!" gridò il Vikingo, e la sua bocca aveva 94 molari e la sua mandibola delle escrescenze ossee, e sulla sua pelle camminavano mille scorpioni.

Red commentò: "Questo Blood Rage è un bel gioco" e venne giù il cielo, che tre volte nella sua vita Red aveva pronunciato quelle parole [e una si era pentito].

E poi mezzora dopo sono di nuovo soltanto io, nel buio dell'inchiostro, a contare le ore che mancano al mattino, nella mia cantina mentale, dove gioco i miei giochi, dove dormono i cubetti che mi sfrego addosso. Le minia di Blood Rage entrano in punta di piedi. Che basta un niente per svegliare tutti.


Trovate Blood Rage e altre carneficine su Magic Merchant

17 commenti:

  1. Bella storia, come sempre.
    Lo confesso, ho tradito Omar, ma me ne sono subito pentito. Lui ha dato cibo alle mie scimmie ma io mi sono lasciato tentare dalla prima banana che si è finta più succosa.
    Provato questo weekend con la wife. Non l'ho vista convinta.
    Certo il gioco non da il meglio di se in due, ma sono certo che dopo un paio di partite la valchiria che è in lei mi asfalterà prepotentemente.
    Intanto stasera ha preferito intavolare una fan made di andor, brutto segno XD

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  2. Blood Rage giocone... piace anche a mia moglie!
    Non centra con i vichinghi ma della Wychwood se non le hai ancora provate ti consiglio la classica Hobgoblin e la rossa Imperial Red... ;)

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  3. Ho ancora parecchia rabbia da sfogare magari a starcraft.

    ...che poi alla play dovevo pure batterti con il panino più grande della fiera!

    Vik

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  4. Immenso come sempre. Anche quando parli di giochi che so non essere nelle nostre corde, hai una tale abilità da farci venire voglia di giocarlo

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Toppp come sempre. Sapevo che avresti apprezzato la maledetta dark mysterious spellbinding Black Wych :)
    Cmq non giocherò mai col Vikingo neanche a UNO. Il mio ego mi vieta di perdere facile!

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  7. Il gioco di minia preferito di mio figlio dopo Assalto Imperiale....
    Non credo resisterò ancora senza comprarlo.

    Ti Lovvo Dadozzo!

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  8. Il solito "Grande Articolo" che ti trasmette la "Grande Scimmia" che ti farebbe comprare tutto quello di cui scrivi, fosse anche carta igenica usata!
    MITICO!!!

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  9. in realtà ho detto "bellino"... ;-)
    over the blog

    redbairon

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    1. Red... strapparti un "bellino" equivale ad almeno un 7 su BGG... :)

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  10. Certo che Blood Rage ha dei pupazzoni nella scatola

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  11. Non male blood rage ma continuo a preferirgli caos nel vecchio mondo!
    Comunque come sempre grande dado

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    1. Concordo con te ma confesso che Blood rage (per ambientazione ed assenza di dadi) è più "potabile"...

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  12. "Poi stappai la birra, una BlackWych Porter [calambour di Blair Witch Project], che mi aveva donato il clan di OrtoMio"

    OrtoMio calambour di?

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    1. Ovviamente all'omonima e prestigiosa azienda agricola di Forlì, già co-sponsor di Masterchef! O forse no! :)

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  13. Non sai quanto pagherei per una partita a Blood rage con voi tre... :)
    Grande Dado!

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