martedì 21 giugno 2016

L'uovo di colombo

C'è stato un tempo in cui sedevamo ai tavolini di un bar e quel centimetro di caffè faceva in tempo a raffreddare nelle nostre tazzine, tanto era di fondamentale importanza discutere degli edifici in pietra di Caylus.
Un tempo in cui la chat whatsapp era una foresta in fiamme di messaggi "Sì, ma se mi lasciami finire", sulla convenienza di certi segnalini legno e stoffa su altri.
Le mezzore corsare che avevamo accampato con le nostre mogli, il tempo di un Campari, si dilatavano pericolosamente verso il divorzio.
Ci addentravamo dentro ogni singola mossa della partita appena trascorsa come avremmo fatto in un dungeon.
E ridevamo, sì, ridevamo degli ammericanbabboy, come si ride oggi di certi adolescenti che portano i jeans calati bassi sul culo con i boxer a vista.
Germanifighetti, facevamo l'autoironia dei negri dei film di hollywood, quando si chiamano fra loro negri.
La nostra costa smeralda era il chiosco dei panini sulla radiale alle 3.00 di notte, e la nostra coca tutte le possibili implicazioni di un ipotetico diverso piazzamento di lavoratore fra il quarto e il quinto turno. Proiezioni mentali più delle seghe. Calcoli da board game theory. Ci riempivamo le mani e ci ingozzavamo di cubetti come nella  fantasia di rimaner chiusi tutta la notte in un supermercato, e svaligiare il banco dei dolciumi.

Degli esploratori del nuovo continente, noi cannibali tedeschi spolpavamo dalla clavicola al perone, ossa e cartilagini comprese, sminuzzando efficienti come tritarifiuti nei lavelli americani.

Kickstarter puzzava di merda sin dall'inizio, nonostante le tonnellate Chanel n°5 che si spruzzava per coprire, come una Marilyn bielorussa sposata su internet e pagata in anticipo con stretch goal di brava in cucina e brava a letto.
Le sue gambe affusolate potevano fregarti, se non ti accorgevi della caviglia. Caviglia grossa: più che piedino uno zampino suino che avrebbe fallito la prova della scarpetta di cristallo e vinto quella della casseruola in rame, una zampa da cinta senese, di donna destinata a raddoppiare, appena mollate le gallette di riso nascoste nella borsetta e divorate nel bagno del ristorante per farsi abbastare l'insalatona.
Le miniature: due tette dritte come baionette, che avresti strizzato e baciato e ringraziato fino al giorno della tua morte.
Le spade di Hero Quest pendevano sopra le nostre teste come quelle di cento Damocle. Più che un gioco un ergastolo nel braccio dei rimorsi, un mutuo che non poteva essere estinto, una condanna a rivivere e a rimpiangere attraverso la lente indulgente della nostalgia.

E così abbiamo cercato surrogati, bionde tinte somiglianti alla biondina naturale alla quale non ci siamo mai dichiarati da adolescenti, cloni pressappoco simili che potessero farci tornare indietro e darci una seconda possibilità.
Perchè noi cerchiamo sempre di raddrizzare il passato: Ehi tu porco levale le mani di dosso, pugno in faccia al bullo, ballo della scuola con bacio alla ragazza su sottofondo di Earth Angel, e tutto cambia in meglio.
[mai].
E così si arriva a casa del Vikingo, un giovedì sera in mezzo fra il weekend del voto e quello del ballottaggio fra Fassino e Appendino, che le scuole elementari son già chiuse da un pezzo e trasformate in seggi, con i banchi impilati gambe all'aria osceni nei loro genitali di gomme da masticare masticate e appiccicate.
La scrutinatrice mi chiede il documento e mi rimanda alla cabina 2, e io vorrei scrivere sulla scheda W I GERMAN!!! e attaccare la fetta di mortadella MAGNATEVE PURE FOOD CHAIN MAGNATE!!, ma il voto è truccato, più truccato della stessa mortadella che si usa per segnare la carta da indovinare nel gioco Scegli una carta [la trovi annusando].
WARHAMMER QUEST SILVER TOWER.
Un mese che Vik e Red hanno ossigeno in bocca solo per questo.
Non avrai altro dio.

L'assenza di birra dal frigo del Vikingo sa di cattivo presagio.
"Però ho la Birra Moretti Chinotto, che non sarà il massimo..."
No che non è il massimo, e neanche il minimo sindacale, ma bevo lo stesso. Il caramello amaro mi allaga lo stomaco. Per l'indomani prevedo uno squaraus meravigliao con tanto di ballerine.
Strana sera irta di simboli.
Prendi il colombo.
Un colombo ha deposto le uova, due uova, in un vaso abbandonato sul balcone di Viking. Le sta covando con dedizione da qualche giorno. Non scappa, neanche quando Redbairon esce per fumarsi la solita sigaretta appoggiato alla ringhiera.
La colomba simbolo della pace contro i colombi che smerdano i monumenti ai partigiani caduti.
Colombo che ha scoperto la fottuta america(n).
Al negozio GW, il sabato prima, hanno sbloccato tutto lo sbloccabile in duplice copia, una Red e una Vik, tutti gli stretch goal minori, pure la minia del goblin venditore di castagnaccio davanti al circo. E finalmente eccolo, il dio feroce al quale si sono votati i soci, Silver Tower, in italiano, poche regole, una struttura tipo Descent, miniature smontate in 16 parti sugli sprue da tagliare con le tronchesi, incollare e pittare con un intero trolley di colori.
Viking lo spiega a grandi linee "...tanto poi il resto lo vediamo in partita", Redbairon mette un paio di nota bene sui dettagli "...che tanto poi quel che manca lo vediamo in partita"
Io affondo le mani nell'acquasantiera delle patatine, segnandomi bocca e stomaco.
Non avrai altro selenio, nel nome del sale.

Simone e Agzaroth ne hanno parlato QUI e QUI, quindi a spanne so l'essenziale: rolli i dadi, li piazzi sulla tua plancia e poi li spendi per muovere, attaccare ed esplorare. Usi i dadi per i tiri salvezza, per curare le ferite, per chiedere un bicchiere d'acqua minerale. Inoltre la banda degli eroi macellai ha a disposizione una riserva comune di dadi dalla quale attingere all'abbisogna.
Man mano che ammazzi cattivi il tuo segnalino zompa sul percorso esperienza. Cooperativo con un po' di esplorazione e tanto skirmish, con imprevisti, level up dei personaggi e grandi rollate di D6 in costante sottofondo.
Si viaggia leggeri, si va per orchi e altre miniature che sono costate una fucilata, quindi affanculo il plot noi i mostri speriamo di incontrarli tutti e siamo persino disposti a barare.

Tutto semplice, su carta.
Il regolamento potresti scriverlo su un pezzo di carta di formaggio.
Ma il gioco si articola con strane velocità e incomprensibili delta fra azione e fermo, fra il completamente immobile tipo geco e il ballo di san vito.
Ci provo. Perchè gli occhi dei soci brillano come quelli di mia figlia quando abbiamo portato a casa il gatto, quindi gli do non una ma mille possibilità, a 'sto gioco, ci credo, io voglio cambiare!
Silver Tower io arriverò ad amarti, io amerò come ti amano loro, e saremo di nuovo felici, tutti e tre al bar per un Campari corsaro ingannato alle nostre mogli, con il caffè a raffreddare nelle tazzine, tanto è di fondamentale importanza discutere del rollare dei D6....
Ho visto testicoli in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
Erano i miei.
Non c'è scampo: questo gioco è un ammazzagerman, e non un pirla qualunque con la pistola: un tagliagole professionista, un bounty killer, uno che col coltello ci campa.
Mi viene in mente Raistlin: ecco, lui sì che si sguazzerebbe.
Io invece fingo, come le mogli gli orgasmi per non dispiacere i mariti. Per i miei amici, che invece si divertono, commentano e questionano ed esultano per ogni piccolo dettaglio: "Il bibliotecario, mio dio, il fottuto bibliotecario!!" e giù applausi per l'arrivo del mostro sbudello. Applaudo anch'io.
Vorrei un po' del loro entusiasmo, vorrei godermi Silver Tower come se lo stanno godendo loro, ma la verità è che non sto sentendo niente, 'sto gioco non mi entra e mi sento la zavorra della barca.

Il peggio è il sonno, la stanchezza della giornata al lavoro, che di norma riesco a tenere a bada al tavolo da gioco. Qui le palpebre inzuppate nel cemento trovano terreno fertile: fatico a tenere gli occhi aperti, il sonno mi seduce tipo Circe. Non riesco neanche a dissimulare. Mi beccano con gli occhi chiusi, non una, non due, e neanche tre volte. Mi sfottono all'inizio. Ma dopo un po' capiscono e neanche me lo dicono più, mi avvertono solo quando tocca a me, e allora io apro gli occhi, prendo i miei dadi e li rollo.
Dado tocca a te. Apro gli occhi e rollo.

A questo punto io di solito racconto com'è andata la partita, quindi: sì, incontriamo dei cattivi.
Ma la verità è un ricordo avvolto dalla nebbia, ricordi confusi che non posso neanche giustificare con l'alcol, a meno che, daje de tacco daje de pinta, la Birra Moretti Chinotto non faccia 12 gradi.
Ricordo vagamente che abbiamo sbagliato corridoio e dei mostri che una volta uccisi si dividevano in due generando due mostri più piccoli; ricordo un mid-boss ["Questo non è il boss: è solo una sua emanazione!"] che ci ha fatto sudare un bel po', e ricordo Vik che leggeva gli imprevisti dal libro delle avventure di pinocchio.
Ma più di tutto ricordo il nero dietro le palpebre.
Il finale di partita è imbarazzante, da dopo sbronza con macchia d'urina sul cavallo dei pantaloni: mi ridesto, capisco che la partita è finita, ma non so com'è finita.
Siamo sull'ultima casella del dungeon e la minia del boss è sdraiata per terra, ad occhio e croce l'abbiamo seccato, ma potrebbe anche trattarsi di un malore.

Mi sposto sul divano, sempre con gli occhi a mezz'asta, concedendo a Viking e Redbairon del sano dopopartita. Loro ponderano e ponzano e ciacolano. E intanto ci ficcano dentro anche qualche dritta sul come dipingere quella certa minia e riferimenti a White Dwarf e pennelli micro fatti con 3 peli di babbuino.
Nel sonno li invidio.

Torniamo a casa alle 2.30.
"Dado stasera non eri in bolla".
La mattina dopo svegliarsi è pure peggio del solito.
Mi alzo con un chiodo di mal di testa e un mattone nello stomaco (sarà la birra-moretti-chinotto).

Qualche giorno dopo Viking carica due foto su whatsapp.
Le uova del colombo si sono schiuse.
Due pulcini spelacchiati pigolano su Torino.

Vik e Red ce l'hanno fatta.
Aprono gli occhi su un nuovo mondo american, forti nonostante la pelle nuda e le poche piume.
Io, il più piccolo della nidiata, resto ancora rannicchiato nel guscio, un uovo che non si è schiuso, e che forse non si schiuderà mai.
Forse non sono neanche di questa covata.
Sono uovo di cuculo. E di Rosenberg.

21 commenti:

  1. Non c'è niente da fare Dado: se non prende, non prende.
    Il lato oscuro german ormai troppo forte in te è.
    Meccaniche oliate, twist, ragionamento fine, eleganza, profondità. Difficile tornare indietro, quando ti abitui. Serve una sorta di "sospensione di incredulità". O ti sforzi - e hai la fortuna - di trovarla, o avrai le palpebre sempre più calanti, davanti a sti giochi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dopo avermi avvertito del suo torpore a fine partita... ho scritto al Dado: "Ormai hai i cubetti al posto delle piastrine!!!"
      Ma un giorno un ameritrash farà braccia nel tuo cuore... come diversi euro lo hanno fatto nel mio!!!
      Però le origini non si dimenticano...

      Ti voglio bene così come sei comunque... Dado.

      Elimina
    2. Come quando sei a una rimpatriata e tutti ridono sulle battute trite. E ti tocca farlo pure a te, ma dentro sai che il tuo divertimento è posticcio e ti senti finto.

      Elimina
    3. @agza
      Ci sto provando a cambiare.
      Un passetto alla volta.

      @simo
      Grazie Armadio American

      @Mattia
      Proprio quella, la sensazione

      Elimina
  2. Qualcuno gli faccia provare Gears of War, presto! ��
    -ea-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gears of War è decisamente la risposta.

      Elimina
    2. Anche Red ne parla bene.
      Vedremo...

      Elimina
  3. Dado, Assalto Imperiale però l'avevi digerito meglio se non ricordo male...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E anche Descent.
      Ci avevo creduto!
      Con questo invece ho dormito.
      Sto esplorando il mondo american con molti alti e bassi.

      Elimina
  4. Effettivamente Dado nell'ultima ora di gioco sembrava più una TORRE LANCIA DADI: lo toccavi e rollava D6 in automatico.

    😆

    RispondiElimina
  5. Per quanto mi riguarda, è tra i tuoi migliori post in assoluto. Mi ci ritrovo in molti punti e trovo che, parlando di americani, raggiunga - e su vari livelli - la profondità dei migliori tedeschi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. (E comunque aspetto ancora con trepidazione il post su Through the ages - che ci sarà, vero?)

      Elimina
  6. Sempre dolceamaro Dado.
    Leggerti è un piacere.
    Matteo

    RispondiElimina
  7. Per i prossimi scenari ti terremo le palpebre aperte stile Arancia Meccanica! Non vedi l'ora eh...
    Il più bel dungeocrawl degli ultimi anni per me. Anzi uno dei migliori.
    Io adoro i tedeschi, ma ho raggiunto la saturazione, mi manca la vera novità, ormai sono i cloni uno dell'altro con piccole variazioni... quindi teniamo
    - puerto rico
    - caylus
    - brass
    - tzolkin
    - agricola
    - el grande
    e butta tutto il resto... (non conosco splotter, mi stanno sul caxxo)

    redbairon

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mancano almeno imperial 2030 e Alta Tensione a questo elenco. E se vengo a Torino ti faccio giocare Splotter Spellen fino a farti gridare come la Alisha Klass dei tempi d'oro :P

      Elimina
    2. hai ragione, sicuro Imperial 2030, giocato solo una volta ma mi è sembrato bellissimo.... alta tensione per me anche no... aste? no thanks
      Non so Agza, sento parlare tutti bene della splotter e sicuro saranno giochi grandiosi, ma i prezzi sono assurdi, davvero assurdi.
      Mi incuriosisce TGZ quello sì.

      redbairon

      Elimina
  8. E' sbagliato l'approccio: gli american vanno vissuti come un film, vanno interpretati, il cervello non serve che sia al 100%, si deve essere pronti all'imponderabile e ai colpi di scena. E' ovvio che si resti delusi se si approcciano come i giochi german, la vera chiave per capirli e' cambiare la prospettiva e alla fine ti ripagano con emozioni diverse dai giochi german (non dico migliori o peggiori, solo diverse) e diventeranno quel piacevole diversivo sopo anni e anni di teutonici calcoli

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi piace questa interpretazione dell'American...
      Ne terrò a mente quando proverò il prossimo del genere.

      Elimina
  9. Dado in gran spolvero: il pezzo è pura letteratura, da fare leggere nelle scuole... temevo che ti fossi perso per le strade dell'american, ma alla fine il tuo corpo ha resistito ed ha rigettato l'intruso. Grande Dado!

    RispondiElimina