giovedì 17 aprile 2014

Cosa fare al Torino Comics 2014 se non sei un cosplayer

La metropolitana per arrivare al Lingotto si rivela un'ottima scelta perchè:
A- non devo cercar parcheggio
b- 'sta metro noi torinesi l'abbiamo aspettata così tanto che adesso la prendiamo anche solo per pisciare il cane
C- la metro funziona così bene che il semplice atto di prendere un mezzo pubblico diventa un momento piacevole e introspettivo, e non la triste rappresentazione delle tante cose che non funzionano in Italia.

Memore delle code leviatane degli scorsi To-Comics, faccio in modo di essere davanti alle casse al momento dell'apertura. Tempo 10 minuti e una dozzina di cosplayer di Naruto davanti e sono dentro.

Parentesi sul prezzo del biglietto: 12 euro a cucuzza sono davvero tanti. Troppi, a mio avviso (con le dovute proporzioni il biglietto per Play Modena dovrebbe costarne 50).
Nel 2012 il biglietto d'ingresso per Torino Comics costava 10 euro, il che significa un aumento del 20% in 2 anni, che non sono bruscolini.

Cosa fare al Torino Comics se NON sei un cosplayer.
Beh, puoi sederti a un tavolo e giocare.
Grazie ad associazioni che non ci guadagnano una fava se non qualche nuovo amico col quale passare una bella serata, quali Una Mole di Dadi, GiocaTorino, Gilda del Grifone, era quasi impossibile entrare in prossimità di un tavolo senza venir fermati ed invitati a rollare dadi.
Ecco i titoli provati.

AUGUSTUS
Ho riflettuto molto su questo gioco, nello spogliatoio del dopo partita, e ... a mio avviso Augustus ha un baco. Pian piano ci arrivo. Gioco ambientato nell'impero romano fra Cesare e Catullo, perfettamente illustrato e con materiali di ottima fattura. A inizio turno vengono distribuiti gli obiettivi e posizionati al centro tavolo bonus e moltiplicatori per gli obiettivi raggiunti. Il gioco ruota attorno all'estrazione casuale di gettoni tematici da un sacchetto: quando esce il gettone gladio ogni giocatore copre un settore gladio su un suo obiettivo, quando esce la biga si copre la biga, e via così. Una volta completato l'obiettivo se ne prende un altro. Al settimo obiettivo si contano i punti obiettivo e i bonus.
Avevo grandi aspettative per Augustus, sia per le recenti nomination e i premi vinti, che per il tam tam su forum e per il nome dell'autore. Ma terminata la partita mi son detto "Beh?! Tutto qua?".
Augustus ha un baco. Comunicativo. 
Il gioco è una tombola, una tombola ben ambientata e leggermente più articolata, ma nella quale il giocatore fa di fatto molto poco. Non c'è praticamente interazione con l'avversario, le scelte possibili sono pochissime e non parliamo di strategia.
Il problema di Augustus è "il vestito": è un gioco per famiglie confezionato nel packaging come un titolo per giocatori navigati. Il nome dell'uber-autore, il titolo del gioco, l'ambientazione "romana", sembrano promettere sarkazzo strategie, worker placement e germanate varie... e inevitabilmente si rimane delusi.
Augustus è un buon titolo introduttivo, per neofiti, per famiglie, da giocare genitori e figli.
Con un'altra veste grafica e un'altra ambientazione (non so: Pizzeria! estrai gli ingredienti dal sacchetto e componi le tue pizze, bonus sulle tavolate che riesci a completare) sarebbe un perfetto family-game. Così com'è lascia ai giocatori una sensazione di "c'è qualcosa che non mi torna". Se leggete sui forum e i blog in giro per la rete (e leggete bene fra le righe) troverete riscontro.
TAKENOKO
Ma come: non avevi ancora provato Takenoko? Esatto: non l'avevo provato.
Ed eccolo qui il gioco per famiglie ambientato con tutti i crismi. Takenoko, ovvero il gioco del Panda poco kung fu e molto bambù.
A inizio partita vengono distribuite delle carte obiettivo (ad esempio raccogli tre pezzi di bambù rosa, posiziona vicini tre esagoni gialli, costruisci un sistema di irrigazione lungo tre esagoni). Al proprio turno il giocatore può scegliere due azioni fra: posizionare tessere terreno, irrigare il terreno, far mangiare il bambù al Pandaren Brewmaster, spostare il giardiniere (che fa crescere più velocemente il bambù), pescare altre carte obiettivo, ottenere una terza azione aggiuntiva col dado dadoso.
Molto semplice: si eseguono due azioni a turno per completare le carte obiettivo in mano.
Carino, introduttivo e da quello che leggo piace molto alle ragazze, quindi può essere una versione rivisitata della classica scusa della collezione di farfalle: "Che ne dici di venire a casa mia a dar da mangiare al Panda?".
Per quanto mi riguarda dubito fortemente che lo comprerò per me, però potrebbe essere un interessante idea regalo.

SPYRIUM
PM:"Ci vediamo al Torino Comics?"
PM: "Andata! Il mio numero di cellulare è..."
Mi becco con Il Giullare Barbuto e La Giullaressa della Tana dei Goblin, e passo con loro il resto della giornata: seduti al tavolo a macinare un gioco dietro l'altro. Memori di un mio post sulla Tana, si portano dietro Spyrium, del padre di Caylus, apposta per farmelo provare (ed io piciu neanche offro loro un caffè: ragazzi per quel progetto "Maratona Le Havre" dei viveri me ne occupo io). Prima di iniziare a giocare a Spyrium confido al Barbuto che una parte di me spera che il gioco sia intrinsecamente brutto perchè se è bello non potrò fare a meno di comprarlo (ed ho già virtualmente speso il mio stipendio di giugno).
Gioco di piazzamento e trasformazione delle risorse, con intuibili contaminazioni di diversi titoli (uno su tutti: Keyflower). Il gioco è relativamente veloce: ad ogni turno entrano in gioco nove carte e i giocatori posizionano i propri meeples nelle intersezioni. Più meeples stanno attorno ad una carta più il costo della carta aumenta. Le carte acquistate hanno effetti di manipolazione soldi, punti e spyrium. Scopo del gioco: guadagnare punti, attraverso la produzione e la lavorazione dello Spyrium.
L'ambientazione steampunk non centra una cifola ma il gioco mi è piaciuto un sacco e ahimè: lo prenderò sicuro. A piacermi, lo ammetto, anche una certa snellezza: è un gioco impegnativo ma non monumentale, tecnico ma non stressante, di quelli che ci puoi fare anche 2-3 partite a sera.
Il migliore dei sei provati.
DIE SPEICHERSTADT
Pensavo di conoscere (almeno di nome) tutti i titoli di Stefan Feld e invece sto Speichestadt non l'avevo mai neanche sentito nominare.
Gioco di aste e maggioranze, d'ambientazione portuale-commerciale.
Ogni giocatore ha a disposizione TRE babaci, con cui puntare (a turno) per le carte merci e nave che entrano via via in gioco. Il primo giocatore che posiziona il babacio davanti a una carta decide se acquistarla o passare oltre (il prezzo della carta sale di prezzo +1 per ogni babacio della fila). Le carte acquistate permettono la lavorazione delle merci (thè, caffè, stoffa, zucchero) con le solite conversioni o in denaro o in punti vittoria. Fra le variabili anche una serie di incendi nei magazzini, ai quali far fronte tramite l'acquisto di apposite carte pompiere (quattro incendi fissi per ogni partita, sono un botto di punti in meno a non estinguere le fiamme).
Nei primi 2-3 turni il gioco non mi ha detto gran che, mi sembrava molto lineare, e invece si è rivelato molto più articolato del previsto, con giocate molto caute e varie ponzature sul finale. Il meccanismo del "più cippette ci sono più la carta ti costa" porta a giocate aggressive e giocate di copertura, bluff e azzardi con un occhio fisso sulle monete avversarie, in un contesto di coperta corta di sole tre cippette a testa.
Molto carino, è piaciuto a tutta la compagnia briscola.

VILLAGE
Era un po' che volevo provarlo e il ToCo mi ha fatto un'alzata a filo di rete che manco Mila di Mila e Shiro. Gioco di piazzamento piuttosto famoso e oramai al limite del classico, è caratterizzato dall'uso dei segnalini clessidra. Ogni azione costa uno o più segnalini clessidra e ad ogni giro completo, uno degli omini ci rimane secco. Letteralmente. Il gioco prevede la morte dei propri omini, con la peculiarità che la morte è solo un altro modo per far punti: bisogna saper morire, nel settore giusto e al momento giusto. Tedescone di piazzamento, potenzialmente interessante e graficamente ben curato, ma a mio avviso troppo frammentario. Ci sono tante cose da fare, ma le azioni sono tutte slegate fra loro, una serie di mini-giochi che centrano poco niente l'uno con l'altro. Alcuni passaggi mi sembrano macchinosi, come la Chiesa e l'estrazione dei monaci dal sacchetto, altri poco divertenti (la lenta avanzata nella Camera del Consiglio), in una sensazione generale di "poco lubrificato".
E' l'unico gioco che non abbiamo portato al termine per sopraggiunta noia e sbadiglio selvaggio: ad un certo punto della partita, visto che ci eravamo spenti tutti e tre, ho detto ai Giullari: "Oh, raga, sto gioco ci sta ammazzando il morale".
Da riprovare per offrirgli una seconda possibilità, perchè una seconda possibilità se la meritano tutti, ma senza fretta, eh.

LEWIS & CLARK
E' il gioco che stanno giocando tutti in queste settimane e stranamente (dico stranamente perchè io sono sempre fuori sincrono) l'ho provato anch'io. Gioco d'ambientazione indiani d'america, con una win condition stile corsa più pazza del mondo: vince il primo che riesce a risalire il fiume.
Ogni giocatore parte con un set di carte base, che permettono la raccolta di risorse quali pelli, utensili e cibo, in combo con le carte già giocate dagli altri giocatori. A disposizione dei giocatori dei token "pellerossa" posizionabili sul tabellone per raccogliere token avanzati (cavallo, canoa) e tessere di ampliamento plancia giocatore. Le azioni possibili sono numerose, col vincolo che una volta giocate le carte a terra l'unico modo per riprenderle in mano è accamparsi (col prostatico malus di tornare indietro di una casella per ogni carta residua in mano e per ogni merce avanzata sulla propria plancia). Capita quindi soprattutto all'inizio di spendere tutto per muoversi avanti di sei...per poi tornare indietro di quattro. Le cose si complicano molto (troppo) quando si arriva sulle montagne. In quel caso occorre pianificare molto bene le proprie azioni, sia per evitare di sprecar risorse rare come cavallo e canoa, sia per evitare di andare avanti di quattro e tornare indietro di cinque.
Il gioco non è niente male, a parte un paio di difetti:

1-le montagne sono sproporzionatamente più difficili da attraversare del fiume. Questo fa sì che impieghi dieci minuti per percorrere i primi due terzi del percorso e un'ora abbondante per l'ultimo terzo. Sicuramente l'esperienza la fa da padrona ed è importante imparare quali carte comprare per innescare piccole combo di movimento, ma la sensazione che arriva alla prima partita è di qualcosa di mal calibrato.
2-le carte sono sottili e fragili, troppo fragili. Il gioco prevede una continua manipolazione delle carte, da ambo i lati. Senza le bustine protettive vi si sbucceranno fra le mani nel giro di 4-5 partite. Quelle della scatola in demo erano già vistosamente rosicchiate.

Cosa fare al Torino Comics se sei un cosplayer.
Ovvero: quello che succedeva attorno.
I cosplayer al ToCo sono a casa loro e fanno quello che vogliono: entrano al Torino Comics già vestiti (o si vestono in equilibrio su una gamba sola nel bagno della struttura, che verso le 10.00 del mattino è già una palude di urina e fazzolettini di carta appallottolati) e poi:
- fanno le vasche su e giù per lo stand
- fotografano altri cosplayer
- mangiano noodles (lamentandosi perchè comunque il ramen è un'altra cosa)
- fanno le vasche su e giù per lo stand
- comprano manga
- comprano altri accessori costosissimi per arricchire ulteriormente i propri cosplay
- visitano il quartiere giapponese
- fanno le vasche su e giù per lo stand
Ho sempre guardato con molta simpatia i cosplayer: sono personaggi positivi, allegri, coloratissimi, inclini più al divertimento che alle sostanze psicotrope.... Ma non posso non prendere atto di un certo cambiamento negli ultimi anni, dei costumi e verosimilmente delle intenzioni.
Le ragazze sono sempre più svestite...e non per rappresentare la protagonista di qualche manga hentai (cosa che avrebbe perfettamente senso) ma in maniera del tutto gratuita.
Se fai Lamù o Yoko di Gurren Lagann è corretto che tu sia in mutandine e reggiseno. Se fai Barba-Mamma o Pollon combina guai, gli autoreggenti a rete non centrano una mazza ferrata.
E naturalmente questa maggior esposizione di carne si tira dietro un sacco di giovani maschi, che intravedono nel Torino Comics l'occasione per ammirare un po' di pucchiacchera.
Così lo struscio dei cosplay del ToCo è diventato un momento "sexy", libidinoso, testosteronico, e soprattutto senza quel fiotto di sangue zampillante e autoironico tipo Genio delle Tartarughe.
Un po' un peccato, a mio avviso.
...ma alla fine cazzomene: ho giocato secchissimo.

Ringraziamenti
Un grazie speciale alla Giullaressa e al Giullare barbuto per la compagnia. Finalmente vi ho conosciuto, ragazzi! (e non cederò sul progetto Maratona Le Havre!)
Un grazie a Gianluca-Gianduia, personaggio eclettico e interessantissimo che mi è capitato di conoscere sui tavoli. Appena riusciamo, amico mio!
Un ringraziamento anche a Elena della Mole di Dadi e a Gianni del GiocaTorino per la disponibilità e la molta pazienza profusa.

8 commenti:

  1. E bravo Andrea. Su Augustus e Takenoko condivido: giochini introduttivi. Spyrium è piaciuto un sacco anche a me. Per L&C la parola d'ordine è una sola: insistere. È un gioco che cresce esponenzialmente con l'esperienza.

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  2. Mitico, come sempre!!!
    Però mi hai fatto venire voglia di comperare Spyrium.......e questo per le mie finanze non va bene! :D
    Mia moglie NON ti ringrazia! :D

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  3. Era da lunedì mattina che controllavo il tuo blog per vedere quando sarebbe uscito questo articolo! Manca la menzione alla sottopartita di Spyrium però!

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  4. Era da lunedì mattina che controllavo il tuo blog per vedere quando sarebbe uscito questo articolo! Manca la menzione alla sottopartita di Spyrium però!

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  5. Ho giocato a L&C proprio ieri sera per la prima volta..bel gioco, concordo sulla sottilezza delle carte (ma tanto noi in Associazione inbustiamo di tutto quindi problema relativo), non concordo invece con il discorso montagne..è fatto volutamente che le montagne siano più ardue, e onestamente si vede che c'è dietro un playtest (ad esempio, lunghezza montagne rispettivamente 7/9 e 3, e la carta base fa avanzare di 2..quindi butteresti via i "rotti", cosa che non capita con molti upgrade): inoltre boh, io alla prima partita ho passato in due accampamenti dall'inizio delle montagne fino alla vittoria, calibrando correttamente le carte..non mi sembra per nulla impossibile, anzi..Piuttosto ho notato una scelta infelice dei colori delle risorse (in particolar modo legno e utensili, che si confondono abbastanza una volta che si hanno mille carte giù), e la struttura delle carte non mi pare al 100% funzionale (nel senso che secondo me si poteva fare di meglio per renderle più chiare, specie una volta messe giù che dopo un pò è un mezzo bordello XD)
    Comunque gioco carino, non troppo lungo alla fin fine e carino

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    1. Diciamo che non lo considero un brutto gioco, assolutamente, onesto e sufficientemente elaborato, ma mi sembra comunque un filo sopravvalutato.
      Non sono fra quelli che lo considerano il nuovo blockbuster da avere assolutamente e che già lo celebrano accanto a titoli ben più noti.
      Poi sempre inteso che i gusti son gusti.
      (io sono uno dei pochi ai quali Santiago de Cuba è piaciuto)

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  6. Confesso che nessuno dei 6 giochi in questione, almeno "a pelle", mi ha entusiasmato ... ma forse sono io che mi sto forzando a non farmi piacere niente visto che mia moglie mi ha minacciato dopo l'ultimo acquisto :-)

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  7. Concordo L&C sopravvalutato.
    I gioconi sono altri.

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