venerdì 7 febbraio 2014

Perchè odio Le Havre Ancora in Porto


In attesa che ristampino Le Havre, per la gioia mia e di tutti i serial killer al mio seguito, vorrei spendere due parole sul fratellastro: Le Havre Ancora in Porto.

Il gioco ha già un paio d'anni e probabilmente molti di voi l'avranno già comprato e giocato.
Il prezzo è molto interessante: per 20 euro vi portate a casa un titolo da 2 giocatori, strategico, ingegnoso, non banale, dimensione della scatola contenuta, che fonde al suo interno i meccanismi delle carte edificio di Le Havre con la rotella di Ora Et Labora.

Non voglio addentrami troppo nelle meccaniche del gioco quindi riassumerò molto brevemente.
Ogni giocatore ha una plancia con rotella, e un magazzino merci fatto a griglia (la posizione dei cubetti sulla griglia corrisponde al numero di merci possedute). Ad ogni turno entrano in gioco delle tesserine edificio. I giocatori possono comprarle e piazzarle sulla propria rotella, che è divisa in settori. Ogni settore (4,4,3,2,0) è un moltiplicatore. Quando l'edificio viene attivato, si ottengono punti\risorse a seconda del moltiplicatore. E' possibile utilizzare sia i propri edifici che quelli dell'avversario (pagando una moneta) e innescare mini combo fra le tesserine. Vince chi ha più punti alla fine dei 12 turni.


E veniamo all'odio.
Si può odiare un gioco per tante ragioni: perchè brutto, perchè il manuale è scritto coi piedi, perchè la qualità dei materiali non era quella che speravamo, perchè tradotto a minchia, per grossolani errori di stampa sui componenti, perchè un secondo dopo averlo acquistato scopriamo in rete che hanno trovato una strategia che vince su tutte le altre e vanifica ogni aspetto strategico...
Personalmente odio Le Havre Ancora in Porto perchè lo considero un'occasione sprecata.
E' un po' come vedere Giovanni Allevi rasare rotoli di kebab e poi farcirci panini, invece che suonare un pianoforte. O Rocco Siffredi recitare in Distretto di Polizia.

Ancora in Porto aveva tutte le carte in regola per diventare un vero capolavoro. Ma le ha giocate male. E a distanza di 2 anni dalla pubblicazione rimane quindi solo "un buon gioco da 2", un titolo in mezzo a tanti altri titoli.
Ponetevi questa domanda: perchè un gioco di un autore di fama mondiale come Uwe Rosenberg, venduto al prezzo popolare di 20 euro, bilanciato e con fattore fortuna pari a zero, non ha un solo commento nella sezione strategy del forum di boardgamegeek (uno dei siti di board games più famosi e rinomati al mondo)?

Che ci sia qualcosa di stonato lo si intuisce sin dalle prime partite.
Non mi soffermerò sulla "freddezza" del gioco, anzitutto perchè la cosa è arcinota e se ne sono lamentati tutti sui forum, poi perchè se amate i german come li amo io sapete che si tratta di un non-problema.
Ancora in Porto non ha, a onor del vero, macro difetti. Ma ha tanti piccoli difettucci che messi uno dietro l'altro creano una persistente sensazione di fastidio al giocatore.
Partiamo dal nome. Se chiami un gioco Le Havre Qualcosa, il gioco deve assomigliare in qualche modo a Le Havre. Un po' come se fai un film dal titolo Rambo 5: non basta che ci sia Stallone, devi metterci anche qualcosina che abbia a che vedere con Rambo, il Vietnam, la guerra, ... se ci metti le spade laser, Yoda e la corsa degli sgusci, non puoi chiamarlo Rambo 5, neanche se fra gli attori c'è Stallone.
Le Havre Ancora in Porto con Le Havre centra molto poco, e lo capisci subito che quel "Le Havre" sul titolo è stato messo lì solo come specchietto per le allodole. Quindi già durante la prima lettura del regolamento provi una pruriginosa sensazione di "Ci sono cascato".

La sensazione di "non era quello che mi aspettavo" permane e si amplifica quando ti accorgi che non c'è alcun albero tecnologico delle risorse come c'era in Le Havre. In Ancora in Porto le risorse non sono vere risorse, ma solo "un'altra moneta" per acquistare altre tessere edificio. Fastidio. Se noleggi un film horror è perchè speri di trovarci horror, magari anche horror di serie b, ma non certo arti marziali, per quanto eseguite magistralmente.
I token risorsa: 10 coriandoli della dimensione di una moneta da 1 centesimo. Scomodissimi quando vanno a occupare la stessa casella sulla griglia del magazzino e devi impilarli uno sopra l'altro e non sai cosa c'è sotto. Li ho sostituiti con 8 cubetti di Caylus. Non è che ci voleva una scienza a capire che i cubetti erano più pratici (tra l'altro cubetti comuni, di colore \ dimensione assolutamente standard, non è che parliamo di produrre i dadi custom di Quarriors).
Ma il fastidio maggiore, la vera pallonata nei coglioni, ti arriva "giocando".
Titolo da 2 giocatori, giusto?
Ecco: di solito, quando giocate in due a un qualsiasi titolo, magari con vostra moglie o con un vostro collega d'ufficio, come vi sistemate al tavolo? Uno di fronte all'altro, immagino, col "tabellone" in mezzo.

Immaginate di prendere una banconota da 50€ e di strapparla in 15 pezzetti.
E su ogni pezzetto scrivere:
- il costo in risorse
- il valore in punti vittoria
- il nome dell'edificio
- l'effetto

Ora prendete i pezzetti, girateli al contrario, posizionateli sulla plancia dell'avversario di fronte a voi e provate a  leggere.
Mi domando: ma se il gioco prevede di poter utilizzare anche gli edifici sulla plancia dell'avversario, e questo aspetto del gioco è davvero una gran figata, è un po' il cuore della strategia: beneficio degli effetti di una sua risorsa e gliela "tolgo" anche, magari proprio quando il moltiplicatore è più ciccio, perchè diamine farli così piccoli? Possibile che non si sia accorto nessuno quanto sono difficili da leggere, piccoli e al contrario?
E così l'unico modo per non incazzarsi e non farsi venire il torcicollo è sedere uno accanto all'altro, o sulla "L" del tavolo. Restano piccoli lo stesso ma almeno è giocabile.

E quello che mi fa davvero imbestialire di Ancora in Porto è che il gioco E' BELLO! Mi piacciono le sue idee, mi piace la rotella, mi piace fregare gli edifici all'avversario quando arrivano sul "4". E' un gioco che se solo avessero curato di più nei dettagli, sarebbe stato un piccolo capolavoro del gioco a 2.
Questo mi tormenta.
Fosse un brutto gioco me ne sarei già dimenticato, l'avrei bollato come "acquisto del cazzo" e la scatola sarebbe finita in fondo all'armadio (difficilmente rivendo i giochi, anche se brutti).
E invece Ancora in Porto mi costringe a continue "seconde possibilità". Quindi ogni tanto lo vado a riprendere sullo scaffale, "Forse sono stato un po' troppo severo", e lo propongo a qualche amico.
Ci giochiamo, rivivo quella sensazione di fastidio mista ad occasione sprecata, e finita la partita la scatola torna sullo scaffale (lanciata con una certa veemenza).
Un loop dal quale non uscirò mai, a meno che un giorno stampino:
Le Havre Ancora in Porto 2 - Tutte le tessere edificio grandi e piccole. 
Lo prenderei al volo, giuro.

2 commenti:

  1. MITO! So che sei un grande estimatore di Le Havre (ma lo sono anche io) però devo dirti che invece a me il gioco non è piaciuto per niente: freddo come un drink all'Icebar di Oslo. Agricola versione tascabile molto meglio. Ma come dici te: PECCATO

    RispondiElimina
  2. Ciao, hai provato a mescolare le tessere A-B-C per aumentare la varietà nell'early-game? O altre soluzioni? (A con B, C con D, E-F, G-H, K-L)?

    RispondiElimina