giovedì 13 febbraio 2014

Ghost Stories: l'avemo propio fatto la figura dei mona(ci)

I veneti mi perdoneranno se ho attinto dal loro dialetto (probabilmente storpiandolo) per il titolo del post.

Qualche sera fa ho mandato un sms a Raistling de La Tana dei Goblin con scritto: "Ciao dottore. Una vita che non ci si sente. Te la butto lì: domani sera sei libero per parlare del senso della vita e muovere qualche token sul tabellone?".

Digressione sulle persone e su di me.
Negli anni e con l'imbiancare inesorabile dei peli sul mio mento ho imparato un paio di cose sui rapporti personali.
La prima è che se vuoi vedere qualcuno, che si tratti di organizzare una pizza di sabato sera con le famiglie, una grigliata di carne e piscina gonfiabile in giardino la domenica pomeriggio (tnx Strizza) o una serata board games, devi buttare giù una data. A stare sul vago, ad aspettare la settimana della congiunzione astrale positiva in cui non ci sono impegni lavorativi, i bambini sono tutti senza catarro, la spesa l'abbiamo già fatta, il dentista è la settimana prossima e la casa è perfettamente in ordine così la moglie è serena, si arriva alle famose calende greche. Per questo quando voglio vedere qualcuno gli sparo lì: "Senti ma...per caso domani sera sei libero?". Non mi importa se il venerdì sera è un giorno caldo, o se glielo chiedo solo con un giorno di anticipo. Se sono libero, io ci provo. In fin dei conti abbiamo già al 50% dei partecipanti.
La seconda cosa è che dobbiamo rassegnarci al fatto che ci sono persone che non hanno "abbastanza voglia" di vederci (nel mio caso vedermi, e non è che posso biasimarle del tutto). Tutti lavoriamo e tutti quanti corriamo. Corriamo dal momento in cui la sveglia sul comodino comincia a trillare, mille azioni secondarie di contorno all'azione principale LAVORO che già sarebbe sufficiente di suo, e invece: figlia da andare a prendere all'asilo, nonni che ci chiedono una mano per risintonizzare i canali sul decoder, macchina da portare dal meccanico perchè ha cominciato a cigolare ad ogni dosso, riunioni di condominio: due ore della mia vita per votare se mettere o no lo zerbino in cocco sintetico nell'androne, documenti da rinnovare, assicurazioni da pagare, pacchi che sembrano essersi persi in un limbo fra un ufficio postale e l'altro.... insomma: da fare ne abbiamo tutti
E' un po' come quando ti dicono "Eh, vorrei tanto leggere ma non ne ho mai il tempo" che è un po' come dire che tu invece che leggi non fai una beata mazza ferrata dal mattino alla sera.
Balle. Il tempo è ristretto per tutti, e indipendentemente dall'orologio che hai al polso le giornate sempre di 24 ore sono. Se ti piace fare una cosa con tutta probabilità riuscirai a rosicchiarti del tempo per farla. Non sempre ma almeno ogni tanto. Se non oggi la settimana prossima o il mese dopo.
Priorità. E' solo una questione di priorità.
Tirando le somme se in un anno di tempo una persona non riesce a ritagliarsi una serata per mangiare una pizza insieme, è perchè non gli interessa abbastanza. Il resto son cazzate.
Ho divagato un po'. Per l'ennesima volta.
Era giusto per spiegare il mio modus operandi e i miei sms flash-mob. Se sono libero io ci provo. Sempre. E apprezzo un sacco quelli che mi telefonano per dirmi: "Senti...infrasettimale non se ne parla perchè ho il pupo che sta mettendo i denti e stiamo sdando di testa, e il weekend ho i muratori in casa che stiamo ristrutturando il bagno. Ti vanno dieci minuti per un caffè in piedi in autogrill, mentre torniamo a casa da lavoro?".
Non sapete quanto li apprezzo.

Mentre ripieno di caffè attraversavo con la macchina una Torino stranamente deserta (e c'era anche un vento di quelli che il giorno dopo hai mal di gola e voce da maniaco) ho messaggiato a Raistlin "Metti in caldo un cinghiale ripieno di token, sto arrivando". Mi ha risposto con un telegrafico "Tutto ok"
Un'ora prima, allineandoci telefonicamente per la serata, mi aveva chiesto se avevo preferenze sul gioco. Avevo risposto "Mi fido dello chef".

Dopo una breve carrellata sugli ultimi acquisti in fatto di board games, e una rapida visita al sacrario di Magic The Gathering (Raistlin possiede TUTTE le carte di Magic, si anche il Black Lotus, si anche Time Walk e i Mox, e potrei giurare che quando gli ho chiesto "Ma Proposal esiste davvero o è solo una leggenda?" lui ha ridacchiato "Ma no, non esiste", ma poi ha guardato verso l'armadio nell'angolo, quello con le due ante bianche, e ha sorriso) ha messo in tavola GHOST STORIES.


Gioco cooperativo per quattro persone, di ambientazione asian-horror (qualcosa in mezzo fra il film The Grudge e il videogioco Forbidden Siren).
Un'entità cattivissima si è risvegliata e ha allungato la sua ombra malsana sul villaggio dagli occhi a mandorla. I giocatori sono quattro monaci color pastello, col compito di contenere l'infestazione, esorcizzare gli spiriti e uccidere il big boss.
La plancia centrale è costituita da 9 tessere che corrispondono ad altrettanti personaggi\abilità attivabili. Ogni giocatore ha una sua abilità peculiare (a dire il vero la plancia di ogni giocatore ha un lato b con un secondo potere, quindi più variabili da incrociare). I giocatori possono scegliere (oltre al movimento) se utilizzare le abilità (che comprendono tra l'altro la raccolta di token bonus) o tentare l'esorcismo. Ad ogni turno entrano in gioco una selva di spettri, tutti carichi di malus e scoppolate varie, una così scrosciante pioggia di sfighe che ci ha messo in difficoltà già dal secondo turno e al quinto meditavamo di mollare tutto e cominciarne una nuova. Gli spettri infestano, rubano risorse, lanciano maledizioni, si richiamano l'un l'altro, e potessero ti fregherebbero anche il wifi.
Passati i primi turni di rodaggio (e superato un momento incubo in cui non avevamo più nessuno dei dadi da lanciare) abbiamo cominciato a essere un po' più sinergici e coordinati, e piano piano non dico ad andare in vantaggio, ma ad arrivare quasi in pari fra spettri evocati e spettri esorcizzati. Raistlin ha giocato generoso, lasciandomi spesso l'iniziativa e la decisione finale fra due tessere al ballottaggio. Abbiamo a mio avviso giocato discretamente. Ma GHOST STORIES è un gioco difficile e non perdona errori ai giocatori. E scoccata la mezzanotte ci siamo distratti. Abbiamo agito con leggerezza, pensando solo a killare un bestione da 4 ingolositi dalla sua ricompensa e non guardando quello che lasciavamo in campo. E indovina un po'? Siamo morti.
La loss è arrivata improvvisa, una secchiata d'acqua gelida.
Raistlin, ammutolito e lievemente insaccato dalla botta improvvisa, ha cominciato a ripercorrere le mosse all'indietro, teorizzando su quello che avremmo dovuto fare. Io, che per qualche perverso istinto sono sempre contento quando il gioco vince sui giocatori (forse mi piace l'idea che un tabellone di cartoncino soverchi degli esseri pensanti) ho metabolizzato in fretta grazie alla consapevolezza che avremmo comunque soltanto procrastinato l'inevitabile, visto che eravamo claudicanti a punti vita e il boss era un Godzilla dentro una cristalleria.
GHOST STORIES merita davvero.
Bellissima ambientazione, belli e robusti i materiali, divertente da giocare e cattivo come pochi.
Confrontandolo con altri cooperativi (parlo di quelli che ho provato, naturalmente) credo possa star immediatamente sotto a Pandemia, che considero il cooperativo perfetto (nota: Carnival Zombie non lo considero un cooperativo ma un caso a sè).
Ci sono buone possibilità che il gioco arrivi a casa mia prima che voi finiate di leggere queste righe.
L'unica nota stonata sono le miniature dei giocatori, orribili a mio avviso, di quelle che ti fanno fantasticare sugli autori del gioco mentre chiaccherano "Ce l'abbiamo fatta, siamo stati giusti giusti nei costi. Proprio al centesimo, eh. Aspetta no, occcacchio, ci siamo dimenticati le miniature dei giocatori. E adesso? Fai così, va: prendi quei quattro Exogini di mio nipote e buttali nella scatola del gioco".

9 commenti:

  1. Oh, ma perchè Carnival Zombie è un caso a sè? ;D
    il tuo blog ormai mi ha scimmiato non poco... direi che posso ambire all'agognato ruolo di fanboy.

    con stima (oh tanta). Jocularis

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  2. Mamma mia: Jocularis!
    Ho scritto che Carnival è un caso a sè perchè trovo sia qualcosa di diverso dai classici coop, così coinvolgente e d'atmosfera da stare quasi nel mezzo fra i giochi da tavolo e i giochi di ruolo. Se ripercorri i post all'indietro troverai numerosi interventi a riguardo.
    Grazie della "scimmia" , mi fa davvero piacere ^_^
    Allora aspetto la prima fiera \ manifestazione per prendere un caffè insieme.

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  3. Da fare assolutamente... cmq Ghost Stories mi manca e mi ha sempre intrigato. Jocu

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  4. Se non ricordo male è con te che avevamo giocato a casa di Raistlin a Last night on earth? Namtar

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    1. Errori di gioventù. Che non ho più intenzione di ripetere. Ho deciso di abbandonare per sempre lo scintillante mondo dei board games. Troppi brutti ceffi e persone poco raccomandabili. A proposito: il cellulare che non trovavi... ce l'ho io.
      ^_^

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  5. Ooooh anch'io sono un fan!! Concordo con il "se ho tempo ci provo" e a dire il vero.....se ho tempo e ho voglia incontrollabile di Board game.....incomincio a scrivere a ripetizione (qualcuno libero lo,troverò... 😊).
    viva DADOCRITICO
    viking

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    1. Bisogna provarci. Sui grandi numeri qualche risultato lo porti sempre a casa. Ciao Viking ^_^

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  6. La storia delle priorità nella vita è verità assoluta!
    A me chiedono sempre "ma non dormi mai?"!!
    Guru indiscusso.

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    1. Massì, è inutile che cercano di venderci barattolini di aria fritta, una fettina di tempo per quello che ci piace, per quanto sottile, riusciamo tutti a ritagliarcela con un po’ di impegno. Mi fanno sorridere (leggi: mi fanno un po’ incazzare) quelli che fanno i superfighi impegnatissimi, che chiedi “Domani sera sei libero?” e ti rispondono “Guarda, sono proprio presissimo, facciamo che ci risentiamo fra tre settimane e vediamo se la situazione si è un po’ sbloccata”. E poi li senti per telefono il giorno dopo e ti raccontano che sono stati a casa e hanno visto alla tele (per la terza volta) “Ufficiale e gentiluomo”.

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